Le feste a casa di Alda

di
genere
saffico

"Buttata giù di getto, nemmeno io so bene cosa ho scritto, Uscio ovviamente esiste dalla cartina ho preso il nome del paese più simpatico che ho trovato.
Certo potevo scrivere CHIAVAri e (AR)rapallo ma erano troppo scontati!

Arriviamo io e Giovanna la mattina del 24 alla stazione di Genova Brignole, fa freddo e nonostante i cappotti l'umidità marina ci pervade, inoltre pioviggina, insomma un bel saluto dalla città; ma non facciamo nemmeno in tempo a girarci su noi stesse che ci arriva addosso un uragano fatto di sorrisi e calore, arrivi tu.

Ci saluti allegra, sei la simpatia fatta persona, non ti fermi un attimo e anzi ci sproni: "forza muovetevi che ci parte la coincidenza per Uscio, ci aspettano!".

Noi ti seguiamo, non abbiamo bagaglio se non una semplice borsa con le poche cose che ci hai detto di portarci dietro, "giusto qualcosa per la pulizia personale non vi serve altro", eppure facciamo fatica a seguirti, tu corri allegra, ogni tanto ti giri e ci sorridi e noi dietro, poi finalmente, arriviamo al nostro treno e saliamo in una specie di tradotta militare per fortuna con poca gente a bordo.

Anche se è Natale chi doveva partire lo ha già fatto e chi resta a casa non va a Uscio, il vagone è quasi vuoto e noi ci sistemiamo sui divanetti di fondo vicino alla porta della carrozza, ridiamo allegre siamo in piena mentalità festaiola e finalmente ci sorridiamo lun l'altra compiaciute, tu ci parli del tuo lavoro e noi del nostro, ma sono discorsi di comodo, rompo io gli indugi chiedendoti dove hai comprato lo splendido vestito che indossi, tu fai tanto d'occhi e insieme ci mettiamo a ridere come ragazzine.

In effetti io e Giovanna anche se siamo 'comode, da viaggio' ci siamo comunque messe in tiro per le feste ma tu con la tua tuta da ginnastica stile bancarella cinese al mercato sembri del tutto fuori luogo, ma no, tu non sei mai fuori luogo, tu fai sentire noi esagerate e ovviamente, dato che passeremo queste feste tra di noi penso che hai fatto benissimo, in fondo chi se ne frega dei vestiti, tra noi l'importante è stare insieme e ridere.


E dato che ci sono mi metto comoda visto che davanti a me non c'è seduto nessuno, tiro su le gambe e mi stiro, la gonna ricade indietro ma io non mi scompongo anzi allargo un po' le cosce, poi mi lascio cadere all'angolo del sedile tra lo schienale e il finestrino e mi abbandono un po' stanca sorridendo sorniona, ovviamente tu non perdi tempo e con gesto plateale ti pieghi a guardarmi tra le gambe, gambe che io prontamente allargo ancora, tanto per rendere ancora più plateale il tuo gesto.


Ovviamente tu non ti stupisci affatto di trovarmi senza mutandine ma fai lo stesso la faccia stupita e io rido; Giovanna sta al gioco e subito si china a guardare facendo anche lei la faccia stupita.


A questo punto tu tiri giù la lampo della tuta facendoci vedere che non porti reggiseno cosa che a dire il vero si era già capita visto come premevano la stoffa i capezzoli, ma bisogna stare al gioco e quindi... Oooh!


Rimane Giovanna che porta i leggings e che ovviamente al momento non può togliere e poi io so che sotto ha uno splendido perizoma nero, ma non ha il reggiseno questo lo so e quindi si alza il maglioncino scoprendo un seno, caldo, tondo e invitante, ti vedo perdere un colpo, vedo il tuo sguardo avido e lascivo, le tue labbra vorrebbero impadronirsi del capezzolo per succhiarlo ma ti trattieni e passi ripetutamente la mano tra i tuoi seni toccandoti, poi infili decisa la mano sotto la tuta e attraverso la stoffa vedo le tue dita arpionare un capezzolo, io mi mordo un labbro cadendo in un oblio melenso di voglie, sospiro forte dal naso e vorrei toccarmi anch'io ma mi ricompongo all'istante vedendo arrivare il capotreno.


Fortunatamente Giovanna aveva già lasciato ricadere il maglione da tempo ma non tu, tu non hai chiuso la giacca della tuta anzi con indifferenza ostenti il tuo corpo, sicché le falde della tuta nascondono sì le tue nudità ma la lampo è ben scesa sotto il seno, anzi è quasi all'altezza dell'ombelico ma te ne freghi, anzi, ti chini per prendere il tuo biglietto ostentano indifferenza all'occhio avido del bigliettaio.


Io guardo la scena e mi riprende la stessa languidezza di prima, lascio fare a Giovanna che tiene i biglietti e li porge al tipo, io lo guardo come da dietro ad un vetro, lui invece ben conscio del tuo seno non si perde un solo movimento e con lentezza esasperante fora la carta, poi ci restituisce i biglietti e poi non sapendo in quale altro modo indugiare ci dice che manca ancora un'ora alla stazione di Uscio.


A questo punto tu con fare stizzoso tiri su la lampo e lui finalmente capisce che deve andare a fare il suo lavoro altrove e noi prima sorridiamo e infine ridiamo dell'accaduto; l'ora passa tra innocenti giochi e malizie tutte femminili oltre a risate da sguaiati scaricatori di porto, insomma quando arriviamo a destinazione siamo eccitate più che mai, io potrei dire che colo dalla figa per quanto sono su di giri, tu hai di nuovo slacciata la tuta ma ora nell'aria gelida la richiudi nel mugugno di disaprovazione mio e di Giovanna, insomma c'è proprio un'aria goliardica.


Ci incamminiamo verso la tua casa, ci dici che è vicina al paese e che sta tra la stazione e quest'ultimo, noi ti seguiamo, prese per mano come scolarette seguiamo il tuo culo ondeggiante, ovviamente te ne approfitti e cominci ad ancheggiare esageratamente, noi ridiamo, però ci piace.


Qualche sporadica auto che passa per la statale ci suona il clacson e niente più, Giovanna dice che potremmo metterti in vendita, dopotutto guadagneremmo pure qualche cosa, io dico che hai un culo da monumento ai caduti di tutte le guerre a letto e ridiamo su alla battuta scema; poi allungo una mano e ti tiro giù la tuta, tu sei divertita e per nulla offesa, sotto non hai slip e quindi ostenti il tuo culo nudo al lato della strada che in quel momento è deserta, fai qualche passo e poi ti giri tirandoti su la tuta e ci chiedi se lo spettacolo è piaciuto, io e Giovanna ci guardiamo e poi ti diciamo che sì insomma, forse potevi fare di più per il biglietto che abbiamo pagato e ci ridiamo su tutte e tre.


Dopo dieci minuti finalmente arriviamo ad una stradina che partendo dalla statale si inerpica per il bosco, tu svolti lì e dici che siamo praticamente arrivate, facciamo cento metri si e no e girata una curva ti vediamo sfilarti la giacca della tuta poi ti giri a busto nudo e sorridendo ci dici, "benvenute a casa mia".


A dire il vero io non vedo case ma so che è spersa nel bosco, tu contini a camminare e sgambettando un po' ti sfili anche i pantaloni della tuta restando completamente nuda, giochi facendo qualche passo di danza e noi ridiamo ma in realtà siamo solo eccitate dalla vista di questa dea dei boschi; hai lanciato all'aria i tuoi vestiti, poi raccogli la giacca e frughi nelle tasche, ne estrai una chiave e la ributti tra i cespugli, noi ridiamo ma non capiamo se sei drogata a cosa poi all'improvviso comprendiamo, tra i cespugli dove hai lanciato i vestiti si scorge un alto cancello seminascosto tra la vegetazione, siamo arrivate a casa, la tua casa, il tuo buen retiro.


Tu apri il cancello ma non entri, ti giri e ci guardi severa, noi ci ammutoliamo e ti guardiamo interregandoci su cosa dobbiamo fare, tu ridi e ci dici ridendo: "ragazze da qui in avanti niente vestiti, voi ridete ma non avete capito che vi dovete spogliare? Nude! Vi voglio nude cazzo!"

E' un attimo, io mi giro e tiro giù i leggings a Giovanna, poi mi slaccio la gonna che cade a terra, sono i camicia maglione e calze e inizio a togliermi il maglione mentre in un lampo Giovanna è già nuda, io finisco di spogliarmi li in strada, poi raccogliamo i nostri indumenti e li infiliamo nel sacco della spazzatura che ci porgi; io sento la nuda terra sotto i piedi e mi lascio pervadere da un senso di libertà e con questa sensazione che entro nel paese delle meraviglie.

Il giardino è pieno di erbacce oramai secche dato il tempo, rimangono solo le alte siepi di bosso, biancospino e chissà cos'altro assolutamente mal tenute ma che celano perfettamente la vista verso ogni dove del tuo reame, in fondo la casa, a due piani, una porta, due finestre ai lati al primo e al secondo piano, al centro un piccolo terrazzo sopra la porta d'ingresso a formare una piccola veranda, decente non grandissima e nemmeno piccola, la vernice sui muri un po' scrostata, avrebbe bisogno di una riverniciata, ma è in sintonia col giardino.

Tu ci fai entrare, dentro è pulita, fredda, ho la pelle d'oca già da un po', diciamolo pure certe cazzate si fanno d'estate, d'inverno ci si prende la polmonite a stare nude all'aperto anche se ci si fa prendere dalla goliardia e dalla voglia, però la casa è bella e nel salone c'è anche un camino, ti chini su di esso e inizi a trafficare con la legna già ben impilata, un attimo e le fiamme dardeggiano il loro rosso bagliore, io guardo la tua schiena e le tue natiche, rese sporgenti dalla tua posizione, ma fa freddo e così io e Giovanna ci avviciniamo più che altro per sperare in un tepore che però ancora stenta ad arrivare.

Giovanna pensa che in fondo anche scarpe potevamo tenerle ma tu dinieghi dicendo che le regole son regole e si rispettano, nude significa nude, eppoi tra poco farà caldo, ora accendo il riscaldamento generale e ti avvii verso un termostato. Subito sento partire una caldaia, è nel seminterrato ma nel silenzio ho sentito la vampa del gas accendersi e poi il rumore delle pompe, questo sì che mi scalda!

Bene dico, e ora che facciamo? Ovvio giochiamo a carte fai tu, io e Giovanna ti guardiamo stupita ma tu no tiri fuori davvero un mazzo di carte da tavola e dici: "chi alza la carta più alta fa una penitenza e quella più bassa comanda", un gioco stupido ma mi rendo subito conto che non è il gioco ad essere importante, quanto la cattiveria delle penitenze e infatti io perdo e Giovanna vince!

"Bene ora la penitenza" fa Giovanna, "dai inizia a versarci qualche cosa da bere per scldarci mentre camino e riscaldamento fanno effetto", "tutto qui?" dico io, "ovvio no, lo devi fare camminando come un cagnolino, a quattro zampe!". Cazzo faccio a portare le cose senza mani non lo so ma sento che se non lo faccio sono guai, quindi mi metto giù e vado verso una credenza sperando di trovarvi ciò che cerco.

Ovviamente mi guardano il culo le due bagasce e se la ridono felici, a me piace che mi si guardi e quindi anche se mi fanno male le ginocchia e il pavimento è freddissimo indugio volentieri nella posizione facendogli vedere oltre al culo anche la figa e intanto che sono arrivata alla credenza armeggio con la bocca per aprirla ma le ante sono chiuse a chiave, così sono costretta a sedermi e ad armeggiare con le mani. La apro e dentro ci sono dei bicchieri, ne prendo uno e me lo metto in bocca, mi giro e torno indietro, insomma faccio tre volte questo giro e le ginocchia intanto mi fanno malissimo.

Ogni volta che mi giro per tornare indietro vi vedo abbracciate sul divano, vi toccate i seni, vi baciate e quasi vene fregate di me che fatico avanti indietro; a questo punto mi alzo in piedi e vado a cercare una bottiglia di qualche cosae trovo solo acqua, poi mi ricordo, cazzo tu sei astemia!

Torno indietro, voi siete avvinghiate e vi baciate come liceali in calore, io mi accuccio fra le vostre gambe e inizio a leccarvi, cazzo la vostra pelle è ancora gelata ma io insisto vi voglio su di giri, ora me la dovete pagare e voglio farvi godere.

Continuo a leccare te e a titillare con le dita la figa di Giovanna, vi sento aprire, vi sento farvi umide, non se per causa del riscaldamento o dell'eccitazione, forse di tutte e due ma ora sento caldo e percepisco anche la vostra pelle più calda.

Cambio posizione, ora sono tra le cosce di Giovanna e gioco con le dita sulla tua figa, già bagnata dalla mia lingua e dalle tue secrezioni, lecco intanto e succhio il clitoride che scappuccio con colpi di lingua mentre con l'altra mano sto sondando le profondità della tua figa.

Quindi scambio le vostre fighe ancora per un po' alternandovi per rendervi sempre più umide, sempre più eccitate, anche se ci state dando dentro con le vostre bocche e le vostre lingue, vi vedo e mi eccito pure io, vorrei toccarmi e darmi soddisfazione ma no, voglio infilare tutte e due le mie mani nelle vostre fgihe.

E infatti quando vi reputo ben fradice e disposte ad accogliere le mie mani inizio a spingere dentro le mie mani strette a cuneo; ruoto e spingo e intanto ci sputo su, voi vi contorcete spingendo i bacini, puntando i piedi e gridandomi le peggiori nefandezze, ma tanto sapete quanto io ami il turpiloquio quindi ci date dentro e anch'io spingendomi dentro di voi.

Piano piano le mie mani entrano in voi, entrano nelle vostre vagine caldi, bollenti, e umide, le ruoto mentre sono dentro al caldo dei vostri corpi e intanto la mia bocca vomita su di noi le peggiori oscenità che mi vengono in mente e anche voi fate lo stesso, gridiamo contorcendoci, voi nello spasimo del godimento e io con voi maledicendomi per non aver preso i dildo e perché ora vorrei due xazzi, uno per la figa e una per il culo.

Vi guardo, avete le facce stravolte, mi piacete e anche io non vorrei essere da meno ma non posso certo interrompere ciò che sto facendo alle vostre fighe, quindi accellero i movimenti perché so che prima finirò, prima verrete e prima vi dedicherete a me con la stessa passione che io ci sto mettendo con voi.

E infatti venite urlando, le vostre uretere zampillano piscia che ricade su di me, io annuso l'aria famelica, voglio sesso, piano mi sfilo da voi e lasciva mi lecco le mani ricadendo all'indietro a allargando le mie cosce, sapete che ho due buchi? E se questa è la prima ora di vacanza il resto come sarà?



Mmmmmm, ma questa è Lucrezia..
scritto il
2015-07-29
6 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Le vacanze in Croazia

racconto sucessivo

La pompinara
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.