3. Viaggiando nuda - Pappa e altre storie
di
Lucrezia
genere
esibizionismo
Continua la mia storia, stiamo per arrivare al villaggio.
L'ho inserito nella categoria esibizionismo perché è più questo l'aspetto che si nota leggendo il racconto.
Capitolo 4. Pappa e altre storie
Ci viene fame, é normale dopo certe galoppate, non so gli altri ma io sono morta, mai fatto così tanto sesso in poche ore e va bene che ero eccitata a bestia fin dal giorno prima, capitemi, ti chiama questa mia amica conosciuta in chat dove ci facevamo sessioni di ditalini stremanti, conosciuta dal vivo e quindi verificato con mano e non solo, che ciò che mi raccontava corrispondeva al vero.
Che ti ha organizzata una vacanza delle sue e che una volta arrivata inizia l'orgia che tante volte avevo sognato nelle nostre chattate; ora pur se all'inizio di questa follia, a questo punto, mi può venire fame?
Così Claudia dice a Carlo che sta alla guida di trovare un baracchino dove prendere dei panini.
Dopo un po' sdraiata sul sedile posteriore avverto distintamente l'auto che gira e poi la Claudia che si rialza da sopra il mio corpo.
Recupera velocemente il suo vestito e se lo infila sul corpo sudato che sa di sesso, io la guardò estasiata, poi mi rendo conto che l'auto si sta già fermando.
Fuori la solita ridda di biciclette, motorini ed automobili, gente che va al mare, gente che viene, che va al capanno e che ci passa accanto, io sono inebetita e nemmeno mi rendo conto di essere nuda.
Ci metto un attimo e poi realizzo, sono nuda in un'auto piccola, appoggiata con la schiena al finestrino posteriore, rannicchiata su me stessa e la gente che ci passa accanto.
E allora succede, Carlo e Fabio e pure Claudia apreno gli sportelli lasciandomi sola lì rannicchiata; io mi riprendo dal torpore e cerco i miei vestiti, che ovviamente sono dietro a questa maledetta C3.
Mi alzo e mi allungo per prenderli sul fondo del bagagliaio, offrendo il meglio di me a chi guarda.
Recuperarli mi infilo la gonna, poi prendo la canottiera e quando sto per infilarla dalla testa ritornano loro tre con un sacchetto; la Claudia che fa: perché ti rivestì?
E già perché mi rivesto?
Mi sa che pure questa uscita al volo dall'auto era organizzata, mi hanno lasciata lì a posta.
Faccio spallucce addentando un panino al formaggio e mi sento un po' scema, riprendiamo il viaggio.
Capitolo 5. Il villaggio
La gendarmeria per fortuna non si è fatta vedere e io solo ora mi rendo conto di aver viaggiato nuda, con addosso una donna pure nuda, se ci avessero fermati chissà che casino, ma io al momento non me ne rendevo conto; quando sono eccitata dal sesso perdo la cognizione col mondo.
Appena arrivati in città Carlo e Fabio ci avvisano che dobbiamo rivestirci, io che ci stavo prendendo gusto a stare nuda e con Claudia sopra chiedo il perché di tale pratica ridendo, ma vengo seriamente ripresa sul fatto che fuori dal villaggio per naturisti non si può andare in giro nudi e che qui sono molto severi, solo dove si può si fa e basta. Strani questi francesi, penso. Quindi ci alziamo nostro malgrado dalla posizione di 69 e recuperati i nostri vestiti li indossiamo di malavoglia.
In effetti anche vicino all’ingresso del villaggio tutti indossano vestiti, noi ci fermiamo alla sbarra per registrarci e dare i nostri documenti, che ci vengono ritirati per fotocopiarli e ci danno dei braccialetti di riconoscimento in plastica, da ora in poi siamo riconoscibili solo con questi, guai a perderli.
Registrati ci dirigiamo verso il nostro bungalow dove posiamo le valige, disfiamo i letti e ci facciamo una doccia, poi sentiamo l’urlo. Carlo e Fabio sono nel retro del grosso bungalow dove in un giardinetto campeggia una Iacuzzi da esterno. Cazzo urlo anche io e mi tuffo in quella meraviglia, questa vacanza penso sta iniziando a dare davvero i suoi frutti e che frutti.
E’ l’una del pomeriggio e andiamo a prendere da mangiare nel locale supermercato, qui tutto sembra una città, è come una città c’è di tutto, negozi, ristoranti, bar, night club e supermercati, ufficio postale e gendarmerie dove tra l’altro è l’unico posto dove non vedo gente nuda in giro. In effetti siamo tutti nudi ed è naturale esserlo in mezzo ad altra gente nuda, solo chi lavora nei negozi non è genericamente nudo, forse è richiesto dalle leggi locali penso ma non me ne curo più che tanto. Torniamo a casa e mangiamo leggero.
In spiaggia la sensazione di libertà è ancora più spinta se possibile, tutti nudi, chi gioca a racchettoni, chi con i bambini al seguito costruisce castelli di sabbia, chi prende il sole o fa il bagno e chi amoreggia. Cavoli qui nessuno si formalizza se ci si bacia pesantemente e ci si tocca altrettanto pesantemente.
In realtà mi dicono che amoreggiare un poco è tollerato ma meglio non insistere, non prima del tramonto, dopo si fa quel che va di fare ma prima è meglio non farlo o comunque stare attenti perché la gendarmerie è molto attenta e sanziona pesantemente. Così prendiamo il sole, a me serve sicuramente, sembro bianca accanto a Fabio e Carlo e Claudia che invece già sfoggiano abbronzature integrali da fare invidia.
Il pomeriggio quando oramai eravamo tutti e quattro cotti incontriamo altri amici di Claudia, una coppia gay Marco e Antonio e Jean e Ivana, tutti rigorosamente belli, mi sentivo in imbarazzo, non mi giudico male ma qui si vedevano i soldi anche se tutti nudi.
Abiti no, ma atteggiamenti e un certo savoir faire tipico della gente che non ha bisogno di chiedersi se domani sarà ancora in grado di unire il pranzo con la cena, questo sì, io mi stavo chiedendo già quanto mi sarebbe costata questa vacanza fuori misura e me lo stavo chiedendo solo ora che ci ero entrata dentro, povera scema.
Lo dissi a Claudia che mi rispose di non preoccuparmi per questo e che comunque un metodo per ripagarsi la vacanza si trova sempre, io le ribattei che come lava piatti valgo poco e che anche a darla via non so quanto potevo fare; Claudia mi ha sempre data l’impressione di non essere l’ingenua sporcacciona che cerca di essere ma invece di essere ben introdotta in certi ambienti e anche questa volta me ne ha data la riprova, mi ha risposto in un modo che non dava troppo agio a interpretazioni, mi rispose che se era con la figa che volevo ripagarmi la vacanza ci avrebbe pensato lei e che la cosa era abbastanza normale in questo villaggio.
Io ero un po’ preoccupata, sapevo che Claudia guadagnava bene col suo lavoro ma i night costano e quindi mi chiedevo se ciò che andava dicendo non fosse vero e che lei stessa si ripagava facilmente delle spese prostituendosi; il termine mi venne in mente per caso ma era il termine giusto, spiegava anche le vantate millanterie di Claudia riguardo alle sue mirabolanti performance sessuali, se si ripagava la vacanza così era normale allora avere tutte quelle esperienze da raccontare.
L'ho inserito nella categoria esibizionismo perché è più questo l'aspetto che si nota leggendo il racconto.
Capitolo 4. Pappa e altre storie
Ci viene fame, é normale dopo certe galoppate, non so gli altri ma io sono morta, mai fatto così tanto sesso in poche ore e va bene che ero eccitata a bestia fin dal giorno prima, capitemi, ti chiama questa mia amica conosciuta in chat dove ci facevamo sessioni di ditalini stremanti, conosciuta dal vivo e quindi verificato con mano e non solo, che ciò che mi raccontava corrispondeva al vero.
Che ti ha organizzata una vacanza delle sue e che una volta arrivata inizia l'orgia che tante volte avevo sognato nelle nostre chattate; ora pur se all'inizio di questa follia, a questo punto, mi può venire fame?
Così Claudia dice a Carlo che sta alla guida di trovare un baracchino dove prendere dei panini.
Dopo un po' sdraiata sul sedile posteriore avverto distintamente l'auto che gira e poi la Claudia che si rialza da sopra il mio corpo.
Recupera velocemente il suo vestito e se lo infila sul corpo sudato che sa di sesso, io la guardò estasiata, poi mi rendo conto che l'auto si sta già fermando.
Fuori la solita ridda di biciclette, motorini ed automobili, gente che va al mare, gente che viene, che va al capanno e che ci passa accanto, io sono inebetita e nemmeno mi rendo conto di essere nuda.
Ci metto un attimo e poi realizzo, sono nuda in un'auto piccola, appoggiata con la schiena al finestrino posteriore, rannicchiata su me stessa e la gente che ci passa accanto.
E allora succede, Carlo e Fabio e pure Claudia apreno gli sportelli lasciandomi sola lì rannicchiata; io mi riprendo dal torpore e cerco i miei vestiti, che ovviamente sono dietro a questa maledetta C3.
Mi alzo e mi allungo per prenderli sul fondo del bagagliaio, offrendo il meglio di me a chi guarda.
Recuperarli mi infilo la gonna, poi prendo la canottiera e quando sto per infilarla dalla testa ritornano loro tre con un sacchetto; la Claudia che fa: perché ti rivestì?
E già perché mi rivesto?
Mi sa che pure questa uscita al volo dall'auto era organizzata, mi hanno lasciata lì a posta.
Faccio spallucce addentando un panino al formaggio e mi sento un po' scema, riprendiamo il viaggio.
Capitolo 5. Il villaggio
La gendarmeria per fortuna non si è fatta vedere e io solo ora mi rendo conto di aver viaggiato nuda, con addosso una donna pure nuda, se ci avessero fermati chissà che casino, ma io al momento non me ne rendevo conto; quando sono eccitata dal sesso perdo la cognizione col mondo.
Appena arrivati in città Carlo e Fabio ci avvisano che dobbiamo rivestirci, io che ci stavo prendendo gusto a stare nuda e con Claudia sopra chiedo il perché di tale pratica ridendo, ma vengo seriamente ripresa sul fatto che fuori dal villaggio per naturisti non si può andare in giro nudi e che qui sono molto severi, solo dove si può si fa e basta. Strani questi francesi, penso. Quindi ci alziamo nostro malgrado dalla posizione di 69 e recuperati i nostri vestiti li indossiamo di malavoglia.
In effetti anche vicino all’ingresso del villaggio tutti indossano vestiti, noi ci fermiamo alla sbarra per registrarci e dare i nostri documenti, che ci vengono ritirati per fotocopiarli e ci danno dei braccialetti di riconoscimento in plastica, da ora in poi siamo riconoscibili solo con questi, guai a perderli.
Registrati ci dirigiamo verso il nostro bungalow dove posiamo le valige, disfiamo i letti e ci facciamo una doccia, poi sentiamo l’urlo. Carlo e Fabio sono nel retro del grosso bungalow dove in un giardinetto campeggia una Iacuzzi da esterno. Cazzo urlo anche io e mi tuffo in quella meraviglia, questa vacanza penso sta iniziando a dare davvero i suoi frutti e che frutti.
E’ l’una del pomeriggio e andiamo a prendere da mangiare nel locale supermercato, qui tutto sembra una città, è come una città c’è di tutto, negozi, ristoranti, bar, night club e supermercati, ufficio postale e gendarmerie dove tra l’altro è l’unico posto dove non vedo gente nuda in giro. In effetti siamo tutti nudi ed è naturale esserlo in mezzo ad altra gente nuda, solo chi lavora nei negozi non è genericamente nudo, forse è richiesto dalle leggi locali penso ma non me ne curo più che tanto. Torniamo a casa e mangiamo leggero.
In spiaggia la sensazione di libertà è ancora più spinta se possibile, tutti nudi, chi gioca a racchettoni, chi con i bambini al seguito costruisce castelli di sabbia, chi prende il sole o fa il bagno e chi amoreggia. Cavoli qui nessuno si formalizza se ci si bacia pesantemente e ci si tocca altrettanto pesantemente.
In realtà mi dicono che amoreggiare un poco è tollerato ma meglio non insistere, non prima del tramonto, dopo si fa quel che va di fare ma prima è meglio non farlo o comunque stare attenti perché la gendarmerie è molto attenta e sanziona pesantemente. Così prendiamo il sole, a me serve sicuramente, sembro bianca accanto a Fabio e Carlo e Claudia che invece già sfoggiano abbronzature integrali da fare invidia.
Il pomeriggio quando oramai eravamo tutti e quattro cotti incontriamo altri amici di Claudia, una coppia gay Marco e Antonio e Jean e Ivana, tutti rigorosamente belli, mi sentivo in imbarazzo, non mi giudico male ma qui si vedevano i soldi anche se tutti nudi.
Abiti no, ma atteggiamenti e un certo savoir faire tipico della gente che non ha bisogno di chiedersi se domani sarà ancora in grado di unire il pranzo con la cena, questo sì, io mi stavo chiedendo già quanto mi sarebbe costata questa vacanza fuori misura e me lo stavo chiedendo solo ora che ci ero entrata dentro, povera scema.
Lo dissi a Claudia che mi rispose di non preoccuparmi per questo e che comunque un metodo per ripagarsi la vacanza si trova sempre, io le ribattei che come lava piatti valgo poco e che anche a darla via non so quanto potevo fare; Claudia mi ha sempre data l’impressione di non essere l’ingenua sporcacciona che cerca di essere ma invece di essere ben introdotta in certi ambienti e anche questa volta me ne ha data la riprova, mi ha risposto in un modo che non dava troppo agio a interpretazioni, mi rispose che se era con la figa che volevo ripagarmi la vacanza ci avrebbe pensato lei e che la cosa era abbastanza normale in questo villaggio.
Io ero un po’ preoccupata, sapevo che Claudia guadagnava bene col suo lavoro ma i night costano e quindi mi chiedevo se ciò che andava dicendo non fosse vero e che lei stessa si ripagava facilmente delle spese prostituendosi; il termine mi venne in mente per caso ma era il termine giusto, spiegava anche le vantate millanterie di Claudia riguardo alle sue mirabolanti performance sessuali, se si ripagava la vacanza così era normale allora avere tutte quelle esperienze da raccontare.
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