In Viaggio da Mia Madre
di
Chris Rondinelli
genere
trans
Premetto che la storia che vado a raccontarvi e' realmente accaduta, anche se molti anni fa. Non staro' a tirarla per le lunghe, perche' chi ha gia' visionato i miei racconti precedenti, sa chi sono, e le situazioni che ho vissuto nel corso della mia adolescenza. Ma lasciate almeno che mi presenti a chi ancora non mi conosce. Sono una femmina mancata, dovevo nascere donna, e invece la natura ha voluto nascessi maschio con l'aspetto di una femmina. Una specie di beffa del destino se vogliamo.
Mi chiamo Chris, non Christian come molti pensano, errore che in italia si commette spesso, quando si danno dei nomi ai figli. Sono figlio unico, e con mia madre ho sempre avuto un rapporto di complicita' dal momento che a sedici anni, le confessai che mi piacevano gli uomini maturi. Ho persomio padre molti anni fa, e sono cresciuto con mia madre, cercando di nasconderle il piu' possibile la mia situazione, fino a quella mattina d'estate in cui mi rivelai a lei. Mia madre, donna non piu' giovanissima, mi ha avuto in tarda eta'.
Tralasciando tante situazioni in cui mi son trovata, parlando al femminile, passo subito ad esporvi i fatti del racconto che vi voglio confidare. Mia madre viveva in veneto, per ragioni di salute, si era trasferita nel suo paese natale, io sono nata e cresciuta a Milano, e li' ho voluto restare quando lei si trasferi' dai parenti dopo la scomparsa di mio padre. Non avendo ne auto, ne mezzi miei per spostarmi, le mie visite a lei erano assai rade purtroppo, era il telefono ad unirci ancora. Un'estate pero', decisi di andare a trovarla, anche se imbarcarmi in un lungo e sudaticcio viaggio in treno, non mi entusiasmava per niente.
Avevo scelto il periodo migliore, quando tanta gente era gia' partita per le agognate vacanze d'agosto, e avevo scelto di partire la mattina presto, sperando di evitare la folla accalcata nei treni per il weekend. Optai di partire un mercoledi' mattina con il sole gia' alto, e dopo essermi recata in stazione e aver preso il biglietto presi posto sul treno. Il treno, era ancora con le vecchie carrozze a scomparti separati, cosa che purtroppo negli anni a venire, hanno tolto. Cercai di sistemarmi nell'ultimo vagone sperando cosi' di evitare eventuali ospiti indesiderati. Chiusi la porta del mio scomparto, tirai le tendine, e mi appostai vicino al vetro della carrozza accendendo il mio Walkman per godermi il viaggio con della buona musica in cuffia. Avevo uno zainetto nero, dove avevo riposto oltre che le mie cassette immancabili di musica rock, altre cose essenziali, il porttafoglio,i ricambi, il cellulare e altre cosette da viaggio.
Faceva gia' caldo, anche se non il caldo torrido di questi ultimi anni, e mi ero vestita leggera, una t-shirt nera scollacciata con la scritta Anarchy In The UK in rosso davanti, chiaro riferimento ad una famosa canzone del gruppo Punk Sex Pistols, degli shorts in jeans chiari e sgambati, che facevano risaltare le mie gambe e le mie coscie, stivali da cowboy tipo camperos neri, capelli lunghi biondi sciolti, occhiali Rayban da motociclista sul nasino. Non passavo inosservata diciamo. Ero e' rimango bellissima, come ho gia' accennato, sono una femmina mancata, e ho sempre messo in risalto questo aspetto, fregandomene dei giudizi altrui.
Dopo una ventina di minuti, che guardavo la gente affrettarsi su altri binari per prendere altri treni in partenza, e sperare che nessuno sarebbe salito sul mio, vidi la carrozza muoversi lentamente dala banchina della stazione. Ci eravamo finalmente messi in movimento. Gustai il treno uscire dalla stazione di milano centrale lentamente, e prendere velocita' sui binari. Ero pronta a godermi il viaggio fino a Vicenza, dove sarei scesa per cambiare treno e arrivare fino a Jesolo dove stava mia madre. Prevedevo di essere da lei entro il primo pomeriggio.
Ero assorta nei miei pensieri con la musica che mi riempiva le orecchie con le cuffiette, quando la porta del mio scomparto si apri' improvvisamente. Gia' qui' il controllore?mi chiesi stupita, eravamo appena partiti, di solito controllavano i biglietti a meta' viaggio. Le tendine vennero tirate di lato, e con mia sorpresa, non fu il controllore che mi trovai davanti, ma quattro ragazzi neri che mi chiesero in italiano stentato, se fossero liberi i posti a sedere. Dovetti abozzare e far buon viso a cattivo gioco, rispondendo che i posti erano liberi e potevano occuparli. La mia speranza di passare il viaggio da sola, evidentemente era svanita.
Guardai i quattro ragazzotti di colore alti e magri, vestiti sportivamente ma puliti, prendere posto due davanti a me, e altri due accanto. Portavano grandi zaini stracolmi di roba, pensai andassero in campeggio o roba simile. Mi guardarono in modo strano, ma decisi di ignorarli, e tornai a fissare fuori dal finetrone il paesaggio in movimento, sistemandomi i capelli con un gesto della mano. Avevo spento il Walkman, perche' avessero sparlato di me almeno avrei sentito. Ero abbastanza paranoica lo so, ma avendo avuto gia' brutte esperienze con tipi del genere in passato, non volevo accadesse qualcosa alla mia roba. Presi lo zainetto, e lo misi dall'altro lato destro in sicurezza. Avessero tentato di rubarmi qualcosa, almeno mi sarei difesa. Ero minuta ma avevo una buona dose di aggressivita' se mi avessero attaccata, sapevo come difendermi.
Il viaggio prosegui' senza problemi, e i quattro ragazzi scherzavano e parlavano ad alta voce nella loro lingua che non capivo. Li osservavo da dietro le lenti scure degli occhiali da sole, non parevano brutta gente, anzi, ad istinto sembravano bravi ragazzi forse un po' troppo caciaroni come si dice. Facevano troppo casino ma sembravano innoffensivi. Verso la meta' del viaggio, il sole che filtrava dalla grande finestra nello scomparto, e la presenza dei ragazzi di colore accanto a me, iniziarono a stuzzicare la mia voglia da troia. Mi ero ripromessa di non fare danni e di comportarmi bene almeno per il viaggio, ma una puttana resta una puttana, e non riesci a farle smettere di fare porcate, sopratutto se stimolata a dovere.
Cercai un sistema per stuzzicare i ragazzi, che adesso erano piu' tranquilli, avevano smesso da qualche minuto di far casino e sul vagone, era calato il silenzio, rotto soltanto dallo sferragliare del treno sui binari. Mi scostai i capelli dal visetto, e cercai di togliermi con aria distratta la t-shirt, sbuffai come se avessi caldo, in effetti nonostante l'aria condizionata in funzione, la temperatura con il passare delle ore, si stava facendo sempre piu' alta. Rimasi con il reggiseno del bikini nero che avevo sotto. Nonostante non abbia mai avuto seno, avevo indossato un bikini. I quattro si fecero subito attenti, mentre riponevo la maglietta nello zainetto.
Aspettai una reazione dei quattro che non ci fu, rimasero a fissarmi muti senza muoversi ne dire nulla. Mi scostai nuovamente i lunghissimi capelli dal visetto con ancora indosso gli occhiali da sole, e tentai un'altra mossa, sperando questa volta di provocare in loro almeno una reazione. Piano piano, slacciai la cintura degli shorts, sbottonai e feci scivolare giu' dalle gambe i pantaloncini, restando con l'altra parte di sotto del costume. mi si vedeva il bozzo del pisello gia' duro che cercai di nascondere accavallando le gambe, e riponendo gli shorts nello zainetto. Finalmente la reazione che aspettavo arrivo' da quello che mi era seduto accanto. Mentre mi scostavo i capelli dal visetto, la mano del ragazzo, sfioro' la mia coscia.Feci finta di nulla e lo lasciai fare, mentre ora la sua mano saliva dal ginocchio fino ad arrivarmi sulla coscia e vicino al mio pisello.
Gli altri tre osservavano senza dire una sola parola, e quando la mano nera del ragazzo stavolta decisa, e non piu' leggera, afferro' gli slip estraendo il mio cazzo duro e iniziando a segarmi lentamente, iniziai a gemere. Fu allora che gli altri tre si alzarono per avvicinarsi a me, estraendo i loro cazzi neri lunghi e duri mettendomeli davanti al viso. Non so dove li avessero nascosti, ma erano lunghi e belli grossi. Ne presi due in pugno con le mani e senza pensarci troppo, meli portai alla bocca succhiandoli e trattandoli con amore. Uno dei quattro si apposto' fuori dallo scomparto come una sentinella richiudendo la porta e tirando le tendine. Mentre gli altri tre adesso senza piu' problemi, mi erano addosso accarezzandomi da pertutto e facendomi succhiare i loro bei cazzi seduta sul mio posto in bikini al sole del mattino che filtrava dal vetro dello scompartimento.
Uno dei tre, mi prese per un braccio tirandomi su, si sedette lui al mio posto, ecerco' di tirarmi su di lui facendomi sedere sul suo cazzo duro e bello dritto. Opposi un po' di resistenza, volevo almeno usassero i preservativi che avevo nello zainetto, ma quello sembrava volermi cosi' al naturale e subito. Vedendo che non mollava, ho desistito, mi sono abbandonata alla sua forza e sono finita dritta seduta su quel palo nero che mi si e' infilato senza problemi dentro. Non ho sentito che un leggerissimo dolore, mentre il nero me lo spingeva sempre piu' dentro sollevando il bacino e spingendomi in basso dalle spalle. Mi entro' per meta' e poi tutto. Non ho urlato ma poco ci mancava. Gli occhiali da sole, sono finiti sul pavimento dello scomparto, raccolti da uno dei due in piedi che se li mise, mentre io venivo adesso obbligata a saltellare sul cazzo di quello seduto sotto di me.
Era meraviglioso, gli davo le spalle, lui mi teneva per i fianchi, aiutandomi a saltellare sul suo cazzo enorme che mi aveva ormai aperto il culetto a dovere, intanto i due in piedi davanti a me, mi tenevano i loro cazzi in bocca da succhiare avidamente. Mi chiesi che sarebbe successo se fosse entrato all'improvviso un controllore, beccandoci cosi'. Ma c'era il quarto ragazzo appostato sulla porta a fare di guardia, e se ci fosse stato problema, credo ci avrebbe avvertiti. Me la godevo come la vaccona che ero, e ansimavo forte mentre il treno correva veloce sui binari oscillando ogni tanto. Mi chiesi cosa avrebbe detto mia madre se avesse saputo quello che stavo facendo in quell'istante.
Feci cenno al ragazzo che si era messo i miei occhiali, di passarmi lo zainetto, presi il cellulare, ma quello me lo strappo' di mano quasi subito, dicendo nel suo italiano ostentato, che non volevano fare ne foto ne video. Cercai con il cazzo dell'amico in gola di fargli capire che volevo solo telefonare, e nient'altro. Mi lascio' il cellulare con diffidenza, cercai come potevo di comporre il numero di mia mamma, e continuare a godere nello stesso tempo. Era una cosa quasi impossibile, ma ci riuscii. Aspettai i soliti squilli, uno, due,tre,quattro, cinque, al sesto squillo mamma rispose per fortuna.
Pronto... fece mia madre, "Ciao ma' sono io, ti sto chiamando dal treno..." le dissi cercando di tenere un tono di conversazione normale quanto mi era possibile. "Dove sei?" mi chiese mamma, le risposi che mancava poco arrivassi a Vicenza, poi avrei preso l'autobus per Jesolo. Sarei arrivata entro mezzogiorno o piu' tardi. Mi era quasi impossibile tenere una coversazione decente con il cazzo del nero che mi entrava e usciva dal culo e io che saltellavo con in bocca a tratti gli altri due cazzi dei neri in piedi. "Cos'hai che stai mangiando?" chiese a quel punto mia madre, le dissi che... beh... Cercai di tenere nascosta la cosa piu' a lungo possibile, ma poi non ce la feci piu' e vuotai il sacco tutto d'un fiato. mentre avevo il cazzo in bocca e saltellavo, cercai di spiegarle, che avevo fatto conoscenza con quattro ragazzi di colore e...
Non so se mia madre riusci' a capire cosa dicessi in quel momento, parlare con un cazzo in bocca e un'altro che ti sfonda il culo non e' cosa facile, ma credo avesse capito, visto che ad un tratto si fece silenziosa. Cercai di ripeterle che stavo godendo come una troia con loro, ma dall'altra parte solo silenzio. Temetti fosse caduta la linea, ma guardando il cellulare, la chiamata era ancora attiva. Cercai di capire se ci fosse ancora e la chiamai "Ma... sei ancora li?" ad un tratto il buio calo' sul vagone, eravamo entrati in una galleria. Alluscita la chiamata fu interrotta purtroppo, cercai di richiamarla, ma il ragazzo con addosso i miei occhiali mi tolse il telefono e lo mise nello zainetto. Quello sotto di me, mi fece alzare bruscamente dalle sue gambe, lasciando il posto a quello con addosso i miei occhiali da sole.
Fui trascinata sul suo cazzo, e anche lui mi entro' dentro facendomi riprendere a saltellare. Godevo come una cagna in calore, con i lunghi capelli sul visetto da bimba che avevo, mentre gli altri due in piedi ancora a farmi succhiare i loro cazzi. Erano molto resistenti, sembravano non venire mai, mentre io mi ero gia' sporcata di sperma gli slip del costume almeno tre volte. Fecero il giro tutti e tre nel mio culo ormai bello aperto, l'unico che mancava all'appello, era quello a fare la guardia fuori la porta. Ad un certo punto uno dei tre lo chiamo'. Dato era l'ultimo vagone, e di gente al momento li a parte noi, non ce n'era, il ragazzo entro' insieme agli altri per prendersi anche lui la sua parte, si mise sotto di me, e mi fece salire nuovamente sul suo cazzo dopo i tre suoi amici.
Il culetto iniziava a farmi male e bruciarmi, ma resistevo e godevo con loro, segando i tre in piedi e succhiandoli uno alla volta. Non c'era piu nessuno a fare la guardia alla porta dello scomparto adesso. Iniziai a sentire degli spruzzi caldi riempirmi la pancia, quello sotto stava venendo dentro di me, mi scarico' dentro una marea di sperma caldo che ho sentito tutto quanto. Anche i tre in piedi iniziarono a spruzzarmi sul viso sui capelli e in bocca che tenevo aperta apposta. Quello sotto mi fece alzare da lui senza tanti complimentie in modo abbastanza brusco, il suo cazzo mi si sfilo' dal culo bruciandomi come il fuoco, mentre la sua sperma mi inizio' a gocciolare sulle gambe a rivoli fino a terra. Il treno stava rallentando, segno che si stava avvicinando alla stazione, edovevano scendere. A me mancava ancora una fermata all'arrivo a Vicenza invece. I quattro in tutta fretta si ricomposero, presero i bagagli spalancarono la porta dello scomparto, e uscirono. Lasciandomi li cosi',piena di sperma gocciolante in bikini.
Rimasi imbambolata a fissarli scendere dal vetro dello scompartimento, mentre altra gente saliva, mi destai, non potevo rischiare che qualcuno salendo mi trovasse in quello stato. Presi lo zainetto e corsi verso la porta senza perdere un minuto di piu. La sfortuna volle che davanti alla porta spalancata dello scomparto con ancora le tendine tirate, si presento' il controllore. Sbiancai in volto, cercando di coprirmi le parti intime con lo zainetto. L'uomo mi chiese che era successo, e perche' ero in quello stato. Avevo ancora i capelli e il viso pieno di liquido bianco che cercai di tamponare con un fazzoletto di carta. L'uomo disse che avrebbe dovuto per regolamento, avvertire le forze dell'ordine. Lo pregai di non farlo, gli mostrai il regolare biglietto, e dissi che sarei scesa di li a poco.
L'uomo sulle prime fece resistenza, poi vedendomi cosi', cerco' di comprendere la situazione, mi fece un cazziatone come fosse stato mio padre, vista le'ta', poteva benissimo esserlo. Assicuratosi che stessi bene, mi permise di filare dino al bagno attiguo allo scomparto, dove mi chiusi a chiave dentro, tirando un sospiro di sollievo, mentre il treno si era gia' rimesso in movimento, cercai di lavarmi e pulirmi meglio che potei. Squillo' nel frattempo il cellulare, era mia madre. Risposi e dovetti subirmi, un'altro cazziatone pure da lei, che avendo interrotto la chiamata precedente, ma avendo capito cosa stessi combinando, me le disse di santa ragione. Lasciata sfogare mamma, ripresi a parlarle come se nulla fosse accaduto, raccontandole com'era stato bello farmi riempire da quei ragazzoni di colore, e per tranquillizzarla, le dissi che avevano usato il preservativo, ovviamente non era vero. Le dissi che ero quasi a Vicenza, e le promisi che avrei fatto la brava fino all'arrivo da lei, intanto mi masturbavo ancora e sbrodolai sulla seggiola del cesso del treno. Cercai di pulirmi velocemente dopo aver salutato mia madre, raccolsi i lunghissimi capelli a coda, rimisi gli shorts e la t-short, e finalmente uscii dal bagno appena in tempo per scendere alla mia fermata. Fu un viaggio molto movimentato quella mattina, presi la coincidenza per Jesolo, e arrivai da mia madre come previsto, nel primo pomeriggio. Stanca distrutta ma felice di quell'incontro in treno che mi aveva cambiato la giornata. chrisbabyface@libero.it
Mi chiamo Chris, non Christian come molti pensano, errore che in italia si commette spesso, quando si danno dei nomi ai figli. Sono figlio unico, e con mia madre ho sempre avuto un rapporto di complicita' dal momento che a sedici anni, le confessai che mi piacevano gli uomini maturi. Ho persomio padre molti anni fa, e sono cresciuto con mia madre, cercando di nasconderle il piu' possibile la mia situazione, fino a quella mattina d'estate in cui mi rivelai a lei. Mia madre, donna non piu' giovanissima, mi ha avuto in tarda eta'.
Tralasciando tante situazioni in cui mi son trovata, parlando al femminile, passo subito ad esporvi i fatti del racconto che vi voglio confidare. Mia madre viveva in veneto, per ragioni di salute, si era trasferita nel suo paese natale, io sono nata e cresciuta a Milano, e li' ho voluto restare quando lei si trasferi' dai parenti dopo la scomparsa di mio padre. Non avendo ne auto, ne mezzi miei per spostarmi, le mie visite a lei erano assai rade purtroppo, era il telefono ad unirci ancora. Un'estate pero', decisi di andare a trovarla, anche se imbarcarmi in un lungo e sudaticcio viaggio in treno, non mi entusiasmava per niente.
Avevo scelto il periodo migliore, quando tanta gente era gia' partita per le agognate vacanze d'agosto, e avevo scelto di partire la mattina presto, sperando di evitare la folla accalcata nei treni per il weekend. Optai di partire un mercoledi' mattina con il sole gia' alto, e dopo essermi recata in stazione e aver preso il biglietto presi posto sul treno. Il treno, era ancora con le vecchie carrozze a scomparti separati, cosa che purtroppo negli anni a venire, hanno tolto. Cercai di sistemarmi nell'ultimo vagone sperando cosi' di evitare eventuali ospiti indesiderati. Chiusi la porta del mio scomparto, tirai le tendine, e mi appostai vicino al vetro della carrozza accendendo il mio Walkman per godermi il viaggio con della buona musica in cuffia. Avevo uno zainetto nero, dove avevo riposto oltre che le mie cassette immancabili di musica rock, altre cose essenziali, il porttafoglio,i ricambi, il cellulare e altre cosette da viaggio.
Faceva gia' caldo, anche se non il caldo torrido di questi ultimi anni, e mi ero vestita leggera, una t-shirt nera scollacciata con la scritta Anarchy In The UK in rosso davanti, chiaro riferimento ad una famosa canzone del gruppo Punk Sex Pistols, degli shorts in jeans chiari e sgambati, che facevano risaltare le mie gambe e le mie coscie, stivali da cowboy tipo camperos neri, capelli lunghi biondi sciolti, occhiali Rayban da motociclista sul nasino. Non passavo inosservata diciamo. Ero e' rimango bellissima, come ho gia' accennato, sono una femmina mancata, e ho sempre messo in risalto questo aspetto, fregandomene dei giudizi altrui.
Dopo una ventina di minuti, che guardavo la gente affrettarsi su altri binari per prendere altri treni in partenza, e sperare che nessuno sarebbe salito sul mio, vidi la carrozza muoversi lentamente dala banchina della stazione. Ci eravamo finalmente messi in movimento. Gustai il treno uscire dalla stazione di milano centrale lentamente, e prendere velocita' sui binari. Ero pronta a godermi il viaggio fino a Vicenza, dove sarei scesa per cambiare treno e arrivare fino a Jesolo dove stava mia madre. Prevedevo di essere da lei entro il primo pomeriggio.
Ero assorta nei miei pensieri con la musica che mi riempiva le orecchie con le cuffiette, quando la porta del mio scomparto si apri' improvvisamente. Gia' qui' il controllore?mi chiesi stupita, eravamo appena partiti, di solito controllavano i biglietti a meta' viaggio. Le tendine vennero tirate di lato, e con mia sorpresa, non fu il controllore che mi trovai davanti, ma quattro ragazzi neri che mi chiesero in italiano stentato, se fossero liberi i posti a sedere. Dovetti abozzare e far buon viso a cattivo gioco, rispondendo che i posti erano liberi e potevano occuparli. La mia speranza di passare il viaggio da sola, evidentemente era svanita.
Guardai i quattro ragazzotti di colore alti e magri, vestiti sportivamente ma puliti, prendere posto due davanti a me, e altri due accanto. Portavano grandi zaini stracolmi di roba, pensai andassero in campeggio o roba simile. Mi guardarono in modo strano, ma decisi di ignorarli, e tornai a fissare fuori dal finetrone il paesaggio in movimento, sistemandomi i capelli con un gesto della mano. Avevo spento il Walkman, perche' avessero sparlato di me almeno avrei sentito. Ero abbastanza paranoica lo so, ma avendo avuto gia' brutte esperienze con tipi del genere in passato, non volevo accadesse qualcosa alla mia roba. Presi lo zainetto, e lo misi dall'altro lato destro in sicurezza. Avessero tentato di rubarmi qualcosa, almeno mi sarei difesa. Ero minuta ma avevo una buona dose di aggressivita' se mi avessero attaccata, sapevo come difendermi.
Il viaggio prosegui' senza problemi, e i quattro ragazzi scherzavano e parlavano ad alta voce nella loro lingua che non capivo. Li osservavo da dietro le lenti scure degli occhiali da sole, non parevano brutta gente, anzi, ad istinto sembravano bravi ragazzi forse un po' troppo caciaroni come si dice. Facevano troppo casino ma sembravano innoffensivi. Verso la meta' del viaggio, il sole che filtrava dalla grande finestra nello scomparto, e la presenza dei ragazzi di colore accanto a me, iniziarono a stuzzicare la mia voglia da troia. Mi ero ripromessa di non fare danni e di comportarmi bene almeno per il viaggio, ma una puttana resta una puttana, e non riesci a farle smettere di fare porcate, sopratutto se stimolata a dovere.
Cercai un sistema per stuzzicare i ragazzi, che adesso erano piu' tranquilli, avevano smesso da qualche minuto di far casino e sul vagone, era calato il silenzio, rotto soltanto dallo sferragliare del treno sui binari. Mi scostai i capelli dal visetto, e cercai di togliermi con aria distratta la t-shirt, sbuffai come se avessi caldo, in effetti nonostante l'aria condizionata in funzione, la temperatura con il passare delle ore, si stava facendo sempre piu' alta. Rimasi con il reggiseno del bikini nero che avevo sotto. Nonostante non abbia mai avuto seno, avevo indossato un bikini. I quattro si fecero subito attenti, mentre riponevo la maglietta nello zainetto.
Aspettai una reazione dei quattro che non ci fu, rimasero a fissarmi muti senza muoversi ne dire nulla. Mi scostai nuovamente i lunghissimi capelli dal visetto con ancora indosso gli occhiali da sole, e tentai un'altra mossa, sperando questa volta di provocare in loro almeno una reazione. Piano piano, slacciai la cintura degli shorts, sbottonai e feci scivolare giu' dalle gambe i pantaloncini, restando con l'altra parte di sotto del costume. mi si vedeva il bozzo del pisello gia' duro che cercai di nascondere accavallando le gambe, e riponendo gli shorts nello zainetto. Finalmente la reazione che aspettavo arrivo' da quello che mi era seduto accanto. Mentre mi scostavo i capelli dal visetto, la mano del ragazzo, sfioro' la mia coscia.Feci finta di nulla e lo lasciai fare, mentre ora la sua mano saliva dal ginocchio fino ad arrivarmi sulla coscia e vicino al mio pisello.
Gli altri tre osservavano senza dire una sola parola, e quando la mano nera del ragazzo stavolta decisa, e non piu' leggera, afferro' gli slip estraendo il mio cazzo duro e iniziando a segarmi lentamente, iniziai a gemere. Fu allora che gli altri tre si alzarono per avvicinarsi a me, estraendo i loro cazzi neri lunghi e duri mettendomeli davanti al viso. Non so dove li avessero nascosti, ma erano lunghi e belli grossi. Ne presi due in pugno con le mani e senza pensarci troppo, meli portai alla bocca succhiandoli e trattandoli con amore. Uno dei quattro si apposto' fuori dallo scomparto come una sentinella richiudendo la porta e tirando le tendine. Mentre gli altri tre adesso senza piu' problemi, mi erano addosso accarezzandomi da pertutto e facendomi succhiare i loro bei cazzi seduta sul mio posto in bikini al sole del mattino che filtrava dal vetro dello scompartimento.
Uno dei tre, mi prese per un braccio tirandomi su, si sedette lui al mio posto, ecerco' di tirarmi su di lui facendomi sedere sul suo cazzo duro e bello dritto. Opposi un po' di resistenza, volevo almeno usassero i preservativi che avevo nello zainetto, ma quello sembrava volermi cosi' al naturale e subito. Vedendo che non mollava, ho desistito, mi sono abbandonata alla sua forza e sono finita dritta seduta su quel palo nero che mi si e' infilato senza problemi dentro. Non ho sentito che un leggerissimo dolore, mentre il nero me lo spingeva sempre piu' dentro sollevando il bacino e spingendomi in basso dalle spalle. Mi entro' per meta' e poi tutto. Non ho urlato ma poco ci mancava. Gli occhiali da sole, sono finiti sul pavimento dello scomparto, raccolti da uno dei due in piedi che se li mise, mentre io venivo adesso obbligata a saltellare sul cazzo di quello seduto sotto di me.
Era meraviglioso, gli davo le spalle, lui mi teneva per i fianchi, aiutandomi a saltellare sul suo cazzo enorme che mi aveva ormai aperto il culetto a dovere, intanto i due in piedi davanti a me, mi tenevano i loro cazzi in bocca da succhiare avidamente. Mi chiesi che sarebbe successo se fosse entrato all'improvviso un controllore, beccandoci cosi'. Ma c'era il quarto ragazzo appostato sulla porta a fare di guardia, e se ci fosse stato problema, credo ci avrebbe avvertiti. Me la godevo come la vaccona che ero, e ansimavo forte mentre il treno correva veloce sui binari oscillando ogni tanto. Mi chiesi cosa avrebbe detto mia madre se avesse saputo quello che stavo facendo in quell'istante.
Feci cenno al ragazzo che si era messo i miei occhiali, di passarmi lo zainetto, presi il cellulare, ma quello me lo strappo' di mano quasi subito, dicendo nel suo italiano ostentato, che non volevano fare ne foto ne video. Cercai con il cazzo dell'amico in gola di fargli capire che volevo solo telefonare, e nient'altro. Mi lascio' il cellulare con diffidenza, cercai come potevo di comporre il numero di mia mamma, e continuare a godere nello stesso tempo. Era una cosa quasi impossibile, ma ci riuscii. Aspettai i soliti squilli, uno, due,tre,quattro, cinque, al sesto squillo mamma rispose per fortuna.
Pronto... fece mia madre, "Ciao ma' sono io, ti sto chiamando dal treno..." le dissi cercando di tenere un tono di conversazione normale quanto mi era possibile. "Dove sei?" mi chiese mamma, le risposi che mancava poco arrivassi a Vicenza, poi avrei preso l'autobus per Jesolo. Sarei arrivata entro mezzogiorno o piu' tardi. Mi era quasi impossibile tenere una coversazione decente con il cazzo del nero che mi entrava e usciva dal culo e io che saltellavo con in bocca a tratti gli altri due cazzi dei neri in piedi. "Cos'hai che stai mangiando?" chiese a quel punto mia madre, le dissi che... beh... Cercai di tenere nascosta la cosa piu' a lungo possibile, ma poi non ce la feci piu' e vuotai il sacco tutto d'un fiato. mentre avevo il cazzo in bocca e saltellavo, cercai di spiegarle, che avevo fatto conoscenza con quattro ragazzi di colore e...
Non so se mia madre riusci' a capire cosa dicessi in quel momento, parlare con un cazzo in bocca e un'altro che ti sfonda il culo non e' cosa facile, ma credo avesse capito, visto che ad un tratto si fece silenziosa. Cercai di ripeterle che stavo godendo come una troia con loro, ma dall'altra parte solo silenzio. Temetti fosse caduta la linea, ma guardando il cellulare, la chiamata era ancora attiva. Cercai di capire se ci fosse ancora e la chiamai "Ma... sei ancora li?" ad un tratto il buio calo' sul vagone, eravamo entrati in una galleria. Alluscita la chiamata fu interrotta purtroppo, cercai di richiamarla, ma il ragazzo con addosso i miei occhiali mi tolse il telefono e lo mise nello zainetto. Quello sotto di me, mi fece alzare bruscamente dalle sue gambe, lasciando il posto a quello con addosso i miei occhiali da sole.
Fui trascinata sul suo cazzo, e anche lui mi entro' dentro facendomi riprendere a saltellare. Godevo come una cagna in calore, con i lunghi capelli sul visetto da bimba che avevo, mentre gli altri due in piedi ancora a farmi succhiare i loro cazzi. Erano molto resistenti, sembravano non venire mai, mentre io mi ero gia' sporcata di sperma gli slip del costume almeno tre volte. Fecero il giro tutti e tre nel mio culo ormai bello aperto, l'unico che mancava all'appello, era quello a fare la guardia fuori la porta. Ad un certo punto uno dei tre lo chiamo'. Dato era l'ultimo vagone, e di gente al momento li a parte noi, non ce n'era, il ragazzo entro' insieme agli altri per prendersi anche lui la sua parte, si mise sotto di me, e mi fece salire nuovamente sul suo cazzo dopo i tre suoi amici.
Il culetto iniziava a farmi male e bruciarmi, ma resistevo e godevo con loro, segando i tre in piedi e succhiandoli uno alla volta. Non c'era piu nessuno a fare la guardia alla porta dello scomparto adesso. Iniziai a sentire degli spruzzi caldi riempirmi la pancia, quello sotto stava venendo dentro di me, mi scarico' dentro una marea di sperma caldo che ho sentito tutto quanto. Anche i tre in piedi iniziarono a spruzzarmi sul viso sui capelli e in bocca che tenevo aperta apposta. Quello sotto mi fece alzare da lui senza tanti complimentie in modo abbastanza brusco, il suo cazzo mi si sfilo' dal culo bruciandomi come il fuoco, mentre la sua sperma mi inizio' a gocciolare sulle gambe a rivoli fino a terra. Il treno stava rallentando, segno che si stava avvicinando alla stazione, edovevano scendere. A me mancava ancora una fermata all'arrivo a Vicenza invece. I quattro in tutta fretta si ricomposero, presero i bagagli spalancarono la porta dello scomparto, e uscirono. Lasciandomi li cosi',piena di sperma gocciolante in bikini.
Rimasi imbambolata a fissarli scendere dal vetro dello scompartimento, mentre altra gente saliva, mi destai, non potevo rischiare che qualcuno salendo mi trovasse in quello stato. Presi lo zainetto e corsi verso la porta senza perdere un minuto di piu. La sfortuna volle che davanti alla porta spalancata dello scomparto con ancora le tendine tirate, si presento' il controllore. Sbiancai in volto, cercando di coprirmi le parti intime con lo zainetto. L'uomo mi chiese che era successo, e perche' ero in quello stato. Avevo ancora i capelli e il viso pieno di liquido bianco che cercai di tamponare con un fazzoletto di carta. L'uomo disse che avrebbe dovuto per regolamento, avvertire le forze dell'ordine. Lo pregai di non farlo, gli mostrai il regolare biglietto, e dissi che sarei scesa di li a poco.
L'uomo sulle prime fece resistenza, poi vedendomi cosi', cerco' di comprendere la situazione, mi fece un cazziatone come fosse stato mio padre, vista le'ta', poteva benissimo esserlo. Assicuratosi che stessi bene, mi permise di filare dino al bagno attiguo allo scomparto, dove mi chiusi a chiave dentro, tirando un sospiro di sollievo, mentre il treno si era gia' rimesso in movimento, cercai di lavarmi e pulirmi meglio che potei. Squillo' nel frattempo il cellulare, era mia madre. Risposi e dovetti subirmi, un'altro cazziatone pure da lei, che avendo interrotto la chiamata precedente, ma avendo capito cosa stessi combinando, me le disse di santa ragione. Lasciata sfogare mamma, ripresi a parlarle come se nulla fosse accaduto, raccontandole com'era stato bello farmi riempire da quei ragazzoni di colore, e per tranquillizzarla, le dissi che avevano usato il preservativo, ovviamente non era vero. Le dissi che ero quasi a Vicenza, e le promisi che avrei fatto la brava fino all'arrivo da lei, intanto mi masturbavo ancora e sbrodolai sulla seggiola del cesso del treno. Cercai di pulirmi velocemente dopo aver salutato mia madre, raccolsi i lunghissimi capelli a coda, rimisi gli shorts e la t-short, e finalmente uscii dal bagno appena in tempo per scendere alla mia fermata. Fu un viaggio molto movimentato quella mattina, presi la coincidenza per Jesolo, e arrivai da mia madre come previsto, nel primo pomeriggio. Stanca distrutta ma felice di quell'incontro in treno che mi aveva cambiato la giornata. chrisbabyface@libero.it
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