Mia moglie
di
Re Artù
genere
etero
MIA MOGLIE (1)
Marta ed io siamo coetanei di trenta anni destinati a sposarci fino dalle elementari: ci siamo conosciuti in parrocchia alle lezioni di catechismo prima, poi facendo parte del coro della chiesa, quindi come catechisti per i bimbi più piccoli. Le nostre famiglie si conoscevano da una vita, figli unici, educati, buon rendimento scolastico, laureati con il massimo dei voti all'università della città: lei pediatra all'ospedale ed io commercialista destinato a sostituire il suocero nello studio di famiglia ben avviato. Marta è una bella ragazza, ora donna, bionda con occhi celesti un bel seno, anche se non prorompente, un culetto alto e due gambe lunghe e toste; non si vestiva in modo appariscente quasi sempre camicetta larga e jeans, tutto coperto dal camice, un trucco leggerissimo e capelli per lo più legati a coda di cavallo. Io mi mantengo abbastanza in forma con le mie due ore di tennis settimanali e due ore di palestra, sto solo perdendo i capelli in modo un poco preoccupante, per cui li tengo con un taglio corto. Ci siamo sposati da circa due anni, senza figli, che sembrano non voler venire, con grave cruccio dei mancati nonni, ancora giovani e pronti a prendersi cura della prole,, abitiamo in un bell'attico in centro, regalatoci dai nostri genitori in occasione delle nozze, non ci manca nulla: frequentiamo ancora la parrocchia, siamo conosciuti e ben voluti da tutti: insomma rappresentiamo la coppia perfetta: giovani, innamorati, senza problemi finanziari, impegnati nel sociale ma......già ma: nel segreto della coppia c'era qualcosa che mi angustiava: Marta dal punto di vista sessuale era del tutto inibita, naturalmente eravamo giunti vergini al matrimonio, ed ora solamente rapporti destinati ad avere bambini, che poi nemmeno venivano, in posizione del missionario, senza varianti alcuna, senza giochini né preliminari né finali. Questa situazione cominciava a pesarmi soprattutto perché a studio con le due giovani segretarie ed i due praticanti quando i discorsi finivano sul sesso, tutti avevano da raccontare delle loro esperienze con i rispettivi partners, mentre io restavo muto, facendo la figura del sostenuto: il fatto era che non avevo nulla da raccontare. Una sera tornando a casa un poco prima del solito, lasciai libera la donna che ci aiuta in casa, preparai una cenetta intima (fra i miei hobbyes c'è anche la cucina) con tanto di candele e musica d'ambiente: quando rientrò Marta, rimase un poco interdetta,”Amore, che cosa festeggiamo?” “Noi!” risposi laconicamente: Dopo cena ci sedemmo sul divano e con noncuranza le misi la mano sulla gamba, naturalmente fasciata dai jeans: mi guardò negli occhi e sorridendo mi disse:” Ho capito, precedimi in camera, arrivo subito”, “Perché non lo facciamo qui...?” le sussurrai portando la mano verso l'interno delle sue cosce, “Ma scherzi? Vogliamo sporcare tutto e poi domani la signora Maria (la donna di cui sopra n.d.a.) che penserebbe? No dai, vai in camera!” A quelle parole, sapevo già cosa sarebbe seguito, ed il pene che aveva cominciato a muoversi al solo pensiero di farlo lì, ritornò in riposo. Andai in camera, mi spogliai e mi infilai sotto il lenzuolo, di lì a poco mi raggiunse Marta coperta dalla solita camicia da notte di cotone lunga fino sotto il ginocchio: si stese di fianco mi diede un bacio sulla guancia e rimase in attesa che facessi il mio “dovere”; sono ancora giovane, gli ormoni ancora circolano ed anche se l'atmosfera non fosse molto eccitante le montai addosso, baciandola in modo un poco più violento del solito, come furono un poco più violente le spinte che le imposi con il mio pene: dopo circa dieci minuti venni e dopo un ultimo bacio, Marta si alzò, andò in bagno e sentii scorrere l'acqua del bidet. Cominciavo a stufarmi e poiché non avevo il coraggio di parlargliene (atteggiamento sbagliato in una coppia), decisi che, se si fosse presentata l'occasione per una esperienza al di fuori del nostro rapporto, non me lo sarei fatta scappare. Una delle segretarie dello studio mi intrigava parecchio. Era una bella mora, alta, con i capelli a caschetto una buona quarta di seno, indossava sovente dei pop up ( anche se non ne aveva assolutamente bisogno) che le scolpivano il lato B (era stata scelta da mio suocero, perché anche l'occhio voleva la sua parte, diceva, io sospettavo che non fosse solo per quello...), e sembrava che non le ero indifferente. Un giovedì in cui rimanemmo in ufficio da soli, perché gli altri erano tutti ad un corso di aggiornamento su una materia non di mia competenza, pensai che era il momento giusto: succedesse quello che doveva succedere: la chiamai e le chiesi il favore di farmi un caffè che di li a poco mi portò, ma, con un maldestro movimento (voluto?), me lo fece cadere sui pantaloni; mi alzai di scatto e lei, mortificata, : “Mi perdoni, dottore, lasci ci penso io!” Prese un fazzolettino e cominciò a strofinarlo sulla macchia, che era proprio sulla patta; forse ci metteva un poco troppa forza ed il mio pene rispose subito; mi guardò sorridendo:”Ah però, dottore, siamo già sull'attenti!” Le presi la mano e la tenni ferma sulla mia virilità, non dovetti forzarla per nulla: si inginocchiò davanti a me, mi aprì la patta lo liberò dagli slip e prese a leccarlo sulla punta, punto molto sensibile, poi aprì la bocca, e guardandomi negli occhi lo ingoiò tutto: non resistetti che due colpi e le venni in bocca, mi fece scherzosamente gli occhiacci, ma ingoiò tutto e prese a leccarlo per ripulirlo, e, sorpresa, il cazzo mi si risvegliò immediatamente e raggiunse di nuovo una erezione di buon livello: si rialzò “Dottore, ma da quanto è in astinenza?” senza dire altro si abbassò i pantaloni e gli slip, si piegò sulla scrivania spingendo il culo verso il mio cazzo che trovò la strada della sua figa umida e la penetrai colpendo in modo quasi forsennato:” Piano, dottore, abbiamo tempo, si gusti il momento e lo faccia gustare anche a me!!” “Oh Giovanna, sei fantastica!”, le sussurrai all'orecchio, eravamo stesi l'uno sull'altra, con le mani le stringevo i seni e attraverso la maglietta sentivo i capezzoli ritti per il desiderio, poi,cogliendomi di sorpresa: “ Dottore, me lo vuole mettere nel culo?” Rimasi un poco interdetto e lei se ne accorse:” Non l'ha mai fatto?” “Beh...no” sussurrai vergognandomi, “Non c'è problema: per prima cosa mi ci metta un dito, poi due...insomma ha capito no..o debbo farle un disegnino? Su con la fantasia!” Piccato mi concentrai, pensai che le dita dovevano essere umettate e quindi prima gliele infilai in bocca e poi nel culo, muovendole per favorire l'apertura dell'ano: “Impara in fretta, eh dottore! Adesso ci mettiamo lui, forza!” Lo sfilai dalla figa e provai ad entrarle nel culo; all'inizio non fu semplice, poi il glande si fece strada e fui risucchiato dentro fino alla base: l'ambiente era più stretto della figa, sentivo benissimo le pareti del suo intestino che stringevano il mio cazzo, lei mugolava, con le mani si allargava le chiappe perché potessi penetrarla meglio, col viso schiacciato sulla scrivania ed un leggero rivolo di saliva si era depositato sul piano di legno:”Dottore, non venga ancora, la voglio ancora in bocca, così non lasciamo tracce!” Se possibile, quelle parole ebbero il potere di eccitarmi ancora di più, lo sfilai ed attesi che lei si posizionasse accasciata di fronte al cazzo teso e lucido: spalancò la bocca ed, aiutandomi con la mano, la centrai in pieno: anche questa volta ingoiò tutto con un sorriso: si rialzò, si ricompose mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò come se nulla fosse accaduto. Ero al settimo cielo, non sentivo nessun senso di colpa, questo era sesso vero, accidenti quanto mi ero perso fino ad allora!!! Non sapevo ora come comportarmi con Marta, come avrei fatto ad adempiere i miei obblighi di marito?Chiesi ancora aiuto a Giovanna, la segretaria dell'avventura:” Certo, dottore, che se una non c'è portata, c'è poco da fare; sentire uno psicoterapeuta della coppia?” “Credo proprio che non sia il caso! Devo studiare qualcos'altro; uno psicoterapeuta amico lo conosco, forse è il caso che lo senta, almeno io da solo. Va bene grazie Katia, a proposito,ieri sera avrà un seguito?” Mi guardò sorridendo:”Dovrete fare i turni con suo suocero! Ma certo dottore, troveremo altri momenti!” Mio suocero? Non ci avrei mai creduto se me lo avesse detto qualcun altro. Hai capito il “sepolcro imbiancato!!!!!” Io, comunque, amavo Marta e non avrei voluto buttare tutto all'aria e del resto non mi piaceva vivere solo nell'apparenza, avrei voluto che mia moglie fosse più disinibita e che certamente le sarebbe piaciuto.
Marta ed io siamo coetanei di trenta anni destinati a sposarci fino dalle elementari: ci siamo conosciuti in parrocchia alle lezioni di catechismo prima, poi facendo parte del coro della chiesa, quindi come catechisti per i bimbi più piccoli. Le nostre famiglie si conoscevano da una vita, figli unici, educati, buon rendimento scolastico, laureati con il massimo dei voti all'università della città: lei pediatra all'ospedale ed io commercialista destinato a sostituire il suocero nello studio di famiglia ben avviato. Marta è una bella ragazza, ora donna, bionda con occhi celesti un bel seno, anche se non prorompente, un culetto alto e due gambe lunghe e toste; non si vestiva in modo appariscente quasi sempre camicetta larga e jeans, tutto coperto dal camice, un trucco leggerissimo e capelli per lo più legati a coda di cavallo. Io mi mantengo abbastanza in forma con le mie due ore di tennis settimanali e due ore di palestra, sto solo perdendo i capelli in modo un poco preoccupante, per cui li tengo con un taglio corto. Ci siamo sposati da circa due anni, senza figli, che sembrano non voler venire, con grave cruccio dei mancati nonni, ancora giovani e pronti a prendersi cura della prole,, abitiamo in un bell'attico in centro, regalatoci dai nostri genitori in occasione delle nozze, non ci manca nulla: frequentiamo ancora la parrocchia, siamo conosciuti e ben voluti da tutti: insomma rappresentiamo la coppia perfetta: giovani, innamorati, senza problemi finanziari, impegnati nel sociale ma......già ma: nel segreto della coppia c'era qualcosa che mi angustiava: Marta dal punto di vista sessuale era del tutto inibita, naturalmente eravamo giunti vergini al matrimonio, ed ora solamente rapporti destinati ad avere bambini, che poi nemmeno venivano, in posizione del missionario, senza varianti alcuna, senza giochini né preliminari né finali. Questa situazione cominciava a pesarmi soprattutto perché a studio con le due giovani segretarie ed i due praticanti quando i discorsi finivano sul sesso, tutti avevano da raccontare delle loro esperienze con i rispettivi partners, mentre io restavo muto, facendo la figura del sostenuto: il fatto era che non avevo nulla da raccontare. Una sera tornando a casa un poco prima del solito, lasciai libera la donna che ci aiuta in casa, preparai una cenetta intima (fra i miei hobbyes c'è anche la cucina) con tanto di candele e musica d'ambiente: quando rientrò Marta, rimase un poco interdetta,”Amore, che cosa festeggiamo?” “Noi!” risposi laconicamente: Dopo cena ci sedemmo sul divano e con noncuranza le misi la mano sulla gamba, naturalmente fasciata dai jeans: mi guardò negli occhi e sorridendo mi disse:” Ho capito, precedimi in camera, arrivo subito”, “Perché non lo facciamo qui...?” le sussurrai portando la mano verso l'interno delle sue cosce, “Ma scherzi? Vogliamo sporcare tutto e poi domani la signora Maria (la donna di cui sopra n.d.a.) che penserebbe? No dai, vai in camera!” A quelle parole, sapevo già cosa sarebbe seguito, ed il pene che aveva cominciato a muoversi al solo pensiero di farlo lì, ritornò in riposo. Andai in camera, mi spogliai e mi infilai sotto il lenzuolo, di lì a poco mi raggiunse Marta coperta dalla solita camicia da notte di cotone lunga fino sotto il ginocchio: si stese di fianco mi diede un bacio sulla guancia e rimase in attesa che facessi il mio “dovere”; sono ancora giovane, gli ormoni ancora circolano ed anche se l'atmosfera non fosse molto eccitante le montai addosso, baciandola in modo un poco più violento del solito, come furono un poco più violente le spinte che le imposi con il mio pene: dopo circa dieci minuti venni e dopo un ultimo bacio, Marta si alzò, andò in bagno e sentii scorrere l'acqua del bidet. Cominciavo a stufarmi e poiché non avevo il coraggio di parlargliene (atteggiamento sbagliato in una coppia), decisi che, se si fosse presentata l'occasione per una esperienza al di fuori del nostro rapporto, non me lo sarei fatta scappare. Una delle segretarie dello studio mi intrigava parecchio. Era una bella mora, alta, con i capelli a caschetto una buona quarta di seno, indossava sovente dei pop up ( anche se non ne aveva assolutamente bisogno) che le scolpivano il lato B (era stata scelta da mio suocero, perché anche l'occhio voleva la sua parte, diceva, io sospettavo che non fosse solo per quello...), e sembrava che non le ero indifferente. Un giovedì in cui rimanemmo in ufficio da soli, perché gli altri erano tutti ad un corso di aggiornamento su una materia non di mia competenza, pensai che era il momento giusto: succedesse quello che doveva succedere: la chiamai e le chiesi il favore di farmi un caffè che di li a poco mi portò, ma, con un maldestro movimento (voluto?), me lo fece cadere sui pantaloni; mi alzai di scatto e lei, mortificata, : “Mi perdoni, dottore, lasci ci penso io!” Prese un fazzolettino e cominciò a strofinarlo sulla macchia, che era proprio sulla patta; forse ci metteva un poco troppa forza ed il mio pene rispose subito; mi guardò sorridendo:”Ah però, dottore, siamo già sull'attenti!” Le presi la mano e la tenni ferma sulla mia virilità, non dovetti forzarla per nulla: si inginocchiò davanti a me, mi aprì la patta lo liberò dagli slip e prese a leccarlo sulla punta, punto molto sensibile, poi aprì la bocca, e guardandomi negli occhi lo ingoiò tutto: non resistetti che due colpi e le venni in bocca, mi fece scherzosamente gli occhiacci, ma ingoiò tutto e prese a leccarlo per ripulirlo, e, sorpresa, il cazzo mi si risvegliò immediatamente e raggiunse di nuovo una erezione di buon livello: si rialzò “Dottore, ma da quanto è in astinenza?” senza dire altro si abbassò i pantaloni e gli slip, si piegò sulla scrivania spingendo il culo verso il mio cazzo che trovò la strada della sua figa umida e la penetrai colpendo in modo quasi forsennato:” Piano, dottore, abbiamo tempo, si gusti il momento e lo faccia gustare anche a me!!” “Oh Giovanna, sei fantastica!”, le sussurrai all'orecchio, eravamo stesi l'uno sull'altra, con le mani le stringevo i seni e attraverso la maglietta sentivo i capezzoli ritti per il desiderio, poi,cogliendomi di sorpresa: “ Dottore, me lo vuole mettere nel culo?” Rimasi un poco interdetto e lei se ne accorse:” Non l'ha mai fatto?” “Beh...no” sussurrai vergognandomi, “Non c'è problema: per prima cosa mi ci metta un dito, poi due...insomma ha capito no..o debbo farle un disegnino? Su con la fantasia!” Piccato mi concentrai, pensai che le dita dovevano essere umettate e quindi prima gliele infilai in bocca e poi nel culo, muovendole per favorire l'apertura dell'ano: “Impara in fretta, eh dottore! Adesso ci mettiamo lui, forza!” Lo sfilai dalla figa e provai ad entrarle nel culo; all'inizio non fu semplice, poi il glande si fece strada e fui risucchiato dentro fino alla base: l'ambiente era più stretto della figa, sentivo benissimo le pareti del suo intestino che stringevano il mio cazzo, lei mugolava, con le mani si allargava le chiappe perché potessi penetrarla meglio, col viso schiacciato sulla scrivania ed un leggero rivolo di saliva si era depositato sul piano di legno:”Dottore, non venga ancora, la voglio ancora in bocca, così non lasciamo tracce!” Se possibile, quelle parole ebbero il potere di eccitarmi ancora di più, lo sfilai ed attesi che lei si posizionasse accasciata di fronte al cazzo teso e lucido: spalancò la bocca ed, aiutandomi con la mano, la centrai in pieno: anche questa volta ingoiò tutto con un sorriso: si rialzò, si ricompose mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò come se nulla fosse accaduto. Ero al settimo cielo, non sentivo nessun senso di colpa, questo era sesso vero, accidenti quanto mi ero perso fino ad allora!!! Non sapevo ora come comportarmi con Marta, come avrei fatto ad adempiere i miei obblighi di marito?Chiesi ancora aiuto a Giovanna, la segretaria dell'avventura:” Certo, dottore, che se una non c'è portata, c'è poco da fare; sentire uno psicoterapeuta della coppia?” “Credo proprio che non sia il caso! Devo studiare qualcos'altro; uno psicoterapeuta amico lo conosco, forse è il caso che lo senta, almeno io da solo. Va bene grazie Katia, a proposito,ieri sera avrà un seguito?” Mi guardò sorridendo:”Dovrete fare i turni con suo suocero! Ma certo dottore, troveremo altri momenti!” Mio suocero? Non ci avrei mai creduto se me lo avesse detto qualcun altro. Hai capito il “sepolcro imbiancato!!!!!” Io, comunque, amavo Marta e non avrei voluto buttare tutto all'aria e del resto non mi piaceva vivere solo nell'apparenza, avrei voluto che mia moglie fosse più disinibita e che certamente le sarebbe piaciuto.
7
voti
voti
valutazione
3
3
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La collega d'ufficio (7)racconto sucessivo
Mia moglie (2)
Commenti dei lettori al racconto erotico