Il buco della topa

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Cavità da sempre nota, avvolta da fascino e mistero, di lunga ed avvincente frequentazione. Desiderata ed agognata, decantata da poeti e leggende, non manca di regalare emozioni sempre nuove a chi vi entra, anche più volte, a ripetizione.
Presentiamo oggi, finalmente, una accurata descrizione di carattere geo-speleo-morfologico di dettaglio, con approfondimento sulle caratteristiche fisiche ed un'attenzione particolare al regime idrico.
L'accesso può avvenire da valle, risalendo una lunga e stretta forra tra due alte pareti strapiombanti, oppure da monte, attraverso due vallette simmetriche che, prendendo origine ai due lati del monte di Venere, convergono nella profonda forra che prosegue a valle della cavità.
L'ampia apertura, di chiara origine carsica, si apre proprio alla base del monte di Venere, sviluppandosi in profondità all'interno di esso, raccogliendone quindi l'assorbimento idrico e rappresentandone la risorgenza.
Il regime idrico della cavità è molto variabile, potendosi la grotta presentare asciutta nei periodi di secca prolungata e di scarso passaggio. In altri momenti l'umidità può essere intensa, con abbondante stillicidio e percolamento lungo le pareti, fino a presentare, in condizioni di massima frequentazione, anche un discreto ruscellamento declive che si riversa all'esterno.
A differenza del vicino, ma intransitabile “Bus del Gnau”, non presenta correnti d'aria, per cui non è al momento attuale ipotizzabile un ingresso superiore in collegamento aereo con l'esterno.

Superato un ingresso discretamente ampio contornato da due spesse colonne curve in forma di due grosse parentesi, si incontrano due cortine concrezionate più sottili che avvolgono l'ingresso vero e proprio della cavità. A soffitto, alla convergenza delle due colonne interne, si trova una piccola stalattite da cui, in regime idrico attivo, può generarsi un abbondante percolamento di liquidi. Al di sotto della piccola stalattite, soprannominata 'clitoride' dai primi esploratori della cavità, di trova la prosecuzione del meandro, con una sezione iniziale approssimativamente tondeggiante.
L'apertura, discretamente stretta, si apre proprio al di sotto di una piccola risorgenza intransitabile, caratterizzata da regime idrico estremamente variabile, spesso in secca, ma con frequenti piene che determinano fuoriuscita di liquido tiepido. È pertanto da considerarsi una fonte termale a regime variabile. È stata misurata la temperatura del liquido, in genere finemente giallino, risultando esattamente di 37°C.
La prosecuzione si è presentata inizialmente parzialmente ostruita da un diaframma che è stato soggetto ad opera di demolizione per poter accedere agli ambienti più interni (questa membrana, proseguendo nello stesso stile, è stata soprannominata 'imene').
La galleria prosegue discretamente stretta per un buon tratto, in ambiente umido, caratterizzato da pareti ricoperte da un fine ondulato concrezionamento e percorse spesso da percolamento liquido.
È suggestivo come, con il procedere dentro la cavità, la componente liquida via via aumenti, ed in misura maggiore se i frequentatori entrano ed escono ripetutamente dalla galleria, oppure stimolino le due coppie di colonne iniziali o la stalattite a soffitto, come se, in qualche modo, il contatto con le pareti dell'antro, provocassero l'attivazione di un certo regime idrico.
La galleria iniziale prosegue con andamento sostanzialmente rettilineo e morfologia da meandro con approfondimento erosivo sul piano orizzontale, fino ad una brusca interruzione che bloccare la prosecuzione della grotta. In questo punto si sono interrotte le prime esplorazioni e di fatto la maggior parte dei frequentatori si ferma.
Solo successivamente, circa a metà distanza tra il pavimento ed il soffitto, in corrispondenza di un'espansione semisferica della parete di fondo che protrude nella galleria, è stata trovata una prosecuzione di difficile individuazione e dall'ardua percorribilità, almeno nel suo tratto iniziale.
Superata però, una lunga strettoia che obbliga ad una progressione a strisciamento, la grotta si allarga di nuovo, mentre le pareti appaiono ricoperte da un rivestimento decisamente rossastro, verosimilmente dovuto a sali di ferro mescolati a concrezionamento calcareo.
La galleria prosegue per un tratto rettilineo interrompendosi nuovamente contro una compatta parete. Ai due lati di questo fondo sono stati individuati due canalicoli molto stretti che proseguono con andamento curvilineo lievemente retrogrado e sostanzialmente simmetrico con sezioni strette, ma che presentano un lieve, progressivo aumento di dimensioni.
Entrambi questi cunicoli si interrompono in due piccole salette occupate da uno spesso concrezionamento tondeggiante che interrompe ogni prosecuzione.

Tutta la grotta, in regime di piena, è percorsa da un piccolo torrentello di portata bassa che, nei due canalicoli terminali è trasparente, nella galleria finale è rossastro e ferroso, mentre nella galleria iniziale è biancastro o limpido.
All'incirca ogni 28-30 giorni si viene a creare una piena relativamente improvvisa nella galleria finale, caratterizzata da marcato ruscellamento di colore nettamente rossastro, che generalmente esonda nella galleria iniziale fino a sboccare all'esterno. Queste piene durano in genere, abbondanti, per due o tre giorni, rallentando poi fino a spegnersi completamente in sei o sette giorni al massimo. Il percolamento idrico della galleria più esterna è invece quello che risente del passaggio di frequentatori, potendo incrementare il flusso, sempre limpido o occasionalmente biancastro, talvolta a carattere vischioso, e in grado di diventare anche così abbondante da riversarsi all'esterno.
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2021-01-16
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