Edipo re

di
genere
incesti


A casa nostra non si viveva nell'oro. La villa con piscina che abitavamo imponeva, a chi non sapeva o a chi vedeva le cose dall'esterno, un senso di agiatezza che in realtà mancava di solide basi. Mio padre Filippo, 43 anni, di 'mestiere' faceva il giocatore, la sua vita era una ludoteca, ovviamente, tutti i suoi 'passatempi' ruotavano sui soldi. Poteva scommettere su qualsiasi cosa, da tutti i tipi di sport, ai combattimenti o alle corse dei cani, ai cavalli; dove c'erano da investire: adrenalina e endorfine lui era presente. Sempre elegante e signorile sembrava essere appena uscito da una copertina di Cosmopolitan o di Vogue. Curava i dettagli, capelli, occhiali, addirittura si divertiva a far combaciare il colore del fazzolettino della giacca con quello dei calzini che a malapena si intravedevano sotto la stiratura perfetta dei pantaloni. Credo fosse peggio dei marinai che in ogni porto, si dice, hanno una donna, e questo alla mia splendida madre Giulia non andava affatto bene, soprattutto quando si illudeva che l'amore per quell'uomo, egoista e narcisista, fosse il completamento della sua vita. Poi le prime macchie di ombretto sulle camice bianche, le telefonate senza risposte, le notti in cui non rincasava e non avvertiva neppure. Vivevamo una situazione borderline, sul filo del rasoio aspettavamo di capire, dai suoi atteggiamenti, dalle sue movenze, fin da quando scendeva dalla sua BMW -vinta a poker- se ci fosse di che far festa, o se dovevamo tirare avanti la carretta fino al prossimo colpo di fortuna. Mi madre era una trentacinquenne bellissima, finalista ai suoi tempi di Miss Italia, relegata ad una vita di rappresentanza fatta di falsità e ipocrisie. La sua famiglia ricca,, bigotta e concettualmente antiquata, avrebbe scelto altre vie per il suo futuro, anche se per quello che ne sapevano Filippo, loro genero, ci procurava il 'cibo' facendo il broker finanziario. Neppure la sfera sessuale era di conforto per quella stupenda creatura, mio padre preferiva tutte le sue puttanelle che si comprava con regalini di ogni tipo, in base alla fortuna del periodo. Fin da bambino ho sempre avuto una strana e ambigua sensazione di fondo verso Filippo, lo odiavo per come trattava la mamma, ma la sua signorilità che imponeva sugli altri mi attraeva come la mela ad Eva. Nell'adolescenza me lo vedevo immerso, come George Michael nel video "Black and white", in mezzo a modelle stupende, in adorazione solo per lui. Però come, anche il 'caro' George si era stufato di tutte quelle fiche impressionanti, e sembrava si facesse l'amico Elton John, dopo aver spolpato tutti i più bei corpi al mondo, era caduto su quello degli uomini; la mia speranza era quella che, come Enrico IV a Canossa, tornasse da mia madre, sventolando bandiera bianca.

Nella mia pubertà, vedere mia madre, in casa, in abitini estivi succinti o in costume mi avvolgeva di una calda sensazione di un'ovattato desiderio, che spesso si concludeva in trattenuti sospiri in bagno con la porta chiusa a chiave. Ovviamente da madre pudica, non aveva l'intento di provocare, ma neppure stava troppo a guardare certe sue movenze, che magari inconsapevolmente, le lasciavano scoperte le gambe o piegandosi in avanti mi facevano osservare i suoi seni gonfi e sodi.

Poi nell'estate in cui avevo compiuto 18 anni e avevo conosciuto Valentina, le cose presero una strana piega. La mia ragazza spesso veniva in piscina a casa nostra, e sebbene mia madre sembrava contenta ,mi assillava con discorsi su possibili gravidanze e storie macabre di infezioni vaginali devastanti. Ovviamente per abbattere i miei ormoni, sempre in subbuglio, avrebbe potuto dirmi qualsiasi cosa, ma fare le tutte le scoperte anatomiche al corpo slanciato di Valentina era la mia priorità. Una mattina di luglio, convinto che fosse a fare la spesa, sul bordo della piscina ho iniziato a baciare la Vale, tra le sue gambe, con passione inaudita, e mentre i suoi salati liquidi mi deliziavano la bocca, alzando lo sguardo ho visto mia mamma che attenta ci guardava. Ero nudo e la mia erezione era davvero imponente, e quando ha iniziato Valentina a baciarmi 'lì', quasi con un senso di onnipotenza, mi sono alzato in piedi mentre la sua bocca e la sua mano andavano avanti e indietro facendomi estasiare. Mi piaceva che Giulia fosse intenta a vedere quella scena, poteva sembrare perverso, ma io non volevo che andasse via. Quando sono venuto in bocca alla mia ragazza, ho incrociato gli occhi di mia madre, che sorridendo mi ha salutato con un cenno della mano.

I due miei migliori amici che ogni tanto venivano a prendere il sole a casa, vedevano Giulia come la più bella donna del pianeta, e a volte le loro battute mi facevano innervosire. Ma Paolo, che frequentava Lettere all'università mi continuava a parlare di Edipo, talmente tanto che l'avevo comprato. Mio padre in quell'estate era 'uccel di bosco' era partito per chissà dove, e per due mesi non si era visto, dandoci l'intento di dover credere ad un lavoro all'estero, comunque, qualcosa a casa arrivava sempre, non si sapeva come ma i soldi non mancavano. Il rapporto con mia madre dopo il mio piccolo show in piscina, era cambiato, i nostri sguardi si cercavano di più, iniziavo a sognare, a bramare che quel superbo gioco me lo facesse lei. Spesso mi spalmava la crema da sole, e i boxer si gonfiavano sotto la tela, e lei osservava sorridendo, però con occhi maliziosi. Dio cosa le avrei fatto. Intanto avevo cominciato "Edipo", e quella tragedia di Sofocle mi prendeva a tal punto di immedesimarmici dentro.

"Edipo era figlio del re di Tebe, Laio e di sua moglie Giocasta. Un oracolo aveva predetto che il loro figlio era destinato a uccidere il padre e a giacere con a madre."

Se la prima parte la escludevo a priori, la seconda mi stuzzicava molto. Volevo mia madre. Una calda mattina di luglio, mia mamma sembrava più triste e depressa del solito, così stesa sul lettino al sole ho cercato di tirarle su l'umore. Era a pancia in giù, e senza che me lo chiedesse ho iniziato a spalmarle la crema dal collo, la sua pelle era calda e liscia, e dentro me, la tentazione mi faceva impazzire. Lei ad ogni mio tocco mugulava piano, fin quando si è slacciata il pezzo sopra del costume. I suoi lunghi e neri capelli le coprivano i seni, ma in una mossa spudorata con le mani sono passato sotto le sue ascelle, ed ho accarezzato le sue tette. Si è voltata non pronunciando nessuna parola, e le mie dita schiacciavano piano e roteavano sui suoi capezzoli e lei ansimava e si dimenava. Quando si è girata ho steso la crema anche sulla parte davanti del corpo, e istintivamente ho cercato i suoi capezzoli per baciarli. Sentivo il sapore del cocco della crema, ed un dolore al bassoventre, ero eccitato al massimo. Sono arrivato sotto l'ombelico e sono entrato sotto il suo costumino, ma lei ha slacciato il cordoncino che lateralmente teneva chiusa la mutandina. Era completamente nuda, respiravo a stento, il mio cuore tamburellava all'impazzata, al vedere i suoi fitti e morbidi peli scuri mi sono tolto i boxer, il mio membro era duro come non mai. Ho allargato la sue gambe ed ho sfiorato esternamente quel paradiso, umido di voglia, credevo di impazzire. Carezzavo, appena sopra le sue labbra, il suo bottoncino rosa, duro come una pallina di metallo e lei sospirava ai miei tocchi. Abbassando la testa sono arrivato con la bocca sulla sua bollente fica e ho leccato con un appetito frenetico di passione. Poi ho sentito un lieve e lungo soffio dalle sue labbra e ha detto: «Così mi fai venire Leo, è stupendo, non fermarti, continua.» Io dal canto mio non mi sarei fermato mai, e la mia bocca mi si è riempita dei suoi succhi e lei, quasi a pentirsi, mi ha spostato e alla svelta si era rivestita ed è entrata in casa.

Quando, inaspettatamente, è tornato mio padre, come se si fosse accorto di qualcosa di diverso nell'aria, mi aveva mandato in vacanza da mia zia, Alice sua sorella, in montagna per una decina di giorni. Mia madre non ha battuto ciglio, io invece l'avrei davvero ucciso, non volevo staccarmi da mia madre.

"Dopo aver interpellato l'oracolo Laio, padre di Edipo decide di uccidere il neonato, ma il servo, impietosito, affida il bambino ad un pastore che a sua volta lo cede al re di Corinto, Polibo, e sua moglie Peribea, che non potevano avere figli. Edipo cresce quindi nella convinzione che i sovrani di Corinto siano i suoi veri genitori."

Devo dire che arrivato in montagna da zia Alice è stato molto educativo per me. Mio zio Carlo, montanaro dalla rozzezza e dal maleducato modo di fare, soprattutto con la zia, mi è stato fin da subito antipatico. Alice, invece, donna dal corpo potente ed una quinta di reggiseno mi coccolava quasi fossi un bambino. Tutte le mie parenti donne venivano trascurate sistematicamente dai loro mariti, e mi sentivo 'insignito' di dar loro un po' di tenerezza. E' stato così che dopo un bagno al lago, io e mia zia, senza troppi preamboli ci siamo ritrovati a fare sesso sulla riva. Praticamente il corpo potente di quella donna mi inglobava, e abbiamo goduto fino allo sfinimento. Quando era a pecorina, con me dietro mi è parso di vedere qualcuno in mezzo la boscaglia, mia zia gridava e richiamava così possibili curiosi. Il mattino dopo ho fatto le valige e sono tornato a casa, prima che mio zio, se fosse venuto a saperlo mi sotterrasse in qualche foiba.

"Anche un secondo oracolo conferma il primo responso così Edipo abbandona, 'i falsi genitori' e si dirige a Tebe."

Al ritorno a casa, mio padre, sempre più insospettito, ha iniziato a tempestarmi di domande su mia madre, chiedendomi se avessi visto altri uomini in casa. Giulia aveva detto qualcosa a Filippo di noi? Non ne ero convinto ma non sapevo da cosa potesse nascere quell'astio in mio padre, che ferito del possibile tradimento, proprio lui che cornificava mia madre da quando ero in fasce, ha deciso di andarsene.

"Sulla strada Edipo, incontra il carro di Laio (il suo vero padre), ma nessuno dei due vuol cedere il passo, inizia una discussione che sfocia nell'uccisione di Laio. La prima parte della profezia si è avverata."

Avevo avuto il coraggio di dire a Filippo che alla mamma ci avrei pensato io, e che se aveva deciso di lasciarla, forse era meglio così, tanto per quel che si faceva vedere, non cambiava poi granché.

"Edipo giunge quindi a Tebe, dove la popolazione è tormentata da una Sfinge (mio padre) che propone ai giovani tebani degli indovinelli a cui è impossibile rispondere e i malcapitati pagano con la vita. Edipo si offre quindi volontario per sfidare il mostro. La sfinge chiede a Edipo chi sia quell’essere che cammina prima con quattro gambe, poi con due gambe e infine con tre. Edipo risponde correttamente: si tratta dell’uomo. Così la Sfinge è sconfitta e Edipo viene nominato re di Tebe (infatti era già giunta notizia della morte di Laio) e sposa la regina, Giocasta (mia madre). Anche la seconda parte della profezia si è avverata."
Avevo sconfitto anch'io la mia Sfinge? Comunque mi sentivo il re di casa. Mi madre comunque quell'abbandono lo ha vissuto in maniera non troppo drastica, era più serena e a volte si vestiva in una maniera, sempre solo con me in casa, talmente sexy da sembrare di volermi provocare. Io che mi sognavo ancora quel caldo avvolgere la sua 'patata' con la mia bocca, io che speravo elettrizzato di vedere le sue mutandine quando si metteva comoda, con i suoi vestitini, sul divano. La situazione, certo mi inebriava, ma i repentini eccitamenti mi facevano anche male, dolevo del desiderio di possedere colei che mi aveva messo al mondo. E la storia incestuosa di Edipo rimbalzava nei miei pensieri, quasi a rendere normale quel mio strano sentimento. Dal canto suo lei mi stuzzicava, piegandosi a mostrarmi il suo delizioso culetto, sembrava ambire alla mie stesse voglie, ma era come se non ne avesse il coraggio.

I primi di settembre di quella curiosa estate, il giorno del suo 36esimo compleanno, abbiamo cenato bevendo una bottiglia di vino bianco e la situazione sembrava farsi molto calda. Seduto sul divano, lei mezza brilla, ha appoggiato il suo viso sulle mie cosce, allungando le sue gambe distendendole per stare più comoda. Guardavamo un film, ma lei si è accorta, che dietro la sua nuca sentiva qualcosa si stava indurendo, e ha messo la mano sotto la sua guancia, a contatto con il mio pene. «Leo, cosa succede qui sotto? E' la mamma che ti fa questo effetto, posso guardare?» Mi a sfilato la tuta e i boxer e mi ha iniziato a leccare la parte esterna del mio cazzo, era stupefacente, poi l'ha accolto nella sua calda bocca e con la mano andava su e giù, non ho resistito, era troppo tempo che sognavo, che desideravo quel momento e sono venuto dentro le sue labbra, avevo la vista sfuocata, respiravo a stento, nelle gambe rapidi e veloci piccoli crampi. Ero estasiato. Mi vergognavo del fatto che ero venuto così presto: «Scusami mamma, ma ti volevo da troppo tempo, non riuscivo più a pensare a cosa ti avrei fatto, e dopo neanche dieci minuti sono già venuto, scusa.» «Tranquillo, vieni con me, vuoi dormire con mamma stanotte?, così mi fai un po' di compagnia» Ci siamo dati la mano e ci siamo distesi nel letto matrimoniale. E' stato incredibile, nessun aggettivo potrebbe, neppure lontanamente, descrivere quello che abbiamo provato stretti in una intimità che esula dal derivare da un corpo femminile, ma dato da quello di Giulia, quello di mia madre. Ed è proprio lì che mi sono sentito Edipo Re.  
scritto il
2024-11-25
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