Il massaggio prostatico
di
fabrizio
genere
sentimentali
Chiamo ad alta voce il suo nomignolo, e spunta da sotto l’Harley, il cappelino girato al contrario, la faccia e la mani lerce di grasso e di polvere di metallo.
D’altra parte suo padre era meccanico, il nonno meccanico, poteva essere qualcosa di diverso da un meccanico?
A malincuore si stacca da bielle e pistoni, si da’ una sciacquata alle mani e ci sediamo a tavola; per cena ho preparato braciole di maiale con patate fritte, annaffiate dalla birra; per me, la consueta zuppa vegana, riso, germogli di soia e verdure, con poco sale, niente olio e giammai parmigiano.
Ci guardiamo negli occhi, innamorati come il primo giorno, e mentre ci auguriamo buon appetito nei nostri occhi brilla una luce di complicità.
E’ così bello essere così simili e così diversi...
Il suo peso sulla schiena mi schiaccia mentre sono sprofondato nel solito pisolino del dopopranzo domenicale; il bacino si appoggia sui miei glutei, dapprima leggermente, poi con sempre maggiore pressione e presto il suo sesso eccitato comincia a strusciarmisi contro.
Dopo un lungo momento nel quale i nostri corpi si muovono a ondate l’uno contro l’altro, si stacca, mi gira su un fianco allargando il solco delle natiche e portando in evidenza il buco; lo inumidisce, lo accarezza lievemente e con estrema delicatezza mi penetra con un dito; non ricerca la massimo profondità, né la più ampia dilatazione, al contrario esplora la mia intimità alla ricerca quel piccolo rigonfiamento interno dal quale parte il mio piacere.
Quando trova il punto preciso, con la punta del dito disegna, con movimenti lenti, circoli rilassanti e stimolanti, sensazioni ugualmente suscitate dal pensiero che il nostro sentimento di assoluto amore si manifesti in questa forma di totale fiducia e complicità nella mia accettazione e nella sua penetrazione.
Inconsapevole di queste elucubrazioni, la mia eccitazione prende potenza, e mentre continua ad accarezzarmi intimamente, sento la sua mano che si muove lungo la mia erezione. Il calore del piacere mi invade il ventre, e mentre sento la sua decisione nel portarmi all’orgasmo urlo il mio godimento con un gemito animale.
Con gli occhi piantati nei miei, ora è il suo turno di accarezzarsi e unirsi al mio piacere.
Restiamo un attimo abbracciati nel torpore, poi mentre scivolo nel sonno sento la sua voce chiedermi se posso stirare il vestito, quello blu, domani c’è una importante trattativa per acquistare delle Harley da restaurare e rivendere e vorrebbe distinguersi dal branco di bykers sudati e tatuati, suoi abituali concorrenti. Nessun problema, farfuglio…
Le sue imprecazioni per un bullone arruginito e spanato mi strappano all’incoscienza del sonno; del resto è pomeriggio avanzato, c’è ancora da stirare e da avviare la cena. Mentre i colpi di martello e le svisate di flessibile si alternano agli sbuffi della stirella e allo sfrigolare del soffritto, la domenica pomeriggio scivola nella sera.
Ed è già lunedì mattina ed è già ora di tornare alle nostre vite pubbliche; nel minuscolo bagno, mentre mi rado la barba, osservo il riflesso della sua figura inguainata nel tailleur blu stirato di fresco; ha le decolletes col tacco alto che la slanciano ulteriormente, i capelli selvaggi raccolti al colmo della testa e il trucco non riesce a nascondere la sua bellezza struggente.
In bocca al lupo, ciccia - le dico - sei la migliore, uccidili tutti...
Non sei obiettivo - mi risponde - sei troppo innamorato per esserlo...
Mi bacia mentre mi da’ una pacca sul culo, poi sento la porta chiudersi, il rombare gutturale del motore, e comincio ad aspettare il prossimo momento in cui noi saremo di nuovo veramente noi.
D’altra parte suo padre era meccanico, il nonno meccanico, poteva essere qualcosa di diverso da un meccanico?
A malincuore si stacca da bielle e pistoni, si da’ una sciacquata alle mani e ci sediamo a tavola; per cena ho preparato braciole di maiale con patate fritte, annaffiate dalla birra; per me, la consueta zuppa vegana, riso, germogli di soia e verdure, con poco sale, niente olio e giammai parmigiano.
Ci guardiamo negli occhi, innamorati come il primo giorno, e mentre ci auguriamo buon appetito nei nostri occhi brilla una luce di complicità.
E’ così bello essere così simili e così diversi...
Il suo peso sulla schiena mi schiaccia mentre sono sprofondato nel solito pisolino del dopopranzo domenicale; il bacino si appoggia sui miei glutei, dapprima leggermente, poi con sempre maggiore pressione e presto il suo sesso eccitato comincia a strusciarmisi contro.
Dopo un lungo momento nel quale i nostri corpi si muovono a ondate l’uno contro l’altro, si stacca, mi gira su un fianco allargando il solco delle natiche e portando in evidenza il buco; lo inumidisce, lo accarezza lievemente e con estrema delicatezza mi penetra con un dito; non ricerca la massimo profondità, né la più ampia dilatazione, al contrario esplora la mia intimità alla ricerca quel piccolo rigonfiamento interno dal quale parte il mio piacere.
Quando trova il punto preciso, con la punta del dito disegna, con movimenti lenti, circoli rilassanti e stimolanti, sensazioni ugualmente suscitate dal pensiero che il nostro sentimento di assoluto amore si manifesti in questa forma di totale fiducia e complicità nella mia accettazione e nella sua penetrazione.
Inconsapevole di queste elucubrazioni, la mia eccitazione prende potenza, e mentre continua ad accarezzarmi intimamente, sento la sua mano che si muove lungo la mia erezione. Il calore del piacere mi invade il ventre, e mentre sento la sua decisione nel portarmi all’orgasmo urlo il mio godimento con un gemito animale.
Con gli occhi piantati nei miei, ora è il suo turno di accarezzarsi e unirsi al mio piacere.
Restiamo un attimo abbracciati nel torpore, poi mentre scivolo nel sonno sento la sua voce chiedermi se posso stirare il vestito, quello blu, domani c’è una importante trattativa per acquistare delle Harley da restaurare e rivendere e vorrebbe distinguersi dal branco di bykers sudati e tatuati, suoi abituali concorrenti. Nessun problema, farfuglio…
Le sue imprecazioni per un bullone arruginito e spanato mi strappano all’incoscienza del sonno; del resto è pomeriggio avanzato, c’è ancora da stirare e da avviare la cena. Mentre i colpi di martello e le svisate di flessibile si alternano agli sbuffi della stirella e allo sfrigolare del soffritto, la domenica pomeriggio scivola nella sera.
Ed è già lunedì mattina ed è già ora di tornare alle nostre vite pubbliche; nel minuscolo bagno, mentre mi rado la barba, osservo il riflesso della sua figura inguainata nel tailleur blu stirato di fresco; ha le decolletes col tacco alto che la slanciano ulteriormente, i capelli selvaggi raccolti al colmo della testa e il trucco non riesce a nascondere la sua bellezza struggente.
In bocca al lupo, ciccia - le dico - sei la migliore, uccidili tutti...
Non sei obiettivo - mi risponde - sei troppo innamorato per esserlo...
Mi bacia mentre mi da’ una pacca sul culo, poi sento la porta chiudersi, il rombare gutturale del motore, e comincio ad aspettare il prossimo momento in cui noi saremo di nuovo veramente noi.
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