La cartolaia
di
Ottobre Rosso 66
genere
feticismo
La storia che mi appresto a raccontare non è frutto della mia fantasia, ma è avvenuta veramente negli anni in cui ero un adolescente in preda alla tempesta ormonale. Storia che non mai confessato a nessuno ma che adesso mi sento di scrivere.
Mi chiamo Antonino, ma tutti ancora oggi mi chiamano Ninuzzo, perché ho sempre dimostrato molto meno della mia età. Di conseguenza a quei tempi venivo spesso preso per un bambino, suscitando, soprattutto nelle donne, solo tenerezza infantile.
Ma in realtà già a quell’età ero perfettamente cresciuto mentalmente e sessualmente. Avevo sviluppato chiaramente la mia passione, che ancora oggi mi accompagna piacevolmente, per i piedi femminili che mi procurava (ancora oggi) un appetito sessuale mostruoso. Tanto che mi facevo dalle 4 alle 5 seghe al giorno, tutti i giorni. Bastava una piccola folata di vento che portasse il minimo odore femminile, e non solo piedi, che me lo faceva venire duro così tanto che, ovunque mi trovassi, avevo necessità di un posto tranquillo per segarmi. A casa, poi, mi chiudevo in bagno o nella mia stanza con le riviste di mia madre dove c’erano donne in lingerie, in collant o a piedi nudi, e mi segavo sognando di leccare loro i piedi e farmeli mettere in faccia.
Grazie a Simone, un mio compagno di scuola effeminato, scoprii pure i piaceri del pompino. Ricordo che con lui ci chiudevamo nel garage dei miei dove c’era un vecchio divano sul quale ci masturbavamo guardando le riviste porno che con vari espedienti riuscivamo a procurarci.
All’inizio non ci facevo caso a quella sua “dolcezza strana”, poi iniziai a notare che a lui piacevano solo le foto dove si spompinavano grossi cazzi e l'insistenza di come guardava il mio mentre me lo menavo. Finchè un pomeriggio ebbi la conferma della sua omosessualità. Simone infatti, forse più eccitato delle altre volte, prese coraggio e mi confessò che gli sarebbe piaciuto toccarmi, ma di più baciare e leccare il mio di cazzo, proprio come fanno in quelle foto, che io ero il suo sogno ricorrente. Perché pure io ce lo avevo grosso, bellissimo e sempre eretto come quei pornoattori.
All’inizio io mi rifiutai perché mi son sempre piaciute le donne, poi mi lasciai convincere, un po' perché alla fine la sua somiglianza ad una femmina era tutto sommato buona, un po' perché il pompino lo sognavo e m’intrigava parecchio e un po' con la promessa che sarebbe stato il nostro segreto da portare fino alla tomba.
Era bravo Simone, pur essendo anche per per lui era la prima volta. Gli veniva naturale farlo agevolato pure da quanto desiderava il mio cazzo. Ricordo facevamo che io sfogliavo i porno comodamente seduto mentre lui, accanto a me, prima mi masturbava dolcemente, poi quando me lo aveva fatto diventare duro come un palo di cemento, si inginocchiava in mezzo le mie gambe e con altrettanta dolcezza iniziava a leccarmelo e baciarmi la cappella sgusciata. Poi tutto, dalle palle alla punta, e infine lentamente, ma deciso, se lo prendeva in bocca e lo succhiava in crescendo menandomelo con la mano, così da procurarmi sborrate di disumana goduria.
Mi piacque così tanto che da quel giorno lo schiavizzai nel vero senso della parola. Doveva farmene almeno due al giorno. Simone ovviamente ne fu felicissimo. Non appena lo chiamavo doveva lasciare ogni cosa per correre dal suo padrone e farlo godere.
Ma arriviamo alla mia storia. Finita la scuola per le vacanze estive, amavo accompagnare mio padre per il suo lavoro. Lui era un agente di commercio nel settore della cartoleria. Mi divertiva un mondo stare con lui in macchina a scherzare e cantare, e con l’occasione girare un sacco di posti belli come ce n’è tanti nella mia terra, la Sicilia. Mi piaceva rivedere i suoi clienti che con me erano sempre molto simpatici, soprattutto anelavo rivederne una, Lucia P.
Fu un pomeriggio di fine giugno quando arrivammo nel paesino dell’entro terra dove Lucia era titolare di una grande cartoleria. La ricordo perfettamente: bella donna, all’epoca avrà avuto sui 50 anni. Una sosia di Monica Bellucci, per farla breve. Un po' più in carne, ma corvina e sensuale proprio come l’attrice. Quando entrammo era dietro al bancone e appena ci vide ci accolse con un sorriso dolcissimo e bianchissimo che ti apriva l’anima, il cuore e...t’induriva il cazzo. Si, quell'anno mi fece subito quest’effetto. Ancor di più quando uscì per venirci a salutare da vicino sfoggiando dei piedi bellissimi curatissimi, con le unghia color melanzana, calzati in ciabatte con le zeppe con sopra una gonna corta che le esaltava delle altrettanto bellissime gambe.
Dopo aver salutato papà si avvicinò a me, mi salutò carezzandomi la testa rallegrandosi di come ero cresciuto dall’ultima visita, chiedendomi se stavo bene e puntualizzando che “sei sempre il mio Ninuzzo bambino dolcissimo!”. Infine mi baciò sulla guancia e si allontanò con mio padre per lavorare. Faceva un profumo buonissimo e aveva una scollatura generosissima, che uniti alla visione di quei piedi bellissimi, mi indurirono il cazzo in maniera abnorme che una visita alla toilette per una sana e consapevole sega fu necessaria.
Finito il lavoro di riordino assieme alla titolare, mio padre, essendosi fatto già buio, mi prospettò che sarebbe stato meglio rimanere a dormire in paese poiché l’indomani aveva fissato un altro appuntamento in un paese limitrofo e non ci conveniva ritornare a casa visto che la nostra città distava parecchi chilometri.
Chiese a Lucia di poter fare una telefonata all’unico albergo in loco che però gli comunicò di non avere stanze libere. Così la bella cartolaia, vedendo mio padre preoccupato sul dove passare la notte, considerato il fatto che c’ero pure io suo figlio, si offrii volentieri di ospitarci in casa sua per quella notte.
All’inizio mio padre declinò. Gli pareva male disturbare. Ma poi accettò piegato dall’insistenza convinta di Lucia, che anzi si disse lieta che almeno per una sera avrebbe avuto compagnia dato che da anni ormai viveva sola, in quanto vedova, e con l’unica figlia all’estero per motivi di studio.
Arrivati a casa sua, una graziosa villetta poco fuori il paese, Lucia ci mise subito a nostro agio. Ci consegnò degli accappatoi e degli asciugamani puliti affinché potessimo fare una doccia.
Mio padre ne approfittò subito, mentre io, in attesa del mio turno, mi accomodai su uno dei divani della grande cucina-soggiorno da dove iniziai ad assistere indisturbato allo spettacolo che inconsapevolmente la bella Lucia mi offrii mentre sfaccendava in cucina per preparare la cena. Infatti nel frattempo si era cambiata indossando uno di quei vestitini da casa attillati e corti alle ginocchia che ne esaltavano le forme generose, aveva tirato su i suoi bei capelli neri bloccandoli alla nuca con un mollettone e calzato un paio di infradito basse che esaltavano ancor più i suoi piedi bellissimi. Ogni tanto si girava a guardarmi e sorridendo mi rendeva edotto su cosa stesse cucinando.
Ma dov’è che io impazzivo maggiormente era quando si metteva di spalle, mentre sbucciava o sistemava gli ingredienti, mostrandomi il culo con la forma delle mutandine che traspariva dal vestitino, e si sfilava uno degli infradito sfregandosi un piede sopra l’altro. Inutile dirvi che avevo un cazzo così duro e voglioso da avere la tentazione di segarmi li stesso.
In “soccorso”, menomale, arrivò mio padre che aveva finito in bagno, così corsi io ad infilarmici. Chiusi la porta a chiave. Mi spogliai velocemente, entrai nella doccia, aprii l'acqua, chiusi gli occhi col cazzo duro in mano e mi immaginai a terra in quella cucina con Lucia e il suo vestitino attillato che mentre sbucciava le patate si sfregava a turno i piedi sulla mia faccia. Sborrai così tanto che stavo per svenire.
Finito di cenare ci accomodammo a guardare la tv, conversando del più e del meno. Io e papà ci sedemmo sul divano, mentre Lucia prese posto su una poltrona accanto, mettendo in scena agli occhi miei un altro inconsapevole spettacolo di goduria purissima. Avvicinò, infatti, un puff, si sfilò dolcemente gli infradito, gli stese sopra le sue bellissime gambe, incrociò i piedi e iniziò a sfregarli l’uno con l’altro.
In quella posizione era ancora più bella e sensuale. Sembrava un’imperatrice sul trono e io m’immaginavo di essere quel puff o ancora meglio uno dei suoi servitori costretto in ginocchio lì davanti a leccarle quei piedi spettacolari.
Ero di nuovo eccitatissimo. Avevo troppo bisogno di segarmi. Per altro i pantaloncini che indossavo facevano vedere in maniera imbarazzante la mia erezione, per cui sgattaiolai di nuovo in bagno.
Giunto li mi accorsi, per caso, che stando davanti il lavandino e socchiudendo quel tanto che bastava la porta, potevo vedere solo le gambe e i piedi accavallati di Lucia senza essere visto da nessuno. Così uscii fuori il cazzo e iniziai a segarmi sul lavabo mentre guardavo lo spettacolo dello sfregamento dei piedi. Una goduria indescrivibile la visione di quei piedi curatissimi che si muovevano accarezzandosi tra loro e a tratti, a turno, le gambe intere. Non ci volle molto a sborrare e ne feci di nuovo così tanto che mi tremarono le gambe per lo sfinimento. Ma il bello doveva ancora venire.
Quando fu l’ora di andare a dormire, Lucia si offrii di cedere la sua stanza da letto a me e mio padre, mentre lei volentieri si sarebbe accomodata sul divano. Mio padre non volle assolutamente perché, le disse, avevamo già abusato abbastanza della sua ospitalità. Pure il letto matrimoniale no. Sul divano ci saremmo messi io e lui.
“Guarda che non c'è alcun disturbo. Per una notte poi. Starete più comodi su un letto matrimoniale.” disse Lucia, ma mio padre stavolta fu irremovibile: “ti abbiamo già dato troppo disturbo, pure la tua camera da letto no” disse.
A quel punto Lucia ci pensò su un attimo e poi ci propose: “Va bene, non insisto. Allora facciamo così, il divano è scomodo per due persone. Ci dormi tu solo(indicando mio padre) mentre nel lettone ci dormiamo io e il bambino, ok?”
Inizialmente mio padre anche a questa proposta ebbe da ridire sempre con la preoccupazione che le avrei dato disturbo, ma alle rassicurazioni insistenti di Lucia acconsentì.
Io. nel frattempo, non ci potevo credere che da lì a poco avrei diviso il letto con quella meravigliosa creatura, realizzando come l’essere considerati innocui, gay o per l'appunto bambini, ha i suoi vantaggi con le donne.
Arrivati in camera da letto, Lucia fu ancora una volta premurosa e materna nell'accogliermi. Mi disse di stare tranquillo, di non vergognarmi e fare come fossi a casa mia. Mi lasciò scegliere il lato del letto preferivo e si andò a fare una doccia.
Così mi misi a letto e la aspettai. Ero diviso tra l’eccitazione e l’imbarazzo. Il letto freschissimo di bucato faceva lo stesso odore della padrona di casa. Ero di nuovo in erezione, ma potevo resistere. Almeno fino a quando Lucia non tornò dal bagno con indosso una camicia da notte rosa fino al ginocchio, semitrasparente che lasciava intravedere un reggiseno nero e degli slip strettissimi di identico colore.
Si stese sul suo lato del letto, sempre con quelle naturali voluttuose movenze, raccolse i capelli sulla nuca con un elastico, mi sorrise e mi disse: “Lo sai? Stanotte finalmente dopo anni dormirò con un ometto accanto, mi sento più tranquilla. Buona notte gioia.” Mi baciò sulla guancia, spense la luce e si voltò dall’altro lato.
La stanza non rimase buia del tutto. La luce proiettata dei lampioni esterni continuavano ad illuminarla quel tanto che bastava per darmi modo di scrutare palmo a palmo quella Dea stesa accanto a me, che per di più faceva un profumo fantastico.
Ovviamente la mia eccitazione aumentò, ma anche la preoccupazione che se si fosse girata avrebbe potuto vedere la mia erezione che, messo supino, era visibile e nuovamente incontenibile. Così mi girai dal lato opposto pure io cercando di dormire. Ma il suo profumo ugualmente mi arrivava inebriante e il mio cazzo era sempre più voglioso. Chiusi gli occhi cercando di pensare a qualcosa di triste, di disgustoso, per allontanare quella voglia che avevo di saltarle addosso per toccarla, baciarla, leccarle quei piedi stupendi e di farmelo prendere in bocca. E per un attimo mi assopii pensando di esserci riuscito. Ma improvvisamente uno scossone del letto mi fece riaprire gli occhi. Era lei che si muoveva, come se si stesse alzando dal letto. Magari, pensai, vuole guardarmi per assicurarsi stessi bene. Si però potrebbe accorgersi della mia eccitazione, aggiunsi. Così mi rannicchiai ancor di più in posizione fetale per nascondere il cazzo eretto. Attesi, ma non successe nulla di tutto ciò, al chè con un altro scossone del letto realizzai che si era distesa nuovamente.
Incuriosito di capire in che posizione si fosse messa, girai lentamente la testa e mi accorsi che si era girata al contrario: stava supina con la testa dalla parte dei piedi. Come mai? Mi chiesi. Probabilmente il caldo, quella notte ne faceva tanto. Boh! Allora mi girai completamente verso di lei e mi accorsi, con sommo gaudio, che i suoi splendidi piedi erano vicinissimi al mio cuscino. Il cuore, a quel punto, mi batteva forte. Gli oggetti del mio desiderio erano lì, vicinissimi a me, dovevo trovare la maniera per approfittarne. Così notai che fra i piedi e la testata del letto c’era uno spazio sufficiente da poterci infilare in mezzo la testa in modo da averne le piante in faccia. Aspettai un po' affinché fossi sicuro che Lucia dormisse e quando la sentii respirare profondamente passai all’azione. Piano piano entrai con la testa in quello spazio e posizionai la faccia sotto le piante dei suoi piedi. Rimasi fermo immobile sotto quella meraviglia attaccata alla mia faccia. Stupendo! Facevano un odore buonissimo, mi veniva voglia di uscire la lingua e leccarli. Ma mi frenavo per paura di svegliarla.
Poi improvvisamente e inaspettatamente, stirò le gambe, allungò i piedi prima schiacciandomi la faccia e poi sfregandoglieli su. Bellissimo, pensai inizialmente. Però poi mi dissi, questa è la volta buona che si sveglia e mi vede. Così chiusi fitti gli occhi per far finta di dormire e rimasi immobile. Magari cerco di fargli credere di essere finito li sotto casualmente, penserà coi movimenti involontari del sonno. Così bloccato sotto i suoi piedi aspettai la reazione.
Passarono alcuni minuti e non avvenne nulla. Aprii lentamente gli occhi e Lucia continuava a dormire nella medesima posizione. I suoi piedi erano sempre sulla mia faccia. Anzi dopo un po' riprese con lo schiacciamento e lo sfregamento, come se nulla fosse. Ad un certo punto li incrociò e, addirittura, me li continuò a sfregare fantasticamente tra la bocca ed il naso. Forse nel sonno pensava fossi il cuscino.
Tra l’altro messo in quella posizione mi stavo pure godendo lo spettacolo delle sue cosce con le labbra della fica che fuoriuscivano dal filo degli slip.
In quel momento pensai che se esiste il paradiso, sarebbe stato proprio quello. Così forte del fatto che non si fosse accorta di nulla, mi lasciai andare. Mi infilai una mano nei pantaloncini per segarmi, ma il mio cazzo durissimo già alle stelle mi diede appena tempo di sfiorarlo che mi esplose in una sborrata industriale.
Appagato mi rilassai un attimo, ma fui subito assalito dalla preoccupazione che tutta quella sborra potesse trasudare dai pantaloncini e macchiare il lenzuolo. Che figura ci avrei fatto? Così piano piano uscii dalla posizione, mi alzai e mi recai in bagno dove, cercando di fare meno rumore possibile, mi asciugai e mi cambiai. Fortunatamente in un mobiletto trovai un paio di boxer, che velocemente mi infilai. Nascosi i pantaloncini sporchi tra le mie cose e ritornai a letto.
Nel frattempo Lucia continuava placidamente a dormire, aveva solo cambiato posizione. Stava sempre dalla parte dei piedi, ma si era messa su un fianco, quello verso di me. Aveva una gamba dritta e l’altra piegata allargata col piede dal mio lato. Io mi distesi nel breve spazio libero lentamente per non muovere troppo il letto e rimasi supino a guardarla. Era bellissima e sensualissima. Per di più avevo il suo il piede che mi toccava la spalla.
Però mi sentivo sazio e così provai a richiudere gli occhi per addormentarmi, ma pure stavolta fui ridestato improvvisamente. Infatti percepii la sua mano poggiarsi sulla mia coscia. Aprii gli occhi. Alzai piano la testa per capire se era vero o me lo stavo sognando. Era vero. Aveva allungato il braccio e messo la mano sulla mia coscia più vicina a lei.
Pensavo si fosse svegliata per farmi solo una carezza materna di conforto. Invece no, dormiva, sentivo il respiro profondo, e la mano era ferma e decisa sulla mia coscia, quasi fosse lei a cercare conforto da me. Pensai, magari sta sognando qualcuno. Ma quel pensiero fu brevissimo in quanto quell'azione involontaria mi fece tornare l’eccitazione. Quella mano sulla coscia unita a quel bel piede accanto la mia spalla, mi fecero indurire nuovamente il cazzo. Allora osai l'azzardo. Molto lentamente cercai di scivolare sul letto verso sotto in modo che la sua mano arrivasse a toccarmelo. Piano piano ci riuscii. Adesso la sua mano mi toccava il cazzo ed io iniziai a strusciarmici, sempre con molta attenzione che non si svegliasse, mentre girando la testa trovai il piede ad altezza bocca. Prima lo annusai, poi inebriato dall’odore, con delicatezza baciai una ad una le dita. Lucia non si svegliava e io allora scostai lentamente l’elastico dei boxer in modo da uscire il cazzo nudo e dolcemente gli misi sopra la sua mano, poi iniziai a succhiare le dita del piede e a passarci in mezzo la lingua. Lei non batteva ciglio. Ma a quel punto anche si fosse svegliata non me ne fregava più nulla, infoiato com’ero, ero disposto a sfidare una brutta figura epocale pur di godere toccato da lei col suo piede in faccia. Così usando la sua mano, mossa dalla mia, col suo piede praticamente quasi tutto in bocca, mi masturbai immaginando lo stesse facendo lei e in men che non si dica esplosi in una potente sborrata che mi arrivò in faccia.
Soddisfatto rimasi qualche minuto mezzo intontito. Poi alzai la testa e mi vidi l’addome pieno di sborra e la sua mano ancora sul cazzo che si stava afflosciando. Azz!! Credo di averla fatta grossa, pensai. Così mi convinsi che stavolta l'avevo svegliata davvero e lei incazzata si sarebbe accorta di tutto e che mi avrebbe cacciato in malo modo dalla stanza, per di più con mio padre che avrebbe sentito tutto. Così chiusi gli occhi strizzandoli, misi le mani alle orecchie e rimasi immobile.
Ma anche in questo caso, incredibilmente, non successe nulla. La bella cartolaia dormiva tranquilla e non muoveva ciglio. Anzi dopo un po' si girò dall’altro lato e continuò a dormire. Così mi andai a ripulire in bagno. Mi rimisi a letto e stavolta, si, mi addormentai esausto e soddisfatto.
La mattina seguente fui svegliato da Lucia che mi accarezzava teneramente la testa chiamandomi perché erano già passate le nove. Aprii gli occhi e mi accorsi che stava guardando ridendo la mia erezione mattutina, che nonostante l'abbondante attività serale e notturna, era fortissima e trattenuta a stento dai boxer. Così ebbi una vampata di pudore e velocemente me la coprii con il lenzuolo. A quel punto lei sorridendo mi dice: “Buongiorno...wow, complimenti. Allora sei proprio un ometto. Stanotte ho rischiato grosso, quello che dormiva acconto a me altro che bambino era un piccolo mandrillo”.
Mi alzai lentamente, ricambiando saluto e sorriso, e lei aggiunse: “Scherzo, su. Potresti venirmi figlio se non addirittura nipote. L’importante è che hai dormito bene. Piuttosto scusami anzi se stanotte mi avrai sentito cambiare posizione. Se avrò invaso il tuo lato. Col caldo di stanotte non riuscivo a stare ferma, e poi sai l’abitudine da anni a dormire sola e in più questo caldo, spero non ti abbia disturbato?”.
La guardai come trasecolato, perchè mi aspettavo una qualche reazione a ciò che avevo fatto stanotte. Invece nessun accenno, nemmeno minimo. Possibile non si fosse accorta di nulla? Così le risposi: “Oh no signora, no. Nessun disturbo. Grazie a lei. Anzi sono stato benissimo...più che bene (mi scappò un riferimento alla nottata). Casomai mi scuso io per l’invasione” e lei: “Ma quale invasione...è stato un piacere, un vero piacere”. Poi si fermò un attimo. Si sedette sul letto, accavallando le belle gambe e a voce bassa mi fa: “Comunque...che hai dormito bene accanto a me l’ho capito abbastanza bene e non solo da...dall’alzabandiera con cui ti sei svegliato stamattina (mi fece l’occhiolino sorridendomi).Sono contenta. Adesso su sbrigati che papà ti aspetta. Fate colazione e ripartite”
Mi alzai e mi rivestii, feci colazione e con papà ripartimmo in macchina con una domanda che mi frullava in testa: cosa avrà voluto dire con quel “E poi che hai dormito bene accanto a me l’ho capito abbastanza bene”? Allora fingeva di dormire e mi ha lasciato fare?….o davvero non ha sentito nulla e si riferiva al solo sonno? E me lo continuai a chiedere per tutto il tragitto. Ma ancora oggi, a distanza di tanti anni, me lo chiedo.
Non lo saprò mai, ricordo solo che rientrato a casa la prima cosa che feci fu chiamare il mio, ormai e per la sua felicità, “schiavetto” Simone. Farmi una doccia rigenerante, sprofondare in poltrona con un bicchiere di cola con ghiaccio in mano e il mio cazzone duro coccolato dolcemente dalla bocca di Simone per un bel pompino pensando a quella notte ai piedi della bella cartolaia.
Mi chiamo Antonino, ma tutti ancora oggi mi chiamano Ninuzzo, perché ho sempre dimostrato molto meno della mia età. Di conseguenza a quei tempi venivo spesso preso per un bambino, suscitando, soprattutto nelle donne, solo tenerezza infantile.
Ma in realtà già a quell’età ero perfettamente cresciuto mentalmente e sessualmente. Avevo sviluppato chiaramente la mia passione, che ancora oggi mi accompagna piacevolmente, per i piedi femminili che mi procurava (ancora oggi) un appetito sessuale mostruoso. Tanto che mi facevo dalle 4 alle 5 seghe al giorno, tutti i giorni. Bastava una piccola folata di vento che portasse il minimo odore femminile, e non solo piedi, che me lo faceva venire duro così tanto che, ovunque mi trovassi, avevo necessità di un posto tranquillo per segarmi. A casa, poi, mi chiudevo in bagno o nella mia stanza con le riviste di mia madre dove c’erano donne in lingerie, in collant o a piedi nudi, e mi segavo sognando di leccare loro i piedi e farmeli mettere in faccia.
Grazie a Simone, un mio compagno di scuola effeminato, scoprii pure i piaceri del pompino. Ricordo che con lui ci chiudevamo nel garage dei miei dove c’era un vecchio divano sul quale ci masturbavamo guardando le riviste porno che con vari espedienti riuscivamo a procurarci.
All’inizio non ci facevo caso a quella sua “dolcezza strana”, poi iniziai a notare che a lui piacevano solo le foto dove si spompinavano grossi cazzi e l'insistenza di come guardava il mio mentre me lo menavo. Finchè un pomeriggio ebbi la conferma della sua omosessualità. Simone infatti, forse più eccitato delle altre volte, prese coraggio e mi confessò che gli sarebbe piaciuto toccarmi, ma di più baciare e leccare il mio di cazzo, proprio come fanno in quelle foto, che io ero il suo sogno ricorrente. Perché pure io ce lo avevo grosso, bellissimo e sempre eretto come quei pornoattori.
All’inizio io mi rifiutai perché mi son sempre piaciute le donne, poi mi lasciai convincere, un po' perché alla fine la sua somiglianza ad una femmina era tutto sommato buona, un po' perché il pompino lo sognavo e m’intrigava parecchio e un po' con la promessa che sarebbe stato il nostro segreto da portare fino alla tomba.
Era bravo Simone, pur essendo anche per per lui era la prima volta. Gli veniva naturale farlo agevolato pure da quanto desiderava il mio cazzo. Ricordo facevamo che io sfogliavo i porno comodamente seduto mentre lui, accanto a me, prima mi masturbava dolcemente, poi quando me lo aveva fatto diventare duro come un palo di cemento, si inginocchiava in mezzo le mie gambe e con altrettanta dolcezza iniziava a leccarmelo e baciarmi la cappella sgusciata. Poi tutto, dalle palle alla punta, e infine lentamente, ma deciso, se lo prendeva in bocca e lo succhiava in crescendo menandomelo con la mano, così da procurarmi sborrate di disumana goduria.
Mi piacque così tanto che da quel giorno lo schiavizzai nel vero senso della parola. Doveva farmene almeno due al giorno. Simone ovviamente ne fu felicissimo. Non appena lo chiamavo doveva lasciare ogni cosa per correre dal suo padrone e farlo godere.
Ma arriviamo alla mia storia. Finita la scuola per le vacanze estive, amavo accompagnare mio padre per il suo lavoro. Lui era un agente di commercio nel settore della cartoleria. Mi divertiva un mondo stare con lui in macchina a scherzare e cantare, e con l’occasione girare un sacco di posti belli come ce n’è tanti nella mia terra, la Sicilia. Mi piaceva rivedere i suoi clienti che con me erano sempre molto simpatici, soprattutto anelavo rivederne una, Lucia P.
Fu un pomeriggio di fine giugno quando arrivammo nel paesino dell’entro terra dove Lucia era titolare di una grande cartoleria. La ricordo perfettamente: bella donna, all’epoca avrà avuto sui 50 anni. Una sosia di Monica Bellucci, per farla breve. Un po' più in carne, ma corvina e sensuale proprio come l’attrice. Quando entrammo era dietro al bancone e appena ci vide ci accolse con un sorriso dolcissimo e bianchissimo che ti apriva l’anima, il cuore e...t’induriva il cazzo. Si, quell'anno mi fece subito quest’effetto. Ancor di più quando uscì per venirci a salutare da vicino sfoggiando dei piedi bellissimi curatissimi, con le unghia color melanzana, calzati in ciabatte con le zeppe con sopra una gonna corta che le esaltava delle altrettanto bellissime gambe.
Dopo aver salutato papà si avvicinò a me, mi salutò carezzandomi la testa rallegrandosi di come ero cresciuto dall’ultima visita, chiedendomi se stavo bene e puntualizzando che “sei sempre il mio Ninuzzo bambino dolcissimo!”. Infine mi baciò sulla guancia e si allontanò con mio padre per lavorare. Faceva un profumo buonissimo e aveva una scollatura generosissima, che uniti alla visione di quei piedi bellissimi, mi indurirono il cazzo in maniera abnorme che una visita alla toilette per una sana e consapevole sega fu necessaria.
Finito il lavoro di riordino assieme alla titolare, mio padre, essendosi fatto già buio, mi prospettò che sarebbe stato meglio rimanere a dormire in paese poiché l’indomani aveva fissato un altro appuntamento in un paese limitrofo e non ci conveniva ritornare a casa visto che la nostra città distava parecchi chilometri.
Chiese a Lucia di poter fare una telefonata all’unico albergo in loco che però gli comunicò di non avere stanze libere. Così la bella cartolaia, vedendo mio padre preoccupato sul dove passare la notte, considerato il fatto che c’ero pure io suo figlio, si offrii volentieri di ospitarci in casa sua per quella notte.
All’inizio mio padre declinò. Gli pareva male disturbare. Ma poi accettò piegato dall’insistenza convinta di Lucia, che anzi si disse lieta che almeno per una sera avrebbe avuto compagnia dato che da anni ormai viveva sola, in quanto vedova, e con l’unica figlia all’estero per motivi di studio.
Arrivati a casa sua, una graziosa villetta poco fuori il paese, Lucia ci mise subito a nostro agio. Ci consegnò degli accappatoi e degli asciugamani puliti affinché potessimo fare una doccia.
Mio padre ne approfittò subito, mentre io, in attesa del mio turno, mi accomodai su uno dei divani della grande cucina-soggiorno da dove iniziai ad assistere indisturbato allo spettacolo che inconsapevolmente la bella Lucia mi offrii mentre sfaccendava in cucina per preparare la cena. Infatti nel frattempo si era cambiata indossando uno di quei vestitini da casa attillati e corti alle ginocchia che ne esaltavano le forme generose, aveva tirato su i suoi bei capelli neri bloccandoli alla nuca con un mollettone e calzato un paio di infradito basse che esaltavano ancor più i suoi piedi bellissimi. Ogni tanto si girava a guardarmi e sorridendo mi rendeva edotto su cosa stesse cucinando.
Ma dov’è che io impazzivo maggiormente era quando si metteva di spalle, mentre sbucciava o sistemava gli ingredienti, mostrandomi il culo con la forma delle mutandine che traspariva dal vestitino, e si sfilava uno degli infradito sfregandosi un piede sopra l’altro. Inutile dirvi che avevo un cazzo così duro e voglioso da avere la tentazione di segarmi li stesso.
In “soccorso”, menomale, arrivò mio padre che aveva finito in bagno, così corsi io ad infilarmici. Chiusi la porta a chiave. Mi spogliai velocemente, entrai nella doccia, aprii l'acqua, chiusi gli occhi col cazzo duro in mano e mi immaginai a terra in quella cucina con Lucia e il suo vestitino attillato che mentre sbucciava le patate si sfregava a turno i piedi sulla mia faccia. Sborrai così tanto che stavo per svenire.
Finito di cenare ci accomodammo a guardare la tv, conversando del più e del meno. Io e papà ci sedemmo sul divano, mentre Lucia prese posto su una poltrona accanto, mettendo in scena agli occhi miei un altro inconsapevole spettacolo di goduria purissima. Avvicinò, infatti, un puff, si sfilò dolcemente gli infradito, gli stese sopra le sue bellissime gambe, incrociò i piedi e iniziò a sfregarli l’uno con l’altro.
In quella posizione era ancora più bella e sensuale. Sembrava un’imperatrice sul trono e io m’immaginavo di essere quel puff o ancora meglio uno dei suoi servitori costretto in ginocchio lì davanti a leccarle quei piedi spettacolari.
Ero di nuovo eccitatissimo. Avevo troppo bisogno di segarmi. Per altro i pantaloncini che indossavo facevano vedere in maniera imbarazzante la mia erezione, per cui sgattaiolai di nuovo in bagno.
Giunto li mi accorsi, per caso, che stando davanti il lavandino e socchiudendo quel tanto che bastava la porta, potevo vedere solo le gambe e i piedi accavallati di Lucia senza essere visto da nessuno. Così uscii fuori il cazzo e iniziai a segarmi sul lavabo mentre guardavo lo spettacolo dello sfregamento dei piedi. Una goduria indescrivibile la visione di quei piedi curatissimi che si muovevano accarezzandosi tra loro e a tratti, a turno, le gambe intere. Non ci volle molto a sborrare e ne feci di nuovo così tanto che mi tremarono le gambe per lo sfinimento. Ma il bello doveva ancora venire.
Quando fu l’ora di andare a dormire, Lucia si offrii di cedere la sua stanza da letto a me e mio padre, mentre lei volentieri si sarebbe accomodata sul divano. Mio padre non volle assolutamente perché, le disse, avevamo già abusato abbastanza della sua ospitalità. Pure il letto matrimoniale no. Sul divano ci saremmo messi io e lui.
“Guarda che non c'è alcun disturbo. Per una notte poi. Starete più comodi su un letto matrimoniale.” disse Lucia, ma mio padre stavolta fu irremovibile: “ti abbiamo già dato troppo disturbo, pure la tua camera da letto no” disse.
A quel punto Lucia ci pensò su un attimo e poi ci propose: “Va bene, non insisto. Allora facciamo così, il divano è scomodo per due persone. Ci dormi tu solo(indicando mio padre) mentre nel lettone ci dormiamo io e il bambino, ok?”
Inizialmente mio padre anche a questa proposta ebbe da ridire sempre con la preoccupazione che le avrei dato disturbo, ma alle rassicurazioni insistenti di Lucia acconsentì.
Io. nel frattempo, non ci potevo credere che da lì a poco avrei diviso il letto con quella meravigliosa creatura, realizzando come l’essere considerati innocui, gay o per l'appunto bambini, ha i suoi vantaggi con le donne.
Arrivati in camera da letto, Lucia fu ancora una volta premurosa e materna nell'accogliermi. Mi disse di stare tranquillo, di non vergognarmi e fare come fossi a casa mia. Mi lasciò scegliere il lato del letto preferivo e si andò a fare una doccia.
Così mi misi a letto e la aspettai. Ero diviso tra l’eccitazione e l’imbarazzo. Il letto freschissimo di bucato faceva lo stesso odore della padrona di casa. Ero di nuovo in erezione, ma potevo resistere. Almeno fino a quando Lucia non tornò dal bagno con indosso una camicia da notte rosa fino al ginocchio, semitrasparente che lasciava intravedere un reggiseno nero e degli slip strettissimi di identico colore.
Si stese sul suo lato del letto, sempre con quelle naturali voluttuose movenze, raccolse i capelli sulla nuca con un elastico, mi sorrise e mi disse: “Lo sai? Stanotte finalmente dopo anni dormirò con un ometto accanto, mi sento più tranquilla. Buona notte gioia.” Mi baciò sulla guancia, spense la luce e si voltò dall’altro lato.
La stanza non rimase buia del tutto. La luce proiettata dei lampioni esterni continuavano ad illuminarla quel tanto che bastava per darmi modo di scrutare palmo a palmo quella Dea stesa accanto a me, che per di più faceva un profumo fantastico.
Ovviamente la mia eccitazione aumentò, ma anche la preoccupazione che se si fosse girata avrebbe potuto vedere la mia erezione che, messo supino, era visibile e nuovamente incontenibile. Così mi girai dal lato opposto pure io cercando di dormire. Ma il suo profumo ugualmente mi arrivava inebriante e il mio cazzo era sempre più voglioso. Chiusi gli occhi cercando di pensare a qualcosa di triste, di disgustoso, per allontanare quella voglia che avevo di saltarle addosso per toccarla, baciarla, leccarle quei piedi stupendi e di farmelo prendere in bocca. E per un attimo mi assopii pensando di esserci riuscito. Ma improvvisamente uno scossone del letto mi fece riaprire gli occhi. Era lei che si muoveva, come se si stesse alzando dal letto. Magari, pensai, vuole guardarmi per assicurarsi stessi bene. Si però potrebbe accorgersi della mia eccitazione, aggiunsi. Così mi rannicchiai ancor di più in posizione fetale per nascondere il cazzo eretto. Attesi, ma non successe nulla di tutto ciò, al chè con un altro scossone del letto realizzai che si era distesa nuovamente.
Incuriosito di capire in che posizione si fosse messa, girai lentamente la testa e mi accorsi che si era girata al contrario: stava supina con la testa dalla parte dei piedi. Come mai? Mi chiesi. Probabilmente il caldo, quella notte ne faceva tanto. Boh! Allora mi girai completamente verso di lei e mi accorsi, con sommo gaudio, che i suoi splendidi piedi erano vicinissimi al mio cuscino. Il cuore, a quel punto, mi batteva forte. Gli oggetti del mio desiderio erano lì, vicinissimi a me, dovevo trovare la maniera per approfittarne. Così notai che fra i piedi e la testata del letto c’era uno spazio sufficiente da poterci infilare in mezzo la testa in modo da averne le piante in faccia. Aspettai un po' affinché fossi sicuro che Lucia dormisse e quando la sentii respirare profondamente passai all’azione. Piano piano entrai con la testa in quello spazio e posizionai la faccia sotto le piante dei suoi piedi. Rimasi fermo immobile sotto quella meraviglia attaccata alla mia faccia. Stupendo! Facevano un odore buonissimo, mi veniva voglia di uscire la lingua e leccarli. Ma mi frenavo per paura di svegliarla.
Poi improvvisamente e inaspettatamente, stirò le gambe, allungò i piedi prima schiacciandomi la faccia e poi sfregandoglieli su. Bellissimo, pensai inizialmente. Però poi mi dissi, questa è la volta buona che si sveglia e mi vede. Così chiusi fitti gli occhi per far finta di dormire e rimasi immobile. Magari cerco di fargli credere di essere finito li sotto casualmente, penserà coi movimenti involontari del sonno. Così bloccato sotto i suoi piedi aspettai la reazione.
Passarono alcuni minuti e non avvenne nulla. Aprii lentamente gli occhi e Lucia continuava a dormire nella medesima posizione. I suoi piedi erano sempre sulla mia faccia. Anzi dopo un po' riprese con lo schiacciamento e lo sfregamento, come se nulla fosse. Ad un certo punto li incrociò e, addirittura, me li continuò a sfregare fantasticamente tra la bocca ed il naso. Forse nel sonno pensava fossi il cuscino.
Tra l’altro messo in quella posizione mi stavo pure godendo lo spettacolo delle sue cosce con le labbra della fica che fuoriuscivano dal filo degli slip.
In quel momento pensai che se esiste il paradiso, sarebbe stato proprio quello. Così forte del fatto che non si fosse accorta di nulla, mi lasciai andare. Mi infilai una mano nei pantaloncini per segarmi, ma il mio cazzo durissimo già alle stelle mi diede appena tempo di sfiorarlo che mi esplose in una sborrata industriale.
Appagato mi rilassai un attimo, ma fui subito assalito dalla preoccupazione che tutta quella sborra potesse trasudare dai pantaloncini e macchiare il lenzuolo. Che figura ci avrei fatto? Così piano piano uscii dalla posizione, mi alzai e mi recai in bagno dove, cercando di fare meno rumore possibile, mi asciugai e mi cambiai. Fortunatamente in un mobiletto trovai un paio di boxer, che velocemente mi infilai. Nascosi i pantaloncini sporchi tra le mie cose e ritornai a letto.
Nel frattempo Lucia continuava placidamente a dormire, aveva solo cambiato posizione. Stava sempre dalla parte dei piedi, ma si era messa su un fianco, quello verso di me. Aveva una gamba dritta e l’altra piegata allargata col piede dal mio lato. Io mi distesi nel breve spazio libero lentamente per non muovere troppo il letto e rimasi supino a guardarla. Era bellissima e sensualissima. Per di più avevo il suo il piede che mi toccava la spalla.
Però mi sentivo sazio e così provai a richiudere gli occhi per addormentarmi, ma pure stavolta fui ridestato improvvisamente. Infatti percepii la sua mano poggiarsi sulla mia coscia. Aprii gli occhi. Alzai piano la testa per capire se era vero o me lo stavo sognando. Era vero. Aveva allungato il braccio e messo la mano sulla mia coscia più vicina a lei.
Pensavo si fosse svegliata per farmi solo una carezza materna di conforto. Invece no, dormiva, sentivo il respiro profondo, e la mano era ferma e decisa sulla mia coscia, quasi fosse lei a cercare conforto da me. Pensai, magari sta sognando qualcuno. Ma quel pensiero fu brevissimo in quanto quell'azione involontaria mi fece tornare l’eccitazione. Quella mano sulla coscia unita a quel bel piede accanto la mia spalla, mi fecero indurire nuovamente il cazzo. Allora osai l'azzardo. Molto lentamente cercai di scivolare sul letto verso sotto in modo che la sua mano arrivasse a toccarmelo. Piano piano ci riuscii. Adesso la sua mano mi toccava il cazzo ed io iniziai a strusciarmici, sempre con molta attenzione che non si svegliasse, mentre girando la testa trovai il piede ad altezza bocca. Prima lo annusai, poi inebriato dall’odore, con delicatezza baciai una ad una le dita. Lucia non si svegliava e io allora scostai lentamente l’elastico dei boxer in modo da uscire il cazzo nudo e dolcemente gli misi sopra la sua mano, poi iniziai a succhiare le dita del piede e a passarci in mezzo la lingua. Lei non batteva ciglio. Ma a quel punto anche si fosse svegliata non me ne fregava più nulla, infoiato com’ero, ero disposto a sfidare una brutta figura epocale pur di godere toccato da lei col suo piede in faccia. Così usando la sua mano, mossa dalla mia, col suo piede praticamente quasi tutto in bocca, mi masturbai immaginando lo stesse facendo lei e in men che non si dica esplosi in una potente sborrata che mi arrivò in faccia.
Soddisfatto rimasi qualche minuto mezzo intontito. Poi alzai la testa e mi vidi l’addome pieno di sborra e la sua mano ancora sul cazzo che si stava afflosciando. Azz!! Credo di averla fatta grossa, pensai. Così mi convinsi che stavolta l'avevo svegliata davvero e lei incazzata si sarebbe accorta di tutto e che mi avrebbe cacciato in malo modo dalla stanza, per di più con mio padre che avrebbe sentito tutto. Così chiusi gli occhi strizzandoli, misi le mani alle orecchie e rimasi immobile.
Ma anche in questo caso, incredibilmente, non successe nulla. La bella cartolaia dormiva tranquilla e non muoveva ciglio. Anzi dopo un po' si girò dall’altro lato e continuò a dormire. Così mi andai a ripulire in bagno. Mi rimisi a letto e stavolta, si, mi addormentai esausto e soddisfatto.
La mattina seguente fui svegliato da Lucia che mi accarezzava teneramente la testa chiamandomi perché erano già passate le nove. Aprii gli occhi e mi accorsi che stava guardando ridendo la mia erezione mattutina, che nonostante l'abbondante attività serale e notturna, era fortissima e trattenuta a stento dai boxer. Così ebbi una vampata di pudore e velocemente me la coprii con il lenzuolo. A quel punto lei sorridendo mi dice: “Buongiorno...wow, complimenti. Allora sei proprio un ometto. Stanotte ho rischiato grosso, quello che dormiva acconto a me altro che bambino era un piccolo mandrillo”.
Mi alzai lentamente, ricambiando saluto e sorriso, e lei aggiunse: “Scherzo, su. Potresti venirmi figlio se non addirittura nipote. L’importante è che hai dormito bene. Piuttosto scusami anzi se stanotte mi avrai sentito cambiare posizione. Se avrò invaso il tuo lato. Col caldo di stanotte non riuscivo a stare ferma, e poi sai l’abitudine da anni a dormire sola e in più questo caldo, spero non ti abbia disturbato?”.
La guardai come trasecolato, perchè mi aspettavo una qualche reazione a ciò che avevo fatto stanotte. Invece nessun accenno, nemmeno minimo. Possibile non si fosse accorta di nulla? Così le risposi: “Oh no signora, no. Nessun disturbo. Grazie a lei. Anzi sono stato benissimo...più che bene (mi scappò un riferimento alla nottata). Casomai mi scuso io per l’invasione” e lei: “Ma quale invasione...è stato un piacere, un vero piacere”. Poi si fermò un attimo. Si sedette sul letto, accavallando le belle gambe e a voce bassa mi fa: “Comunque...che hai dormito bene accanto a me l’ho capito abbastanza bene e non solo da...dall’alzabandiera con cui ti sei svegliato stamattina (mi fece l’occhiolino sorridendomi).Sono contenta. Adesso su sbrigati che papà ti aspetta. Fate colazione e ripartite”
Mi alzai e mi rivestii, feci colazione e con papà ripartimmo in macchina con una domanda che mi frullava in testa: cosa avrà voluto dire con quel “E poi che hai dormito bene accanto a me l’ho capito abbastanza bene”? Allora fingeva di dormire e mi ha lasciato fare?….o davvero non ha sentito nulla e si riferiva al solo sonno? E me lo continuai a chiedere per tutto il tragitto. Ma ancora oggi, a distanza di tanti anni, me lo chiedo.
Non lo saprò mai, ricordo solo che rientrato a casa la prima cosa che feci fu chiamare il mio, ormai e per la sua felicità, “schiavetto” Simone. Farmi una doccia rigenerante, sprofondare in poltrona con un bicchiere di cola con ghiaccio in mano e il mio cazzone duro coccolato dolcemente dalla bocca di Simone per un bel pompino pensando a quella notte ai piedi della bella cartolaia.
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