Tutto cominció con una domanda pt9
di
Andrea MCMLXXXIV
genere
etero
La nostra storia, tra passeggiate e sesso che si faceva sempre più soddisfacente, continuò.
Ovviamente lei non mancava di lanciarmi provocazioni, lo trovava molto divertente disse, ma mai come fare l' amore con me.
Ci mandavamo sempre più foto esplicite, mentre ci masturbavano oppure.
Bea era sempre alla ricerca del nuovo, e quel mondo, che prima di me, conosceva solo marginalmente, le piaceva sempre di più.
Ormai casa di Marisa era diventata la nostra alcova.
L' inverno cedette il passo alla primavera, la campagna attorno a quella casa stava dando i suoi segni di risveglio ed anche il sole, dopo un periodo letargico, tornava a pieno regime.
Arrivammo con le nostre due macchine a casa di Marisa, Bea si palesò con un vestito a tema floreale dai colori vivaci che le arriva fino a poco sopra le cosce.
"Come sto? Mi chiese.
Io le presi la mano per farle fare una piroetta e le dissi che stava da Dio.
Ci fumiamo una sigaretta, uno di fronte all' altro.
Con il piede Bea si avvicina al mio "giocattolone" come amava chiamarlo lei.
Strusciandolo simulava una sega da vestita.
"Mmm mugulai, stavolta mica aspetti ad arrivare sul letto".
Lei non rispose ma sentì lo stesso.
Finita la sigaretta entrammo e ci dirigemmo subito in camera da letto. In pochi istanti ci baciammo, io le infilai la mano sotto il vestito, seguii sempre la forma delle labbra vaginali. Ci sussurrammo quanto ci amavamo.
In men che non si dica entrambi ci trovammo nudi.
Disteso le ordinai di mettersi sopra la mia faccia, affinché potessi leccargliela.
Lei assecondò il movimento, si mise sopra di me con il suo belvedere tutto mio.
Cominciai a tirare fuori la lingua, lei rispondeva con i suoi dolcissimi gemiti.
Volevo lavorarmi quella splendida visione bagnata anche con le mani ma Bea se le portò a sé, mi leccò un dito e indirizzò le mani dietro al suo buchetto.
"Dai, infilamelo dentro". Io così feci.
Bea era "sotto attacco" su due fronti, anteriore e posteriore.
"Mmm siiiii muovi il dito, voglio sentirlo tuttooooo". Mossi il dito lei cominciò con dei piccoli urli.
"Mmm che belloooo, aaaah come godoooooo".
Che bello sentirla, ormai ero pregno dei suoi umori.
"Daiiii infilane un altro, e così, con un gioco da contorsionista le infilai anche l'indice a fare compagnia al medio.
"Ahia", con questo piccolo lamento Bea accolse il secondo dito infilato a secco.
"Amore non toglierlo, adesso passa".
Rassicurato da quelle parole e dal contemporaneo dilatarsi dello sfintere ripresi la mia opera di trivellazione manuale.
"Mmmm mamma miaaaa, daiiii, aaaahhhhh". Bea venne.
Staccandosi da me venne a baciarmi.
"Certo che il mio sapore misto al tuo è veramente buono"osservò Bea.
Adesso era ora di farle sentire di nuovo la mia voglia.
La feci impalare e mi cavalcò con tutta la foga.
Mi piaceva molto quel momento ma ciò che mi mandava in brodo di giuggiole era il fatto che una persona come lei, dall' indole molto calma e delicata, riusciva a tirare fuori quell' energia grazie a me.
Con le mani le accarezzai i capezzoli, le sue mammelle che ballavano mi diedero un effetto ipnosi.
"Che belloooooo" le dissi.
"Ti amo Andrea", "anche io Bea".
Le mani passarono a conquistare le natiche, le stringevo e lasciavo che seguissero il ritmo che Bea aveva deciso di imporre.
Ormai la sua vagina aveva l' antro di una caverna, il mio pene entrava a meraviglia.
"Dai mettimi due dita dentro, come prima" chiese Bea rincarando la dose: "però stavolta insieme".
Per facilitarmi la manovra smise per un momento, "aaaaaahhhhhh mmmmmm"queste furono i monosillabi che accompagnarono l' ingresso delle mie dita.
Eravamo preda di un qualcosa di sublime, fare l' amore, non fare sesso, con questa passione e con questo trasporto...
Bea ricominciò a cavalcare, stavolta con le mie dita dentro.
"Dai amore sculacciami", e così feci, non con tutta la forza che avevo, nonostante tutto volevo conservare un minimo di scrupolo.
Lei accompagnò i miei schiaffi con semplici "ah di godimento".
"Amore ti piace così? Tutti e due i buchi tappati?" le chiesi in preda alla lussuria più alta.
"Mmm si, sono la tua troia"
"Ed io sono il tuo maiale".
"Beaaa vengooooo".
"Anche iooooo".
Gli orgasmi in contemporanea... Qualcosa che solo chi si ama veramente prova.
Venimmo, lei si staccò e, mezzi sfiniti, ci coccolammo per un po'.
Quando il respiro si fece più regolare, Bea mi propose un caffè.
Intenta ad armeggiare con la moka ondeggiava leggermente il vestito.
Questo movimento mi provocò come una sorta di risveglio.
Avvicinandomi le sollevai la gonna, le spostai le mutandine di lato, le lubrificai lo sfintere e glielo misi dentro.
"Mmm vuoi ricominciare amore?".
Io ormai avevo il ritmo di un macchinario industriale a pieno regime.
"Mmm si Bea, quanto mi piaceeeee".
"Siii continuaaa, sto venendooooo" e così fece.
Mi sfilai da lei e con il solo ausilio della bocca le tolsi le mutandine. Le avvolsi intorno al glande e cominciai a segarmi.
Non ci volle molto per schizzare, eiaculai proprio nella parte davanti, lei prese quelle mutandine e leccò il mio liquido misto ai suoi umori.
Finalmente prendemmo il caffè in grazia di Dio.
Arrivato a casa le mandai una foto del mio arnese in tiro e le chiese cosa, secondo lei, mancasse.
Lei mi rispose con una foto del suo attrezzo di piacere con scritto: "lei".
Ovviamente lei non mancava di lanciarmi provocazioni, lo trovava molto divertente disse, ma mai come fare l' amore con me.
Ci mandavamo sempre più foto esplicite, mentre ci masturbavano oppure.
Bea era sempre alla ricerca del nuovo, e quel mondo, che prima di me, conosceva solo marginalmente, le piaceva sempre di più.
Ormai casa di Marisa era diventata la nostra alcova.
L' inverno cedette il passo alla primavera, la campagna attorno a quella casa stava dando i suoi segni di risveglio ed anche il sole, dopo un periodo letargico, tornava a pieno regime.
Arrivammo con le nostre due macchine a casa di Marisa, Bea si palesò con un vestito a tema floreale dai colori vivaci che le arriva fino a poco sopra le cosce.
"Come sto? Mi chiese.
Io le presi la mano per farle fare una piroetta e le dissi che stava da Dio.
Ci fumiamo una sigaretta, uno di fronte all' altro.
Con il piede Bea si avvicina al mio "giocattolone" come amava chiamarlo lei.
Strusciandolo simulava una sega da vestita.
"Mmm mugulai, stavolta mica aspetti ad arrivare sul letto".
Lei non rispose ma sentì lo stesso.
Finita la sigaretta entrammo e ci dirigemmo subito in camera da letto. In pochi istanti ci baciammo, io le infilai la mano sotto il vestito, seguii sempre la forma delle labbra vaginali. Ci sussurrammo quanto ci amavamo.
In men che non si dica entrambi ci trovammo nudi.
Disteso le ordinai di mettersi sopra la mia faccia, affinché potessi leccargliela.
Lei assecondò il movimento, si mise sopra di me con il suo belvedere tutto mio.
Cominciai a tirare fuori la lingua, lei rispondeva con i suoi dolcissimi gemiti.
Volevo lavorarmi quella splendida visione bagnata anche con le mani ma Bea se le portò a sé, mi leccò un dito e indirizzò le mani dietro al suo buchetto.
"Dai, infilamelo dentro". Io così feci.
Bea era "sotto attacco" su due fronti, anteriore e posteriore.
"Mmm siiiii muovi il dito, voglio sentirlo tuttooooo". Mossi il dito lei cominciò con dei piccoli urli.
"Mmm che belloooo, aaaah come godoooooo".
Che bello sentirla, ormai ero pregno dei suoi umori.
"Daiiii infilane un altro, e così, con un gioco da contorsionista le infilai anche l'indice a fare compagnia al medio.
"Ahia", con questo piccolo lamento Bea accolse il secondo dito infilato a secco.
"Amore non toglierlo, adesso passa".
Rassicurato da quelle parole e dal contemporaneo dilatarsi dello sfintere ripresi la mia opera di trivellazione manuale.
"Mmmm mamma miaaaa, daiiii, aaaahhhhh". Bea venne.
Staccandosi da me venne a baciarmi.
"Certo che il mio sapore misto al tuo è veramente buono"osservò Bea.
Adesso era ora di farle sentire di nuovo la mia voglia.
La feci impalare e mi cavalcò con tutta la foga.
Mi piaceva molto quel momento ma ciò che mi mandava in brodo di giuggiole era il fatto che una persona come lei, dall' indole molto calma e delicata, riusciva a tirare fuori quell' energia grazie a me.
Con le mani le accarezzai i capezzoli, le sue mammelle che ballavano mi diedero un effetto ipnosi.
"Che belloooooo" le dissi.
"Ti amo Andrea", "anche io Bea".
Le mani passarono a conquistare le natiche, le stringevo e lasciavo che seguissero il ritmo che Bea aveva deciso di imporre.
Ormai la sua vagina aveva l' antro di una caverna, il mio pene entrava a meraviglia.
"Dai mettimi due dita dentro, come prima" chiese Bea rincarando la dose: "però stavolta insieme".
Per facilitarmi la manovra smise per un momento, "aaaaaahhhhhh mmmmmm"queste furono i monosillabi che accompagnarono l' ingresso delle mie dita.
Eravamo preda di un qualcosa di sublime, fare l' amore, non fare sesso, con questa passione e con questo trasporto...
Bea ricominciò a cavalcare, stavolta con le mie dita dentro.
"Dai amore sculacciami", e così feci, non con tutta la forza che avevo, nonostante tutto volevo conservare un minimo di scrupolo.
Lei accompagnò i miei schiaffi con semplici "ah di godimento".
"Amore ti piace così? Tutti e due i buchi tappati?" le chiesi in preda alla lussuria più alta.
"Mmm si, sono la tua troia"
"Ed io sono il tuo maiale".
"Beaaa vengooooo".
"Anche iooooo".
Gli orgasmi in contemporanea... Qualcosa che solo chi si ama veramente prova.
Venimmo, lei si staccò e, mezzi sfiniti, ci coccolammo per un po'.
Quando il respiro si fece più regolare, Bea mi propose un caffè.
Intenta ad armeggiare con la moka ondeggiava leggermente il vestito.
Questo movimento mi provocò come una sorta di risveglio.
Avvicinandomi le sollevai la gonna, le spostai le mutandine di lato, le lubrificai lo sfintere e glielo misi dentro.
"Mmm vuoi ricominciare amore?".
Io ormai avevo il ritmo di un macchinario industriale a pieno regime.
"Mmm si Bea, quanto mi piaceeeee".
"Siii continuaaa, sto venendooooo" e così fece.
Mi sfilai da lei e con il solo ausilio della bocca le tolsi le mutandine. Le avvolsi intorno al glande e cominciai a segarmi.
Non ci volle molto per schizzare, eiaculai proprio nella parte davanti, lei prese quelle mutandine e leccò il mio liquido misto ai suoi umori.
Finalmente prendemmo il caffè in grazia di Dio.
Arrivato a casa le mandai una foto del mio arnese in tiro e le chiese cosa, secondo lei, mancasse.
Lei mi rispose con una foto del suo attrezzo di piacere con scritto: "lei".
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