Ecco come va il mondo
di
Guglielmo Da Baskerville
genere
corna
Giorno libero, mi sveglio, mia moglie Paola è andata a lavoro, mi alzo dal letto, sono le 9.00. Ancora con la mente sbiadita, come una foto fatta in movimento, vado in cucina a farmi il caffè. Mentre aspetto il dolce rumore della moka, e i suo invitante aroma mi affaccio alla finestra. Il candore di stanotte, dato dalle neve che ammantava marciapiedi e strade, ha lasciato solo mucchi grigi e sporchi di un ghiaccio ferrigno. Fuori fa freddo, ma non ho grosse cose da fare, devo solo beccarmi con Roberto, verso mezzogiorno, per parlare di una ricerca che sto facendo per l'università, su un filosofo giapponese Tsuda Itsuo. Lui insegna alla facoltà di Lingue Orientali, e conoscendo bene il mondo nipponico mi da sempre qualche dritta che mi aiuta a sbrigare piccole rogne con traduzioni, spesso approssimative, di alcuni testi. Io sono un ricercatore nella facoltà, appunto, di Filosofia.
Vado a farmi una doccia, mi accorgo che ho ancora l'odore dell'intimità di mia moglie tra i capelli. Stanotte è stata una lunga maratona di sesso frenetico, quasi adolescenziale, presi da un'invasata eccitazione, come da mesi non succedeva. Sfiniti ci siamo addormentati con un senso di completezza e di unione totalizzanti, da quindici anni amo quella donna, e più invecchia più mi sembra affascinante e sentire il suo desiderarmi mi fa ardere di impure e viziose passioni. Una cosa che adoro di lei è che durante la serata o la cena mi fa capire, senza una parola, le sue lussuriose intenzioni. Visto il caldo che regna sovrano in casa, quando siamo soli indossa spesso vestitini corti, ma in quelle sere 'particolari' non mette le mutandine e con eleganza ed una certa nonchalanche: aprendo appena un po' di più le cosce o piegandosi in maniera maliziosa, me lo fa notare. E' il suo segnale, tanto atteso e benvoluto da me.
Ma tornando a quella mattina, verso le 11.00 esco di casa in jeans e adidas, con un cappottino trequarti alla marinara. E' una di quelle giornate che il freddo, l'uggiosità o il grigiore stantio della città non mi pesa, quasi come fosse primavera con -1 di temperatura. Mi sento fin ringiovanito, e mentre per strada cammino, rivedo, con la mente, mia moglie Paola a 90, con quel suo culetto sodo e rotondo che mi chiama a se. Arrivo alla facoltà di Roberto e salgo una piccola scalinata per raggiungere il portone; e lì ci sono quattro o cinque ragazzine che spiluccano i loro panini per il pranzo. Passo in mezzo a loro: «Buon appetito belle fanciulle.» mi esce senza pensare e proseguo oltre. Ringraziano e le sento parlottare: «Scusi prof, volevamo chiederle... se può venire un attimo con noi... dopo le spieghiamo.. dai venga.» due di loro si erano alzate e quella che aveva parlato mi aveva dato la mano. Sul momento non capivo, poi ho pensato che avessero un problema: bullismo, qualcuno che le infastidiva, una di loro che stava male, insomma ho pensato a mille cose in un secondo, e intanto, quasi a monosillabi rispondevo: «Tecnicamente, cioè non sono un prof, per lo meno non...» Mi hanno fatto scendere le scale, entrare in un edificio sempre dell'università, e quella che mi trascinava per mano ha aperto una porta con una targhetta con scritto "PRIVATO". Entrando mi sono accorto di essere nella stanza del bidello, hanno richiuso la porta e quella bionda mi ha abbracciato e mi ha baciato sulle labbra. L'altra, riccia mora, mi ha slacciato i jeans e insieme ai boxer, li ha abbassati fino alle mie ginocchia. Ero stupefatto, paralizzato non riuscivo a connettere nel pensiero e nelle parole. Nella depravata dissolutezza del momento, mentre la mora con la mano mi faceva arretrare il prepuzio e con la lingua calda mi leccava la punta, l'erezione si è fatta massima ed ho iniziato a baciare la bionda con passione. Quando ho sentito che la bocca tra le mie gambe prendeva dentro se il mio cazzo, e si muoveva avanti e indietro, ho avuto uno spasmo ed un brivido di delirante frenesia ed ho tirato la testa verso l'alto. A quel punto anche la biondina si è abbassata ed ha iniziato a giocare con il mio pene. 'Se fanno l'università sono maggiorenni..., cosa merda sto facendo... e Paola, se viene a scoprirlo?' questo veleggiava alto tra i miei pensieri ma erano troppo brave, abbassando lo sguardo ha visto le loro bocche che andavano su e giù sulla lunghezza di tutta l'asta, leccandomi la cappella e baciandosi tra loro. Essendomi saziato abbondantemente di mia moglie la notte prima, facevo fatica a venire e, in realtà, non volevo che il loro capriccio avesse fine, era superlativo. Due ragazzine diciottenni che mi ciucciavano il cazzo con inaudita voglia, ed io a 45 anni, beato come un santo pervertito. Poi quando stavo per venire ho cercato di spostarle, per non sporcarle, ma mi hanno sorriso e hanno preso tutto il mio gelatinoso liquido in gola. Mi hanno ripulito alla perfezione, appena recuperato il respiro, non sapevo cosa dire, neppure cosa aspettarmi, ma la biondina, mi ha preceduto, dicendomi guardandomi fissa negli occhi: «Grazie prof, comunque è ben accessoriato, deve essere contenta sua moglie. Ciao» Mi sono tirato su i jeans e sono uscito da quel palazzo come un ladro. Quando sono arrivato Paolo mi ha chiesto: «Cos'hai che sei così sconvolto, sei venuto di corsa..» «No, no... lascia stare.»
Quando a cena, con i sensi di colpa che mi devastavano più di quello che ha sganciato l'atomica senza saperlo, convinto di dover confessare, come Tommasino Buscetta, quel mezzogiorno di pura trasgressione, ho intravisto i peletti della 'passerina' di Paola, e ho capito cosa mi sarebbe aspettato. Ho fatto: che la bomba diventasse un petardo di capodanno, e che la mia omertà e il mio silenzio sulla questione diventassero totali. E quando vedevo mia moglie con il culetto alto, ed io, con le mani sui suoi fianchi, tamburellavo dentro e fuori di lei, che sospirava e godeva avidamente, ho rivisto quelle delicate labbra succhiarmi felici... Battiato direbbe: "Ecco com'è che va il mondo" e perché dar torto ad un grande cantautore della musica italiana di tutti i tempi. Paolo l'ho visto sempre fuori dalla sua facoltà, in un bar a tre chilometri di distanza. Anche se avrei voluto con tutto me stesso, Paganini non fa il bis, per il rispetto che porto alla donna che amo.
"Errare humanum est, perseverare autem diabolicum".
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