Amore, Soldi e Puttane

di
genere
etero

Mi chiamo Giorgio Riccio, detto anche dagli amici "L'impalatore". Perché mi chiamano così? Non credo bisogni lavorare troppo di fantasia per arrivarci. Sono un puttaniere, un infimo puttaniere, una di quelle persone che appena ha soldi da parte li spende tra alcool e bordelli. Io però, ho fin troppi soldi da parte.
Possiedo 3 ristoranti, 2 a Napoli ed uno a Roma, e sono fottutamente ricco. Tutti questi soldi sono spesi quotidianamente in droga, alcool e sesso. Mi considero un pò il Jordan Belford dei ristoratori. Tutte le sere con Gianni, il mio socio in affari, organizziamo feste, feste a cui sono invitate le più belle ed eleganti puttana...ehm...dame di Roma.
Ognuna delle sere, finisco nel cesso, con la mutanda di una minorenne, o quello che cazzo è, intorno al collo. Tutte le ragazze che vengono con me escono più bianche di prima, con le pacche rosse e il buco del culo dilatato.
Nonostante questo però, sono un uomo rispettato, osservo sempre tutte le norme del buon costume. Le persone non immaginano neanche che persona volgare e meschina sono.
Premesso tutto questo, voglio raccontarvi di una volta, non una volta come le altre, una volta dopo la quale non ci furono altre volte.

Nel mio appartamento, un appartamento grande, con un ancora più grande terrazzo, un infinità di uomini e donne ballavano, scopavano e bevevano come non ci fosse domani. Io sono solito restare un pò in dispare, ad osservare le ragazze e decidere quale portarmi in camera da letto. Nessuna poteva rifiutarmi, io ero il re della festa, l'uomo che ogni donna vorrebbe avere dentro di se.
Quella sera, ero in dispare come al solito, quando una ragazza si avvicinò. Era una bionda, quel biondo chiaro, platino, che quasi sembra bianco. Iniziò a fissarmi negli occhi. Io, con il mio solito fare indifferente la guardavo, lei mi guardava e sorrideva. Aveva quel sorriso sporco, malizioso, quel tipo di sorriso che piace a gli uomini, quel tipo di sorriso che sembra dire " cosa aspetti? A pecora sono ancora più bella "
La mia preda di quella sera era decisa. Le diedi a parlare, le offrii un drink, le solite cose che si fanno per far vedere che non sei interessato solo al sesso. Sono cose che un galantuomo come me fa, anche se, le donne sanno bene che non mi frega un cazzo di tutto quello che hanno da dire. Ho sempre considerato ragazze "geniali" solo le ragazze che sanno scopare, il resto, quello intelligenti, quelle sensibili, sono ragazze senza doti.
Mi disse il nome ma ovviamente non me lo ricordo, perché mai dovrei?
Dopo aver chiacchierato un poco, la porto nella mia stanza. Quella era una che sicuramente non si può definire "ragazza impacciata", manco il tempo di entrare e già era nuda. Sembrava un angelo, alta, circa 1,85 cm, quella chioma di capelli platino, quegli occhi azzurri chiari, ma non come i soliti occhi azzurri, era chiari come i diamanti. Aveva due seni sodi, credo una terza, un culo di marmo ed una figa che...una figa che...oddio che figa.
Aveva i peli alla brasiliana, una striscetta di peli, anche essi color platino. Quando ti trovi davanti ad una cosi...una bellezza cosi luminosa, capisci di essere arrivato ad El Dorado.
Mi avvicinai con la testa alla sua figa, ero pronto per leccarla, per farla diventare un tutt'uno con le mie labbra, ma lei...lei mi respinse. Mi guardò negli occhi, con un sorriso differente questa volta, quel tipo di sorriso che sembra volerti dire " mi vorresti eh?! Mi desideri! Ma non mi avrai mai! ". Rimasi immobile, guardandola rivestirsi ed andarsene in un baleno. Ero solo nella stanza, avvertivo qualcosa, qualcosa che non avevo mai avvertito prima, era forse amore? "No" pensai " l'amore non esiste, è una stronzata inventata dai cattolici per costringerci a procreare ". Così pensi che l'unico modo che avevo per stare meglio fosse quello di uscire in terrazza, trovare una ragazza, una ragazza qualunque, e scoparla a sangue.
Cosi feci, uscii in terrazza, mi avvicinai ad una brunetta, una bella ragazza, occhi a mandorla castani e senza neanche offrirle niente, me la portai nella stanza. Le strappai letteralmente i vestiti di dosso, la piegai contro la parete della stanza, cacciai fuori il cazzo e dimenticandomi di mettere il preservativo, iniziai a fotterla con violenza. Lei urlava, urlava, la facevo male, mi diceva < piano, mi fai male >, non mi fregava un cazzo di quella donna, volevo solo fotterla, era uno sfogo, era un istinto animalesco, dovevo scaricare tutto quel mio malumore da qualche parte. Inutile dire che dopo poco le sborrai dentro, ma non mi fermai. La trascinai dal muro al letto, mi stesi con il cazzo sopra il suo volto, ed inizia a scoparla in bocca. Ero come indemoniato, la scopavo cosi veloce, cosi forte e cosi in profondità, che quella poverina quasi non respirava. Quando finii era tutta rossa in volto, respirava a fatica che sembrava quasi un asmatica. Aveva lividi sul culo e su tutte le parti del corpo. Lei seduta sul letto, con lo sperma sul volto mi guardava, come chiedendosi "perché ti sei comportato così? Perché umiliarmi in quel modo? ", io non sapevo cosa dire, ma più la guardavo, più mi facevo schifo. Non era da me, iniziai a lacrimare e caddi in ginocchio davanti ai suoi piedi. Piangevo e chiedevo perdono, imploravo il suo perdono, anche se sapevo di non meritarlo.
Lei mi guardò, mi prese il volto tra le mani e mi baciò. L'avevo scopata, avevo ficcato il cazzo in ogni parte del suo corpo, ma quel bacio...quel bacio fu più intenso di qualunque altra cosa avessi mai fatto.

Quella ragazza, in seguito, diventò mia moglie. Smisi di fare feste, smisi di farmi e di desiderare altre donne. Quell'angelo biondo mi insegnò cos'è l'amore e mi salvò la vita.
scritto il
2017-01-29
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