Mia moglie (2)

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MIA MOGLIE (2)

La settimana successiva, ad insaputa di Marta, mi recai dal mio amico psicoterapeuta, che non vedevo dalle superiori. Mi accomodai nello studio e gli spiegai la situazione: mi rispose che il problema poteva essere risolto con una serie sedute a cui dovevamo partecipare entrambi; gli spiegai che ciò sarebbe stato molto difficile se non impossibile e quindi lo pregai di darmi, in via amichevole, qualche consiglio:” Ci vorrebbe uno shock, qualcosa che la sbloccasse, rispose, ma anche così non ti saprei dire l'effetto, bisogna conoscere il soggetto, mi dispiace, ma non posso fare di più ed anche questo non è affatto professionale. Cerca di convincerla a partecipare a sedute di psicoterapia.” Lo ringraziai e, sconsolato, ritornai in ufficio. Chiami Giovanna e la pregai di trattenersi oltre l'orario perché dovevo parlarle. Mi rivolse un sorriso di intesa. Dopo le sei, quando tutti se ne erano andati, sentii bussare alla porta e Giovanna entrò, si sedette sul bordo della scrivania, facendo salire la stretta gonna sulle sue cosce tornite: “Allora, dottore, che c'è?” “ Non so che fare con Marta: dallo psicoterapeuta non se ne parla nemmeno, quando ho provato ad accennarglielo, spiegandole i motivi, non ha capito o ha fatto finta di non capire ed ora mi guarda come fossi un maniaco sessuale ed è sempre più chiusa in se stessa sull'argomento sesso; mi chiedevo se te potessi darmi una mano, magari a cena insieme con il tuo ragazzo e gli altri dello studio. Non so, che ne dici?” “Possiamo provare, organizzi, non per domani che ho un impegno con suo suocero....” E dalli con il vecchio...ma il solo pensiero mi eccitò, le posai la mano sulle gambe e le carezzai arrivando fino alle mutandine: allargò le cosce si appoggiò con le mani sulla scrivania, mi sbottonai i pantaloni impugnai il cazzo e cominciai a menarmelo mentre con le dita scavavo nel suo sesso che in men che non si dica si bagnò: le estrassi gocciolanti e le portai alla mia bocca: volevo sentire il sapore del suo piacere, lei iniziò a sbottonarsi la camicetta e liberò due seni tondi e duri che si massaggiò: scese dalla scrivania girò la mia poltrona verso di lei, si sfilo la gonna si girò, si piegò sfilandosi gli slip mostrandomi il suo bellissimo culo: la agguantai per i fianchi, fece finta di resistermi ma poi si sedette sul mio cazzo ritto e ci fondemmo in una sola cosa, cercai la sua bocca, ma lei si rifiutò “E' solo sesso dottore, non mi chieda di più!” ed intanto mi cavalcava dandomi le spalle; l'aiutavo nel movimento con le mani sotto le sue chiappe, aveva la figa fradicia, poi assunse la posizione a cui non seppi resistere: si tolse le scarpe ed appoggiò i piedi sulle mie ginocchia in modo tale che il cazzo usciva quasi del tutto quando si alzava e quando si calava lo risucchiava completamente dentro di sé, non resistetti che qualche secondo e le inondai la figa di sperma, che colò anche sul tappeto: “Non si preoccupi, ho di là uno smacchiatore formidabile.” Chissà perché mi vennero in mente i tappeti nello studio del suocero....
La cena con i colleghi d'ufficio venne organizzata di lì a poche sere, Katia accettò di partecipare, si vestì in maniera elegante per il suo standart: blusa di raso senza reggiseno, gonna lunga anch'essa di raso con una blusa di pelliccia sintetica (era anche animalista convinta), le altre due ragazze del gruppo, invece, forse su indicazione di Giovanna, erano in minigonna con calze velate: ci sistemammo ad un tavolo rotondo ognuno vicino al rispettivo compagno o compagna, Giovanna e Marta capitarono una di fronte all'altra. Per riscaldare la serata, avevo dato ordine al sommelier di non lasciare i bicchieri mai vuoti, lasciando a lui la scelta dei vini più adatti: a metà cena Marta era già alticcia ed il discorso scivolò sul sesso e sui giochini ad esso collegati; Marta ascoltava, ma sembrava non interessarsi più di tanto, feci scivolare la mano sotto la tavola e la posai sulle cosce di mia moglie cercando di forzarla ad aprirle, ma lei resistette, mi prese la mano e la spostò dalle gambe rivolgendomi uno sguardo di riprovazione. Gli altri maschietti invece avevano ricevuto più collaborazione dalle loro compagne, almeno a vedere gli strani movimenti che avvenivano intorno al tavolo e sotto di esso. Riportai le mani sopra il tavolo e quello fu il segno della fine delle scaramucce: quando Marta si alzò per andare in bagno, fu subito seguita da Giovanna che prese per mano il suo ragazzo e lo portò con sé : non sapevo che fare, ma l'occhietto che mi fece l'altra ragazza di studio mi fece capire che tutti erano al corrente della ragione di quella cena per cui scusandomi con i gli altri mi alzai anch'io e mi avviai verso i bagni, che, per fortuna, erano collocati ad un piano inferiore e quindi l'entrata era nascosta agli avventori del ristorante: mi avvicinai al l'ingresso del bagno delle signore, si sentivano strani versi uscire dalla porta, che fessurai: Giovanna era accucciata davanti al suo ragazzo e gli stava facendo una pompa, Marta, non si vedeva, probabilmente era chiusa in qualche WC; speravo che il ragazzo reggesse fino all'uscita di mia moglie: sentii il rumore dello sciacquone e Marta uscì, non si accorse subito di quello che stava succedendo, ma quando li vide non si fermò un attimo a guardare, si portò le mano a coprire gli occhi, come a non voler vedere e si diresse rapidamente all'uscita; feci appena in tempo ad entrare nel bagno degli uomini e la sentii risalire velocemente le scale. Quando tornai al tavolo trovai Marta in piedi con la borsa pronta ad andare via: alla mia muta domanda:”Andiamo, portami via e non accetto rifiuti.” Mi scusai con gli altri e chiesi loro di salutarmi Giovanna, a quel nome Marta fece una smorfia di disgusto e si avviò all'uscita. Saliti in auto mi assalì:”Ma con chi lavori? Questa Giovanna è una meretrice: lo sai che si è portata nel bagno delle signore il fidanzato e gli aveva preso il membro in...bocca..che schifo! Parlerò con mio padre!” “No, non farlo, sul lavoro è correttissima e molto preparata; ognuno poi nella vita privata si può comportare come vuole, non credi?” “ Va bene, ma sei pregato di non frequentarla e di non invitarla più quando sarò presente anche io!” Assentii, ma mi dolsi del nuovo tentativo andato a vuoto. Il giorno dopo mi scusai con Giovanna, ringraziandola per il tentativo:”Dovrò studiare qualcos'altro!” Ma non sapevo dove sbattere la testa, mi consigliai anche con la guida spirituale di Marta, il giovane vice-parroco, che in verità si dimostrò più aperto di lei a questi argomenti, perché riteneva che la coppia andasse comunque preservata, ed il sesso Dio ce lo aveva dato, perché fosse usato; mi promise che se si fosse presentata l'occasione ne avrebbe accennato a Marta. Ma le settimane si susseguivano e nulla cambiava nell'atteggiamento di mia moglie nei confronti del sesso; per fortuna avevo Giovanna che mi supportava e sopportava nei miei sfoghi verbali e non. Leggendo dal barbiere uno di quei giornalini di gossip, dove le notizie sono per lo più inventate e poi romanzate, mi cadde sotto gli occhi un articolo che portava questo titolo:- Ho fatto violentare mia moglie; ora è diventata una puttana!- Lo lessi avidamente e mi venne l'idea: per sbloccarla occorreva uno shock e quale meglio di una violenza che le facesse provare tutto quello che lei non aveva mai voluto? Naturalmente sarebbe stata una sceneggiata, tutto sotto il mio controllo e regia. Il problema era trovare i soggetti idonei e mi rivolsi ancora una volta a Giovanna esponendole il mio piano: all'inizio sembrò un poco titubante, ma grazie alle mie argomentazioni alla fine si convinse che forse era l'unica strada percorribile. Le chiesi se avesse delle persone fidate che potevano prestarsi a questa sceneggiata: “Mi ci faccia pensare, dottore, debbo sentire qualcuno, le faccio sapere, di quante persone ha bisogno?” “Tre credo che possano bastare.” “Bene, ci aggiorniamo” come se stessimo trattando di una pratica d'ufficio. Nei giorni successivi più volte mi era venuta la voglia di annullare tutto: amavo veramente mia moglie, e sottoporla a questa prova non mi pareva da vigliacchi, se l'amavo non avrei dovuta accettarla così come era? Ma il desiderio di renderla disinibita e poi godermela a letto ebbe il sopravvento : anche questo era un modo di amare.
scritto il
2018-10-30
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