Giulia e Riccardo pt2

di
genere
etero


La famiglia Pavan era composta dal padre Carlo, 55 anni, una storia difficile alle spalle, orfano già a 11 anni, si dedicó allo studio fino a diventare un cardiologo di fama arrivando ad aprire una clinica privata appena poco fuori il paese.
Nadia, la madre, di dieci anni più giovane, era avviata invece ad una carriera brillante come avvocato, figlia di emigranti siciliani.
I suoi genitori non la presero bene quando, a 23 anni, decise di lasciare gli studi perché incinta di Carlo.
Giulia, 21 anni, dopo un anno sabatico era al secondo anno di Scienze della comunicazione.
Riccardo invece, viaggiava spedito verso il 100 alla maturità scientifica.
La personalità del padre era la predominante, cominciò subito a dettare delle regole, per prima cosa prese e ristrutturò un casale in campagna su due livelli, così, per evitare distrazioni.
Moglie e figli dovevano evitare ogni contatto esterno al di fuori di quelli essenziali, come ad esempio sbrigare le commissioni, questo ha comportato a Riccardo e Giulia una vita quasi di clausura, unica concessione era quella di frequentare la palestra.
Carlo, un uomo ancora piacente, non disdegnava qualche avventura, per un periodo ha avuto una storia con un'infermiera molto casta ma che quando lo vedeva si faceva fare di tutto.
Scopavano sempre di notte, quando i pazienti dormivano e, Sandra, l' infermiera, alle domande del marito per cui si faceva mettere sempre il notturno, lei le ricordava che il mutuo andava pagato e che la notte le avrebbe garantito uno stipendio maggiore per via dell' indennità.
Carlo aveva una buona resistenza e porcaggine a non finire, se la scopava, la inculava, le sborrava ovunque le capitasse a tiro. Sandra aveva capito che essere trattata come un oggetto le piaceva.
Nonostante questo lui non era mai appagato, un giorno si presentò una rappresentante, una signora dell' età di sua moglie, un fisico giunonico, due tette strabordanti che la camicetta conteneva a fatica.
Lei cominciò a parlare di un nuovo farmaco rivoluzionario quando lui la invitò a seguirla nel suo ufficio.
La rappresentante lo seguì, riprese a parlare, Carlo ascoltava ma da sotto la scrivania si cominciò a massaggiare il pacco immaginandosi cosa avrebbe trovato sotto quei panni da rappresentante.
"Ma mi ascolta?" Lo ammonì la donna.
"Certo, la ascolto".
"Ma cosa fa?" chiese scandalizzata la donna mentre Carlo, volutamente, le aveva fatto vedere il suo cazzo svettante.
"Sto a casa mia, faccio quello che voglio, se non le sta bene libera di andarsene" ribatté Carlo.
La donna disse di essere sposata ma nonostante questo rimase a fissarlo.
"Una donna sposata che vuole rimanere fedele se ne sarebbe andata ma lei sta qui a fissarlo, quindi non stiamo a menarla per le lunghe, a me del farmaco non frega un cazzo, anzi a tutti i suoi colleghi li mando via ma quando ho visto lei mi sono detto che una botta dovevo dargliela ma allo stesso tempo ho anche dei pazienti da seguire, quindi non mi piace perdere tempo".
La donna provò emozioni contrastanti, l' angelo le disse di mollare tutto mentre il diavolo le disse di sfanculare ogni cagata morale e prendere quel cazzo.
Per "aiutarla meglio" Carlo si alzò dalla scrivania, lei sempre più ipnotizzata, cedette quando il cazzo si approssimò alla sua bocca.
Seduta cominciò a segarlo dentro la sua bocca, sotto ordine di Carlo le inondò la saliva. Carlo godeva rimarcando il fatto su come possa essere troia una donna sposata.
Rivoli di bava cadevano sulla camicetta.
La rappresentante, unitamente al pompino cominciò a masturbarsi.
"Ora basta, adesso vatti a mettere a pecora, poggia le mani sul lettino".
Provò una timida reazione quando sentì che il cazzo voleva entrare nel culo.
"No lì no, non l' ho mai". Neanche il tempo di finire la frase che lui era già lì che pompava.
La donna era preda di dolori che esternava gridando, allora Carlo decise che era meglio tapparle la bocca almeno fino a quando lo sfintere non dava segni di abitudine.
Quando questo successe la donna cominciò a prenderci gusto.
Massaggiandosi la fica, da sotto il vestito, venne travolta da una mazzata che la fece squirtare.
Soddisfatto, almeno per adesso, decise che era ora di dedicarsi alla fregna. Le tolse le camicetta la fece impalare, le strizzò i capezzoli e le schiaffeggiò le chiappe.
Quanto le piaceva, infatti non mancavano rantoli di piacere.
Travolta dall' ennesimo orgasmo la donna si lasciò andare ad un grido che anche stavolta Carlo dovette zittire.
"Dai, fatti sborrare sulle tette".
In ginocchio aspettò che Carlo le spruzzasse il suo piacere e, quando arrivò, lei prese le sue tette e lo succhiò tutto.
Rivestiti del tutto l' uomo le porse un biglietto da visita dicendo che se avesse voglia di prendere un cazzo come si deve non doveva fare altro che chiamare.
"Ah, ti chiami Carlo, piacere Stefania". Questa frase, cosa rara, fece sorridere Carlo.
Una volta in macchina Stefania prese una penna e scrisse sul retro del biglietto: "richiamare il prima possibile".
scritto il
2024-10-25
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