Metti una sera a cena

di
genere
orge

Questa sera pizza, dissi al telefono a Giacomo, chiama Antonio e portate da bere, io chiamo Paola e ci vediamo a cada mia verso le sette.
Va bene per le sette, mi diede conferma, e chiuse la telefonata.
La pizza, già che pizze? Potevo ordinarle da Milan e farmi portare due o tre margherite maxi, oppure farla io; una, meglio due, teglie di pizza al forno.
Circa un chilo e mezzo o due chili di farina, guardo in dispensa, ma niente, c'è solo il misero trofeo di un quarto di sacchetto di farina 00, meglio chiamare Milan.
Preparo la terrazza, lavo via la polvere, aggiusto il tavolo, opto per sistemarlo accanto al muro, sarà una cena in piedi.
In realtà ci sono il dondolo da tre posti, il mega divano da una piazza e mezza, saremo in sei probabilmente, bastano.
Oh devo chiamare Paola, spero di trovarla.
Lavora fino alle sette, porca miseria, ma viene, il tempo di una doccia e di arrivare, sì tranquilla cena informale, niente di che, giusto per vedersi fuori dal luogo di lavoro; viene con un'amica, bene.
Sono le sei e mezza oramai, ordino due margherite maxi, arriveranno per le sette e mezza, otto, perfetto.
Passano le sette e suonano al citofono, Giacomo e Antonio con un'amica, caspita, serata donne.
Entrano, ci salutiamo, l'amica si chiama Germana, bassina, magra, capelli biondi cortissimi, vestito intero blu, allacciato davanti, zeppe di corda pure blu; mi ricorda mia madre.
Ci accomodiamo in salotto, metto birre e vino in frigo, abbiamo cattive intenzioni penso, prendo la caraffa con Gin e succo di arancia, si pessime intenzioni.
Quattro bicchieri, si è fresca e va giù che è un piacere, patatine, olive, formaggio, cominciamo a ingrassare.
Sì viene anche Paola con un'amica, e no, non so chi sia, non me l'ha voluto dire, arrivano verso le otto.
Parliamo del più e del meno, del lavoro, dei colleghi, che palle, per fortuna c'è Germana, simpatica parliamo di moda, di vacanze, di uomini, altri uomini, non noiosi.
Suonano al citofono è Paola, sì dai salite, altra citofonata, è il fattorino con le pizze, perfetto, sali.
Paola è qui con Manuela, un'amica d'infanzia, ragazzi che stanga; io sfioro l'uno e ottanta voglia di crescere, ma questa è una modella.
No, non di quelle anoressiche, questa ha tutto al posto giusto, e si nota.
Top floreale a fascia, leggings canna di fucile e Nike React rosa.
Va bene, non sarà l'accostamento ideale, ma questa qui, per me può permettersi di girare anche con una tovaglia a quadri addosso, che farebbe la sua figura.
Riecco l'ascensore, è Milan in persona, mentre lo pago non stacca un attimo gli occhi dalla stangona.
E siamo tutti lì sul pianerottolo, ho paura mi si chiuda la porta alle spalle, rientro e strillo "allora? Rientramo o cosa?", rido e invito anche Milan a entrare, gli offro qualcosa da bere, poi scappa, deve fare altre consegne.
L'alcol scorre, la pizza sparisce, si chiacchiera a gruppi, ovviamente i maschi attaccati alla stangona, Paola dietro.
Io sul divano con in braccio Manuela.
Come ci siamo finite, già, prima eravamo in cinque qui sopra e Manu mi è salita in braccio per starci.
Poi tutti affacciati e noi siamo rimaste così, sapete quando conoscete una persona che vi prende?
Ecco, ero persa a chiacchierare, ci stavo bene, parlavamo di vacanze, e sì in Croazia, campeggi FKK, sì ci sono stata più volte, anche alla Costa dei Barbari a Duino.
Ah anche tu, ma bene, sola o in compagnia, sola, io anche a volte, ma con altri ci si diverte di più.
Maschi o femmine; che domanda è, nasconde un trabocchetto?
Dipende dalla compagnia, tu donne? Ah le preferisci, be se per rimorchio in due è meglio a volte, banalità.
Anche per fare sesso!
Ecco lo spiazzamento, anche per fare sesso.
Caspita, che stupida, proprio io ci casco, e sì che a quasi quarantanni di esperienza ne ho accumulata.
Ma sapete, cosa capita in quei momenti, il cervello imbocca una discesa, va a ruota libera, quello che c'è intorno non conta più, è tutto ovattato, tu sei in un limbo, o freni o cadi.
Epifania! Sei lesbica.
Faccia da fessa, no da idiota, stile Raj di Bigbang theory, e non è la scoperta, ma come l'ho esternata.
Silenzio, forse ho urlato, forse no ma a me pare di sì.
Poi inizi a ridere ed io appresso a te, l'imbarazzo si scioglie, ridiamo e ci guardiamo, ridono gli occhi, smettiamo di ridere ma solo per guardarci, e poi le mani che si cercano, ti prendo la testa, mano sulla nuca e ti attiro a me, ci baciamo e parte l'applauso.
Mavaffanculo.
Finalmente mi fa Paola, ero stufa di sentirti lamentare, ora non rovinarmi la serata con le paranoie.
Io rido, ma no che paranoie, sono felice di avere Manu fra le braccia.
Gli altri riprendono da dove avevano lasciato, e anche noi, la mia mano scende sul sedere di Manuela e lei decide di giocare col reggiseno del bikini che indosso, intanto ci baciamo, ma nessuno fa caso a noi.

Poco sesso, anzi no, nulla in questo raccontino sulla nascita di un'infatuazione.
Ma questa volta, anche per colpa di Babi, voglio celebrare l'amore, poi il resto... se son rose, roseranno.
scritto il
2020-04-20
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