Giornata infame

di
genere
masturbazione

Oggi ha fatto caldo, tornando a casa dal lavoro, il termometro in auto segnava 27 gradi, ma l'auto avendo passata tutta la mattina sotto il sole, era un forno.
In più io non avendo voglia di cambiarmi, indossavo ancora la divisa del supermercato; gonna blu scuro e camicia bianca, ma tutto così pesante addosso, che salita in auto, quasi stramazzai.
Così i dieci kilometri dal luogo di lavoro a casa, furono quasi il doppio, a nulla serviva il finestrino abbassato; l'aria condizionata mi asciugava il sudore addosso, dandomi una sensazione di gelo e appiccicato, sgradevole.
Avevo voglia di urlare, e sul raccordo l'ho fatto, un urlo liberatorio che spero, abbia spaccato i timpani di chiunque mi abbia sentita.
Avevo voglia di uccidere qualcuno, una mattina passata in cassa, tra rimbabite e rimbambiti, stronzi, stronze e bambini infami, ed ora questo caldo. Io ora ammazzo qualcuno.
Parcheggio sotto casa a cazzo, mi fiondo su, abito all'ultimo piano, un altro forno.
Sul pianerottolo di casa ho già le chiavi in una mano e nell'altra le scarpe, entro come una furia chiudendomi la porta alle spalle; mi butto a corpo morto con le spalle sulla porta e scivolo a terra.
Mi alzo a fatica e mi spoglio, prendo tutto e lo fiondo in lavatrice, mi bevo un litro d'acqua e poi esco sulla terrazza, dove abbiamo installata una di quelle docce da giardino.
Apro il getto e l'acqua fresca mi investe, un paradiso.
Mi appoggio al muro e mi tocco tra le gambe, mentre l'acqua scorre su di me.
Penso a ieri, a Mirko, mi ritrovo a pensare di lui; chissà se è ancora in balcone.
Prendo e tutta bagnata vado in camera da letto, alla finestra che da sul cortile interno, guardo ma di Mirko non c'è traccia.
Sono appoggiata al muro, semi nascosta e lì mi finisco, vengo con un lungo gemito, poi mi butto sul letto e mi addormento.
Domani sarà un altro giorno di ordinaria follia.
scritto il
2020-05-25
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