Le donne farebbero follie pur di finire a volto scoperto in un film porno – La Magistrata

di
genere
orge

Monica A. lavorava da 6 mesi al Tribunale di X e arrivava dalle nebbie delle montagne piemontesi. All’inizio era una persona molto timida, ma in realtà nascondeva bene la sua natura autentica di donna: essere una gran troia da competizione. Ogni giorno arrivava in ufficio agghindata con microgonne anche a gennaio, camicetta di jeans un po’ sbottonata per far intravvedere le bocce, tacchi alti e trucco molto pesante. Gli uomini, sia i colleghi Magistrati che il personale del Tribunale fantasticavano di scoparsela in ogni posizione. Non sapevano che Monica pensava lo stesso di loro. Quando un uomo entrava nel suo campo visivo gli si avvicinava a pochi centimetri con qualche scusa banale e poi gli fissava la patta dei pantaloni succhiandosi un dito. Con il primo collega dovette farsi avanti lei per non lasciarsi scappare un maschio.
“Ehi Silvio, come va? A casa ti aspetta la tua mogliettina?” Silvio aveva annuito un po’ intimorito da quello sguardo indagatore.
“E senti – gli sussurrò la giovane e porca collega – Li fa bene i pompini? Te lo ciuccia come si deve ad un uomo?”.
“N-n-non so…”
“Come NON SO? Non mi dire che non ti ha mai spompinato!”.
“Beh…certo, i primi tempi…”
“Ho capito. Un’altra cretina che smette di fare la troia con il suo uomo per mettergli le corna”.
Monica invitò il collega ad un aperitivo suggerendogli di far credere alla moglie che c’era una riunione importante in Tribunale. Andarono a mangiare in un locale molto intimo di Trastevere. A tavola lei fece finire quasi subito il discorso sul sesso spinto.
Rivelò al collega che conosceva un fotografo e che avrebbe fatto volentieri un set di foto porno con l’uomo. Egli sul momento si schernì ma lei per convincerlo scivolò sotto il tavolo, gli aprì i pantaloni ed estratto con mosse da vera puttana il cazzo ancora mezzo moscio lo segò dicendogli porcate e poi gli sparò un pompino da gran premio ingoiando tutta la mazza fino ai coglioni che strinse per sentire quanto erano pieni.
“Ammazza Silvio, hai un litro di sborra da svuotare qui. Dai quando vieni sparami una bella sborrata in faccia. Mi raccomando voglio andare in giro con la faccia gocciolante di sperma”. E riprese a sbocchinare il collega con la foga di una ittopriva. Lui iniziò a gemere alchè lei lo pregò di venirle in viso. E lui eiaculò ben cinque fiotti di abbondante sperma che le finirono tra i capelli, sulla fronte, sul naso e in un occhio. Contenta si alzò e andarono a pagare alla cassa con lei conciata in quel modo. Il padrone non le risparmiò una bella battuta. “Complimenti signorina, lei è proprio una voliera in cerca di uccelli!”. “Sì, la mia missione come donna è farmi chiavare da tutti!”. Monica A. tra gli amici e le amiche era proprio soprannominata la Voliera per questa sua costanza nel farsi chiavare in ogni buco da più piselli possibile. La Magistrata telefonò all’amico fotografo che le diede appuntamento per la sera seguente nel suo studio. “Sai – disse Monica al collega congedandosi – Questo di domani con te sarà il mio ventesimo set porno! Mi sono anche fatta trombare da sette nigeriani e da quattro svizzeri nostri colleghi. Ovviamente cominciamo noi due poi il fotografo mi fotte sempre anche lui!”. Ormai completamente soggiogato, Silvio la sera dopo passò a prendere Monica e andarono diretti allo studio fotografico. Lungo la strada lei si infilò un enorme vibratore in figa masturbandosi e dicendo sconcezze. “Ah non ne posso più di questa plastica, voglio sentimi farcita di cazzo umano!”. Il fotografo era un 25enne alto e prestante. Fece qualche foto da vestiti, poi diede a lui una mascherina perché non potesse essere riconosciuto e fece togliere maglia, camicetta e reggiseno a lei.
“Brava Monica, dai toccati le pere e guardami come se volessi farti scopare”. Lei giocò un po’ con le proprie tettone e poi Silvio si spogliò e restarono entrambi nudi e abbracciati. “Okay ora facciamo le vere riprese video. Come ti chiami tu?”
“Silvio”.
“Perfetto Silvio, come in ogni pornazzo che si rispetti tu non potrai essere mai riconosciuto mentre Monica sarà ripresa a volto scoperto e anche in primo piano”.
Monica sorrise contenta prendendo in mano l’uccello già duro del compagno di giochi. “Segalo e digli un po’ di porcate dai Monica. Fai uscire fuori la troia che è in te!”. La Magistrata iniziò a segare la minchia dicendo “Dai bel maschione fammi assaggiare il tuo membro lungo e duro. Dammelo in bocca, nella passera e nel culetto!”. La scena successiva Monica era inginocchiata con una mano ad impugnare il cazzo del partner e la testa che faceva su e giù nel più classico dei pompini. Essendo una zoccola consumata, la giovane donna alternava leccate all’asta, solletico con la lingua alla cappella già rossa e gonfia e gola profondissima con anche succhiate di palle. “Dai Sergio tocca a te. Scatenati che questa è la tua troia. Dille un sacco di porcate offensive che le piace.” L’uomo, ormai completamente soggiogato, cominciò a dire cose oscene alla collega. “Sììì dai boccuccia d’oro, impegnati con il mio uccello che ti piace. Sei una sucaminchie professionista. Tu la darai a tutti in Tribunale, vero puttanella?”. Lei non rispose perché aveva la bocca piena di cazzo caldo e pulsante. Quando lui dette segnale di venire il fotografo si avvicinò e raccomandò: “Punta il cazzo alla fronte così la sborrata la prende bene in piena faccia. E tu Monica digli che vuoi farti venire su quel bel visino da vacca da monta!”.
“Sì dai vienimi sulla faccia, voglio che mi copri di sborra!”. Il collega eiaculò abbondantemente con un grugnito di piacere.
“Okay ora Monica se vuoi puoi farti la solita passeggiata. Appena Sergio è di nuovo pronto arrivi e giriamo la trombata”. Senza farselo ripetere la Magistrata si infilò la maglia senza reggipoppe e uscì dallo studio fotografico in mezzo al traffico dell’ora di punta coperta di sperma. Tutti gli uomini che la videro non mancarono di farle apprezzamenti da muratori arrapati. “Mamma che zoccola da competizione! Lo hai ciucciato bene al fidanzatino? Ne vuoi tre insieme in quella boccuccia da puttanella?”. Monica sorrise e si tolse la maglia mostrandosi a tutti con le tette al vento. Dopo un quarto d’ora il fotografo la avvisò che Sergio era di nuovo pronto.
Monica rientrò subito nello studio. La grande TV da muro era accesa su un pornazzo in Full Hd con una serie di zoccole impegnate in una gangbang. Sia il fotografo che il collega Sergio guardavano la scena con i cazzi rizzati in mano. “Basta guardare ragazzacci! Qui si gira il porno, non si guarda!”. In un istante la donna fu nuda come mamma l’aveva fatta. Il fotografo aveva piazzato una telecamera intelligente puntata sulla scena e si avvicinò con il suo pisello al visino di Monica. Il collega fece lo stesso e poi entrambi strofinarono le nerchie sul suo viso. “Ah sì dai sono una donna quindi sono qui per servirvi come umile schiava del Dio Pene!”. “Dai troia adora il Dio Pene spompinandoci tutti e due. La Magistrata alternò sapientemente una ciucciata di qua e una segata di là e poi viceversa per accontentare bene entrambe le fave. “Guarda la telecamera e sorridi.”. La donna sorrise felice salutando con la manina. “Dì a tutti gli spettatori chi sei e che lavoro fai. Anche l’età e la città ovviamente”. “Okay, ciao bei maschioni che guardate mi chiamo Monica Maltese, ho 38 anni il prossimo 7 settembre, sono una Magistrata presso il Tribunale di X e adoro prendere cazzi! Se volete chiavarmi anche voi scrivete al numero Whatsapp che vedete ora sotto.” I due uomini fecero una doppia penetrazione alla Magistrata con il collega in figa e il fotografo ben piantato a fondo nel culo. Entrambi la pistonarono senza pietà per quasi venti minuti dicendole oscenità terribili. “Voi donne siete state create solo per pigliare tanti cazzi! Quando sarai vecchia avrai preso almeno 5000 uccelli diversi di tutti i paesi del mondo. Ti piacerebbe essere fottuta da 50 uomini insieme? Dai zoccola fatti aprire bene sto culo che si è un po’ chiuso”. Entrambi le sfondarono il culetto ripetutamente finchè non fu irritato come quello di una zoccola da marciapiede. “Dicci Monica la Magistrata Superporca, domani li prendi 200 cazzi insieme? Dai mi raccomando portaci tutte le tue colleghe che sono solo puttane.”. Dopo aver loro svuotato perbene i coglioni la donna chiese di essere accompagnata a battere il marciapiede sulla statale. Si mise con le cioccie di fuori e senza le mutandine, quindi con la topina al vento. Quella notte rimediò 20 cazzi di cui due di malviventi che aveva scarcerato dopo essersi fatta chiavare da loro e dai loro amici. Riaccompagnandola a casa all’alba il fotografo e il collega Silvio pretesero di incularla con entrambi i cazzi nel buco posteriore lì davanti a tutti sul marciapiede. Una vicina di casa uscì, la guardò e commentò “Ciao Monica lascia qualche pisello anche a me!”. “Ma certo Nadia, quando vuoi vieni e facciamo un pornazzo tu, io e molti maschi cazzuti!”. “Ma chi ci batte a noi? Anzi chi ci sbatte?”.
“Almeno 100 nerchie!”. La vicina si spogliò e si mise carponi di fianco all’amica prendendo entrambi i cazzoni nel culetto e urlando cose tipo “Fateci il culo! Dai bastardi trattateci da mignotte!”. L’indomani la vicina fece un pornazzo gangbang con la Magistrata e i militari della Caserma del quartiere che le ficcarono tutto il giorno in una girandola impazzita di uccelli nelle bocche, nelle passere e nei sederini.

scritto il
2025-02-12
1 . 5 K
visite
1 1
voti
valutazione
4.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.