La collega d'ufficio (7)
di
Re Artù
genere
dominazione
LA COLLEGA D'UFFICIO (7)
L'appartamento era all'ultimo piano di una palazzina rimodernata e rispecchiava in pieno il carattere della sua abitante: un bel salone con un divano in pelle bianca, quadri moderni alle pareti, tavolo di cristallo sedie di design, cucina ultramoderna in vista e porta in cristallo che divideva dalla zona notte: appena entrata Silvana si tolse le scarpe, del resto il pavimento era ricoperto di tappeti, si sfilò la maglietta, che gettò su una seggiola e si diresse verso la zona notte:”Mentre mi faccio una doccia, serviti pure qualcosa dal mobile bar, farò il prima possibile.” Mi versai due dita di grappa e mi sedetti sul divano, guardandomi intorno e prendendo dei libri che erano impilati sul basso tavolino anch'esso di cristallo: erano per lo più libri gialli o di avventure, ma, quasi nascosto in fondo insieme alla trilogia delle varie “sfumature” e ad Histoire di O c'era anche “La dolce arte del bondage giapponese “: insomma la ragazza si era documentata sul tema sottomissione: il solo fatto che lei leggesse quei libri me lo fece rizzare. Passarono dieci minuti e Silvana tornò avvolta in un accappatoio rosso ed i capelli raccolti in una specie di turbante di spugna, anch'esso rosso. Mentre si avvicinava l'accappatoio faceva intravedere le gambe lunghe e muscolose:” Versi lo stesso per me?” indicando il mio bicchiere, glielo porsi e poi mi accomodai vicino a lei:” Spero che tu non abbia fame, mi disse, io, del resto, ho già ingurgitato un mucchio di proteine....” e scoppiò a ridere come se bere quasi mezzo litro di sperma fosse la cosa più naturale del mondo. Colsi la palla al balzo:” Scusami, Silvana, proprio di questo ti vorrei parlare. Questa storia mi sta stufando, in principio provavo gusto a vederti sottomessa, tu, così altezzosa e con la puzza sotto il naso , in balia mia o di giovinastri alle prime armi, e poi dopo averti vista ai piedi del direttore...... Ma ora basta, del resto come hai ben visto, non ho partecipato agli ultimi “party”, qui c'è il filmato con il pompino al direttore, e posai sul tavolino una chiavetta, dal mio telefonino l'ho già cancellato, sei libera, forse non mi perdonerai, ma purtroppo la situazione mi ha preso la mano, ed adesso ognuno per la sua strada. Comunque debbo dire che sei bellissima, e beato chi ti ha avuto e ti potrà avere in futuro. Ciao.” E mi alzai facendo l'atto di andarmene. Mi prese la mano e mi costrinse a risedermi e senza lasciarmela, anzi carezzandola: “Ti debbo ringraziare, invece, perché mi hai fatto scoprire un lato di me che mi era completamente sconosciuto; quando mi definisci bellissima, mi fai piacere, ma proprio questa “bellezza” mi costringe a stare sulle mie, a dare un'idea di altezzosità inavvicinabile, per difendermi: ma poi quando sono inerme davanti a qualsiasi uomo o donna che mi “usa”, provo un piacere profondo che mi prende dalla bocca dello stomaco e si irradia per tutto il corpo; anche adesso che ne sto semplicemente parlando con te mi sto bagnando!” E così dicendo portò la mia mano in mezzo alle sue cosce facendomi sentire la sua figa effettivamente bagnata, e sicuramente non era la doccia. Mi si avvicinò e mi baciò, dischiuse le labbra in modo che la mia lingua venisse in contatto con la sua, lasciò che la mia mano le carezzasse la figa ed il clitoride, mentre lei cercava la mia virilità attraverso i pantaloni. “Lo sai che non sono libero, le chiesi, e non lascerò mai mia moglie?” “Stupido, non mi importa, credo di essermi innamorata di te, ed accetterei qualsiasi condizione, pur di stare con te. E adesso scopami e non parlare, se non per offendermi!!” Mi arrapai come un mandrillo, le aprii l'accappatoio e mi tuffai sui suoi seni, mordendole i capezzoli fino a farle male; lei si inarcava, voleva che le penetrassi la figa, ma la feci penare:”Lo vuoi dentro ,troia, ma ancora non è tempo, prendilo in bocca e succhialo bene!!” Mi misi sul divano a cavalcioni su di lei, mi sbottonai i pantaloni e glielo infilai in bocca, le tolsi il turbante ed i capelli biondi ancora bagnati si sparsero sulle sue spalle, la scopavo in bocca, tenendola per le spalle e spingendo sino in gola; spingevo così forte che vidi il formarsi delle lacrime nei suoi bellissimi occhi che non smettevano di guardarmi; rallentai, uscii dalla sua bocca e mi accucciai davanti alla figa che lei spalancò senza pudore: che spettacolo!!! Le grandi labbra gonfie di desiderio, il clitoride, anche lui diritto per la voglia, quella leggera peluria bionda tutto congiurava contro di me e la mia voglia di far durare più a lungo possibile quegli attimi; mi pose la mano sulla nuca e la spinse con forza in modo che aderissi col viso alla sua figa calda, estrassi la lingua e la introdussi nella fessura rosea ricevendo all'improvviso un getto di liquido caldo in bocca: aveva un sapore asprigno, ma mi sembrò nettare degli dei, leccai tutto con avidità, mentre lei si agitava e mugolava di piacere “ Dai, porco, bevi, come te mi hai fatto bere la tua sborra....” mi disse, “vediamo quante volte mi farai venire...”. La girai, la misi carponi e tuffai il viso fra le sue chiappe sode, trovai con la lingua il buchetto grinzoso, cominciai a leccarlo tentando qualche penetrazione con la lingua; dopo averlo umettato a lungo mi alzai e le appoggiai il pene con l'intenzione di penetrarla; rese la cosa più semplice, allargandosi con le mani le chiappe e spingendo poi verso di me: entrai tutto ed il suo sfintere si richiuse sulla base del mio cazzo: stantuffai come un dannato, e lei rispondeva ai miei colpi con gridolini che avevano il potere di eccitarmi ancora di più: ”Non venire eh, devo ancora prenderlo nella figa ed in bocca, per intanto rompimi il culo, porco, sono la tua schiava!!” Poco dopo godette anche di culo, lo sentivo pulsare intorno al cazzo, mentre dalla figa usciva un liquido vischioso, che raccolsi con la mano e le passai sul viso ed in bocca:” Assaggialo anche te, mi disse, ha un buon sapore!!” Sempre nella stessa posizione le possedetti la figa calda e scivolosa, la penetravo con tale violenza, che ad ogni colpo, se non ci fosse stata la spalliera del divano le avrei potuto far male, per cui rallentai e mi mossi dentro di lei con più dolcezza, ma venni subito ripreso:”Che fai, dai su fammi male lo voglio sentire fino alla gola!!” Non le diedi retta, seguitai con il mio ritmo ed ottenni il risultato sperato: piano piano sentivo la figa bagnarsi sempre più e poi all'improvviso mi trovai quasi a nuotare contro corrente a causa del liquido che si scaricò sul mio pene, le strinsi con forza il seno, strappandole un sospiro:”Stronzo hai fatto come ti è parso, ma devo dire che hai fatto bene!! Ora scopami la bocca..!!!” Mi misi in piedi sul divano, mentre lei seduta appoggiata alla spalliera del divano era con la bocca giusta giusta all'altezza del mio cazzo che grondava dei suoi umori; lo leccò partendo dalle palle fino ad arrivare alla punta e questo per tante volte fino a che non fu ripulito poi giocò un poco con il glande,ma ancora indugiava e non lo inghiottiva: si voleva vendicare di me, quando avevo a mia volta indugiato a scoparla, poi si tuffò a bocca spalancata, guardandomi negli occhi, lo ingoiò completamente, potevo sentire la sua gola, prese a stantuffare, la saliva che produceva le colava dagli angoli della bocca, rendendo lo spettacolo osceno ed allo stesso tempo arrapante; questa volta però non le volevo venire in bocca, doveva essere mia in modo completo e le dissi che le sarei venuto nella figa: avendo la bocca occupata non poté rispondere, ma capii dalla stretta che mi diede che era d'accordo: sentivo il respiro che diventava affannoso, i seni mi battevano contro le chiappe, allungai la mano verso la figa, la sfiorai appena e subito cominciò a pulsare, si inarcò al massimo tanto che il mio dito le poté penetrare facilmente il culo, ed esso cominciò a pulsare, insomma era tutto un fremito che ebbe il suo effetto anche su di me: mi sfilai dalla sua bocca e scivolando lungo il corpo introdussi il cazzo nella figa e dopo quattro cinque colpi ben assestati venni con fiotto di sperma che sembrava non finire mai, mi incrociò le gambe sui fianchi e la sua figa riprese a pulsare. Che goduria!! Ci abbandonammo poi sfiniti sul divano, poco dopo però lei si dovette alzare e correre in bagno, perché la mia sborra le stava uscendo dalla figa e rischiava di lordare il bel divano ed il tappeto. Tornò che evidentemente aveva fatto il bidet , indossò l'accappatoio e si sedette vicino a me piegando le gambe sotto di sè ed appoggiando la testa sulla mia spalla:”Caro mio, adesso non ti libererai tanto facilmente di me.” “Penso proprio di no, risposi, ma ne sono contento, anche se non potrai mai sostituire la mia famiglia. Sarai la mia “scopacollega”. Si scostò da me, mi guardò intensamente negli occhi, tanto che temetti che mi avrebbe detto che era tutto finito e di andarmene, ed invece: “ Si ma per avere questa collega, dovrai spesso organizzarle incontri come quello di stasera con i ragazzi. Ok?” La guardai sbalordito, ed allora come in un raptus, la presi alla sprovvista, me la misi sulle ginocchia, le alzai l'accappatoio fino alle spalle e presi a sculacciarla con forza: “ Si, signore, grazie.”
L'appartamento era all'ultimo piano di una palazzina rimodernata e rispecchiava in pieno il carattere della sua abitante: un bel salone con un divano in pelle bianca, quadri moderni alle pareti, tavolo di cristallo sedie di design, cucina ultramoderna in vista e porta in cristallo che divideva dalla zona notte: appena entrata Silvana si tolse le scarpe, del resto il pavimento era ricoperto di tappeti, si sfilò la maglietta, che gettò su una seggiola e si diresse verso la zona notte:”Mentre mi faccio una doccia, serviti pure qualcosa dal mobile bar, farò il prima possibile.” Mi versai due dita di grappa e mi sedetti sul divano, guardandomi intorno e prendendo dei libri che erano impilati sul basso tavolino anch'esso di cristallo: erano per lo più libri gialli o di avventure, ma, quasi nascosto in fondo insieme alla trilogia delle varie “sfumature” e ad Histoire di O c'era anche “La dolce arte del bondage giapponese “: insomma la ragazza si era documentata sul tema sottomissione: il solo fatto che lei leggesse quei libri me lo fece rizzare. Passarono dieci minuti e Silvana tornò avvolta in un accappatoio rosso ed i capelli raccolti in una specie di turbante di spugna, anch'esso rosso. Mentre si avvicinava l'accappatoio faceva intravedere le gambe lunghe e muscolose:” Versi lo stesso per me?” indicando il mio bicchiere, glielo porsi e poi mi accomodai vicino a lei:” Spero che tu non abbia fame, mi disse, io, del resto, ho già ingurgitato un mucchio di proteine....” e scoppiò a ridere come se bere quasi mezzo litro di sperma fosse la cosa più naturale del mondo. Colsi la palla al balzo:” Scusami, Silvana, proprio di questo ti vorrei parlare. Questa storia mi sta stufando, in principio provavo gusto a vederti sottomessa, tu, così altezzosa e con la puzza sotto il naso , in balia mia o di giovinastri alle prime armi, e poi dopo averti vista ai piedi del direttore...... Ma ora basta, del resto come hai ben visto, non ho partecipato agli ultimi “party”, qui c'è il filmato con il pompino al direttore, e posai sul tavolino una chiavetta, dal mio telefonino l'ho già cancellato, sei libera, forse non mi perdonerai, ma purtroppo la situazione mi ha preso la mano, ed adesso ognuno per la sua strada. Comunque debbo dire che sei bellissima, e beato chi ti ha avuto e ti potrà avere in futuro. Ciao.” E mi alzai facendo l'atto di andarmene. Mi prese la mano e mi costrinse a risedermi e senza lasciarmela, anzi carezzandola: “Ti debbo ringraziare, invece, perché mi hai fatto scoprire un lato di me che mi era completamente sconosciuto; quando mi definisci bellissima, mi fai piacere, ma proprio questa “bellezza” mi costringe a stare sulle mie, a dare un'idea di altezzosità inavvicinabile, per difendermi: ma poi quando sono inerme davanti a qualsiasi uomo o donna che mi “usa”, provo un piacere profondo che mi prende dalla bocca dello stomaco e si irradia per tutto il corpo; anche adesso che ne sto semplicemente parlando con te mi sto bagnando!” E così dicendo portò la mia mano in mezzo alle sue cosce facendomi sentire la sua figa effettivamente bagnata, e sicuramente non era la doccia. Mi si avvicinò e mi baciò, dischiuse le labbra in modo che la mia lingua venisse in contatto con la sua, lasciò che la mia mano le carezzasse la figa ed il clitoride, mentre lei cercava la mia virilità attraverso i pantaloni. “Lo sai che non sono libero, le chiesi, e non lascerò mai mia moglie?” “Stupido, non mi importa, credo di essermi innamorata di te, ed accetterei qualsiasi condizione, pur di stare con te. E adesso scopami e non parlare, se non per offendermi!!” Mi arrapai come un mandrillo, le aprii l'accappatoio e mi tuffai sui suoi seni, mordendole i capezzoli fino a farle male; lei si inarcava, voleva che le penetrassi la figa, ma la feci penare:”Lo vuoi dentro ,troia, ma ancora non è tempo, prendilo in bocca e succhialo bene!!” Mi misi sul divano a cavalcioni su di lei, mi sbottonai i pantaloni e glielo infilai in bocca, le tolsi il turbante ed i capelli biondi ancora bagnati si sparsero sulle sue spalle, la scopavo in bocca, tenendola per le spalle e spingendo sino in gola; spingevo così forte che vidi il formarsi delle lacrime nei suoi bellissimi occhi che non smettevano di guardarmi; rallentai, uscii dalla sua bocca e mi accucciai davanti alla figa che lei spalancò senza pudore: che spettacolo!!! Le grandi labbra gonfie di desiderio, il clitoride, anche lui diritto per la voglia, quella leggera peluria bionda tutto congiurava contro di me e la mia voglia di far durare più a lungo possibile quegli attimi; mi pose la mano sulla nuca e la spinse con forza in modo che aderissi col viso alla sua figa calda, estrassi la lingua e la introdussi nella fessura rosea ricevendo all'improvviso un getto di liquido caldo in bocca: aveva un sapore asprigno, ma mi sembrò nettare degli dei, leccai tutto con avidità, mentre lei si agitava e mugolava di piacere “ Dai, porco, bevi, come te mi hai fatto bere la tua sborra....” mi disse, “vediamo quante volte mi farai venire...”. La girai, la misi carponi e tuffai il viso fra le sue chiappe sode, trovai con la lingua il buchetto grinzoso, cominciai a leccarlo tentando qualche penetrazione con la lingua; dopo averlo umettato a lungo mi alzai e le appoggiai il pene con l'intenzione di penetrarla; rese la cosa più semplice, allargandosi con le mani le chiappe e spingendo poi verso di me: entrai tutto ed il suo sfintere si richiuse sulla base del mio cazzo: stantuffai come un dannato, e lei rispondeva ai miei colpi con gridolini che avevano il potere di eccitarmi ancora di più: ”Non venire eh, devo ancora prenderlo nella figa ed in bocca, per intanto rompimi il culo, porco, sono la tua schiava!!” Poco dopo godette anche di culo, lo sentivo pulsare intorno al cazzo, mentre dalla figa usciva un liquido vischioso, che raccolsi con la mano e le passai sul viso ed in bocca:” Assaggialo anche te, mi disse, ha un buon sapore!!” Sempre nella stessa posizione le possedetti la figa calda e scivolosa, la penetravo con tale violenza, che ad ogni colpo, se non ci fosse stata la spalliera del divano le avrei potuto far male, per cui rallentai e mi mossi dentro di lei con più dolcezza, ma venni subito ripreso:”Che fai, dai su fammi male lo voglio sentire fino alla gola!!” Non le diedi retta, seguitai con il mio ritmo ed ottenni il risultato sperato: piano piano sentivo la figa bagnarsi sempre più e poi all'improvviso mi trovai quasi a nuotare contro corrente a causa del liquido che si scaricò sul mio pene, le strinsi con forza il seno, strappandole un sospiro:”Stronzo hai fatto come ti è parso, ma devo dire che hai fatto bene!! Ora scopami la bocca..!!!” Mi misi in piedi sul divano, mentre lei seduta appoggiata alla spalliera del divano era con la bocca giusta giusta all'altezza del mio cazzo che grondava dei suoi umori; lo leccò partendo dalle palle fino ad arrivare alla punta e questo per tante volte fino a che non fu ripulito poi giocò un poco con il glande,ma ancora indugiava e non lo inghiottiva: si voleva vendicare di me, quando avevo a mia volta indugiato a scoparla, poi si tuffò a bocca spalancata, guardandomi negli occhi, lo ingoiò completamente, potevo sentire la sua gola, prese a stantuffare, la saliva che produceva le colava dagli angoli della bocca, rendendo lo spettacolo osceno ed allo stesso tempo arrapante; questa volta però non le volevo venire in bocca, doveva essere mia in modo completo e le dissi che le sarei venuto nella figa: avendo la bocca occupata non poté rispondere, ma capii dalla stretta che mi diede che era d'accordo: sentivo il respiro che diventava affannoso, i seni mi battevano contro le chiappe, allungai la mano verso la figa, la sfiorai appena e subito cominciò a pulsare, si inarcò al massimo tanto che il mio dito le poté penetrare facilmente il culo, ed esso cominciò a pulsare, insomma era tutto un fremito che ebbe il suo effetto anche su di me: mi sfilai dalla sua bocca e scivolando lungo il corpo introdussi il cazzo nella figa e dopo quattro cinque colpi ben assestati venni con fiotto di sperma che sembrava non finire mai, mi incrociò le gambe sui fianchi e la sua figa riprese a pulsare. Che goduria!! Ci abbandonammo poi sfiniti sul divano, poco dopo però lei si dovette alzare e correre in bagno, perché la mia sborra le stava uscendo dalla figa e rischiava di lordare il bel divano ed il tappeto. Tornò che evidentemente aveva fatto il bidet , indossò l'accappatoio e si sedette vicino a me piegando le gambe sotto di sè ed appoggiando la testa sulla mia spalla:”Caro mio, adesso non ti libererai tanto facilmente di me.” “Penso proprio di no, risposi, ma ne sono contento, anche se non potrai mai sostituire la mia famiglia. Sarai la mia “scopacollega”. Si scostò da me, mi guardò intensamente negli occhi, tanto che temetti che mi avrebbe detto che era tutto finito e di andarmene, ed invece: “ Si ma per avere questa collega, dovrai spesso organizzarle incontri come quello di stasera con i ragazzi. Ok?” La guardai sbalordito, ed allora come in un raptus, la presi alla sprovvista, me la misi sulle ginocchia, le alzai l'accappatoio fino alle spalle e presi a sculacciarla con forza: “ Si, signore, grazie.”
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