La fine di una spia: epilogo

di
genere
pulp

I giorni a seguire prevedevano lo stesso schema di sottomissione: il mattino era dedicato all’allargamento dell’ano tramite cunei anali di medesima forma e di dimensione sempre maggiore; il pomeriggio era invece riservato alle pulizie che Federica doveva svolgere sempre con un tappo nel sedere, generalmente di gomma e talvolta di sughero con diametri variabili in funzione del trattamento del giorno in modo da tenere l’orifizio sempre aperto.
Nonostante lo stato di prigionia e sottomissione estrema in cui si trovava, per la prima volta da quando era caduta in mano alle sue aguzzine, Federica si ritrovava spesso bagnata provando del piacere in quelle penetrazioni anali. Tutto ciò doveva nasconderlo a Nadia che non avrebbe apprezzato la cosa: Nadia godeva nel torturare e nell’umiliare i propri schiavi. Ogni sera, per il dopo cena, Nadia faceva portare uno schiavo dal seminterrato al piano superiore, ma quel giorno fece un’eccezione, sia Federica che uno schiavo si ritrovarono nello stesso ambiente, immobili ai due angoli opposti della sala. Si scrutavano a vicenda con estrema curiosità: chi era quell’uomo? Perché si trovavano lì? Così Nadia, che se ne stava comodamente seduta in una sdraia con le gambe accavallate, vestita solo di lingerie nera sexy e con delle magnifiche scarpe con tacchi a spillo del medesimo colore, iniziò a dare degli ordini:
“Vieni qui pezzo di merda! mettiti in ginocchio e leccami le scarpe, sopra e sotto… pulisci per bene i tacchi e poi voglio vedere pompini lenti e profondi. Lei è una nuova schiava, che ci farà compagnia, le stiamo allargando il buco del culo e tra qualche giorno organizzeremo una festa con tanti maschioni, così la faremo provare prima di riconsegnarla alla sua padrona. E tu assisterai perché voglio farti scoppiare il cazzo dentro quella gabbia”
L’uomo si chiamava Piero, era il marito cinquantenne di una ricca e potente signora che aveva scoperto il suo tradimento con una donna più giovane di lei. Nadia spiegò che anche lui stava seguendo la disciplina del cuneo ed era arrivato due giorni prima di Federica.
“In ginocchio troia! Leccami il buco del culo! e tu stronzo occhi fissi sulla mia passera e su questa zoccola che lavora di lingua”.
Intanto, Nadia si masturbava con le dita penetrandosi la passera e stuzzicandosi il clitoride. Dopo una ventina di minuti ebbe i primi orgasmi, schizzando ripetutamente sulla testa di Federica e bagnandole i capelli, mentre Piero passava da un tacco all’altro. I succhi di Nadia colavano tra i suoi glutei andando a riempire la bocca di Federica che da svariati minuti era ferma e dolorante in quella posizione: in ginocchio e con i polsi ammanettati dietro la schiena. Anche Piero era in evidente sofferenza: la sua cappella era gonfia e sembrava dovesse esplodere costretta in quella gabbia metallica. Alcune gocce di liquido seminale si erano depositate sulla parte esterna della gabbietta.
“Stai scoppiando stronzo? Troia, dai qualche slinguata alle palle di questo maiale! …e tu porgile il culo, stronzo!”.
Piero si volse di spalle a Federica cercando di assumere la posizione richiesta; con la difficoltà di avere le braccia legate dietro la schiena, poggiò la testa sul pavimento mentre Federica si spostò dietro di lui e ficcò la sua faccia tra le sue natiche. L’impatto fu eloquente: Federica si ritrasse evidentemente nauseata dallo sporco. A Nadia non sfuggì questa reazione.
“Oh ma guarda un po’…alla principessa fa schifo il culo dello stronzo!”
Quindi, chiamò i due inservienti che se ne stavano di guardia a bordo sala.
“Ragazzi venite che ora vi divertite anche voi…Allargate le chiappe di questo maiale e spingete la faccia della troia più affondo…”
I due si avvicinarono e fecero quanto ordinato da Nadia: uno dei due a cavalcioni sopra la schiena di Piero aveva afferrato i suoi glutei allargandoli al limite delle sue possibilità, mentre l’altro era andato dietro la schiava spingendo la testa dentro le chiappe dello schiavo. Continuarono per una decina di minuti mentre i due uomini e Nadia ridevano della situazione che si era creata: Federica di tanto in tanto si staccava per respirare ma poi veniva subito spinta a fare il suo lavoro. Nel frattempo Piero, che aveva di fronte la fica spalancata di Nadia e dietro una lingua che frugava nel suo sedere, sembrava non farcela più mentre il costrittore frenava la sua incredibile voglia di masturbarsi e liberarsi da quella frustrante oppressione. In quel momento, l’umiliazione dei due schiavi era esponenziale.
“Basta ora! Inculate la troia a secco! Questa è la sua punizione per avere avuto una esitazione.”
I ragazzi si denudarono mostrando già una prepotente erezione, infilarono i profilattici, che lubrificati all’interno non avrebbero procurato loro problemi cutanei e fecero posizionare Federica a pecorina sopra una sedia; era in precario equilibrio con le mani ancora ammanettate dietro la schiena.
“Uno le tappi la bocca e l’altro il culo cosi tenete ferma questa cagna! Dateci dentro ragazzi, non voglio vedere pause, ogni 5 minuti vi scambiate e riprendete a pomparla”.
Dopo le indicazioni date ai due uomini, Nadia ci tenne a informare Federica di come avesse preparato alla serata i due inservienti.
“Gli ho fatto svuotare i coglioni già due volte oggi: la prima volta al mattino hanno sbattuto l’altra ospite, la seconda volta nel pomeriggio gli ho segati e succhiati personalmente. Quindi ora avranno una resistenza maggiore e prima di riempirti la bocca di sborra ti renderanno il culo incandescente!”
Un’ombra di angoscia era calata sul volto di Federica: quell’inculata a secco avrebbe generato un principio di irritazione delle pareti anali che a lungo andare le avrebbe procurato un dolore che l’avrebbe accompagnata tutta la notte. Superata la dolorosa fase iniziale, se li sarebbe anche goduti, ma solo dopo i primi scambi di posizione durante i quali avrebbe lubrificato i due cazzi con la propria saliva.
I primi cinque minuti di penetrazione furono devastanti, e questo nonostante l’allenamento anale a cui Federica era stata sottoposta in quei giorni: il poderoso cazzo dell’uomo era assai grosso e l’ingresso nel suo ano avvenne con difficoltà non essendoci lubrificazione. Ci vollero diverse pompate prima che la cappella dell’uomo penetrasse bene all’interno del culo di Federica, poi un colpo secco e l’inserimento fu totale. Dopo una buona mezzora di martellamento alternato i due andavano avanti con lo stesso ritmo e senza alcun rallentamento, mentre Nadia si era accesa una sigaretta e Piero si sedeva su un cuneo anale sempre rivolto a guardare l’amplesso dei tre.
Ad un certo punto Federica si sentì svenire dal piacere: uno dei due aveva sbagliato canale e l’aveva penetrata in vagina. Era parecchio che desiderava quel piacere fino a quel momento negato; purtroppo durò poco e l’orgasmo rimase in canna, lasciando in Federica una ennesima mortificazione. Dopo due ore ininterrotte di monta e di pompino profondo Federica era stremata e sofferente, ma anche i due uomini sembravano arrivati a fine corsa.
Nadia, che fino a quel momento si era disinteressata della cosa, occupandosi delle sue faccende private, si era accorta che i due stavano affannando:
“Sborrate nel culo, mi raccomando dentro …”
Dopo qualche minuto, i due levarono i profilattici e arrivarono all’orgasmo uno dopo l’altro versando i getti di sperma proprio all’interno dell’ano. Quindi, fecero scendere Federica dalla sedia lasciando che il culo fosse orientato verso l’alto, poi i due inservienti, visibilmente soddisfatti, si ricomposero a si allontanarono. Intanto Nadia aveva dato un altro ordine a Piero:
“Stronzo vai a succhiare la sborra dal buco del culo della zoccola! E non ingoiare…fino a che non te lo ordino io!”
Piero obbedì, ma era evidente il disgusto che provava nel tenere in bocca quello che era diventato un miscuglio di tante cose.
“Stronzo, sputa metà di ciò che hai raccolto nella bocca della zoccola: falle sentire anche il sapore della sborra considerato che finora ha la bocca impastata di saliva e merda”
Piero fece colare parte del contenuto nella bocca di Federica. Quindi, Nadia li lasciò così per una decina di minuti insultandoli e richiedendo continui gargarismi alla fine dei quali ordinò ad entrambi di ingoiare.
La sera prima del ritorno di Marta, che avrebbe ripreso la sua schiava, Nadia organizzò un festino a base di sesso: una vera e propria orgia in cui la padrona di casa scatenò tutta la sua depravata libidine.
Nella sala principale c’erano una decina di ragazzi, qualcuno dei quali con il volto coperto da mascherina, e due bellissime donne sulla cinquantina, vestite in eleganti abiti da sera e con una mascherina a nascondere il volto. Federica, completamente nuda e con un plug anale a forma di coda, fece il suo ingresso per ultima, camminando a gattoni, al guinzaglio di Nadia, la quale si presentava fasciata in un aderentissimo tubino rosso sopra un paio di magnifiche scarpe nere con dei tacchi da vertigini. Tutti i ragazzi, la cui età media doveva aggirarsi intorno ai trent’anni, si trovavano in jeans e t-shirt e avevano formato dei gruppetti chiacchierando e sorseggiando un aperitivo. Non ci volle affatto molto affinché la serata si scaldasse e decollasse: ovviamente il pezzo forte della serata era Federica, che fu circondata da sei ragazzi, mentre ognuna delle due donne si era accaparrata un giovane da scopare e Nadia si appartava in un angolo con due fusti entrambi a viso scoperto.
Mentre Nadia aveva iniziato a spogliare i due ragazzoni e le due signore avevano iniziato a spompinare i due uomini comodamente sdraiate su due divani, i sei ragazzi che circondavano Federica avevano iniziato a masturbarsi. Uno di loro aveva messo il piede sopra la guancia di Federica pressandola per terra, mentre un secondo ragazzo aveva iniziato a schiaffeggiare il sedere con una forza tale da far rimbombare il suono in tutta la sala. Ognuno dei sei faceva a gara a dare il colpo più energico sperando in urla sempre più forti della povera Federica, che dopo quindici minuti di violenti pacche aveva il viso rigato dalle lacrime e un sedere straordinariamente rosso fuoco.
Intanto, Nadia scopava un giovane e smorzacandela, segava l’altro con una mano e non perdeva occasione per incitare i sei ragazzoni infoiati intorno alla carne fresca di Federica:
“Solo il culo! Sfondate il culo della cagna…dentro quella scatola ci sono dei regali per voi…”
Alcuni di loro si avvicinarono alla scatola e non appena presero visione del contenuto espressero esclamazioni divertite e di meraviglia:
“Cazzo! …delle guaine ingrossa pene! Così la sfondiamo veramente!”
Si trattava di guaine di forma conica, che ricordavano i cunei anali che avevano lavorato il sedere di Federica nei giorni precedenti. Indossate le guaine, gli uomini non si risparmiarono, affondando con forza e decisione nel culo di Federica, che veniva profondamente sollecitato e allargato sempre di più. Quella sera, la girandola di cambi fu infinita: quei ragazzi sembravano selezionati, perché dimostravano una resistenza invidiabile. Superato un certo limite, Federica aveva iniziato a venire oscenamente squirtando al centro della sala tra le risate delle altre donne. Al termine dell’orgia non aveva neppure la forza di sollevarsi da terra debilitata dalla stanchezza, dal dolore di una infiammazione anale avanzata e dalla fame, visto che erano giorni che non faceva un pasto decente.
Il mattino successivo, e di fatto erano passate poche ore dalla fine del festino, Marta venne a riprenderla. Tra Marta e Nadia cominciò una conversazione ironica mista a risate beffarde che avvilivano ancora di più la povera Federica.
“Porca Puttana, Nadia! La troia ha una brutta cera! …e poi sembra dimagrita: ma le hai dato da mangiare?”
“Gli avanzi! E quando mi ha fatto incazzare solo piscio e sborra”
“Cazzo sei terribile! Io ho ancora casini con alcuni affari… e non posso ancora portarla con me, ma ho promesso a Dante di lasciarla da lui per qualche giorno.”
“Dante? Quello del bordello?”
“Si lui, perché?”
“La farà a pezzi! Se la vuoi riprendere intera ti conviene lasciarla li, non più di due giorni. Ma se cambi idea la tengo io ancora per qualche giorno…”
“Mhmm…non posso, ho promesso a Dante che l’avrei portata da lui e non vede l’ora di averla”
Subito dopo le due si salutarono, nel frattempo due inservienti incatenarono Federica come un salame e la depositarono nel portabagagli del SUV, quindi Marta si allontanò con l’auto.
Il viaggio in macchina durò più di due ore quasi interamente su una strada sterrata e assai sconnessa; il tragitto di Federica fu un vero inferno, a causa del caldo, della poca aria disponibile nel portabagagli, dello scarso spazio e delle catene che impedivano anche i movimenti più semplici. Federica arrivò stremata a destinazione. Durante il viaggio non riuscì a trattenersi e si pisciò addosso. Per tale ragione, all’arrivo presso il bordello di Dante, una palazzina di tre piani alla periferia di un paesino sperduto nella campagna, Marta la fece punire… per la felicità di Dante che si occupò personalmente di percuotere Federica:
“Oggi l’uso delle mani per picchiare è stato un po’ abbandonato, tutti ripiegano in mezzi moderni e in oggetti di vario tipo, personalmente ritengo che il contatto pelle contro pelle dia maggiori soddisfazioni.”
Mentre parlava, Dante piegava le maniche della camicia fin sopra il gomito, lasciando intravedere notevoli bicipiti e svariati tatuaggi che ricoprivano interamente il braccio destro, con cui si accingeva a battere il sedere di Federica. Quest’ultima si trovava piegata sulle gambe di Dante seduto su uno sgabello. La sessione di sculacciate fu estremamente lunga e dura! Al termine dei colpi il sedere di Federica aveva assunto una colorazione rossa pulsante e i suoi occhi apparivano gonfi e lucidi.
Marta assistette compiaciuta alla punizione e poi andò via. Successivamente, Dante radunò tutti i residenti dell’edificio, una struttura fatiscente, sporca e maleodorante, per presentare a tutti la nuova arrivata e per mettere ancora una volta in chiaro le severe regole della casa. Nella sala principale, in poco tempo, si raccolsero una dozzina di persone, perlopiù prostitute.
“In questo bordello non si ammettono errori, che verranno puniti severamente! Katia, mostra le tue mani a Federica!”
Katia era una donna magra di circa quarant’anni ma ne dimostrava dieci di più; indossava un paio di calze velate bucate in vari punti, delle pantofole, un reggiseno e una mutandina non abbinati. Aveva un aspetto trasandato con capelli di colorazione multipla tendente al grigio. Si avvicinò a Federica e allungò le braccia mostrandole le mani: le mancavano il mignolo e l’anulare della mano destra.
“Katia per due volte ha commesso lo stesso errore, ossia far sborrare un cliente prima del tempo! Giusy vieni più vicino a Federica!”
Giusy aveva un aspetto assai simile a Katia, vestita in modo simile, sembrava però più giovane. Aprì la bocca e mostrò a Federica l’assenza di denti.
“Questa troia non riusciva a fare pompini senza far male ai clienti con i suoi denti di merda…quindi glieli ho fatti levare tutti uno per uno!”
Federica era notevolmente sconvolta da tanta crudeltà: Dante era la cattiveria fatta uomo…ma prima o poi ne avrebbe pagato le conseguenze…
La permanenza in quell’inferno durò più di due giorni…trascorsero infatti due mesi e Federica si convinse che doveva essere accaduto qualcosa di grave a Marta, benché Dante non fece nessun commento in merito. Le giornate trascorrevano tutte allo stesso modo: Federica rimaneva confinata nella sua camera dove decine di uomini si davano il cambio e la sbattevano fino a venirle dentro. Un incubo continuo che iniziava da metà mattina e continuava fino a notte inoltrata. Mangiava quando poteva tra un cliente e l’altro e si lavava una volta a settimana.
Quando si convinse che Marta doveva essere caduta in qualche scontro a fuoco decise di prendere l’unica decisione possibile: fare fuori Dante e ritornare a casa. Il suo pensiero costante era Monia: come stava? le avevano fatto del male?
Fu così che una mattina si alzò verso le 06.00, si procurò un coltello ben affilato e andò a fare visita a Dante che dormiva nella sua camera… Federica sapeva dove colpire mortalmente, ma fece in modo che Dante potesse rendersi conto di morire dissanguato, guardandolo negli occhi fino alla fine. Recuperò un bel gruzzolo di soldi presenti nella sua camera, si fece una doccia e si cambiò con degli abiti decenti, prese le chiavi dell’auto e se ne andò via chiudendo a chiave la porta della camera di Dante. In quel momento nessuno era sveglio nell’edificio, stavano ancora dormendo e si sarebbero accorti della sua assenza solo a metà mattina. Relativamente all’assenza di Dante, probabilmente nessuno si sarebbe posto il problema per gran parte della giornata visto che mancava anche la sua auto. Federica guidò per ore senza mai fermarsi fino a raggiungere la città più vicina. Con un po’ di astuzia, considerando che era priva di documenti, si imbarcò per raggiungere un posto più sicuro e avvicinarsi a casa. Finalmente nei giorni successivi riuscì a raggiungere la casa di Monia: tirò un sospiro di sollievo quando constatò che stava bene e che di Assir non c’era nessuna traccia, e che era letteralmente sparito da più di un mese.
Successivamente, ritornò alla base e fece rapporto, tralasciando la descrizione del doloroso stato di prigionia e di tortura a cui era stata sottoposta in oltre due mesi e in cui era stata stuprata alcune centinaia di volte. A quel punto ebbe la certezza che sia Marta che le sue scagnozze erano state uccise in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine. Quella dura esperienza cambiò radicalmente la vita sessuale di Federica, ormai abituata a godere in completa sottomissione.
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scritto il
2021-01-17
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