Mia moglie (3)

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MIA MOGLIE (3)

Passò una settimana e Giovanna mi disse di fermarmi nel tardo pomeriggio, perché doveva presentarmi delle persone: ebbi un tuffo al cuore, il piano stava prendendo forma. Quando rimasi solo, sentii bussare ed entrò Giovanna che fece accomodare tre ragazzoni, di cui uno di colore, tutti abbastanza giovani:” Questi sono Mario, Dimitri e Kojo. Ho spiegato loro quello che debbono fare, ma se vuole riperlo per essere sicuro che abbiano capito bene, prego. C'è ancora un dettaglio: vogliono dieci mila euro anticipati.” Come: li faccio divertire e vogliono anche i soldi:” Per i soldi non c'è problema, ma voglio che mi ripetano i punti principali del piano.” Prese la parola il più grosso, tutto tatuato, che se fosse stato tutto vero, sarebbe stato individuato in un attimo:” Dotto', disse con un accento romanesco di borgata, parlo anche per conto loro: noi arivamo alla sua casa del mare, le sonamo appena ce apre la prendemo e la legamo come un salame, poi prendemo su moglie e ce la facemo. Va bene dotto'?” “ In linea di massima si, che vuol dire ce la facciamo?” “ Questo ce lo deve da dì lei, dotto'; servizio completo: davanti , di dietro, bocca, piscio, botte boh, ce dica, dotto'.” Quella cruda enumerazione di volgarità mi fece rizzare il cazzo ma dissi:”No percosse , no! Per i resto vedremo l'evolversi della situazione; io, anche se legato vi guiderò, perché, sia chiaro, io voglio assistere”. “ E come no dotto' lei paga e noi eseguimo.” Diedi loro i soldi e ci mettemmo d'accordo per il successivo fine settimana, li feci accompagnare alla porta e dissi a Giovanna poi di raggiungermi: pensare a quanto mi aspettava mi aveva provocato un'erezione che aveva bisogno di sfogo; e lo sfogo lo trovai nella bocca accogliente della mia segretaria. Comincia a lavorarmi Marta convincendola che avevamo bisogno di relax nella nostra villetta al mare, che doveva essere aperta per farle prendere aria in previsione della ormai prossima stagione estiva: lei era titubante, dicendo che ci avrebbe pensato Maria, ma ero bravo a convincere le persone ed alla fine le strappai un sorriso ed un si; quel sorriso mi tagliò le gambe, avrei voluto fermare tutto, Marta non meritava quello che le avevo preparato, mi sentivo uno stronzo, ma pensando ai risultati, o almeno a quelli che speravo fossero i risultati, alla nuova intimità senza tabù che avrei avuto con mia moglie, mi fecero desistere dai propositi di abbandono del piano. Arrivò il venerdì sera e preparammo due trolley con i ricambi da portare al mare; le serate si erano allungate, del resto eravamo ai primi di maggio, ed anche la temperatura era mite:”Credo che abbia avuto un'ottima idea, amore” mi disse Marta, salendo in auto. Avrei preferito che fosse rimasta in silenzio , ma non potevo pretendere, accesi la radio che trasmetteva canzoni italiane degli anni 90, i superstrada allungai le mani sulle cosce di Marta, coperte da un leggero vestito:” Quanta fretta, amore, arriviamo a casa almeno” e la scansò. Mannaggia! Non c'era verso di fare qualcosa al di fuori del rapportino serale. Arrivammo verso le dieci di sera, durante il viaggio ci eravamo fermati a mangiare qualcosa, in casa naturalmente non c'era nulla, scaricammo le valigie, accendemmo le luci di casa, del giardino e della piscina: era un villino isolato e Marta si era lamentata più volte di questo isolamento, dopo aver letto di assalti, da parte di malintenzionati, perpetrati in abitazioni sperdute nella campagna. Il mare era poco lontano e nelle serate con brezza favorevole si poteva sentire anche il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli e sulla spiaggia. Scoprii i mobili mentre Marta saliva al piano superiore per preparare la camera matrimoniale: Quello che non sapevo neppure io era quando “tutto” sarebbe accaduto: all'improvviso mi si illuminò il quadrante del telefonino: comparve il numero dell'ufficio, a quest'ora? Pensai e risposi: “E' per questa sera, dottore, mi disse Giovanna, in bocca al lupo!!” e riattaccò. Poco dopo sentii arrivare una auto che si fermò al cancello, suonarono ed al video citofono vidi Mario che mi fece l'occhietto: gli aprii il cancello e da sopra Marta chiese, con voce leggermente preoccupata:” Chi è, amore?” “Non lo so, sono signori che chiedono aiuto perché gli si è fermata l'auto ed hanno i cellulari scarichi.” “Non aprire, che è meglio” “ Ma dai, non temere....” Aprii la porta di casa e i tre, che indossavano un passamontagna per travisare il volto mi presero e, con garbo, per la verità, mentre io facevo finta di difendermi urlando e divincolandomi. Mi legarono stretto ad una seggiola e due si precipitarono al piano superiore scendendo poi stringendo Marta come fosse un trofeo: ”Sta' zitta, donna, le ordinò quello che identificai subito in Mario, e dicce dove stanno li soldi, l'oro, li gioielli e tutto quello che avete di valore.” “Ma abbiamo solo solo quello che portiamo addosso, siamo venuti a passare due giorni, questa è una seconda casa” rispose Marta io avevo la bocca chiusa da del nastro adesivo da pacchi. “Va be, intanto vedemo “ raccolsero i contanti, gli orologi i telefonini e presero anche le chiavi dell'auto; certo il bottino, esclusa l'auto non era molto, ed allora iniziò la sceneggiata: si avvicinò a Marta le si mise dietro e le afferrò i seni stringendoli: lei si divincolò e strillò, ma rimediò un ceffone, che mi parve un poco pesante, e guardai furioso Mario facendo cenno di no con la testa:” Sta zitta, che stasera ce divertimo, vero raga?” “Da,da” rispose lo slavo mentre il colored rimase in silenzio. Le mani di Mario scesero lungo il corpo di mia moglie, le arrivarono in mezzo alle gambe, furono spinte sulla figa: Marta urlava con quanto fiato aveva in gola e rimediò un altro ceffone; cercai di ribellarmi,ma anche se con garbo, ero stato legato bene ed ottenni solo il risultato di ribaltarmi con tutta la seggiola, facendomi male ad una spalla: le percosse ottennero però l'effetto voluto e mia moglie cessò di urlare, rimanendo ferma come una statua, mentre Mario frugava con la mano là dove nemmeno io avevo potuto tanto. La scena, mio malgrado, mi eccitava. All'improvviso Dimitri si avvicinò, prese il vestito di Marta dai due lembi del collo e lo strappò con un solo gesto, dividendolo praticamente in due, lasciando mia moglie in reggiseno e mutandine: la vidi così bella ed indifesa che mi maledissi per tutto quello che le stavo facendo provare, che non era ancora nulla rispetto a quello che la aspettava, ma di lì a poco avrei avuto una sorpresa: mentre Mario la teneva da dietro, Dimitri le abbassò le mutandine, facendo comparire un pube coperto da una leggera peluria bionda, le introdusse fra le cosce la mano e vidi che con le dita forzava la figa di Marta, che stringeva disperatamente le gambe, ma nulla poteva contro la forza dei due uomini, stringeva i denti, ma rimase in silenzio sibilando appena: i suoi occhi mandavano lampi di odio come mai le avevo visto, ma Dimitri ritirò la mano con le dita bagnate:” La puttana comincia a godere” disse con un accento slavo che ne tradiva le origini. Che l'odio che emanava da ogni poro, forse, era dovuto al fatto che stava scoprendo il lato oscuro di se stessa, era lì, nuda di fronte a sconosciuti e intanto si bagnava, come non le era mai successo nei rapporti con me: mi puntarono un coltello alla gola ed ordinarono:” Adesso troia, se non voi che lo scannamo, toccate, mettete sul divano allarghete 'ste cosce e facce vede' quanto se' brava, su, veloce, che poi ciavemo da fa' co' te!” Marta mi guardò, le feci cenno di no con la testa, ma era spaventata da quello che potevano farmi, mi sorrise con gli occhi per poi riprendere il suo sguardo duro, apprestandosi ad obbedire: si sedette sul divano divaricando le cosce, mettendo in mostra la figa che mi parve bellissima, del resto l'avevo solo intravista qualche volta, carezzata ancora meno, per non dire che mai l'avevo leccata: a lei pareva un'azione antigienica. Guardando negli occhi ora l'uno ora l'altro degli uomini con aria di sfida iniziò a passarsi la mano sulla figa, per poi premere con le dita sul clitoride: dopo un poco di queste manovre notai che il seno si alzava ed abbassava più velocemente e che aveva chiuso gli occhi, come a concentrarsi su quello che stava facendo. I tre uomini avevano liberato gli arnesi e se li menavano sguaiatamente, Marta riaprì gli occhi e li guardava quasi a sfidarli, vedevo che non poteva distogliere lo sguardo da quei cazzi che puntavano su di lei ed all'improvviso liberò un getto di liquido che si sparse attorno a lei: fu come un segnale i tre le si avvicinarono: la alzarono dal divano e la spinsero in terra sopra il tappeto:” In ginocchio, troia, e succhia!!” Le avvicinarono i cazzi al viso, lei cercava di non sottomettersi, ma un nuovo ceffone la ricondusse a più miti consigli, con un atteggiamento di disgusto, si bloccò, mi guardava e intanto riceveva i tre cazzi sul viso, sulle labbra che teneva serrate. A me sembrava che la situazione stesse trascendendo, con terrore e completamente impotente, seguivo l'evolversi dei fatti.
scritto il
2018-10-30
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