La SPA della lussuriosa perversione (1 di 2)
di
Guglielmo Da Baskerville
genere
incesti
Mia madre 40enne è un'artista, laureatasi in Lettere, per qualche anno ha insegnato in un liceo, ma poi vari scontri con colleghi e preside, che la ritenevano troppo 'liberty' e fuori dai protocolli della didattica classica, ha preferito ritagliarsi un mondo dove non ci fossero censure, ne critiche al suo estro. Camilla, mia mamma, credeva sostanzialmente che solo 'il sapere' avrebbe evitato molte sofferenze, la conoscenza senza filtri era il metodo che usava con gli studenti. Forse l'ultima dei 'Figli dei fiori' credeva nel sesso libero, ossia distingueva e separava in due cose distinte: l'amore e il sesso, ovviamente a mio padre Paolo questo non era andato assolutamente bene.
Anche lui era sempre stato uno 'sciupafemmene', un 'latin lover', aveva avuto decine di donne, ma la sua illusione, e forse la falsa promessa di Camilla, che con il matrimonio tutto sarebbe cambiato, l'aveva illuso, forse abbagliato, ma ingannato da quella luce troppo forte dell'infedeltà, male aveva sopportato il primo tradimento scoperto, dopo solo un anno dalle nozze con lei incinta di me. Aveva fatto le valige, e sebbene mi è sempre stato presente nella mia vita, mandandomi forse più soldi del dovuto, se ne era andato ricostruendosi una vita con Ester, donna meravigliosa e molto più casta di Camilla. Lui aveva creato un brand di vestiti ed aveva avuto molta fortuna, e da quando ho ricordi ho passato tutti i fine settimana con lui e Ester.
Quando passava per casa di mia madre, telefonava da sotto il portone, assicurandosi che non ci fossero potenziali uomini, per non creare situazioni imbarazzanti, ma credo che in fondo amasse ancora mia madre e la sua vita 'bohemien'.
Camilla invece aveva proseguito la ricerca del suo Nirvana, che non era proprio Bacco, tabacco e Venere, ma forse la versione più greca: Dioniso, canne e Afrodite.
Era una donna che sapeva ammaliare, sapeva far innamorare gli uomini, facilitata da una bellezza che non variava, e forse migliorava, negli anni.
Capelli corti biondi, che portava sbarazzini con un filo di gel per farsi la riga in parte; molti dicevano che assomigliasse a Naomi Watts: occhi azzurri, lineamenti delicati, un nasino 'francese', le labbra sottili. Il suo corpo viveva di una vota propria, da quando ero piccolo non avevo visto cambiare mai nulla della sua bellezza giovanile. Anzi aveva messo qualche chilo in più che la rendeva ancora più affascinante e desiderabile.
Poteva, ed era capitato, che per Santa Lucia venisse a cena uno, e per Natale ce ne fosse un altro seduto con noi a pranzare. Non l'ho mai criticata, ma i commenti detti sottovoce a scuola e nel quartiere mi facevano rabbia, ma i genitori non si scelgono, e sono andato avanti anche se a volte l'ho odiata, soprattutto per quello che aveva fatto a suo marito, mio padre. Per il resto era la mamma perfetta, mille attenzioni, super cuoca, sempre presente, ma gli slip ed i micro-perizomi che indossava le stavano evidentemente stretti.
Era una pittrice affermata e quotata, i suoi soggetti spesso erano nudi di donna astratti e mistici, mai volgari, sembravano cogliere la bellezza e l'essenza di quei corpi nella purezza, nella semplice nobiltà e armonia geometrica delle loro figure.
La sera del mio 18esimo compleanno dopo aver cenato in un super ristorante con mio padre, Ester e Veronica la mia ragazza, sono tornato a casa, e dopo la doccia, sono passato a salutare mia madre che sul divano parlava con Sara, la sua migliore amica. Se i genitori non si possono scegliere, gli amici e le amiche sì, infatti loro due andavano d'accordo su molte cose... e credo anche sulla 'pesantezza' dell'intimo in certi frangenti.
Quella sera, dopo pochi minuti che mi ero disteso al buio nel mio matrimoniale, ho sentito la porta aprirsi, e qualcuno entrare. Credevo che mia madre avesse chiamato Veronica, per farmi passare tutta la notte con lei in tranquillità, ma dalla silhouette che intravedevo dalle luci che filtravano da fuori: il fisico alto, slanciato, l'ombra di grossi seni, mi ha fatto capire che non era Veronica.
Quando il corpo nudo si è infilato sotto le lenzuola: «Scusami Leo, non ti ho fatto nessun pensiero per il tuo compleanno, ma sono in tempo per recuperare, non credi?» Solo a sentire quella voce, il sapere di averla nuda in fianco a me, ha spostato, credo, un bel po' di sangue dalla mia testa al mio pene, tanto ché avevo la mente intorpidita ed un'erezione da farmi fin male.
Era Sara, sicuramente mandatami da Camilla: il suo perfetto corpo, era lì per me, tutta per me, ero estasiato, ed un po' spaventato. «Posso? Posso giocare un po' con te, sei proprio bello, lo sai?» Sentivo la sua pelle calda sul mio fianco, e la sua mano che mi carezzava piano il petto. Avevo bevuto un paio di bicchieri di vino, e non essendo abituato quell'ebbrezza mi dava conforto e spregiudicatezza, mi sentivo invincibile e sconsiderato, come solo a quell'età ci si può sentire. Mi sono girato verso di lei ed ho cercato le sue labbra, e l'ho baciata chiudendo gli occhi, delicatamente assaporandomi ogni attimo, ogni sapore, ogni profumo di quel momento. Le nostre lingue si intrecciavano, come a conoscersi da sempre, in un lento ed armonioso gioco, con la mano le sfioravo i capezzoli, che duri come palline metalliche, mi facevano impazzire dal desiderio.
Non so quante volte mi ero immaginato quella scena: in bagno, nelle notti da solo, e con la mano mi 'sondavo' fino a che l'acerbo orgasmo adolescenziale mi rapiva, sia per il piacere che per il senso del 'vietato'. Quante volte avevo fissato quel rotondo culo, le piegoline del suo costume tra le cosce, l'increspatura che la sottile trama dello slip faceva sottilmente vedere, facendomi percepire la presenza dei peli sotto.
Ho iniziato a toccare i suoi sferici e sodi seni, e lei ferma mi faceva fare, solo piccoli sussurri dalle sue labbra. La sua mano è scesa sotto gli addominali e piano ha iniziato, quasi da inesperta, ha massaggiarmi il cazzo che scoppiava roccioso per lei , e di un sogno che si realizzava: «Posso accendere i faretti qui sopra, non sono forti...» «Fai quello che vuoi, io sono il tuo regalo...» Accendendo le lucette che puntavano il letto ho spostato il lenzuolo, ed il suo corpo mi è apparso come un miraggio, come una visione eterea, celestiale.
Alla vista del rettangolo di peli scuri e curati, è stato più forte di me, le ho divaricato le gambe e mi sono messo a pancia in giù con la testa lì a fissare quella perfetta vagina: il clitoride come una pallina turgida dominava, sotto i peletti, le due grandi labbra, che si dividevano verso il basso risaltando di un rosa candido nel pratino scuro dei corti peli.
Se l'immaginazione non ha limiti, la mia l'aveva di certo avuta nelle mie elucubrazioni notturne, era più bella di quanto potessi rappresentarmi mentalmente.
Aspiravo il suo odore di donna, vedevo il sottile strato di umido dei suoi liquidi, e con l'acquolina in bocca ho iniziato a leccarla cercando di non farmi prendere dalla bramosia, dovevo farla godere fino allo spasmo, fino a non poterne più. Ai primi tocchi ha girato la testa all'indietro, e mi ha premuto le mani dietro la nuca accarezzandomi i capelli.
Quando ho aperto le sue labbra ed ho inserito la lingua dentro la 'fessurina', il suo rantolare si è fatto più intenso, e si è portata una mano alla bocca, ma sono certo che Camilla fosse fuori dalla porta sperando che facessi bella figura: il regalo per il mio 18esimo era di entrambe, non c'era alcun dubbio.
La sua mano dalla bocca si è spostata ed ha cominciato a schiacciarsi il capezzolo destro, ed io ho aumentato la pressione sul clitoride, roteando le labbra più rapidamente, ed è venuta: «Sììì, Leo... sì, è fantastico, non fermarti... sìì... sìì.. ecco... ora sìì.. go...do...» il suo corpo vibrava, in spasmi incontrollati, ho continuato a leccare come fosse un gelato, ma sempre più piano e lei ha ripreso un respiro normale.
Mi ha tirato a se, e ci siamo baciati ancora, fino a quando mi ha fatto mettere supino ed ha iniziato lei a giocare tra le mie gambe. Le sensazioni erano così intense che la mia paura più grande era quella di non venire subito, Sara sapeva giostrare i movimenti di bocca e mani in maniera esemplare, e dopo una decina di minuti, che a me è parsa un'ora, le sono venuto in bocca, tutto dentro fino in gola. Lei mi ha sorriso, e con la lingua ha pulito tutto il mio liquido bianco. Non mi son goduto quell'orgasmo, un vago senso di sconfitta mi ha invaso, non sarei dovuto venire così presto.
Con Veronica avevo un controllo perfetto, con Sara, la sua bravura e la mia troppa foga, mi aveva fatto fare una pessima figura. «Scusami Sara, sei troppo per me, non sono riuscito a contenermi. Mi dispiace...» Lei stesa al mio fianco a mi ha abbracciato baciandomi le guance e mi ha detto: «Tu non sai cosa mi hai fatto provare con la tua... e poi se non ti do fastidio dormirei con te, ormai e tardi per tornare a casa. Tranquillo tua mamma lo sa. Mi vuoi?» «Io ti vorrei sempre».
Ci siamo appisolati, non saprei dire per quanto tempo, quando ho aperto gli occhi le luci erano spente, e solo una sottile penombra, ed un silenzio totale invadevano la camera.
Poi Sara si deve essere accorta che ero sveglio, e con la lingua è tornata a giocare con il mio cazzo. Ho chiuso gli occhi e senza una parola mi sono fatto cullare dalla sua oscillazione di bocca e mano. Ero eccitato come prima, quando si è tirata su, si è accovacciata a gambe aperte sopra di me e si è infilata tutto il mio pene dentro. Vedevo in controluce il suo andare su e giù, i suoi seni rimbalzare ad ogni spinta, era stupendo farsi cavalcare da quel corpo.
Poi mi sono trovato davanti alla bocca due cosce aperte, ed istintivamente ho leccato nel mezzo, il sapore e l'odore era quello di Sara, ma chi era che mi stava montando sopra il bacino? Sara ha acceso i faretti, e dopo un attimo di fastidio per il passaggio dal buio alla luce, sporgendomi ho visto Camilla, mia madre con la testa riversa indietro sopra di me.
Era lei che aveva il mio cazzo dentro se. Sara mi ha preso la testa e me l'ha messa di nuovo sotto la sua calda fica, ed io leccavo e non pensavo a nulla, mentre lei strusciava il suo clitoride sul mio naso, sulle mie labbra, sul mio mento. Mia madre continuava a ritmare i suoi colpi, sopra di me e dalla sua bocca uscivano suoni di piacere. Sara si è girata, dandomi le spalle e solo per un attimo il mio sguardo ha incrociato quello di Camilla che mi ha sorriso, ed ho letto nei suoi azzurri occhi una passione selvaggia, primordiale. Adesso avevo il culo di Sara sul viso, ed ho visto che piegandosi in avanti aveva cominciato a baciarsi con mia madre. Con le mani ho iniziato a palpare i glutei di Sara, e la situazione mi eccitava in maniera viscerale, sentivo lo scorrere del mio pene lungo le membrane vaginali di Camilla, ed il fatto che a lei piacesse mi dava un senso di onnipotenza. Quando il mio viso, oramai grondava dei liquidi di Sara, loro si sono spostate in parte a me ed ahnno cominciato a toccarsi in maniera più sensuale, avevo la mano di mia madre che mi masturbava lentamente, e mi sembrava strano il vedere quelle nocce, quelle dita , quegli anelli d'argento, che mi avevano accarezzato il viso mille volte ora dimenarsi piano sul mio 'paletto' duro.
Camilla era supina, con le gambe totalmente aperte, Sara di lato la baciava con la lingua, «Leo, vieni dalla mamma.» Le sono andato sopra, «Amore mio, non sono riuscita a resistere, non sei mica arrabbiato vero?» A quel punto, senza rispondere, le ho alzato le gambe e poggiandomele sulle spalle le sono entrato dentro con tutti i miei 20 cm, e lei ha emesso un leggero sussurro di dolore, ma subito dopo mi ha esortato dicendomi: «Sì Leo così, siamo tutte tue, per tutta la notte, che bello sì, spingi forte...» ed ho aumentato il vigore dei colpi, se avessi fatto così con Veronica si sarebbe messa a piangere, ma invece solo stridii di puro godimento uscivano da lei.
Sara e Camilla continuavano a limonare e le dita di Camilla giocavano roteando sul clitoride dell'amica, poi Sara, prendendo un po' di saliva ha iniziato a lubrificarsi il buco del culetto infilandosi il medio dentro. Ero come invasato, posseduto, e battevo contro i fianchi di mia madre con una forza ed un ardore che non pensavo nemmeno di avere, poi un urlo acuto, respiri profondi, mia madre era nell'estasi dell'orgasmo.
Sara mi ha spostato facendomi uscire, ed ha preso il mio posto piegandosi con la testa e leccando la fica pulsante di Camilla, rimanendo con le ginocchia puntate sul materasso, mi ha chiamato a se, ed io ho capito le sue intenzioni, le sono andato dietro e ho infilato il cazzo, completamente bagnato di liquidi femminili, nel culo, che è entrato senza il minimo impedimento. La scena che mi si presentava davanti era paradossale, mia madre a gambe larghe, la sua migliore amica che leccava la sua fica, ed io che sfondavo il didietro a pecorina di Sara. Sono andato avanti un bel po', poi mi sono lasciato andare e sono venuto dentro quel meraviglioso e rotondo culo. La mattina dopo, ci siamo ritrovati mescolati nel lettone, tutti nudi, ma dal momento che ci siamo alzati tutto e tornato ad essere come prima, senza nessun commento, senza nessun imbarazzo per quella strabiliante esperienza. -18 anni si fanno una volta sola, peccato- e questo, tristemente, ho pensato per molto tempo dopo.
Avevo cominciato Lettere all'università, nuove amicizie, nuove ragazze, con Veronica, anche se le volevo bene, il lato erotico latitava, o forse ormai aveva già detto tutto per entrambi, ma anche le scappatelle che avevo con le mie compagne di corso, mi lasciavano l'amaro in bocca, quanto vedi il panorama dalla cima di un monte e difficile accontentarsi di vederlo dal fondovalle.
Poi verso dicembre, Luca nuova fiamma di mia madre, fiamma che però bruciava da un po' di mesi, mi ha parlato di una ex colonia, dove mi sarei divertito, o sarei scappato via terrorizzato: «Quel posto lo conosco perché essendo ginecologo, vado spesso a prendermi cura lì, in senso medico, di chi ne ha bisogno, quando mi chiamano. Ci sono ragazze che non possono andare in una struttura pubblica... capisci cosa intendo... Beh, quello può essere l'inferno, il peggior posto di dannazione e lussuria per alcuni, forse la maggior parte di questo mondo moralista, ma per chi vuole fare nuove ed eccitanti esperienze è di certo il paradiso. Mi sembri un tipo sveglio, se lo dici a tua madre quella mi ammazza, ma tieni un mio biglietto da visita e dì che ti mando io, non avrai problemi, e lì ti spiegheranno tutto. Però deve piacerti tantissimo la carne, capito?» Anche se ci avevo capito poco, l'ho ringraziato e mi sono messo il bigliettino in tasca -carne, certo che mi piace, sarà mica un ristorante?- ma visto che lui mi era simpatico, sarei andato a dare un'occhiata.
Un paio di giorni prima di capodanno Veronica mia ha lasciato, credo avesse scoperto qualche mia nottata in compagnia di qualche universitaria, e ci sono rimasto molto male.
A prescindere dai miei sordidi, ma insignificanti tradimenti, oramai mi ero abituato alla sua presenza nelle mie giornate, ed essere lasciato senza sapere neppure il perché preciso mi ha lasciato basito. «Senti Leo, è da un po' che ci penso, c'è più di una cosa che non va tra noi, non stiamo ad indagare e scaricarci colpe l'un l'altra, cerchiamo di rimanere amici e chiudiamola qui.» Dopo queste le sue parole, si era girata e se ne era andata per la sua strada.
Così la sera dell'ultimo, mi sono preparato un cenone da favola, ho comprato una bottiglia di Bombay, le toniche necessarie per sballarmi di gin tonic sul divano di fronte alla tv.
All'una la porta di casa si è aperta e mia madre, sola, visibilmente ubriaca è entrata, mi ha fatto gli auguri, ed è scappata in bagno in doccia. Aveva litigato con Luca e lo aveva mollato alla festa, secondo lui mi madre stava flirtando un po' troppo con un tipo, e dopo una scenata di gelosia, lei se ne era andata. Quando l'ho vista tornare in salotto con i capelli ancora umidi, ed una vestaglietta nera trasparente ho capito le sue intenzioni. Quella notte ho compreso il perché gli uomini cadevano ai suoi piedi, e se venivano lasciati passavano mesi o anni per dimenticarla; fare sesso con lei ti elevava a mondi superiori, la sua era una dedizione assoluta, non c'era smania o frenesia, ogni cosa veniva gestita ed assaporata, gustandone tempi ed emozioni, e di scalino in scalino ti faceva arrivare al punto massimo, e quando la 'piccola morte' ti prendeva con se non potevi far altro che cadere, volando verso il basso, dove il battito, il respiro e le funzioni mentali si intrecciavano e si districavano nell'estasi più devastante mai provata. Il grigiore e la pioggerella del primo gennaio ci ha trovati nudi intrisi dei nostri odori e deliziosamente appagati per la notte trascorsa.
La sera dell'Epifania gironzolavo senza meta per la città, per puro caso ho incontrato Luca, l'ormai ex di mia madre. Dovevo ancora cenare, e ad un primo sguardo ho notato che era visibilmente distrutto dal fatto che mia madre non volesse più vederlo, ne sentirlo. L'aveva chiamata 143 volte, aveva inviato 231 Sms, e non so l'email, questo era quello che Camilla mi aveva detto prima di uscire, ma lei non aveva mai risposto, ne letto nessun messaggio.
Di sicuro non sarei stato io ad aiutarlo nella sua 'riappacificazione', ma ero pronto ad ascoltare il suo sfogo qualora ne avesse avuto voglia. Siamo andati in un ristorante con cucina toscana e la prima ora, mentre un paio di bottiglie di Chianti scendevano nei nostri stomaci, a spinger giù una succulenta Fiorentina; il suo monologo non aveva cambiato altro soggetto che non mia madre. Quanto lo potevo capire, neppure se lo poteva immaginare, solo al pensiero, non vedevo l'ora di gettarmi nel lettone con lei.
Dall'una di notte della Solennità della Madre di Dio, per il calendario romano, e la Circoncisione di Gesù, per il rito ambrosiano e Messa tridentina: insomma dal primo dell'anno, avevamo sempre dormito insieme, sfamandoci e dissetandoci dei nostri corpi, prosciugando le nostre passioni, e saziando la nostra lussuria in tutti i modi possibili. In una settimana avevo imparato cose sul sesso e sul corpo femminile che avrei potuto fare una tesi di laurea.
Poi dopo il 'confessionale' Luca, avvinazzato e scaricato dal fardello che lo opprimeva, ha cambiato completamente discorso: «Sei stato nell'ex colonia?» «No, ma mi hai incuriosito, è un ristorante?» il suo sguardo vagava spesso su una bella signora, che sebbene avesse il marito davanti, contraccambiava ammiccando; Luca era un bel uomo, e si portava bene i suoi 45 anni. Alla mia domanda si è girato ridendo: «No, beh in un certo senso... ma lì ti mangi le voglie e i desideri più impensabili, vuoi che ci andiamo, stasera che è festa ci sarà un bel movimento, ok?»
Lungo i 15 km per arrivare Luca mi ha spiegato come funzionava: «La struttura si trova desolata vicino ad un laghetto, è stata costruita ai tempi del fascismo, quando Mussolini aveva fatto costruire molte strutture simili da adibire a colonie per ragazzi e adolescenti, che potevano passare parte dell'estate indottrinandosi mentalmente, e trarre anche un beneficio fisico, per lo sport e l'aria pura che di sicuro facevano bene ai ragazzi.
Poi con il tempo molte sono diventate strutture alberghiere, altre abbandonate, questa è stata rilevata da Yukiko, una 55enne giapponese che ne ha fatto un ristorante con cucina, appunto, nipponica e la possibilità di pernottare in una delle loro camere.
Ma questa è la facciata pulita per il mondo esterno, ma in realtà per una piccola parte di quel mondo, lussuriosa e spesso insana a livello di pulsioni sessuali, ne ha fatto una ludoteca del sesso, dove puoi toglierti tutte le tentazioni ed i capricci che tu possa avere.
Vedrai sotto, ti sembrerà di essere a Tokio, o a Kioto: nella parte destra c'è la sala dove si mangia, ma se vai a sinistra c'è un salone dove è carnevale tutte le sere, e lì puoi trovare di tutto: scambisti, gay, lesbo, se non vuoi farti riconoscere ti mettono a disposizione circa 400 dei vestiti di maschere varie o abiti di epoche storiche.
Le ragazze, ed i ragazzi che ci lavorano li riconosci subito perché vestono con sexy divise studentesche giapponesi.» Ha fatto una pausa, e si è acceso una sigaretta: «Ma fin qui è tutto ancora, diciamo 'normale', fino a questo punto scegli cosa fare, con chi, e se l'altro o l'altra ci sta ti fai dare una stanza e... insomma come in una qualsiasi locale di scambisti. Questa è la "SPA della lussuriosa perversione", qui parlando con Yukiko, o con sua figlia Akira, puoi toglierti ogni sfizio, ogni tentazione perversa che la tua immaginazione può fantasticare, e ci sono anche dei pacchetti completi di quattro incontri, che una volta terminati ti cambieranno per sempre il concetto di sesso. Qui puoi tutto quello che vuoi, escluso: violenza, pedofilia e zoofilia, ovviamente pagando, ma con me sei in una botte di ferro, con tutte le volte che visito, medico le ragazze dello staff, sempre da buon Samaritano, sempre gratis, non ci sono problemi, sono la tua Mastercazz...» si è messo a ridere grottescamente ed ha parcheggiato la macchina in una pineta, solo poche luci in lontananza, nel buio della notte della Befana. «Dai scendi che siamo arrivati...»
(continua nella 2a e ultima parte)
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