Storia di una troia - Primo episodio - L'Incontro

di
genere
confessioni

Perchè scrivo questa confessione?
Forse per prendere finalmente coscienza di me stessa, di ciò che sono.
Per accettarmi , per potermi continuare a guardare allo specchio nella convinzione di essere diventata me stessa, senza pregiudizi nè tabù.
Semplicemente ciò che sento di essere.
Tra me e mio marito c'è una considerevole differenza di età: diciamo che potrei tranquillamente essere sua figlia.
Moglie di uno stimato docente universitario, stimata a mia volta, vivo la mia vita tranquilla, agiata e noiosa nel riflesso di una luce che non mi appartiene.


E così, quando andai a vedere quella mostra fotografica, quelle foto arditamente erotiche, in precario ed esaltante equilibrio tra arte e porno, incontrai me stessa, sconosciuta, e venni attratta irresistibilmente.
Avrei voluto essere io l'oggetto di quei ritratti, avrei voluto eccitarmi di fronte alla macchina fotografica, allo sguardo del fotografo.
Doveva succedere.
Ci incontrammo per caso.
Ci guardammo.
Sapete di quelle alchimie che in modo oscuro e magico prendono vita autonoma e iniziano a ribollire, senza che vi sia possibilità di opporsi alla loro forza trascinante.
"Sarebbe un ottimo soggetto da fotografare lei, così semplicemente elegante e attraente."
Rifiutai lusingata, ma il tarlo del demone tentatore si era già insinuato in me.
"Se ci ripensa, questo è il mio biglietto da visita."

Girai e rigirai quel biglietto tra le dita per due giorni di seguito.
Avrei dovuto strapparlo, senza guardarmi indietro.
Avrei dovuto...e invece chiamai, ovviamente.
Il demone che era già in me vinse agevolmente.
Compresi subito che, davanti a quell'obiettivo e davanti agli occhi del fotografo e del suo giovanissimo assistente, la stimata Manuela, moglie dello stimato Professore era morta per sempre.
Al suo posto la nuova Manuela, desiderosa, esibizionista, audace, bramosa di calde novità, con le quali mi sarei di certo scottata, lo sapevo, ma era quello che volevo.
In fondo, era quello che avevo sempre voluto.

Obbedivo senza alcuna esitazione ai suoi ordini.
Nuda, senza ritegno, perfettamente depilata, come mi voleva.
In tutte le pose.
Le più oscene, le più volgari, e le più dolci e raffinate.
Ero allungata su un divano, le gambe aperte, la fica spalancata e in bella vista, lo sguardo perduto.
Lui si ferma un attimo e sorridendo mi dice: "Guardalo poverino - indicando il ragazzino che gli faceva da assistente - lo stai facendo esplodere in silenzio... "
Senza dire una parola mi avvicinai al suo assistente e mi inginocchiai davanti a lui.
Sapevo cosa voleva da me il fotografo e io volevo accontentarlo.

Gli sbottonai i jeans e misi in bocca il suo uccello già duro e gocciolante.
Il tempo di due sole leccate e mi esplose in bocca, tremolando di piacere.
Sentii il fiotto caldo e vellutato del suo sperma che mi riempiva la bocca.
Ingoiai tutto, mentre alcuni rivoli di sborra fuoriuscivano dalla mia bocca e scendevano velocemente: li ripresi con le dita e me li misi in bocca, ingoiando con piacere.
Continuai a leccare l'uccello del ragazzo fin quando anche l'ultimo fiotto di sperma fu nella mia bocca.

Nel frattempo il fotografo prese a scoparmi da dietro.
Ero già umida fradicia e il suo membro penetrò agilmente nella mia fica.
Iniziò a spingere, a dare colpi con forza, afferrandomi per i capelli.
Mi sentivo terribilmente troia, libera e felice.
Vivevo una trance erotica mai assaporata prima eppure sempre sognata, in silenzio, nell'oscurità dei miei più intimi e osceni desideri.


Nel mentre il fotografo cambiava obiettivo, concentrandosi sul culo, il cazzo del giovane divenne nuovamente duro e voglioso.
Il fotografo mi aveva leccato il culo per bene, facendo penetrare la lingua in profondità, ed io, in preda all'estasi, ripresi con vigore a succhiare l'uccello del giovane.
E così, mentre il fotografo spingeva il suo membro gonfio nel mio culo e dava colpi sempre più forti per entrare in profondità, io con insaziabile voracità mi accanivo sul cazzo del giovane facendolo arrivare fino alla gola.
Questione di un paio di minuti, e sentii il fiotto caldo del fotografo che invadeva il mio culo.

In contemporanea la mia bocca venne nuovamente invasa dallo sperma vellutato e acre del giovane.
Ingoiai tutto con deliziata furia, mentre il fotografo depositava gli ultimi schizzi della sua sborra sul mio culo.
Quindi, dopo aver ingoiato l'ultima goccia della sborra del giovane, mi girai di scatto e presi a leccare, con un lussurioso piacere fino ad allora sconosciuto, la verga bagnata del fotografo, deliziandomi la bocca con ciò che ancora restava della sua sborra delicatamente amarognola.
E così il cerchio si chiuse e, nella visione eraclitea della mia vita, la fine della vecchia Manuela segnò la nascita della nuova.
scritto il
2025-02-28
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