La collega d'ufficio (2)

di
genere
dominazione

LA MIA COLLEGA (2)

Aspettando di rimanere soli, lavorai poco e svogliatamente, la mia mente era rivolta altrove, ripassavo tutto quello che avevo sognato di imporre ad una donna sottomessa; mai avrei immaginato che questa donna sarebbe stata così bella, il che rendeva la cosa ancora più arrapante. Finalmente arrivarono le sei del pomeriggio, a quell'ora non c'era più nessuno in ufficio ed avevamo circa un'ora e mezza prima che i cancelli si chiudessero automaticamente. Mi misi comodo, ma dovetti aspettare quasi quindici minuti prima di sentire un leggero bussare alla porta: non frapposi tempo e dissi “Avanti!” appena fu entrata “Perchè ci hai messo tanto tempo, troia?” A quell'epiteto lei sussultò, e provò a protestare:”Dai dimmi quanto vuoi e facciamola finita!” Risi:”Allora non hai capito nulla: le regole del gioco le detto io: tu, troia, sarai la mia schiava fino a che vorrò e dovrai fare quello che ti ordinerò senza fiatare, altrimenti....” e le mostrai il telefonino “vuoi forse finire, oltre tutto, su you tube?” “No ti prego, non mi rovinare, e con un sospiro, va bene farò quello che vuoi!” disse abbassando gli occhi, ma non poteva immaginare quello che la aspettava. “Allora, dissi, ecco le prime regole: Primo mi dovrai dare del lei, anche quando siamo soli, anzi principalmente quando siamo soli, non dovrai rispondermi se non a domande dirette, non dovrai mai protestare ed obbedire immediatamente ai miei ordini, capito queste prime basilari regole?” “Si!” “E...” “ Si, signore!” “ Bene, troia ed ora devo punirti per il tuo ritardo. Tirati su la gonna!” Arrossì, ma obbedì mostrando due gambe stupende, incorniciate da autoreggenti nere:”Su,su veloce, che non abbiamo tutta la sera!! Calati gli slip, ma non toglierli.” Li abbassò a metà coscia, era uno spettacolo per me bellissimo, per lei umiliante data l'oscenità del gesto. Intanto il mio sguardo si era posato sul suo pube abbellito da una leggera peluria bionda semi rasata: mi diede l'impressione di una freccia direzionale che indicava la figa ben custodita fra le cosce. Mi alzai e le girai intorno e posai gli occhi sul suo lato B: era perfetto come avevo immaginato ed, all'improvviso, le affibbiai una sculacciata violenta strappandole un grido di dolore, si voltò e mi guardò piena di odio: “Abbassa gli occhi, troia, e girati, mettiti piegata sulla scrivania, subito!” Lo fece, ma molto lentamente, “Così non va bene, devi essere più pronta e ringraziarmi per ogni ordine che ti do!” “Si grazie, signore” “E, soprattutto, non mi guardare negli occhi!” “ Si signore!” Solo allora mi dedicai al suo culo: avevo una voglia matta di carezzarlo e baciarlo, ma ciò cozzava con quello che avevo in mente mi proponevo per il futuro rapporto con lei: presi un righello dal cassetto della scrivania, glielo feci vedere, un'ombra di paura passò nei suoi occhi, mi misi alle sua spalle e colpii:”Ahh,gridò, grazie signore!”, imparava alla svelta, la troia, ma se sperava che in quel modo avrebbe abbreviato la sua pena si sbagliava di grosso, colpii di nuovo “Ahh, grazie signore!” colpii ancora, ottenendo sempre lo stesso risultato, ed ancora, ancora, per poi finalmente rendendomi conto che stavo esagerando: ero sudato, il culo di Silvana era rosso per i colpi ricevuti:” Alzati troia e rivestiti, abbiamo finito, per questa sera!” Si tirò su le mutandine, si abbassò la gonna, si voltò e notai che aveva pianto, ma non alzò lo sguardo. “Vattene ora, troia, ci rivediamo domani e sii puntuale, se non vuoi subire lo stesso trattamento! Ah vieni senza slip!” “Grazie, signore” ed uscì. Mi sedetti e mi misi a pensare a quello che stavo facendo: ero capace di proseguire? Ero così dominante? Decisi di passare al sexy shop per vedere se ci fosse qualcosa che poteva interessarmi. Dopo una rapida escursione, non mi piaceva trattenermi troppo, uscii con in busta un paio di testi sui “master e sottomissioni”, un plug anale e uno slip in lattice con apertura strategica. La sera a casa mi chiusi in bagno e diedi una scorsa ai testi, poi li chiusi nella ventiquattrore dell'ufficio insieme agli altri due gadget, intanto pensai che l'ufficio non poteva essere il solo mio campo d'azione e stavo studiando come ovviare. Intanto il giorno dopo, appena arrivato, mandai ai Silvana una e-mail con le ordinavo di presentarsi immediatamente nel mo ufficio. Non vedendola arrivare, chiamai la segreteria e chiesi sue notizie, così seppi che quella mattina non si era presentata ed aveva comunicato di essere malata. Temetti di aver esagerato e che il bel gioco fosse già finito. La chiamai sul telefonino, feci il duro, come del resto mi si spiegava nei libretti acquistati, non mostrarsi mai né amici, né pietosi: “Troia, non devi assentarti senza il mio permesso; adesso vieni subito in ufficio e ti presenti da me!!” Sentii dall'altra parte che il respiro si faceva grosso, passò qualche secondo prima che rispondesse:”Si, grazie signore.!” Oh allora stava al gioco! Bene, bene. Dopo circa mezz'ora la vidi fare capolino sulla mia porta, con un gesto brusco le feci cenno di entrare e di chiudere la porta: prelevai gli acquisti da sotto la scrivania e le ordinai di alzare la gonna e vidi, con piacere, che aveva obbedito non indossando gli slip: rivedere il suo pube, lì mostrato senza pudore ad un semplice mio ordine me lo fece rizzare, ma sempre in quei cazzo di libri c'era scritto che l'atto sessuale fra il master e la sottomessa doveva essere solo una dimostrazione di forza del primo, e, quindi, non dovuto ad una emozione od a una volontà diversa da quella del voler sottomettere. Allora mi sforzai di non pensarci e le ordinai.” Ora indossa questi!” e le porsi gli slip: Li prese e li indossò sistemandoseli addosso con movimenti sensuali: era uno spettacolo. Le dissi di fare un giro su se stessa, erano attillatissimi e dalle aperture si vedeva la peluria del pube e, dietro, il solco del suo bellissimo culo; le porsi quindi il plug: mi guardò con aria interrogativa, non conosceva, evidentemente, l'uso dell'oggetto:” Te lo devi mettere nel culo, troia, e tenercelo tutto il giorno, stasera te lo farò togliere. Adesso girati e mettitelo dove ti ho detto, ma piano, come se fossi sodomizzata.” Obbedì, si girò si piegò leggermente in avanti, mettendo in mostra il grazioso buchetto grinzoso, improvvisamente apparve la mano destra che stringeva l'oggetto, cercò di puntarlo nel modo giusto, e dopo un paio di tentativi trovò l'ingresso e cominciò a spingere piano, piano. In breve il plug scomparve come ingoiato, il buchetto si richiuse e rimase solo un filo rosso che le usciva dal culo. Si rialzò e si voltò: notai che aveva uno sguardo, come definirlo, fra il gaudente ed il compiaciuto, non certo di sottomissione:forse il gioco le cominciava a piacere, ed allora avanti. La congedai, quasi cacciandola, ricordandole che alle sei si sarebbe dovuta ripresentare. Certo che tutta questa faccenda non giovava al mio rendimento sul lavoro: passai la giornata fantasticando sui giochi erotici cui sottoporla: ad un certo punto ero in uno stato tale che dovetti andare al bagno e segarmi per far diminuire la tensione. Mi diedi del coglione: avevo una schiava a disposizione e mi segavo da solo? Coglione, coglione, coglione: la chiamai con il cellulare e le ordinai di presentarsi alla pausa-pranzo in archivio, sperando che a quell'ora non ci fosse nessuno. Fu puntualissima, entrammo, per fortuna non c'era nessuno, spensi le luci e rimanemmo illuminati solo dalle lucette di emergenza che spargevano una leggera luce bluastra, che rendevano l'ambiente, se cosi si può dire, più sexi, la feci camminare davanti a me, e notai una camminata un poco diversa dal solito, forse il plug faceva il suo compito; arrivammo in un angolo in disparte aprii la patta, le misi in mano il cazzo già in tiro e le ordinai di segarmi: nella penombra vidi un principio di sorriso:” C'è poco da sorridere, troia, sei qui per soddisfarmi e non per soddisfarti, sei la mia schiava, fora dai incomincia!” E lei cominciò prima lentamente, poi più veloce e quando sentii che stavo per venire la frci inginocchiare ed aprire la bocca, guardandomi bene dal farglielo sentire in bocca, lo avvicinai solo di quel tanto che il mio sperma la centrò in pieno:”Adesso ingoialo e non sputarlo come fai con quello del direttore”, ingoiò tutto e quando cercò di avvicinarsi con la lingua per pulirmelo, la respinsi, non doveva provare alcun piacere era solo la mia schiava. “Naturalmente se il direttore oggi vorrà i tuoi servigi, non lo deluderai, solo prima devi avvertirmi, perchè non voglio perdermi lo spettacolo”. “Si, grazie signore.” Le introdussi la mano sotto la gonna controllando che il plug fosse, come era, al suo posto e colsi l'occasione per pizzicarle le chiappe, strappandole un gridolino. Tornammo ai nostri rispettivi uffici.
scritto il
2018-10-23
7 . 2 K
visite
1
voti
valutazione
9
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La mia collega (1)

racconto sucessivo

La collega d'ufficio (3)
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.