Tutto cominció con una domanda pt 3

di
genere
etero

Abitare lontani ci permise di continuare la nostra relazione senza percepire alcun pericolo ma rivelò quasi subito il rovescio della medaglia, ossia che eravamo in compagnia visto che una donna sola che andava in città le domeniche poteva destare qualche sospetto.
Capitò un giorno feriale nel quale io, straordinariamente, avrei dovuto lavorare la sera mentre lei aveva il turno di riposo. Quale occasione migliore? Solo che tutto andava organizzato nei minimi particolari.
Benedetta fu una sua amica, la quale resse il gioco col marito, ufficialmente andavano a Roma per una visita di controllo e, Bea, aveva il ruolo di accompagnatrice in quanto infermiera.
Anche la scelta del treno non fu casuale. Non si poteva prenderlo troppo presto visto che tra i pendolari poteva anche esserci qualcuno che avrebbe potuto spifferare al marito di averla vista da sola sul treno.
Dato che lei mi aveva espresso di andare a fare una passeggiata in un determinato posto le dissi di scendere alla stazione precedente al capolinea specificandone il nome e che si sarebbe dovuta mettere in coda in quanto avrebbe avuto l' uscita subito di fronte ed avrebbe evitato di essere vista.
Quella stazione era l' ideale, una cattedrale nel deserto molto vicina alla nostra destinazione finale.
Contrariamente alla mia raccomandazione di vestirsi comoda lei si presentò con un maglioncino a collo alto, gonna fino a sopra il ginocchio e quelle calze che virtualmente mi avevano fatto eccitare come una bertuccia.
Quando la vidi mi avvicinai a lei ma venni fermato da una sua chiamata al telefonino come mi disse di aspettare che il treno fosse ripartito, la prudenza non è mai troppa.
Fu lei che si avvicinò. Ci abbracciamo e ci baciammo per buoni cinque minuti.
La prima cosa che le chiesi è perché si fosse vestita così, avremmo dovuto passeggiare.
"L' ho fatto per te e anche per me, volevo vedere che effetto ti faceva dal vivo".
"Guarda un po'" le dissi indicando il rigonfiamento nei miei pantaloni.
Misi in moto la macchina e partimmo.
Durante il breve tragitto le accarezzai le cosce staccando le mani solo per cambiare marcia maledicendo il cambio automatico.
Passeggiammo mano nella mano, sembravamo due fidanzati, ridevamo, parlavamo.
Certo, il tempo non era dei migliori, cielo grigio che presagiva pioggia ma per noi c'era il sole, quel sole gentile che rende le giornate piacevoli.
Come normale che sia ovviamente lei cominciò a lamentarsi dei tacchi, allora ci incamminammo verso la macchina.
Arrivati cominciammo a baciarci, lei mi accarezzò il viso, io le presi quella mano e la cominciai a baciare.
Consci di quello che sarebbe successo decidemmo di cercare un posto appartato.
Io con la mia mano fissa sulla sua coscia e lei, trovandolo anche molto divertente, mi provocò alzandosi la gonna fino a mostrare un lembo di mutandine.
"Bea così ci schiantiamo" le dissi mentre arrossivo in viso.
Arrivammo in un campo abbastanza isolato.
Stavolta ero io che la provocavo.
Indirizzandole la mano sul mio pube la rimproverato scherzosamente dicendo che quest'uccello si trovava in gabbia per colpa sua.
Lei si mise con la guancia sopra la mia pancia, liberó l' uccello e lo accarezzò. Dal canto mio le mie dita ormai conquistarono la sua farfallina. Le muovevo masturbandola.
"Mmmhhh" mugolò lei di piacere, "dai continua". Non me lo feci ripetere due volte.
Al tatto riuscivo a capire come reagiva la vulva, aumentai il ritmo.
"Mmmmhhhh siii che bellooooo".
Intanto lei si divertiva maneggiando il pisello allo stesso ritmo con cui io armeggiavo quel dolce fiore.
"Dai tesoro vengooooo".
Fu così che le mie dita si trovarono impregnate dei suoi umori, le leccai.
Lei mi chiese ironicamente se il gusto fosse di mio gradimento ed io risposi seriamente che lo era.
Ci baciammo quando lei si fermó.
"Quello che sto per fare è la prima volta che lo faccio, ritieniti fortunato".
Bea si abbassò e cominciò a baciare la mia asta.
Notaio subito che era titubante anche quando ospitò il mio glande sulla bocca, non essendo esperta sentii i suoi denti ma nonostante questo il piacere che mi provocò fu intenso.
Venni quasi subito anche se i miei schizzi non erano possenti.
Lei se ne accorse ed io le dissi che la posizione non era proprio comodissima ma che, se le premesse erano queste mi sarei divertito moltissimo.
Lei, di tutta risposta, mi allunga un buffetto sulla spalla e, sorridendo mi disse che ero scemo.
Riportandola alla stazione le chiesi che sensazioni avesse provato nel praticarmi il sesso orale.
Lei mi disse che era bellissimo sentirmi godere e sapere che quelle sensazioni erano cagionate da lei.
Purtroppo era ora di ritornare. Aspettai dal parcheggio che lei salisse sul treno e me ne tornai a casa.
Prima di accendere la macchina le mandai un messaggio: "tema della giornata: le farfalle". La risposta non tardò ad arrivare: "mi sembra che oggi già te l'ho detto che sei scemo ma ad ogni modo repetita iuvant: Scemo!🤣🤣🤣🤣".
scritto il
2024-10-16
1 . 2 K
visite
7
voti
valutazione
6.6
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.