La giornata in agenzia non passa mai

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tradimenti

La giornata in agenzia non passa mai abbastanza velocemente, mi guardo allo specchio in ogni occasione disponibile. Le labbra sono rosse e gli occhi sensuali. Nell’attesa aggiusto il trucco innumerevoli volte, liscio i miei lunghi capelli. La minigonna è corta e attillata, mette in risalto le mie forme. Slaccio un altro bottone della camicetta per lasciare intravedere la scollatura. Rileggo i tuoi messaggi provocanti e birichini, guardo le tue foto, quella in cui sei nudo e ti si vede in primo piano il serpente che hai tatuato sull’inguine è particolarmente eccitante. Anche quando tieni in mano il tuo cazzo davanti allo specchio è intrigante. La concentrazione non è al massimo, ho ricevuto l’ultimo appuntamento con il pensiero del tuo cazzo in testa.
La mia collega è uscita un po' prima e sono rimasta sola. Spengo le luci e vado in bagno. Mi sfilo le mutandine e le metto in borsa. Resisto alla voglia di infilarmi un dito nella figa. E’ bagnata. Liscia. E’ pronta, tutta per te. Riguardo compiaciuta le mie lunghe gambe abbronzate, sarà una bella serata.

Mio marito mi chiama mentre sto prendendo la borsa per uscire.
“Tutto bene, coniglietta?”
“Ciao amore. Purtroppo l’ultimo appuntamento è in ritardo, e ho ancora un mucchio di pagine da leggere. Sei già a casa?”
“Sì. Sono partito subito dopo pranzo e sono arrivato ora.”
“Come è andata in Francia?”
“Sai com’è, due giorni di trattative per portare a casa poco o nulla. Devo aspettarti per cena?”
“No, no. Mi sa che ne avrò per molto. Tu mangia pure. E se sei stanco vai pure a letto. Ti sveglierò io con i miei teneri baci quando tornerò a casa”.
"Non vedo l'ora di vederti, coniglietta."

Cammino verso la porta, chiavi in ​​mano, pronta a chiudere e appena alzo lo sguardo per uscire, tu sei già lì, con gli occhi più sfacciati che mai, e subito mi prendi la mano e mi chiedi dove ho intenzione di andare, rispingendomi dolcemente nell’agenzia, al buio. Conosci la strada, sei già stato qui, mi prendi la mano e mi porti nel mio ufficio senza dire una parola. La tua presa è forte e sicura sul mio polso. Voglio essere scopata e tu lo sai.

Mi chiedi di piegarmi sul tavolo, mi allarghi le gambe, mi sollevi la gonna attorno ai fianchi, sbottoni i pantaloni e li lasci cadere. Con una mano mi osservi il sedere, la figa esposta, tutta per te, con l’altra prendi il tuo cazzo e lo masturbi.
“Che cosa stai aspettando? Prendimi, cazzo, sono tre giorni che aspetto questo momento”.
Spingi il tuo cazzo nella mia figa calda e bagnata, gemo di piacere totale: nonostante l’eccitante attesa, senza preliminari il tuo cazzo fa un po’ male, quando entra. Mi afferri per i fianchi e cominci a scoparmi. Finalmente. Era quello che volevo.

“Che cazzo fai?”, ti urlo quando sfili improvvisamente l’uccello dalla mia figa.
“Per ora deve bastarti”.
Mi accorgo in quel momento che sono le prime parole che mi dici.
"Ma sei scemo?!"
Nonostante le mie lamentele sei irremovibile. Rimetti il tuo cazzo duro nelle mutande e rialzi i pantaloni. Che razza di tortura è questa? Ho la figa allagata, voglio il tuo cazzo, lo pretendo!
Mi dai un bacio caldo e umido.
“Devi aspettare,” mi dici.
Mi porti fuori dall’agenzia, mi fai chiudere tutto e raggiungiamo la tua auto parcheggiata lì davanti. Ho una fissazione totale per il tuo cazzo, non faccio che pensare a quello. Appena saliti metto la mia mano sui tuoi pantaloni e lo sento ancora duro.
“Voglio succhiartelo,” dico.
“Non fare i capricci. Non adesso, ” rispondi.
Ma non mi arrendo, lo voglio così tanto, voglio sentirlo in bocca. Tiro giù la zip, lo estraggo dai pantaloni, e senza lasciarti il tempo di protestare prendo il glande tra le mie labbra, gli passo la lingua sopra e gli do una leggera suzione. Ti piace, e ti rende ancora più rigido. Lo prendo in bocca più che posso. Sei così delizioso, succhiarlo e leccarlo mi fa arrapare così tanto. Sento che sei al limite. Adesso tocca a me farti soffrire. Lo tolgo dalla bocca e te lo rimetto nei pantaloni.
“M-ma cosa fai?!”, dici.
“Zitto e guida. Portami a cena. Questa è la mia vendetta per non avermi fatto venire prima!”

Andiamo a mangiare, ristorantino con pochi coperti. Durante la cena tolgo le mie mutandine dalla borsa e te le do in mano, un piccolo perizoma rosso. Senza una parola ma con uno sguardo pieno di desiderio, le annusi e le metti in tasca.

Fuori dal ristorante dico che si sta facendo tardi, che mio marito mi aspetta e devo tornare a casa.
“Stai scherzando, vero,”, mi dici, “non credere che ti lasci andare a casa prima di averti riempita per bene! Conosco un posto dove possiamo andare e scopare indisturbati.”
Secondo voi sono difficile da convincere?? Certo che no! Sono ore, giorni, che non faccio che pensare al suo cazzo, e se, come dicono, l’attesa del piacere è piacere stesso, la mia pazienza ha superato il limite, e comincio a odiare quel modo di dire.

Camminiamo mano nella mano ed entriamo in un portone non molto lontano dal ristorante. Scendiamo dei gradini che immagino portino alle cantine. Mi dai una spinta contro il muro, mi prendi i polsi e me li porti sopra la testa. Mi baci con baci selvaggi ed esigenti, le nostre lingue si intrecciano, siamo così arrapati. Alzo più che posso la mia gamba destra, con una mano mi aiuti a reggerla, con l’altra tieni ancora forte i miei polsi sopra la testa. Ti tiro fuori il cazzo dai pantaloni. Come immaginavo è ancora duro. Lo infilo nella mia figa e cominciamo a scopare come due forsennati, come lupi feroci, come massi che rotolano dalla montagna, come un terremoto senza fine che scuote tutto al suo passaggio. Scopiamo finché non veniamo entrambi, gemendo ad alta voce e dimenticandoci completamente dove siamo, per l'orgasmo più bello.

Mi riporti in agenzia, dove ho lasciato la mia auto, mi saluti con un bacio e ci diamo appuntamento per la prossima volta.
Con il tuo sperma nella figa torno a casa da mio marito. Si è addormentato sul divano. Dorme così bene, sembra un cucciolo. Lo bacio dolcemente finché non si sveglia.
“Ciao tesoro.”
“Coniglietta!”, è felice di vedermi, “finalmente a casa”.
Gli infilo la lingua in bocca e gli prendo in mano l’uccello fino a farlo diventare duro. Ho ancora il tuo sperma nella mia figa, e non è difficile infilarmici sopra. Lo cavalco col ritmo che piace a lui finché non sborra anche lui nella mia figa.

Bella piena di sperma, mi faccio una doccia.
scritto il
2024-09-24
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