L'evidenziatore giallo fosforescente

di
genere
tradimenti


La luce entra strafottente, sono appena le 9.00 del mattino e quei raggi limpidi e quasi fastidiosi, tanto desiderati e sperati nelle domeniche e nei giorni festivi, solitamente grigi o piovosi; ci vedono inchiodate alle nostre scrivanie, con manoscritti da leggere e aggiustare. Siamo a quattro metri di distanza, le nostre postazioni di lavoro sono una di fronte all'altra, e da qui posso capire se hai dormito bene, coccolata da Morfeo, o se ti sei persa ancora tra le secche braccia di Giulia. Sai bene che quella stronzetta non la sopporto, ti usa, si prende dal tuo corpo quello che dovresti dare solo a me.
Sono più gelosa di lei che del tuo povero marito, che perso nelle sue elucubrazioni mentali non riesce, a quanto mi dici, a donarti neppure un orgasmo. Ovviamente averti sempre con me, è una mera utopia visti: mio marito Valentino, e i miei figli Laura e Paolo. Ma il nostro destino è condividerci nel lavoro come nelle nostre perversioni erotiche, quando possiamo, senza sconvolgimenti alle nostre pacate e ordinarie vite. Anche tu hai Filippo, un piccolo cucciolo d'uomo che ha solo 4 anni, e lo veneri in maniera totale, con tutta te stessa.
Io credo, e forse ne sono certa, di amarti, di adorare quel tuo corpo da dea mediterranea, i tuoi turgidi e grossi seni, e lei la tua, e spesso mia, 'pelosetta'. Ma siamo come i due ladroni sul Golgota, sappiamo quali sono le nostre insane e lussuriose passioni, ma in mezzo a noi c'è quel Cristo che ci ricorda qual'è il posto in cui dobbiamo stare: quello di fedeli mogli, all'apparenza, e di amorevoli madri.
Ti porto uno schifoso caffè delle macchinette, ti saluto, mentre lo poggio sulla tua scrivania cerco di odorarti, e sento, o forse percepisco indispettita, che stanotte c'era Giulia tra le tue gambe. C'è qualcosa che va oltre alla sensualità fruttata e seducente del tuo profumo J'adore, persiste anche un acre e sfuggente sentore di sudore, che tu hai spesso, dopo che le mani o la bocca di qualcuno hanno giocato con la tua 'patatina' a lungo, facendoti godere a dovere. Torno rapida alla mia scrivania e mi sale un senso di odio, una ripugnante sensazione di disprezzo nei tuoi confronti,
Perché oltre a tuo marito, non ti posso bastare io? Anche se è chiara e lampante in me la risposta, te ne faccio una piccola colpa, piccola sì, perché senza saperti, ogni tanto mia, ci soffrirei come un cane abbandonato dai padroni.
Il caldo in ufficio inizia a farsi sentire, ci guardiamo spesso, io cerco i tuoi occhi, spero che tu, percependo il mio dissapore, intuendo che ho capito tutto della tua nottata, mi rabbonisca con un'occhiata, che mi faccia comprendere quanto sono importante per te. Ti slacci un bottoncino della camicetta bianca, e vedo con desiderio, la tua scollatura. So benissimo cosa c'è sotto, ma il fatto di immaginarmelo sempre da scoprire, mi eccita e mi fa venir voglia di te. Mi osservi mentre vado in bagno, sento i tuoi occhi sul mio culetto, che muovo in maniera volutamente volgare per farti sapere che è tutto tuo.
Ho un vestitino azzurro chiaro, estivo di cotone: corto e largo, che nella sua leggera trasparenza fa intravedere il perizomino nero.
Arrivo in bagno, mi siedo e faccio pipì, mi sfilo le mutandine e mi guardo sotto, con la carta igienica mi asciugo, butto la carta, e torno con le dita a toccarmi appena sotto il triangolo di peli morbidi. Al solo pensare che sia la tua mano a farlo, mi bagno, sento un meraviglioso calore salirmi fin sulla schiena, e vedo la tua bocca, ricordo la morbidezza delle tue labbra. Mi desto, quasi una lieve scossa elettrica, devo tornare al mio lavoro, però non mi rimetto l'intimo, lo piego e lo schiaccio nella tasca davanti del vestito.
Ti passo accanto sapendo che tu noterai che quel sottile strato di stoffa non c'è più. Metto le mie mutandine in mezzo ad una agenda a anelli e te la passo, la prendi rapida, mi lanci un'occhiata maliziosa, sfili il mio perizoma e te lo metti per nasconderlo sotto le gambe. Oggi, sarà la primavera o questo inebriane sole di maggio, ma ho troppo bisogno di tuffarmi tra le tue braccia, baciarti ogni lembo di pelle, vedere i brividi volare via veloci dalla tua calda e liscia pelle, sono percorsa da legger fremiti, continuo a lubrificarmi solo al pensarti. Nel nostro ufficio ci sono solo le nostre due scrivanie, il capo nel suo ufficio è al telefono, le veneziane sono su altrimenti verrei a darti un bacio. Mi comporto come una bambina, che vuole recuperare l'affetto della madre dopo una marachella, anche se sei tu ad esserti persa tra i leziosi baci di Giulia. Ma non posso perderti, o essere la tua seconda scelta, io sono tua, solo tua.
Quando mio marito mi scopa, questo è il termine giusto, da consumata attrice di falsi orgasmi, lo faccio sentire uomo e virile, ma nel mio corpo passa tutto come l'acqua tiepida di una doccia. Quando prendo in bocca il suo cazzo: lungo, direi bello, è l'unico momento in cui un po' mi eccito, ma quella voglia nasce dal fatto che la sua erezione, così evidente mi fa sentire desiderata, mi piace vederlo ardere con tanta bramosia ancora il mio corpo , dopo tanti anni di matrimonio. Tutta la passione si stempera, fino a svanire quanto mi monta sopra, il suo volermi dominare, e non si vede rantolante, con la faccia viola, madido di sudore che spinge credendo di farmi provare sensazioni inenarrabili, ed invece simulo falsi orgasmi, che per me, sono solo una parte della recita.
Il capo esce dalla porta a vetri, ci dice qualcosa sulla commissione che deve andare a svolgere, ma quasi non ci faccio caso, oggi mente e corpo sono tue.
Siamo rimaste sole, faccio cadere un forbice per terra, alzi di scatto gli occhi, quasi spaventata dal ferreo rumore, ti guardo e ti indico di osservare sotto la mia scrivania, apro le mie gambe, alzo il vestitino e ti mostro la mia fica, che pulsa, che vorrebbe essere consumata dalle tue coccole.
Tu mi sorridi complice, prendi le mie mutandine e le annusi, passandole tra le labbra, ed io elettrizzata faccio scorrere il dito medio tra le labbra aprendole leggermente. Senza staccare gli occhi da me, ti abbassi, alzi la tua gonna nera, che ti arriva al ginocchio, ti sfili anche tu l'intimo e con aria capricciosa mi fai vedere tra le tue cosce.
Non resisto, in un attimo sono sotto la tua scrivania, so che potrebbe arrivare qualcuno, non dovrei, ma ho fame, ho sete di te. Con le mani, rapida ti apro meglio le gambe, e con la lingua sondo il tuo buchetto caldo, ti lecco il clitoride come so che ti piace, ti infilo due dita dentro e vedo su e giù, tu sospiri, sussulti, ansimi ma mi sposti via, spingendomi le spalle indietro delicatamente. Con forza, io cerco ancora il contatto, prendo più succhi possibili, mi rialzo, mi passo le labbra una sull'altra sulla e torno, quasi triste, alla mia poltrona. I tuoi occhi blu, lucidi e accesi dalla voglia, mi fanno capire che non si può, non lì, non ora.
E hai ragione ma ormai il mio corpo è fuori controllo, mi siedo e ti costringo a guadare, divarico le gambe, prendo un evidenziatore, lo infilo dentro me e con la mano destra lo faccio entrare e uscire, mentre indice e medio della sinistra ruotano, prima forte e poi più piano, sul mio clitoride che spicca turgido tra i peletti, come un piccolo becco di un uccellino. Anche tu, a quattro metri da me, schiacci e giochi con la tua fica, e vorrei poterlo fare io, vorrei farti godere sulla mia bocca, sentire il sapore aromatico dei tuoi liquidi. Continuo e mi piace toccarmi, e tu che mi osservi e lo fai anche tu, mi fa rantolare, sussurrare parole incomprensibili persino per me, e tirando la testa indietro vengo, godo, sobbalzo, il mio corpo è un fascio di nervi tesi, il cuore a mille, il respiro rapido come dopo una corsa. Vorrei urlare, sfogare all'esterno l'estasi che mi esplode dentro. Descrivere quei lampanti flash di luminescenti bagliori di luce che mi acceca a scatti la mente, anche se ho gli occhi chiusi. Poi li riapro, solo vederti mi inonda di piacere, destabilizza i miei pensieri, mi fa diventare perversa, sconsiderata fino al punto che lascerei tutto e tutti per te. Sentiamo da lontano i passi del capo, chiudiamo le gambe, in un attimo cerchiamo di recuperare battito e respiro scossi dal calore di quel desiderio che mi ha accompagnato verso l'estasi, verso l'orgasmo. Asciugo il mio giocattolino giallo fosforescente alla meno peggio, lo appoggi nel portapenne, il boss entra, ci saluta e si avvicina a me. Un tremito mi coglie, che si sia accorto di qualcosa? Non dovrebbero esserci odori strani, quelli li ho in bocca io, dopo che ho ti ho velocemente baciata, rapida comunque mi passo la lingua sulle labbra, abbassando la testa, cosicché lui non mi veda. In piedi mi si affianca, chiedendomi scusa, prende il manoscritto che stavo correggendo, cerca un pagina in particolare, prende
l'evidenziatore, lo stappa e sottolinea una riga che vorrebbe fosse messa più in risalto. Turbata, faccio si con la testa, lui mi guarda fisso, chiude quel pennarello dalla punta larga e spessa, con occhi strani mi osserva, lo rimette giù, si passa la mano sui pantaloni, evidentemente per asciugarsi.. e io dico: «Scusi Antonio, ho inavvertitamente spanto il caffè, e 'quello' giallo si è bagnato, l'ho sciacquato, appiccica ancora? » Lui sorride del mio essere sempre maldestra, si ripassa la mano sui jeans e va verso il suo ufficio. Speriamo che non gli venga voglia di annusarsi la mano...
Colta da una strana vena di pura follia, mi viene in mente quella volta che il capo: uomo di 60 anni, sposato, padre di quattro figli. dopo una cena d'ufficio, preso dai fumi di qualche bibita di troppo, mi si è avvicinato, io ero appartata nel giardino del ristorante che mi fumano una sigaretta, e senza troppi preamboli mi ha tirato fuori il cazzo, dicendomi se lo volevo prendere in bocca. Ovviamente ho detto di no, e lui, rivestendosi subito dopo, tra le lacrime mi ha chiesto mille volte scusa, di perdonarlo: era un periodo difficile con la moglie, con i figli che crescevano troppo rapidamente; e che io ero talmente bella, che avrebbe fatto di tutto per una notte con me.
A pensare adesso a quanto è arrivato vicino alla mia fica, o perlomeno hai suoi oleosi succhi mi fa proprio sorridere. Oggi però sono felice, il libro che sto correggendo mi piace, il sole, il caldo. Questo fine settimana staremo insieme, ci siamo inventate una mostra che dobbiamo assolutamente non perdere, ma la mia opera d'arte sarai tu, per tutta la notte non mi staccherò mai dal tuo corpo, preparati, sono tua.

scritto il
2024-12-01
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