La doccia
di
Lucrezia
genere
esibizionismo
Un saluto a tutti coloro che mi leggeranno, torno alla scrittura con un racconto reale.
Poche righe per raccontare come sto vivendo il momento.
Ebbene, anche io mi sono fatta le mie giornate feriali a casa, come moltissimi di voi, poi lavorando in un centro commerciale, sia pure a turni, sono tornata al lavoro.
La mattina in cassa, poi a riordinare fatture, lavoro che svolgo a casa come smart working.
Una noia mortale rispetto ai vecchi ritmi, ma pur sempre lavoro e quindi stipendio.
Ieri, giovedì sono comandata di stare in magazzino, riordino e verifica corrispondenza tra fatturazione e materiale arrivato. Una noia mortale, il conto della serva all'ennesima potenza.
Dopo 5 ore passate a scartabellare e arrampicarmi tra scatoloni polverosi, ero ridotta una merda.
Praticamente stanca e sporca, decido di farmi una doccia; nel magazzino c'è un solo locale bagni e spogliatoio attiguo, ad uso promiscuo.
Io entro, mi spoglio e nuda vado verso una delle due docce; varcando la soglia mi rendo conto non solo di indossare due ciabattine in plastica e basta, ma di non aver chiuso la porta dello spogliatoio.
Faccio spallucce ed apro l'acqua, penso che se vogliono guardare guardino, anzi mentre mi insapono mi giro verso la porta così da vedere chi passa.
Proprio mentre sto prendendo lo shampoo dal flacone, mi pare di scorgere un'ombra, ma chissà.
Comunque termino la doccia e rientro nella zona spogliatoio per prendere l'asciugamano ed asciugarmi, noto casualmente su una sedia un borsone che prima non c'era, a quel punto tutta la mia sicumera vacilla.
Penso inorridita che potrebbero anche denunciarmi in direzione per comportamento non consono, mi batte il cuore, ora non prima che ero spavalda.
Mi sbrigo a rivestirmi ed esco ostentando una tranquillità d'animo che non ho.
Per fortuna incontro Carmelo, il capo magazziniere, in odore di pensionamento, che ammicca lo sguardo e mi fa: bello spettacolo, ma stai attenta a fare certe cose qui dentro.
Non ho bisogno di dire nulla, lui mi ha capita meglio di quanto io comprenda me stessa, abbasso lo sguardo e mormoro un lo so, a voce bassa, mentre mi allontano.
E lui di rimando col suo accento siciliano mi dice che sono proprio una bella tosa, dice proprio così.
E niente, a Carmelo non lo si può mica mandare in pensione, gli bastano due parole per cambiarti la giornata.
Poche righe per raccontare come sto vivendo il momento.
Ebbene, anche io mi sono fatta le mie giornate feriali a casa, come moltissimi di voi, poi lavorando in un centro commerciale, sia pure a turni, sono tornata al lavoro.
La mattina in cassa, poi a riordinare fatture, lavoro che svolgo a casa come smart working.
Una noia mortale rispetto ai vecchi ritmi, ma pur sempre lavoro e quindi stipendio.
Ieri, giovedì sono comandata di stare in magazzino, riordino e verifica corrispondenza tra fatturazione e materiale arrivato. Una noia mortale, il conto della serva all'ennesima potenza.
Dopo 5 ore passate a scartabellare e arrampicarmi tra scatoloni polverosi, ero ridotta una merda.
Praticamente stanca e sporca, decido di farmi una doccia; nel magazzino c'è un solo locale bagni e spogliatoio attiguo, ad uso promiscuo.
Io entro, mi spoglio e nuda vado verso una delle due docce; varcando la soglia mi rendo conto non solo di indossare due ciabattine in plastica e basta, ma di non aver chiuso la porta dello spogliatoio.
Faccio spallucce ed apro l'acqua, penso che se vogliono guardare guardino, anzi mentre mi insapono mi giro verso la porta così da vedere chi passa.
Proprio mentre sto prendendo lo shampoo dal flacone, mi pare di scorgere un'ombra, ma chissà.
Comunque termino la doccia e rientro nella zona spogliatoio per prendere l'asciugamano ed asciugarmi, noto casualmente su una sedia un borsone che prima non c'era, a quel punto tutta la mia sicumera vacilla.
Penso inorridita che potrebbero anche denunciarmi in direzione per comportamento non consono, mi batte il cuore, ora non prima che ero spavalda.
Mi sbrigo a rivestirmi ed esco ostentando una tranquillità d'animo che non ho.
Per fortuna incontro Carmelo, il capo magazziniere, in odore di pensionamento, che ammicca lo sguardo e mi fa: bello spettacolo, ma stai attenta a fare certe cose qui dentro.
Non ho bisogno di dire nulla, lui mi ha capita meglio di quanto io comprenda me stessa, abbasso lo sguardo e mormoro un lo so, a voce bassa, mentre mi allontano.
E lui di rimando col suo accento siciliano mi dice che sono proprio una bella tosa, dice proprio così.
E niente, a Carmelo non lo si può mica mandare in pensione, gli bastano due parole per cambiarti la giornata.
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