Pasifae la regina di Cnosso
di
beast
genere
zoofilia
Pasifae
tutto ebbe origine dalla stupidità umana
Minosse il famose re di Creta non ostante la solenne promessa fatta al dio del mare,
rifiutò di sacrificare il suo bellissimo e bianco toro a Poseidone.
Il dio, offeso e incredulo si vendicò facendo in modo che Pasifae, la bella e giovane moglie del re si innamorasse perdutamente del toro che lo stolto umano si era rifiutato di sacrificargli.
Così la giovane regina, follemente innamorata dell'animale, passava tutte le sue giornate e le sue notti nella stalla reale, guardando con occhi languidi e colmi d'amore e di lussuria l'enorme toro del re.
Dalle sue ancelle personali, si faceva portare ampolle di unguenti e oli profumati e con questi cospargeva il corpo della bestia in
e quando la voglia diventava incontenibile, incurante degli sguardi e delle parole di scherno degli stallieri e delle sue ancelle, le sue carezze non si limitavano al dorso muscoloso, al ventre prominente o alle cosce potenti, ma si spingevano fino al ciuffo di peli che coronava il pene dell'animale, e da lì risalivano lungo il sesso arrivando fino allo scroto che conteneva gli enormi testicoli.
Colma di eccitazione li prendeva nelle piccole mani e li soppesava, li palpeggiava e li accarezzava languidamente mentre la lingua le saettava eccitata tra le labbra.
l'enorme animale, si era ormai abituato alla sua presenza, e non tardò ad apprezzarne le attenzioni della donna,
le sue languide carezze lo facevano eccitare sempre di più.
quando la sentiva arrivare da lontano, ben prima che la Regina si affacciasse al suo box, i suoi zoccoli raspavano impazienti il terreno, scosse nervose correvano sotto la superficie della pelle dei suoi fianchi, il battito del suo potente cuore accelerava e il suo respiro si faceva più sincopato e possente.
Bastava che lei gli si accostasse e gli parlasse dolcemente, sussurrandogli oscene promesse alle orecchie, mentre con le piccole mani lo accarezzava languidamente lungo i muscolosi fianchi, che lui mandava grandi sbuffi di fiato umido dalle narici, e la saliva e la bava che cominciavano a colargli dalla bocca erano chiare dimostrazioni che le lascive attenzioni della regina, lo eccitavano assai...
Lei lo accarezzava a lungo, senza dare segno di stancarsi, seguendo con le dita sottili le forme della possente muscolatura o percorrendo le grosse vene in rilievo che correvano sotto la sua pelle, lui fremente di desiderio rabbrividiva scrollando la pelliccia come se delle mosche lo infastidissero con i loro morsi, ma ovviamente la sua era eccitazione sessuale e non fastidio.
Mano a mano che i giorni passavano, le carezze si facevano più audaci, ora le delicate mani della regina scendevano sotto il torso, le carezze si spostavano lungo l'enorme ventre, si avvicinavano al ciuffo di lunghi peli con cui terminava l'astuccio di pelliccia che nascondeva il pene dell'animale.
Vincendo ogni ritegno, le dita della donna sfioravano il sesso dell'enorme toro regale, lo toccava delicatamente e lui reagiva muggendo disperatamente di desiderio.
Le sue mani allora si spostavano ancora, lungo l'interno delle possenti cosce, dove il pelo era più soffice e la pelle più calda e sensibile, verso gli enormi e pesanti testicoli
Li soppesava, li accarezzava beandosi dell'idea dell'enorme quantità di sperma che questi dovevano contenere, sperma che prima o poi sarebbe stato tutto solo per lei... li tirava e stuzzicava sorridendo eccitata nel sentire i rantoli di desiderio che provenivano dal suo amato bestione.
Poi tornava indietro, lungo il ... di nuovo fino ciuffo di peli che ...punta e e, che si erano ormai bagnati delle secrezioni dense e appiccicose che il toro emetteva a causa dell'incontenibile eccitazione.
con le dita li arruffava e allisciava, raccoglieva con i polpastrelli gli umori della bestia, si portava le dita alla bocca e ne gustava l'acidulo sapore, leggermente salato, leccandosi poi le labbra rosee e delicate.
La punta rosa del pene ormai spuntava tra i peli fradici, bastava che lei la toccasse appena con la punta di un dito e subito lui rispondeva con un lieve muggito e un piccolo schizzo di sperma.
anche questo la regina portava alla bocca leccandosi le dita e succhiandole con gli occhi chiusi.
ora le sue mani cominciavano a stimolare il pene della bestia, masturbandolo avanti e indietro in modo da farlo uscire completamente dall'astuccio di pelliccia
Quando il Toro era eccitato a dovere e il suo pene era completamente esposto, la regina si metteva a quattro zampe e avvicinava la bocca alla punta del
il suo pene era lunghissimo, più lungo dell'avambraccio di un uomo, ma decisamente più sottile, rosa, lucido e fremente per l'impazienza
con le labbra appena dischiuse e la punta della lingua lo titillava un poco, ricevendone in cambio altri schizzi di sperma, ancora molto liquido e trasparente, gli schizzi la colpivano al volto e lei allora interrompeva la stimolazione per raccogliere dalle guance questo nettare e portarselo alle labbra, nemmeno una goccia del .... voleva che andasse sprecato.
I fianchi del toro cominciavano a ondeggiare e sussultare e le mani della regina indirizzavano il lungo pene verso le sue labbra guidandolo in modo che ad ogni colpo di reni questo potesse entrare e uscire dalla su bocca come se si trattasse della fica di una vacca in calore.
L'eccitazione della bestia era tale che la simulazione della copula non durava che qualche secondo, infatti dopo pochi colpi di reni la regina sentiva attraverso le mani che stringevano il pene lo sperma risalire prepotentemente dai gonfi testicoli e la sua bocca veniva inondata da violenti getti di sborra bianca e bollente che lei golosamente cercava di ingoiare ma la cui abbondanza era tale da colarle quasi completamente dalle guance sul florido seno e creare una pozza vischiosa sul pavimento di lastre d'oro zechino.
La regina allora si accucciava portando la faccia a terra e posava le guance nella pozza di sborra bianca e densa e si beava passando le guance e le labbra sul liquido cremoso, poi aspirava, leccava e inghiottiva tutto lo sperma che riusciva a recuperare del terreno, raccogliendo quel poco che restava con le dita e spalmandoselo sul corpo come se fosse una delle sue creme di bellezza.
Poi si rimetteva a quattro zampe, il suo amato nel frattempo si era un poco calmato, il suo pene era rientrato quasi completamente, solamente la piccola punta rosa era ancora esposta e la regina poteva ricominciare a stimolarlo
bastavano pochi secondi, pochi leggerei tocchi con la punta della lingua e il cazzo del toro reagiva prontamente, rizzandosi nuovamente
e usciva turgido e vibrante dall'astuccio di pelle, la regina ricominciava a accompagnarlo tra le labbra
le sue labbra stringevano il lungo pene del toro, mentre la sua testa ondeggiava avanti e indietro succhiandolo come una volta faceva con il membro di suo marito, il Re di Creta o con quello degli schiavi che si portava a letto quando il Re preferiva passare la notte nella stanza di qualche concubina.
presto il cazzo del toro era nuovamente pronto ad eiaculare
da finire...
tutto ebbe origine dalla stupidità umana
Minosse il famose re di Creta non ostante la solenne promessa fatta al dio del mare,
rifiutò di sacrificare il suo bellissimo e bianco toro a Poseidone.
Il dio, offeso e incredulo si vendicò facendo in modo che Pasifae, la bella e giovane moglie del re si innamorasse perdutamente del toro che lo stolto umano si era rifiutato di sacrificargli.
Così la giovane regina, follemente innamorata dell'animale, passava tutte le sue giornate e le sue notti nella stalla reale, guardando con occhi languidi e colmi d'amore e di lussuria l'enorme toro del re.
Dalle sue ancelle personali, si faceva portare ampolle di unguenti e oli profumati e con questi cospargeva il corpo della bestia in
e quando la voglia diventava incontenibile, incurante degli sguardi e delle parole di scherno degli stallieri e delle sue ancelle, le sue carezze non si limitavano al dorso muscoloso, al ventre prominente o alle cosce potenti, ma si spingevano fino al ciuffo di peli che coronava il pene dell'animale, e da lì risalivano lungo il sesso arrivando fino allo scroto che conteneva gli enormi testicoli.
Colma di eccitazione li prendeva nelle piccole mani e li soppesava, li palpeggiava e li accarezzava languidamente mentre la lingua le saettava eccitata tra le labbra.
l'enorme animale, si era ormai abituato alla sua presenza, e non tardò ad apprezzarne le attenzioni della donna,
le sue languide carezze lo facevano eccitare sempre di più.
quando la sentiva arrivare da lontano, ben prima che la Regina si affacciasse al suo box, i suoi zoccoli raspavano impazienti il terreno, scosse nervose correvano sotto la superficie della pelle dei suoi fianchi, il battito del suo potente cuore accelerava e il suo respiro si faceva più sincopato e possente.
Bastava che lei gli si accostasse e gli parlasse dolcemente, sussurrandogli oscene promesse alle orecchie, mentre con le piccole mani lo accarezzava languidamente lungo i muscolosi fianchi, che lui mandava grandi sbuffi di fiato umido dalle narici, e la saliva e la bava che cominciavano a colargli dalla bocca erano chiare dimostrazioni che le lascive attenzioni della regina, lo eccitavano assai...
Lei lo accarezzava a lungo, senza dare segno di stancarsi, seguendo con le dita sottili le forme della possente muscolatura o percorrendo le grosse vene in rilievo che correvano sotto la sua pelle, lui fremente di desiderio rabbrividiva scrollando la pelliccia come se delle mosche lo infastidissero con i loro morsi, ma ovviamente la sua era eccitazione sessuale e non fastidio.
Mano a mano che i giorni passavano, le carezze si facevano più audaci, ora le delicate mani della regina scendevano sotto il torso, le carezze si spostavano lungo l'enorme ventre, si avvicinavano al ciuffo di lunghi peli con cui terminava l'astuccio di pelliccia che nascondeva il pene dell'animale.
Vincendo ogni ritegno, le dita della donna sfioravano il sesso dell'enorme toro regale, lo toccava delicatamente e lui reagiva muggendo disperatamente di desiderio.
Le sue mani allora si spostavano ancora, lungo l'interno delle possenti cosce, dove il pelo era più soffice e la pelle più calda e sensibile, verso gli enormi e pesanti testicoli
Li soppesava, li accarezzava beandosi dell'idea dell'enorme quantità di sperma che questi dovevano contenere, sperma che prima o poi sarebbe stato tutto solo per lei... li tirava e stuzzicava sorridendo eccitata nel sentire i rantoli di desiderio che provenivano dal suo amato bestione.
Poi tornava indietro, lungo il ... di nuovo fino ciuffo di peli che ...punta e e, che si erano ormai bagnati delle secrezioni dense e appiccicose che il toro emetteva a causa dell'incontenibile eccitazione.
con le dita li arruffava e allisciava, raccoglieva con i polpastrelli gli umori della bestia, si portava le dita alla bocca e ne gustava l'acidulo sapore, leggermente salato, leccandosi poi le labbra rosee e delicate.
La punta rosa del pene ormai spuntava tra i peli fradici, bastava che lei la toccasse appena con la punta di un dito e subito lui rispondeva con un lieve muggito e un piccolo schizzo di sperma.
anche questo la regina portava alla bocca leccandosi le dita e succhiandole con gli occhi chiusi.
ora le sue mani cominciavano a stimolare il pene della bestia, masturbandolo avanti e indietro in modo da farlo uscire completamente dall'astuccio di pelliccia
Quando il Toro era eccitato a dovere e il suo pene era completamente esposto, la regina si metteva a quattro zampe e avvicinava la bocca alla punta del
il suo pene era lunghissimo, più lungo dell'avambraccio di un uomo, ma decisamente più sottile, rosa, lucido e fremente per l'impazienza
con le labbra appena dischiuse e la punta della lingua lo titillava un poco, ricevendone in cambio altri schizzi di sperma, ancora molto liquido e trasparente, gli schizzi la colpivano al volto e lei allora interrompeva la stimolazione per raccogliere dalle guance questo nettare e portarselo alle labbra, nemmeno una goccia del .... voleva che andasse sprecato.
I fianchi del toro cominciavano a ondeggiare e sussultare e le mani della regina indirizzavano il lungo pene verso le sue labbra guidandolo in modo che ad ogni colpo di reni questo potesse entrare e uscire dalla su bocca come se si trattasse della fica di una vacca in calore.
L'eccitazione della bestia era tale che la simulazione della copula non durava che qualche secondo, infatti dopo pochi colpi di reni la regina sentiva attraverso le mani che stringevano il pene lo sperma risalire prepotentemente dai gonfi testicoli e la sua bocca veniva inondata da violenti getti di sborra bianca e bollente che lei golosamente cercava di ingoiare ma la cui abbondanza era tale da colarle quasi completamente dalle guance sul florido seno e creare una pozza vischiosa sul pavimento di lastre d'oro zechino.
La regina allora si accucciava portando la faccia a terra e posava le guance nella pozza di sborra bianca e densa e si beava passando le guance e le labbra sul liquido cremoso, poi aspirava, leccava e inghiottiva tutto lo sperma che riusciva a recuperare del terreno, raccogliendo quel poco che restava con le dita e spalmandoselo sul corpo come se fosse una delle sue creme di bellezza.
Poi si rimetteva a quattro zampe, il suo amato nel frattempo si era un poco calmato, il suo pene era rientrato quasi completamente, solamente la piccola punta rosa era ancora esposta e la regina poteva ricominciare a stimolarlo
bastavano pochi secondi, pochi leggerei tocchi con la punta della lingua e il cazzo del toro reagiva prontamente, rizzandosi nuovamente
e usciva turgido e vibrante dall'astuccio di pelle, la regina ricominciava a accompagnarlo tra le labbra
le sue labbra stringevano il lungo pene del toro, mentre la sua testa ondeggiava avanti e indietro succhiandolo come una volta faceva con il membro di suo marito, il Re di Creta o con quello degli schiavi che si portava a letto quando il Re preferiva passare la notte nella stanza di qualche concubina.
presto il cazzo del toro era nuovamente pronto ad eiaculare
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