Lady Frankenstein (racconto porno-horror)
di
beast
genere
etero
Ancora qualche istante e avrei saputo se il lavoro e i sogni degli ultimi anni si sarebbero finalmente trasformati in realtà.
Erano sogni decisamente proibiti, per molteplici e svariati motivi.
Se l’esperimento che stavo per portare a termine fosse diventato di pubblico dominio sarei certamente stata messa al bando dalla comunità scientifica, per non parlare della reazione della gente comune, o della mia famiglia, che ben difficilmente avrebbero accettato le teorie di uno scienziato pazzo, oltre a tutto donna, che cercava di riportare in vita un cadavere e quel che è peggio lo voleva riportare in vita principalmente per avere con lui dei rapporti sessuali.
Ma ormai il dado era tratto, abbassando la leva che avevo in mano una potente scarica elettrica avrebbe - così almeno speravo - riportato in vita la mia bellissima creatura.
L'avevo chiamato Frank, in onore del personaggio letterario ottocentesco dalla cui storia erano stati tratti tanti film dell'orrore.
L'avevo assemblato con i migliori scarti dell'ospedale in cui lavoravo come chirurga tirocinante.
Tutti pezzi di carne umana della migliore qualità.
Ogni volta che un culturista o un energumeno arrivava all’obitorio io mi procuravo le sue parti migliori.
Per il pene avevo aspettato pazientemente che mi capitasse un vero pezzo da esposizione, ma ne era valsa la pena.
Era appartenuto ad un attore di film porno, ed era lungo e polposo, percorso da vene massicce e particolarmente tortuose, con un glande grosso e ben sagomato, non circonciso.
Visto ora sembrava una specie di grosso cotechino molle, ma ero sicura che se avesse tutto funzionato a dovere non ne sarei rimasta delusa.
Anche il corpo, in particolare i pettorali, le braccia il ventre, erano solcati da grosse vene, che insieme alle molteplici cicatrici dovute all’assemblaggio chirurgico, lo disegnavano come una cartina geografica.
I testicoli, presi da un altro bell'esemplare di maschio, sembravano quelli di un toro, gonfi e rugosi.
Ma il momento era giunto, senza perdere altro tempo abbassai la leva e immediatamente il corpo del mio futuro amante fu percorso da una potentissima scarica elettrica.
Nell'immediato non successe nulla, ma dopo qualche secondo le macchine intorno a me iniziarono a ronzare dimostrando senza dubbio la ripresa delle funzioni vitali e il suo petto possente cominciò ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente.
Ce l'avevo fatta, non riuscii a contollare la commozione e una lacrima mi scese lungo una guancia.
Dopo qualche istante che mi parve infinito, la creatura lentamente aprì gli occhi e si guardò intorno senza capire cosa fosse successo, poi si accorse della mia presenza e mi gettò uno sguardo intenso, sembrava uno sguardo affamato.
Polsi e caviglie erano saldamente legati al bancone in modo che non potesse cadere o farsi male, ma soprattutto per essere sicura che non potesse fare del male a me, qualora non fosse stato soddisfatto della mia opera.
Non si muoveva, limitandosi a seguirmi con lo sguardo mentre mi spostavo intorno al tavolo operatorio controllando i vari strumenti.
Le attrezzature confermarono le mie speranze, tutto pareva funzionare egregiamente, si trattava ora di mettere alla prova il vero motivo per cui avevo dato vita alla mia creatura.
Avvicinai una mano leggermente tremante all'inguine dell'essere e lo toccai delicatamente attraverso il tessuto di lino bianco che lo ricopriva pudicamente.
Inaspettatamente attraverso il tessuto potei sentire che era già caldo e mi sembrò che un leggero fremito ne percorresse le carni.
Mi feci coraggio e delicatamente, sempre attraverso il tessuto, cominciai ad accarezzargli i genitali.
Potei immaginare il sangue pompargli nelle grosse vene che gli percorrevano il membro e con grande soddisfazione vidi il leggero lenzuolo sollevarsi spinto da un inizio di erezione.
Non solo il suo corpo funzionava perfettamente ma dimostrava chiaramente di apprezzare le mie carezze.
Con due dita sollevai il lenzuolo e il suo pene si eresse di fronte a me in tutto il suo maschio splendore.
Presi coraggio e con un po' di incoscenza slacciai le cinghie che gli imprigionavano i polsi al bancone, trattenevo il fiato nell'attesa di vedere quale sarebbe stata la sua prima mossa.
Le sue braccia si portarono verso il basso, le grosse mani afferrarono i bordi del bancone e uno sguardo assai significativo mi fece capire che dovevo proseguire con le carezze.
Avvicinai allora il viso al suo inguine e con la punta umida della lingua iniziai delicatamente a percorrerne avanti ed indietro il pene, deliziandomi a seguirne le pieghe e le vene che lo segnavano.
Con una mano intanto gli avevo preso e gli massaggiavo dolcemente i grossi testicoli che si stavano contraendo per l'eccitazione.
La timida erezione di prima stava rapidamente trasformandosi ed ora, grazie all'effetto delle mie carezze il suo cazzo si ergeva di fronte a me dritto e vibrante, duro come un pezzo di legno massiccio.
L'enorme cappella era ancora quasi completamente incappucciata nella pelle abbondante, allora smisi di lavorarlo con la lingua e glielo presi in bocca, bagnandolo con la saliva che producevo copiosamente e con le labbra spinsi indietro la pelle liberando il glande teso e gonfio che mi stava in bocca a malapena.
La mia bocca cominciò ad andare avanti e indietro sulla punta del suo uccello, mentre con la lingua gli solleticavo il prepuzio.
Aumentai un po' la velocitá del lavoro mentre con le due mani lo masturbavo dolcemente.
In effetti dovevo usarle tutte e due perché il cazzo era talmente grosso e lungo che le mie mani ci stavano comodamente strette attorno.
Mai mi era capitato di averne a disposizione uno così grande...
La creatura cominciò a mugulare e le sue mani lasciarono i bordi del bancone e mi afferrarono la testa, prima per accarezzarmi i capelli e poi per imporre il suo ritmo al pompino che gli stavo facendo.
Andai avanti qualche minuto a succhiarglielo senza sosta e senza variare il ritmo, sempre guidata dalle sue forti mani; poi ad un certo punto sentii che i suoi mugolii aumentarono di intensità e di volume, le sue mani mi serrarono la nuca con maggior forza e attirarono la mia testa in modo che il suo pene mi entrasse in bocca più a fondo, i colpi variarono d'intensità, più intervallati ma più decisi e violenti, stavo quasi soffocando quando con un fremito violento e un urlo bestiale mi sborrò in gola, riempiendomela di sperma tiepido e saporito, probabilmente rimasto a lungo nel corpo morto lo sperma si era condensato, non era molto ma era particolarmente denso ed era assai salato.
Inghiottii golosamente tutta la prima sborra della sua seconda vita senza sprecarne nemmeno una goccia.
Mi staccai da lui e lo guardai dal basso, aveva gli occhi serrati, il petto che si alzava e abbassava ad un ritmo convulso, i sibili dei macchiari medici ancora collegati a lui ne sottolineavano la notevole vitalità.
Approfittai di questo momento di pausa per salire con lui sul bancone d'acciaio, mi alzai la gonna e mi misi a cavalcioni del suo corpo.
Mi portai due dita alla vagina e la lubrificai adeguatamente utilizzando i miei stessi umori che erano usciti così copiosamente mentre gli facevo il pompino.
Il mio risorto amante capii immediatamente le mie intenzioni, per altro abbastanza chiare, e fece in modo di facilitarmi il lavoro, allargò un poco le gambe possenti, prese in mano il suo pene ancora turgido e lo guidò verso la mia fica bagnata e pulsante.
La sua enorme cappella premette contro le labbra gonfie della mia vagina e cercò di entrare, ma senza successo, allora con una mano gli presi il membro e lo guidai dolcemente ma con fermezza in modo che si facesse strada tra la mia carne bagnata.
Entrò e un urlo a stento trattenuto mi sgorgò dalla gola.
Mio dio quanto era grosso!
Cominciai a spingere lentamente verso il basso finché fu dentro completamente, lui mi stringeva i glutei con le sue mani d'acciaio, facilitando la discesa del mio pube verso il suo.
Era dentro ormai, era mio, ed io ero sua.
Iniziai a muovermi avanti e indietro sul suo cazzo enorme, lo sentivo riempirmi completamente, ogni millimetro della mia fica era pressato dal suo membro turgido come non mai.
Anche il mostro cominciò a muoversi, andando a ritmo con le mie spinte ed incitandomi con dei rochi grugniti animaleschi, eccitandomi sempre di più. mentre mi muovevo sopra di lui, a ritmo con lui.
In pochi istanti venni, troppa era stata l'eccitazione di quella sera.
Frank dovette capire che ero venuta e si eccitò ancora di più, mi diede due spinte mostruose e venne inarcando la schiena e schizzandomi dentro le budella quel poco sperma denso che ancora gli era rimasto nei coglioni.
Mentre il suo pene si rilassava, lo sperma caldo cominciò a fluire dalla mia fica sopra di lui e, lasciatomi i glutei si mise ad accarezzarmi i capelli dolcemente.
Poi si rizzò a sedere, slegò i lacci che ancora fissavano le sue caviglie al bancone e scese, strappando gli aghi e i sensori che lo collegavano ai vari macchinari.
Mi prese e mi fece girare come fossi un fuscello, mi piegò a novanta gradi sul tavolo operatorio e si avvicinò col cazzo ancora duro come il marmo.
Prima di venire squartata come un vitello lo fermai, presi un unguento lubrificante da una mensola, me ne versai una dose abbondate sui palmi delle mani e mi misi a spalmarglielo sul pene fremente.
Quando fui abbastanza sicura di averlo lubrificato a dovere mi girai nuovamente, allargai le gambe e mi afferai saldamente al bancone.
Il mio indistruttibile amante ripartì alla carica, mi divaricò i glutei e tenendoli allargati, senza tanti preamboli mi penetrò con un solo violentissimo colpo.
Lanciai un urlo, più per la sorpresa che per il dolore, aveva scelto un buco meno convenzionale, non me lo aspettavo e rimasi senza fiato, meno male che avevo pensato di lubrificare quella specie di manganello che io stessa gli avevo cucito tra le gambe!
Lui non sembrò averlo colto la differenza, perché iniziò ad andare avanti e indietro senza fare una piega.
Evidentemente, nonostante la gran botta non era entrato completamente, visto che ad ogni spinta lo sentivo entrare più a fondo.
Mi strinse ancora più forte e aumentò il ritmo dei colpi, adesso il suo cazzo era entrato fino alla base e quando spingeva sentivo i suoi duri testicoli sbattere contro il mio monte di venere, i testicoli mi solleticavano il clitoride, aumentando ancora di più il mio godimento.
Mentre mi fotteva come un toro infoiato io gemevo di piacere, si mise a leccarmi e mordermi lascivamente la schiena e il collo aumentando ancora l'eccitazione di entrambi.
Andavamo avanti da un bel po' ormai, lui non dava nessun segno di cedimento e mi stantuffava con un ritmo costante, ma io non ce la facevo quasi più, allora con una mano gli presi i testicoli e glieli strinsi con una certa decisione, allontanandoli verso il basso ogni volta che la sua spinta arrivava alla fine.
La cosa dovette piacergli notevolmente perché cominciò ad ansimare ed ululare come un lupo mannaro e con tre colpi più forti che mai arrivò di nuovo all'orgasmo.
Dopo avermi riempito di sperma anche le viscere con una decina di ultimi colpi allucinanti non si fermò come pensavo ma continuò a penetrarmi ancora per qualche istante, anche se con una ridotta intensità, finchè finalmente appagato si tirò indietro facendo uscire lentamente il membro, solo leggermente meno turgido.
Non avevamo ancora smesso di ansimare per la folle inculata che mi prese letteralmente in braccio, sollevandomi senza alcuno sforzo, e come fa lo sposo quando porta la sposa nella nuova casa, si diresse verso la parte di laboratorio che utilizzavo come camera da letto.
La mia notte di sesso sembrava non essere ancora giunta al termine...
Erano sogni decisamente proibiti, per molteplici e svariati motivi.
Se l’esperimento che stavo per portare a termine fosse diventato di pubblico dominio sarei certamente stata messa al bando dalla comunità scientifica, per non parlare della reazione della gente comune, o della mia famiglia, che ben difficilmente avrebbero accettato le teorie di uno scienziato pazzo, oltre a tutto donna, che cercava di riportare in vita un cadavere e quel che è peggio lo voleva riportare in vita principalmente per avere con lui dei rapporti sessuali.
Ma ormai il dado era tratto, abbassando la leva che avevo in mano una potente scarica elettrica avrebbe - così almeno speravo - riportato in vita la mia bellissima creatura.
L'avevo chiamato Frank, in onore del personaggio letterario ottocentesco dalla cui storia erano stati tratti tanti film dell'orrore.
L'avevo assemblato con i migliori scarti dell'ospedale in cui lavoravo come chirurga tirocinante.
Tutti pezzi di carne umana della migliore qualità.
Ogni volta che un culturista o un energumeno arrivava all’obitorio io mi procuravo le sue parti migliori.
Per il pene avevo aspettato pazientemente che mi capitasse un vero pezzo da esposizione, ma ne era valsa la pena.
Era appartenuto ad un attore di film porno, ed era lungo e polposo, percorso da vene massicce e particolarmente tortuose, con un glande grosso e ben sagomato, non circonciso.
Visto ora sembrava una specie di grosso cotechino molle, ma ero sicura che se avesse tutto funzionato a dovere non ne sarei rimasta delusa.
Anche il corpo, in particolare i pettorali, le braccia il ventre, erano solcati da grosse vene, che insieme alle molteplici cicatrici dovute all’assemblaggio chirurgico, lo disegnavano come una cartina geografica.
I testicoli, presi da un altro bell'esemplare di maschio, sembravano quelli di un toro, gonfi e rugosi.
Ma il momento era giunto, senza perdere altro tempo abbassai la leva e immediatamente il corpo del mio futuro amante fu percorso da una potentissima scarica elettrica.
Nell'immediato non successe nulla, ma dopo qualche secondo le macchine intorno a me iniziarono a ronzare dimostrando senza dubbio la ripresa delle funzioni vitali e il suo petto possente cominciò ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente.
Ce l'avevo fatta, non riuscii a contollare la commozione e una lacrima mi scese lungo una guancia.
Dopo qualche istante che mi parve infinito, la creatura lentamente aprì gli occhi e si guardò intorno senza capire cosa fosse successo, poi si accorse della mia presenza e mi gettò uno sguardo intenso, sembrava uno sguardo affamato.
Polsi e caviglie erano saldamente legati al bancone in modo che non potesse cadere o farsi male, ma soprattutto per essere sicura che non potesse fare del male a me, qualora non fosse stato soddisfatto della mia opera.
Non si muoveva, limitandosi a seguirmi con lo sguardo mentre mi spostavo intorno al tavolo operatorio controllando i vari strumenti.
Le attrezzature confermarono le mie speranze, tutto pareva funzionare egregiamente, si trattava ora di mettere alla prova il vero motivo per cui avevo dato vita alla mia creatura.
Avvicinai una mano leggermente tremante all'inguine dell'essere e lo toccai delicatamente attraverso il tessuto di lino bianco che lo ricopriva pudicamente.
Inaspettatamente attraverso il tessuto potei sentire che era già caldo e mi sembrò che un leggero fremito ne percorresse le carni.
Mi feci coraggio e delicatamente, sempre attraverso il tessuto, cominciai ad accarezzargli i genitali.
Potei immaginare il sangue pompargli nelle grosse vene che gli percorrevano il membro e con grande soddisfazione vidi il leggero lenzuolo sollevarsi spinto da un inizio di erezione.
Non solo il suo corpo funzionava perfettamente ma dimostrava chiaramente di apprezzare le mie carezze.
Con due dita sollevai il lenzuolo e il suo pene si eresse di fronte a me in tutto il suo maschio splendore.
Presi coraggio e con un po' di incoscenza slacciai le cinghie che gli imprigionavano i polsi al bancone, trattenevo il fiato nell'attesa di vedere quale sarebbe stata la sua prima mossa.
Le sue braccia si portarono verso il basso, le grosse mani afferrarono i bordi del bancone e uno sguardo assai significativo mi fece capire che dovevo proseguire con le carezze.
Avvicinai allora il viso al suo inguine e con la punta umida della lingua iniziai delicatamente a percorrerne avanti ed indietro il pene, deliziandomi a seguirne le pieghe e le vene che lo segnavano.
Con una mano intanto gli avevo preso e gli massaggiavo dolcemente i grossi testicoli che si stavano contraendo per l'eccitazione.
La timida erezione di prima stava rapidamente trasformandosi ed ora, grazie all'effetto delle mie carezze il suo cazzo si ergeva di fronte a me dritto e vibrante, duro come un pezzo di legno massiccio.
L'enorme cappella era ancora quasi completamente incappucciata nella pelle abbondante, allora smisi di lavorarlo con la lingua e glielo presi in bocca, bagnandolo con la saliva che producevo copiosamente e con le labbra spinsi indietro la pelle liberando il glande teso e gonfio che mi stava in bocca a malapena.
La mia bocca cominciò ad andare avanti e indietro sulla punta del suo uccello, mentre con la lingua gli solleticavo il prepuzio.
Aumentai un po' la velocitá del lavoro mentre con le due mani lo masturbavo dolcemente.
In effetti dovevo usarle tutte e due perché il cazzo era talmente grosso e lungo che le mie mani ci stavano comodamente strette attorno.
Mai mi era capitato di averne a disposizione uno così grande...
La creatura cominciò a mugulare e le sue mani lasciarono i bordi del bancone e mi afferrarono la testa, prima per accarezzarmi i capelli e poi per imporre il suo ritmo al pompino che gli stavo facendo.
Andai avanti qualche minuto a succhiarglielo senza sosta e senza variare il ritmo, sempre guidata dalle sue forti mani; poi ad un certo punto sentii che i suoi mugolii aumentarono di intensità e di volume, le sue mani mi serrarono la nuca con maggior forza e attirarono la mia testa in modo che il suo pene mi entrasse in bocca più a fondo, i colpi variarono d'intensità, più intervallati ma più decisi e violenti, stavo quasi soffocando quando con un fremito violento e un urlo bestiale mi sborrò in gola, riempiendomela di sperma tiepido e saporito, probabilmente rimasto a lungo nel corpo morto lo sperma si era condensato, non era molto ma era particolarmente denso ed era assai salato.
Inghiottii golosamente tutta la prima sborra della sua seconda vita senza sprecarne nemmeno una goccia.
Mi staccai da lui e lo guardai dal basso, aveva gli occhi serrati, il petto che si alzava e abbassava ad un ritmo convulso, i sibili dei macchiari medici ancora collegati a lui ne sottolineavano la notevole vitalità.
Approfittai di questo momento di pausa per salire con lui sul bancone d'acciaio, mi alzai la gonna e mi misi a cavalcioni del suo corpo.
Mi portai due dita alla vagina e la lubrificai adeguatamente utilizzando i miei stessi umori che erano usciti così copiosamente mentre gli facevo il pompino.
Il mio risorto amante capii immediatamente le mie intenzioni, per altro abbastanza chiare, e fece in modo di facilitarmi il lavoro, allargò un poco le gambe possenti, prese in mano il suo pene ancora turgido e lo guidò verso la mia fica bagnata e pulsante.
La sua enorme cappella premette contro le labbra gonfie della mia vagina e cercò di entrare, ma senza successo, allora con una mano gli presi il membro e lo guidai dolcemente ma con fermezza in modo che si facesse strada tra la mia carne bagnata.
Entrò e un urlo a stento trattenuto mi sgorgò dalla gola.
Mio dio quanto era grosso!
Cominciai a spingere lentamente verso il basso finché fu dentro completamente, lui mi stringeva i glutei con le sue mani d'acciaio, facilitando la discesa del mio pube verso il suo.
Era dentro ormai, era mio, ed io ero sua.
Iniziai a muovermi avanti e indietro sul suo cazzo enorme, lo sentivo riempirmi completamente, ogni millimetro della mia fica era pressato dal suo membro turgido come non mai.
Anche il mostro cominciò a muoversi, andando a ritmo con le mie spinte ed incitandomi con dei rochi grugniti animaleschi, eccitandomi sempre di più. mentre mi muovevo sopra di lui, a ritmo con lui.
In pochi istanti venni, troppa era stata l'eccitazione di quella sera.
Frank dovette capire che ero venuta e si eccitò ancora di più, mi diede due spinte mostruose e venne inarcando la schiena e schizzandomi dentro le budella quel poco sperma denso che ancora gli era rimasto nei coglioni.
Mentre il suo pene si rilassava, lo sperma caldo cominciò a fluire dalla mia fica sopra di lui e, lasciatomi i glutei si mise ad accarezzarmi i capelli dolcemente.
Poi si rizzò a sedere, slegò i lacci che ancora fissavano le sue caviglie al bancone e scese, strappando gli aghi e i sensori che lo collegavano ai vari macchinari.
Mi prese e mi fece girare come fossi un fuscello, mi piegò a novanta gradi sul tavolo operatorio e si avvicinò col cazzo ancora duro come il marmo.
Prima di venire squartata come un vitello lo fermai, presi un unguento lubrificante da una mensola, me ne versai una dose abbondate sui palmi delle mani e mi misi a spalmarglielo sul pene fremente.
Quando fui abbastanza sicura di averlo lubrificato a dovere mi girai nuovamente, allargai le gambe e mi afferai saldamente al bancone.
Il mio indistruttibile amante ripartì alla carica, mi divaricò i glutei e tenendoli allargati, senza tanti preamboli mi penetrò con un solo violentissimo colpo.
Lanciai un urlo, più per la sorpresa che per il dolore, aveva scelto un buco meno convenzionale, non me lo aspettavo e rimasi senza fiato, meno male che avevo pensato di lubrificare quella specie di manganello che io stessa gli avevo cucito tra le gambe!
Lui non sembrò averlo colto la differenza, perché iniziò ad andare avanti e indietro senza fare una piega.
Evidentemente, nonostante la gran botta non era entrato completamente, visto che ad ogni spinta lo sentivo entrare più a fondo.
Mi strinse ancora più forte e aumentò il ritmo dei colpi, adesso il suo cazzo era entrato fino alla base e quando spingeva sentivo i suoi duri testicoli sbattere contro il mio monte di venere, i testicoli mi solleticavano il clitoride, aumentando ancora di più il mio godimento.
Mentre mi fotteva come un toro infoiato io gemevo di piacere, si mise a leccarmi e mordermi lascivamente la schiena e il collo aumentando ancora l'eccitazione di entrambi.
Andavamo avanti da un bel po' ormai, lui non dava nessun segno di cedimento e mi stantuffava con un ritmo costante, ma io non ce la facevo quasi più, allora con una mano gli presi i testicoli e glieli strinsi con una certa decisione, allontanandoli verso il basso ogni volta che la sua spinta arrivava alla fine.
La cosa dovette piacergli notevolmente perché cominciò ad ansimare ed ululare come un lupo mannaro e con tre colpi più forti che mai arrivò di nuovo all'orgasmo.
Dopo avermi riempito di sperma anche le viscere con una decina di ultimi colpi allucinanti non si fermò come pensavo ma continuò a penetrarmi ancora per qualche istante, anche se con una ridotta intensità, finchè finalmente appagato si tirò indietro facendo uscire lentamente il membro, solo leggermente meno turgido.
Non avevamo ancora smesso di ansimare per la folle inculata che mi prese letteralmente in braccio, sollevandomi senza alcuno sforzo, e come fa lo sposo quando porta la sposa nella nuova casa, si diresse verso la parte di laboratorio che utilizzavo come camera da letto.
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