Mia moglie (5)

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etero


MIA MOGLIE (5)

Tornai a casa con qualche speranza i più, le feci trovare una cenetta da leccarsi i baffi, con un barolo d'annata. Parve apprezzare, ogni tanto alzava gli occhi dal piatto e mi guardava come ancora a cercare nel mio viso le risposte alle sue domande; da quella sera non avevamo nemmeno accennato all'accaduto, e dopo aver scolato la seconda bottiglia di barolo, ritenni che era giunto il momento di affrontare l'argomento: “ Marta, non so come dirti quanto mi dispiace della situazione che si è creata fra noi, è passato del tempo e sono ancora qui ad attendere il tuo perdono: non so come dimostrarti tutto il mio amore, come già ti ho accennato, sono stato mal consigliato, era un tentativo per scioglierti nei nostri rapporti intimi”; “Ma non me ne potevi parlare direttamente?” “Lo sai che con le parole non sono un fenomeno, ho provato a fartelo capire con i comportamenti, ma te non capivi o facevi finta di non capire, non lo so! Ma ora basta, ho sbagliato, e me ne dolgo, ma, ti prego, torniamo come prima, non ti chiederò nulla al di fuori di quello che tu vorrai concedermi. Ti amo Marta, ti amo ed il tuo comportamento mi fa impazzire.” Abbassò gli occhi, sembrava pensare a quanto avevo detto, forse questa situazione cominciava a pesare anche a lei:”Lasciami ancora un poco di tempo e forse potrò elaborare quanto è successo.” Mi alzai e la baciai sulla fronte, questa volta non si ritrasse, non osai di più, mi già sembrava un gran successo. Ringalluzzito, da buon traditore, ripresi gli incontri con Giovanna, che teneva a bada i miei ormoni con delle sane scopate fine a se stesse; qualche volta mentre scopavo con Giovanna pensavo a Marta e quanto mi sarebbe piaciuto fare con lei i “giochini” che stavo facendo con lei sulla mia scrivania. Era una grande dal punto di vista del sesso, nulla la spaventava ed era pronta a tutte le novità, anche se credo che non ci potessero essere novità per lei: quando avevamo un poco di tempo, dopo aver fatto sesso ci soffermavamo a parlare del più e del meno e a volte si finiva a parlare delle perversioni sessuali che ci intrigavano: quella sera avevo tempo, perché Marta aveva una dei suoi incontri con il padre spirituale, e quando Giovanna si fu rivestita la trattenni e le chiesi se con il suo ragazzo avesse sperimentato qualche novità: “Dottore, credo che con i mio ragazzo ci sia più poco da sperimentare, se non il sesso con animali, ma a questo proprio non ci penso nemmeno, si facesse inculare lui da un cavallo!” scoppiò a ridere, si alzò e fece il gesto di andarsene, la trattenni per il braccio ed aprendo il computer su una delle ultime pagine della cronologia di internet le mostrai la foto di una bella ragazza che riceveva in bocca un getto di urina:” Non mi dire che fai anche questo!” “ Ma dottore di queste docce e bevute ne ho fatte.....” mi rispose sorridendo maliziosa, “Venga fra cinque minuti in bagno.” Oh mamma mia! Non poteva essere, era un animale da sesso! Entrai nel bagno e la trovai nuda in ginocchio nel piatto doccia: ebbi difficoltà a tirare fuori dai pantaloni il mio cazzo, tanto era duro,e non ne voleva proprio sapere di pisciare, allora Giovanna mi fece avvicinare e mi sparò un pompino da urlo, le venni in bocca ed allora, solo allora, sentii il bisogno di liberarmi la vescica, mi allontanai da lei, le chiesi di aprire bene la bocca e la centrai con il primo getto di pipì, che lei ingoiò, poi si alzò e continuò a prendere i miei getti sui magnifici seni, sulla figa strofinandosi come se stesse facendo una doccia: che spettacolo! Avrei voluto che non finisse mai, ma il contenuto della vescica non era infinito, le ultime gocce me le asciugò con la lingua.
Quella sera tornai a casa eccitatissimo, quella esperienza aveva lasciato il segno: Marta non era ancora tornata dal suo incontro, quindi ebbi il tempo di una bella doccia resistendo alla tentazione di segarmi al ricordo della serata in ufficio; feci molto bene perché quella sera ci furono novità anche sotto le lenzuola: eravamo a letto quando sentii la mano di Marta che mi cercava fra le gambe: fui preso alla sprovvista, ed anche per le prestazioni con Giovanna, ma la reazione non fu proprio istantanea: era la prima volta che succedeva da quando ci conoscevamo, rimasi in silenzio per non rovinare tutto, solo emisi un sospiro di soddisfazione e godimento, la mia asta crebbe nella mano di Marta e lei cominciò, quasi timidamente, a segarlo:”Ti piace, amore?” mi sussurrò, “Si, continua!” e lei continuò, non avevo la più pallida idea di dove volesse arrivare, ma l'inizio era promettente e la lasciai fare. Mi salì a cavalcioni, ed aiutandosi con le mani, guidò il pene nella figa, e prese a cavalcarmi, prima piano e poi sempre più forte, mentre io le massaggiavo i seni e le stringevo i capezzoli, strappandole gridolini di piacere: quando sentii la mia asta bagnata dei suoi umori mi lasciai andare e venni nella figa. Lei si abbandonò sulla mia spalla, cercai la sua bocca e ci baciammo con una voluttà inusitata:”Tesoro, finalmente sei tornata, quanto tempo ho atteso questo momento!” “Si, si amore, sono tornata!” Pensai: “A scoppio ritardato, ma quella notte, forse, aveva raggiunto lo scopo.” Ci addormentammo abbracciati e la mattina dopo la svegliai con un bacio, a cui lei rispose:” Amore, oggi ho il giorno libero, perché anche te non ti prendi la giornata libera dallo studio?” “Ma si, amore, adesso telefono che rimandino tutti i miei appuntamenti.” “Ho ancora una richiesta da farti: possiamo andare al mare nella nostra casa?” Questa richiesta mi prese alla sprovvista, ma non vidi nessuna ragione di non accontentarla e così, dopo colazione, partimmo. Durante il viaggio , ci fu la prima sorpresa: eravamo sulla solita autostrada, avevo inserito il cruise control a velocità di crociera e mi stavo rilassando, alla radio solo canzoni italiane, parlavamo poco, come di solito nei nostri non frequenti viaggi in macchina, Marta sembrava dormire, infatti aveva gli occhi chiusi: mi prese la mano che tenevo sulla leva del cambio e se la portò in mezzo alle gambe aperte, la guardai, ma era sempre ad occhi chiusi: ne approfittati e cominciai a pigiare sopra il leggero vestito: lei si alzò la gonna e posò la mano sugli slip bagnati dai suoi umori: ero al settimo cielo, il cazzo mi faceva male ritto e trattenuto dai pantaloni in una posizione innaturale, mi agitai sul sedile; la mano di Marta lasciò la mia e si posizionò sulla mia patta, cercando di sistemare meglio il mio pene, fino a quando ci riuscì mettendolo longitudinalmente rispetto alla chiusura lampo dei pantaloni; mentre la mia mano destra frugava la sua figa, sempre più bagnata, la sua sinistra accarezzava il vistoso rigonfiamento dei miei pantaloni, sempre più forte fino a che non venni; una macchia di umido si allargò sulla patta, tolse la mia mano dalla figa, la portò alla bocca e la leccò, raccogliendo i suoi umori, poi la rimise sulla leva del cambio: aprì gli occhi e mi fece un sorriso guardando verso il mio inguine bagnato. Certamente la gita prometteva bene. Arrivammo alla villetta, aprii il portoncino e.........buio completo!!

Non so quanto rimasi svenuto, sta di fatto che quando mi risveglia ero legato alla solita sedia ed imbavagliato, davanti a me c'erano Marta ed due energumeni di circa due metri, con i volti travisati da passamontagna neri. “Finalmente ti sei risvegliato, pensavo che ti avessero colpito un po' troppo forte, devi essere ben sveglio per poterti gustare lo spettacolo!!Ti è piaciuto il servizietto che ti ho fatto in auto? Non era nulla rispetto a quello che vedrai.” Avevo la salivazione azzerata, sudavo freddo, non potevo protestare, ero del tutto impotente.
scritto il
2018-11-03
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