Sonno
di
Lucrezia
genere
pulp
Come tutte le mattine, Roberta stava percorrendo con la sua auto la strada panoramica, che da San Daniele del Friuli porta a Fagagna, quando all'altezza del Circolo del Golf chiuse gli occhi e l'auto iniziò a sbandare.
Elisabetta che percorreva la stessa strada, seguendo l'auto di Roberta, stava sbadigliando rumorosamente quando si accorse della strana manovra intrapresa dall'auto davanti a sé.
Sì attaccò al clacson ma l'unica cosa che ottenne fu un repentino sbandamento conseguente alla violenta frenata dell'auto di Roberta, che si fermò di traverso in mezzo alla carreggiata.
L'impatto tra le due auto fu inevitabile e violento, Elisabetta tentò di frenare e sbandare di lato, ma era troppo vicina per abbozzare una manovra.
Anche perché comunque, quando iniziò la sua manovra, stava decisamente sbadigliando e non si accorse della dinamica dell'incidente che stava per causare.
L'urto sulla fiancata della vettura scagliò Roberta verso l'interno dell'autovettura, la cintura la trattenne slogandole una spalla, mentre gli airbag si aprirono colpendola tra la spalla slogata e il volto.
Roberta urlò per il dolore e la paura, nel mentre Elisabetta sull'altra auto era stata scagliata violentemente in avanti, trattenuta a sua volta dalla cintura che le salvò lo stomaco dall'urto con lo sterzo, però non le salvò tibia e perone della gamba destra che venne violentemente spinta verso l'alto dalla paratia antifiamma tra il motore e l'abitacolo.
Anche qui scoppiarono gli airbag, che impattarono violentemente sul volto di Elisabetta, colpendole tra l'altro gli occhiali frantumandoli e rovinandole un occhio.
Fu necessario non più di un secondo perché si sviluppassero tutte queste dinamiche, che portarono al ferimento grave delle due donne.
Alla dinamica assistette Angelo che stava giusto stiracchiandosi sul campo da golf adiacente la strada.
Vide le due auto scontrarsi e poi la prima rotolare sul fianco, mentre la seconda la colpiva finendo la propria corsa sul fondo dell'auto rovesciata.
Angelo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare, compose il numero per le emergenze, si sedette sul green e si addormentò.
Mariano abitava a poca distanza, era in salotto a sonnecchiare, quando fu svegliato dal frastuono dell'incidente, si affacciò alla finestra e vide le auto, il fumo e la benzina che si era sparsa sull'asfalto e stava prendendo fuoco.
Uscì sul terrazzo urlando, non sapeva nemmeno lui all'indirizzo di chi, urlava per avvisare e più probabilmente per paura.
Vedeva le fiamme avviluppare le due auto, ma non percepiva dalla distanza che lo separava dall'incidente, se dentro le auto c'era qualcuno, e se questo qualcuno era ancora vivo.
In un attimo anche lui finì disteso a dormire sul pavimento.
Giovanna era nel bosco poco lontana, stava attendendo concentrata ad un rito pagano.
Da una pipa fumava un miscuglio di erbe, e ad ogni boccata buttava fuori il fumo cantando una specifica litania.
Terminata la litania, si alzò e si guardò intorno con circospezione, non voleva che qualcuno la vedesse, fece un largo giro per arrivare all'auto parcheggiata su una strada secondaria, salita si diresse verso San Daniele, allontanandosi da quei luoghi.
Arrivò a casa poco dopo e subito si mise a fare faccende, rifece il letto, pulì e si mise a cucinare apparecchiando per due.
Antonio era il guardiano del campo da golf, ma quel giorno si era preso un giorno di libertà, verso le due arrivò a casa, salutò dall'ingresso come faceva sempre, e poi entrato in cucina si sedette e iniziò a mangiare.
Giovanna era incredula e attonita, guardava il marito mangiare e non capiva.
Si alzò dalla tavola e si diresse in camera da letto, si distese, chiuse gli occhi e cominciò a pensare, a cosa poteva essere andato storto.
La sera mentre dopo cena sferruzzava i suoi centrini all'uncinetto, sentì al telegiornale dell'incidente mortale e delle persone in stato catatonico permanente.
Quasi le cadde il centrino che stava formando dalle mani.
Alzatasi dalla poltrona, prese il libro degli Incantesimi africani, e apertolo alla pagina si avvide del suo errore, aveva effettuato l'incantesimo per un luogo specifico e non verso una persona specifica, in questo modo tutte le persone che passassero in quel luogo cadevano catatoniche.
Doveva rimediare, invertire l'effetto, almeno per quelle persone ancora vive, preso l'occorrente, si diresse in auto verso il luogo del rito.
Correva di notte sulla strada resa umida dalla nebbiolina, imboccò il ponte sul Ledra a velocità elevata, accelerò ancora Giovanna, subito dopo la strada faceva una doppia curva in forte salita.
Sbandò e andò fuori strada, due ruote nel fosso la fecero ribaltare e sbattere contro gli alberi
Dentro l'abitacolo Giovanna, che per la fretta non aveva allacciata la cintura, venne sbalzata violentemente, batté la testa e il collo si spezzò. Fu un attimo a Giovanna finì così la sua corsa.
L'indomani Antonio andò a fare colazione al nuovo bar che frequentava oramai da una settimana.
Ordinato il caffè ed una brioches, prese il giornale, in prima pagina la notizia dell'incidente, povere ragazze, commentò nella sua testa, poi lesse dei due catatonico, uno lo conosceva, era il tutto fare che lavorava al campo da golf.
Che cretina, pensò Antonio, riferendosi alla moglie.
Elisabetta che percorreva la stessa strada, seguendo l'auto di Roberta, stava sbadigliando rumorosamente quando si accorse della strana manovra intrapresa dall'auto davanti a sé.
Sì attaccò al clacson ma l'unica cosa che ottenne fu un repentino sbandamento conseguente alla violenta frenata dell'auto di Roberta, che si fermò di traverso in mezzo alla carreggiata.
L'impatto tra le due auto fu inevitabile e violento, Elisabetta tentò di frenare e sbandare di lato, ma era troppo vicina per abbozzare una manovra.
Anche perché comunque, quando iniziò la sua manovra, stava decisamente sbadigliando e non si accorse della dinamica dell'incidente che stava per causare.
L'urto sulla fiancata della vettura scagliò Roberta verso l'interno dell'autovettura, la cintura la trattenne slogandole una spalla, mentre gli airbag si aprirono colpendola tra la spalla slogata e il volto.
Roberta urlò per il dolore e la paura, nel mentre Elisabetta sull'altra auto era stata scagliata violentemente in avanti, trattenuta a sua volta dalla cintura che le salvò lo stomaco dall'urto con lo sterzo, però non le salvò tibia e perone della gamba destra che venne violentemente spinta verso l'alto dalla paratia antifiamma tra il motore e l'abitacolo.
Anche qui scoppiarono gli airbag, che impattarono violentemente sul volto di Elisabetta, colpendole tra l'altro gli occhiali frantumandoli e rovinandole un occhio.
Fu necessario non più di un secondo perché si sviluppassero tutte queste dinamiche, che portarono al ferimento grave delle due donne.
Alla dinamica assistette Angelo che stava giusto stiracchiandosi sul campo da golf adiacente la strada.
Vide le due auto scontrarsi e poi la prima rotolare sul fianco, mentre la seconda la colpiva finendo la propria corsa sul fondo dell'auto rovesciata.
Angelo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare, compose il numero per le emergenze, si sedette sul green e si addormentò.
Mariano abitava a poca distanza, era in salotto a sonnecchiare, quando fu svegliato dal frastuono dell'incidente, si affacciò alla finestra e vide le auto, il fumo e la benzina che si era sparsa sull'asfalto e stava prendendo fuoco.
Uscì sul terrazzo urlando, non sapeva nemmeno lui all'indirizzo di chi, urlava per avvisare e più probabilmente per paura.
Vedeva le fiamme avviluppare le due auto, ma non percepiva dalla distanza che lo separava dall'incidente, se dentro le auto c'era qualcuno, e se questo qualcuno era ancora vivo.
In un attimo anche lui finì disteso a dormire sul pavimento.
Giovanna era nel bosco poco lontana, stava attendendo concentrata ad un rito pagano.
Da una pipa fumava un miscuglio di erbe, e ad ogni boccata buttava fuori il fumo cantando una specifica litania.
Terminata la litania, si alzò e si guardò intorno con circospezione, non voleva che qualcuno la vedesse, fece un largo giro per arrivare all'auto parcheggiata su una strada secondaria, salita si diresse verso San Daniele, allontanandosi da quei luoghi.
Arrivò a casa poco dopo e subito si mise a fare faccende, rifece il letto, pulì e si mise a cucinare apparecchiando per due.
Antonio era il guardiano del campo da golf, ma quel giorno si era preso un giorno di libertà, verso le due arrivò a casa, salutò dall'ingresso come faceva sempre, e poi entrato in cucina si sedette e iniziò a mangiare.
Giovanna era incredula e attonita, guardava il marito mangiare e non capiva.
Si alzò dalla tavola e si diresse in camera da letto, si distese, chiuse gli occhi e cominciò a pensare, a cosa poteva essere andato storto.
La sera mentre dopo cena sferruzzava i suoi centrini all'uncinetto, sentì al telegiornale dell'incidente mortale e delle persone in stato catatonico permanente.
Quasi le cadde il centrino che stava formando dalle mani.
Alzatasi dalla poltrona, prese il libro degli Incantesimi africani, e apertolo alla pagina si avvide del suo errore, aveva effettuato l'incantesimo per un luogo specifico e non verso una persona specifica, in questo modo tutte le persone che passassero in quel luogo cadevano catatoniche.
Doveva rimediare, invertire l'effetto, almeno per quelle persone ancora vive, preso l'occorrente, si diresse in auto verso il luogo del rito.
Correva di notte sulla strada resa umida dalla nebbiolina, imboccò il ponte sul Ledra a velocità elevata, accelerò ancora Giovanna, subito dopo la strada faceva una doppia curva in forte salita.
Sbandò e andò fuori strada, due ruote nel fosso la fecero ribaltare e sbattere contro gli alberi
Dentro l'abitacolo Giovanna, che per la fretta non aveva allacciata la cintura, venne sbalzata violentemente, batté la testa e il collo si spezzò. Fu un attimo a Giovanna finì così la sua corsa.
L'indomani Antonio andò a fare colazione al nuovo bar che frequentava oramai da una settimana.
Ordinato il caffè ed una brioches, prese il giornale, in prima pagina la notizia dell'incidente, povere ragazze, commentò nella sua testa, poi lesse dei due catatonico, uno lo conosceva, era il tutto fare che lavorava al campo da golf.
Che cretina, pensò Antonio, riferendosi alla moglie.
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