Eppure un bel Natale....

di
genere
prime esperienze

...uno diverso e godurioso, me lo ricordo benissimo. Quello del 1996. Quando avevo trent'anni e fui invitato dal mio carissimo amico Carlo a passarlo in montagna con la sua famiglia formata dalla moglie Aurora e dalla loro unica splendida figlia adolescente Martina.
Qualche mese prima avevo perso i miei genitori e posto fine al mio matrimonio. Così, sapendomi solo e per risollevarmi il morale, Carlo pensò bene di invitarmi a passare l'intero periodo delle feste nel suo chalet sulle Dolomiti.
Furono due settimane davvero splendide in cui per un po' dimenticai i miei dolori e mi rilassai davvero tanto grazie a tutti loro. Ma in particolare a Martina che fin dalla prima stretta di mano mi prese in simpatia. Anzi più che in simpatia! Le piacqui subito e altrettanto velocemente la ragazza capì che per me era reciproco, nonostante facessi di tutto per non farmene accorgere.
Capirete bene che era la figlia di uno dei miei più cari amici che mi stava ospitando in casa sua, per cui mi imbarazzava tantissimo assecondare gli istinti che mi suscitava. Ma era davvero una fatica enorme per me resisterle, tra l'altro in quel periodo ero in astinenza sessuale da quasi un anno e avevo una fame di fica da impazzire. Martina, infatti, era una bellissima ragazza mora dagli occhi verdi, dal fisico da modella. Aveva una certa naturale sensualità nei modi di fare e di vestire non indifferente e che la facevano sembrare più grande dei suoi 18 anni.
Come se non bastasse, già alla mia prima mattina li, le piaceva svegliarmi entrando nella stanza degli ospiti che avevo a disposizione, senza bussare e chiedere permesso, portandomi il caffè fin sul letto. Immaginate, dunque, la mia doppia fatica alla resistenza. Io che a quell'ora avevo, ed ho, sempre un'erezione pazzesca, mi trovavo d'improvviso quella strafiga in camicia da notte semitrasparente corta al ginocchio, da cui si intravedeva abbastanza nitidamente il completino di reggiseno e slip merlettati, accovacciata vicino a me che divertita mi chiamava. Credetemi, non so come riuscivo a resistere, eccitato com'ero, a non saltarle addosso.
L'erezione era così tanto imbarazzante, che mi forzavo a prendere il caffè stando girato verso di lei solo con la schiena e mantenendo il bacino dalla parte opposta affinchè non la notasse. Poi appena andava via, lesto chiudevo la porta a chiave, mi rimettevo a letto e mi segavo il cazzo durissimo come la pietra, pensandola.

Dal cenone al pranzo di Natale, tutto trascorse, comunque, nella normale convivialità. Ma si capiva che tra noi c'era feeling, che al momento si limitava al massimo a qualche scambio di sguardi ammiccanti, a lunghe passeggiate da soli mano nella mano sulla neve, fra i boschi o qualche abbraccio più caloroso del normale della ragazza quando si stringeva a me sul bob nelle discese. Fino a quando nella notte tra il 26 e il 27, accadde quello che, per la fraterna amicizia con Carlo, non avrei mai osato nemmeno pensare, nonostante animasse le mie fantasie erotiche, ma che fu inevitabile..e bellissimo!
Quella notte una fortissima perturbazione si abbatté sullo chalet. Tuoni e fulmini che non vi dico. I genitori di Martina, essendo titolari di una farmacia, erano scesi in città per la guardia notturna. Dunque in casa eravamo soli io e lei. Ognuno nella propria stanza. Con quel frastuono avevo difficoltà a prendere sonno, ma quando stavo per riuscirci, improvvisamente la porta si aprì lentamente e mi sentii chiamare. Sollevai il capo e vidi Martina in piedi sull'uscio che con aria impaurita mi disse: “I temporali mi fanno troppa paura, non ce la faccio a stare sola nella mia stanza...solitamente in questi casi vado nella stanza di mamma e papà, ma loro non ci sono...posso venire a dormire nel tuo letto? Per favore...”
Inizialmente a quella richiesta, per me assolutamente impensabile, rimasi come interdetto. Mi sembrava un sogno, ma era reale. Non sapevo cosa dirle. Insomma quella solitamente è una richiesta che può fare una bambina, non certo una ragazza già bella cresciuta. Cercai, quindi di farfugliare qualche scusa per il forte imbarazzo, ma lei insistette: “Ti prego...ti prego...ho troppa paura...ti giuro non ti darò altro fastidio...dai su...”
Così accettai, tra l'altro il mio era un letto matrimoniale dunque c'era posto. Quindi Martina, ringraziandomi con un sorriso, veloce si mise sotto le coperte. Mentre lo faceva le notai addosso una della sue camicie da notte vedo e non vedo, corte al ginocchio, le gambe nude sensualissime e dei piedini dolcissimi e curatissimi, con le unghia smaltate di argento. Il tutto iniziò a fare effetto sul mio cazzo che divenne quasi all'istante pietra. Pertanto, per cercare di nasconderlo e per vincere la tentazione di saltarle addosso, mi girai dal lato opposto, le augurai buonanotte e cercai di chiudere gli occhi tentando di non pesare a quanta meraviglia avevo appena visto.
Fuori il temporale non accennava a placarsi. Dopo l'ennesimo fulmine seguito da un potente rombo di tuono, mi sentii ancora chiamare da Martina: “Ho troppa paura...mi abbracci...per favore...mi abbracci?”. No. Non ci potevo credere che mi stava chiedendo questo. Così finsi di dormire e quindi di non aver sentito. Nel frattempo ancora un fulmine seguito dal tuono. Al che la ragazza insistette, si avvicinò a me e mi abbracciò appiccicata sulla mia schiena: “Ti prego...ti prego...ho troppa paura”.
A quel punto sentendomela addosso, sentendo le sua braccia stringermi e soprattutto le tette pressate sulla schiena, non riuscii a continuare con la pantomima del sonno. Mi girai lentamente e l'accontentai. Martina, ringraziandomi col suo solito splendido sorriso, si avvinghiò ancora più forte a me. Stretto a lei, in quella posizione, iniziai a non capire più nulla. La ragazza emanava un calore e un odore da impazzire, in più strusciava le sue sensualissime gambe sulle mie, accarezzandomi le caviglie e i polpacci con quai piedini dolcissimi.
Io ero arrapato a mille e il mio cazzo ormai completamente fuori controllo. Era così duro che avrei potuto usarlo come un trapano su una parete di roccia! Tanto che Martina inevitabilmente se ne accorse. Infatti prima mi fissò divertita con quegli splendidi occhi verdi, poi mi disse ironicamente: “Ma cos'è questa cosa dura che sento? Ti sei coricato armato? Cos'è, un bastone? Una mazza? Mammamia quant'è dura!”. Mi fece un espressione maliziosa e lentamente scese una mano. Me la infilò dolcemente dentro i pantaloni del pigiama e con altrettanta dolcezza mi afferrò il cazzo e poi stupita mi fa: “Wow, ce l'hai durissimo!!”. Così iniziò a segarmelo lentamente.
A quel punto io non capii più nulla, ma nonostante ciò riusci a dirle: “Ti prego Martina no...non farlo...lascialo...vorrei tanto che continuassi, ma non possiamo farlo...ti prego, sei la figlia del mio amico Carlo...non posso fargli questo...ti prego, basta!”

Martina non si fece minimamente intimorire da questo. Anzi sistemò meglio la mano sul mio cazzo e continuò questa sega lenta. Io chiusi gli occhi e le bloccai la mano con la mia. A quel punto, fissandomi con quegli occhi a cui è impossibile dire di no, mi disse: “Dunque il problema è che sono la figlia del tuo amico? Che ti sembra di tradirlo? Però ti piaccio, giusto?” .
Io le risposi che mi piaceva da impazzire, ma il problema per me con suo padre restava grosso. Per tutta risposta la sua mano riprese, sempre con lentezza, a segarmi il cazzo e avvicinando la bocca alla mia mi alitò: “Ok, allora...ma non è detto che ci rimanga male...e anche fosse, non lo verrà mai a sapere...sarà il nostro segreto, che ne dici?”.
Tentati comunque di resisterle, ma a quel punto ero partito e lei lo capì immediatamente che il mio tentativo era flebile. Capì benissimo che in realtà non volevo che smettesse, anzi che avevo voglia di saltarle addosso e scoparmela. Così giocando di astuzia mi disse: “Va bene...ma se proprio ti fai tutti questi scrupoli...smetto!” .
A quel punto cadde l'ultima mia resistenza e le risposi: “No...no...continua...ti prego non smettere...mi stai facendo impazzire”.
Quindi mi fece un altro dei suoi sorrisi maliziosi e aumentò leggermente il ritmo della sega. Io ormai volato senza freni per la tangenziale dell'eros, la baciai infilandole la lingua in bocca e all'istante fui contraccambiato dalla sua.
Intanto quella mano stupenda non smetteva di segarmi il cazzo, mentre io, continuando a baciarla, le sbottonai il reggiseno. Le afferrai quelle tette bellissime, sode. Gliele baciai, le succhiai i capezzoli. Martina ansimava di piacere, stava gradendo parecchio le mie attenzioni.
Io ormai ero perduto in quel paradiso terrestre di sesso puro, non me ne fregava più nulla di Carlo, dell'ospitalità, della gratitudine. Volevo solo Martina. Volevo essere solo il suo schiavo del sesso, pronto ad ubbidire e soddisfare ogni suo anche infinitesimale capriccio.
Così immerso nella beatitudine, mi accorsi che il cazzo, dolcemente preda di quella mano di dea, stava per esplodere in una sborrata paurosa e lo esclamai: “Oddio Martina sto venendo!!...sto per esplodere!!”.
Quindi la ragazza, prima di disse: “Non vorremmo allagare il pigiama ed il letto, vero?”, poi veloce mi abbassò i pantaloni del pigiama, scese verso il cazzo e me lo prese in bocca. Bastarono appena un paio di pompate e slinguate, che le esplosi dentro una sborrata da paura che Martina ingoiò senza problemi.

Svuotato e felice, rimasi disteso ancora in estasi, mentre Martina, anch'ella con aria soddisfatta, ricomponendosi si distendeva sul l'altro lato del letto. Il temporale fuori, intanto, accennava a diminuire, solo qualche lampo e tuono in lontananza. Mi girai a guardarla, mi parve ancora più bella e sexy di prima. Quindi sentii il bisogno e il desiderio di ricambiare la goduria che mi aveva regalato poco prima. Così mi avvicinai a lei che mi sorrideva e iniziando dolcemente a baciarla dal collo scesi fino alla mutandina di pizzo. Gliela sfilai lentamente, quando la feci arrivare alle caviglie ne approfittai per baciarle e leccarle quei piedini bellissimi.
Martina, mentre le succhiavo quelle dita smaltate d'argento, gradì tanto e lo sottolineò con dei risolini. Quindi a dolci baci, dalle caviglie all'interno cosce, arrivai alla fichetta umida e vogliosa. Iniziai a godermela alternando bacetti e leccatine fino a farla aprire sempre di più. Non appena vidi il clitoride bello teso, partii a leccarlo con una voracità senza freni, procurando alla ragazza un godimento altrettanto senza freni. Leccai fino farle raggiungere un orgasmo sottolineato da grida di gioia.
A quel punto ero pronto per penetrarla. Il cazzo mi era tornato di pietra. Ma come feci per appoggiarlo sulla vulva, Martina mi fermò e mi disse: “No adesso...a capodanno! A capodanno scopiamo...sono ancora vergine e la verginità la voglio perdere ad inizio anno nuovo...e la voglio perdere con te...perchè si dice che chi ti scopa a capodanno, ti scopa tutto l'anno!” e si mise a ridere.

Così ci addormentammo abbracciati che era quasi l'alba. Quando mi risvegliai era mattina inoltrata, dalle fessure della persiana entrava il sole, segno che era la quiete dopo la tempesta della notte. Avevo il cazzo durissimo e voglioso. La cercai, ma rigirandomi mi accorsi che Martina nel letto non c'era più. Quindi ancora stordito dal sonno pensai che quello che era successo la notte era stato tutto un sogno. Molto reale, ma pur sempre un sogno. Ma quando mi stavo rassegnando a calmare da solo le voglie mattutine del mio cazzo con una bella sega, rientrò in camera Martina bella e sorridente con la sua camiciola da notte sexy, che non appena mi vide col cazzo scappellato in mano, salì su letto, si mise in ginocchio, tolse la mia mano e mise la sua, poi ridendo mi disse: “Ma che fai?...da ora in poi ci sono io per queste cose...ti sei già stufato di me?”
Le risposi: “No mai!...io sono pazzo di te, altro che stufato...e che al risveglio non ti ho più trovato accanto a me, tanto che ho pensato che quello che abbiamo fatto stanotte me lo sono solo sognato...”
Martina mi rispose: “No no...è stato tutto reale...e bellissimo...il sogno me lo hai regalato tu, non avevo mai provato una goduria simile...e solo con la lingua...vedi, io ho avuto qualche ragazzo prima di te, ma erano coetanei o un anno più di me, e come immaginavo ho avuto conferma che a quell'età i ragazzi sono bambinoni, incapaci di soddisfare come si deve una ragazza...con loro solo qualche sega e basta, poi incapaci di saper toccare come si deve una ragazza...per questo ho sempre avuto il mito dell'uomo più grande, di uno come te, della tua età, che come mi hai dimostrato, sa come soddisfare una donna ...poi ho visto come mi guardavi da quando ci siamo conosciuti, ho percepito che voglia avevi di me, anche se cercavi di non farmelo capire, e li sono impazzita di gioia perchè anche tu mi piaci tanto e sapevo che con te avrei potuto finalmente realizzare il sogno di stare con un uomo vero...e non vedo l'ora che venga la notte di capodanno!”

Fui molto lusingato di questa dichiarazione e le risposi: “Si anche io...altroché!!... ma coi i tuoi come la mettiamo?...saranno di guardia pure quella notte?”
Martina, iniziando a segarmi sempre in quella maniera dolce e pertanto goduriosa, mi rispose con un espressione sorniona: “Prima...quando non mi hai trovato a letto...sono andata a fare pipì e ad accertarmi se fossero tornati o meno i miei...e in effetti erano nella loro camera da letto...così ne ho approfittato e gli ho detto di noi e di quello che è successo stanotte...”
Io, nonostante l'estasi che mi stava procurando la sega, sobbalzai: “Martina starai scherzando vero!?”
Martina, sempre tranquilla e sempre segando: “No...sono seria...serissima...gli ho detto di noi di come abbiamo fatto sesso stanotte e che sei il ragazzo che voglio...nessun altro!”
Io sempre più sconvolto: “E tuo padre e tua madre come hanno reagito?...oddiomio, sono rovinato...con tuo padre siamo come fratelli, con quale faccia mi ci potrò presentare più tardi dopo che ho fatto sesso con la sua unica figlia peraltro minorenne?...lo capisci?”
Martina, aumentando leggermente il ritmo della sega: “Tranquillo...tranquillo...l'hanno presa bene...benissimo...giuro!...anzi addirittura mi ha confessato che se lo aspettava ed è contento così...perchè sono in buone mani”
Io, adesso più rilassato: “Davvero, Martina?” e Lei: “giuro ho detto....è la verità!...te lo avevo detto stanotte quando ti preoccupavi, che non era detto la prendesse male, ricordi?..”
Così più rasserenato mi godetti la sega che intanto aumentava di intensità. Al momento giusto, poi, Martina si chinò e me lo prese in bocca, partendo con un pompino lentissimo ma intenso. Dio mio, che risveglio fantastico! E fantastico fu osservare la bravura con cui la ragazza mi lavorava il cazzo alternando labbra e lingua. Come me lo leccava dolcemente partendo dalle palle per arrivare alla cappella sgusciata. Poi se lo ingoiava lentamente fino in gola e lo succhiava in crescendo fino a procurarmi una sborrata paurosa. Dopo di che ci baciammo appassionatamente, così tanto che il cazzo mi ritornò duro, così tentai di nuovo di penetrarla, ma mi fermò e mi disse: “Tutto a capodanno ti ho detto...”

Inutile dirvi di quanto quella notte di capodanno fu favolosa. Fu la notte in cui Martina si donò a me la sua verginità. Per questo si presentò in camera mia più figa che mai. Indossava una vestaglietta corta velata rossa che faceva vedere un completino intimo formato da reggiseno e mutandina di pizzo sempre rosso, collant velati autoreggenti stesso colore, ciabattine argento con pellicciotto chiuse davanti e aperte dietro con tacchetto di un arrapante da morire, che aggiunti a quel caschetto di capelli neri e gli occhi verdi che sprizzavano contemporaneamente gioia ed eros, mi fecero letteralmente sbarellare ed avere un'erezione immediata senza che nemmeno si fosse ancora messa sul letto.
Quindi quella magnifica creatura sensualmente si posizionò in piedi davanti al lato del letto dove stavo disteso. Si mise di spalle in modo da farmi capire che voleva essere spogliata. Così infatti feci. Le tolsi lentamente la vestaglietta, poi il reggiseno. Le presi le tette fra le mani e cominciai a baciarla sul collo. Dopo un po' si sfilò sensualmente le ciabattine per salire sul letto. E lì io impazzii ancora di più. Adoro le donne che si infilano/sfilano le scarpe e i collant. Andai subito ad adorarle col naso e la lingua quei piedini inguainati dai collant. Facevano un profumo ed avevano un sapore così buono che non so descrivere, ricordo solo che rischiavano di farmi avere un'eiaculazione precoce.
Finita l'adorazione, salii a leccatine e bacetti per tutte le gambe. Prima che arrivassi a sfilarle le mutandine, Martina, con un'altra mossa sensualissima, si sfilò, prima uno e poi l'altro, gli autoreggenti. Di nuovo impazzii e sentii il bisogno di andare ancora ad adorarle i piedini, stavolta nudi.
Il mio cazzo era talmente duro e teso che stava per strapparmi i boxer, così me li tolsi. Lei, capendo la mia passione per i suoi piedi, iniziò ad accarezzarmelo proprio con i piedi. A quel punto vidi il Nirvana, mi misi in una posizione con la quale Martina poté afferrami il cazzo fra le piante dei suoi piedi e iniziò a segarmelo muovendo le gambe. Io non resistetti molto, ero troppo eccitato, infatti sborrai subito e a fontana!

Ma non ci volle molto per farlo tornare di nuovo duro e teso. Ero arrapato a mille! Martina mi arrapava a mille! Come si muoveva, come mi assecondava e capiva ogni mio piccolo desiderio, come mi guardava, il suo corpo stupendo.
Così tornai fra le sue cosce. Le sfilai dolcemente le mutandine, ne assaporai con naso e lingua gli umori con cui erano bagnate, poi iniziai a leccarle la figa alla stessa maniera di come avevo fatto la nostra prima notte. Le feci avere lo stesso orgasmo. Poi le avvicinai lentamente la cappella sgusciata fra le labbra della vulva e stavolta si lasciò penetrare. Anzi, me lo chiese lei quasi implorandomi! Lentamente facevo affondare il mio cazzo duro come la pietra in quella fica vergine che dolcemente si apriva ai miei colpi, fino a che le ruppi l'imene. Martina accusò il colpo. Emise un gridolino di dolore, ma subito dopo, rendendosi conto di aver finalmente perso la verginità, mi sorrise soddisfatta e mi invitò a scoparla con più forza. L'assecondai pompando di brutto, ma stando attento al momento in cui sarei venuto per evitare il rischio di metterla incinta.
La ragazza iniziò adesso ad ansimare di piacere e io riuscii, prima di sborrare, a farle provare, dopo quello clitorideo, l'orgasmo vaginale. Poi lesto sfilai il cazzo, oramai pronto ad esplodere, dalla fica, glielo posizionai a spagnola fra le tette e lei muovendole su e giù me lo segò facendomi sborrare in quantità industriale!
Accasciato, sfinito ma soddisfatto, su di lei che mi accarezzava la schiena, dopo pochi minuti la libidine tornò a mille e lo rifacemmo ancora. Stavolta le volli fare provare la posizione alla pecorina. Stupendo vederla darmi il lato del culetto che prima leccai avidamente, poi mirai col cazzo sulla fica ancora aperta e la penetrai di nuovo lentamente. Pompai alla grande, visto che il muro della verginità era stato abbattuto, con il suo culetto che sbatteva sul mio addome, fino a farla godere, per poi sborrarle sulla schiena.
Quindi, veramente stremati ma felici, ci accasciammo abbracciati sul letto e ci addormentammo che era quasi l'alba. La mattina seguente al risveglio ancora sesso! Non riuscivo a resisterle. Martina era troppo bona! Così la feci salire a cavallo su di me e la penetrai a smorzacandela. Goduria immensa vederla cavalcare sul mio cazzo, con le tette sode che ballavano al ritmo delle scopate. Venimmo quasi all'unisono e fu ancora bellissimo.
Da sotto sentimmo la voce di Carlo che ci chiamava perchè il pranzo era pronto! Un Natale così chi se lo scorda più?

sottomesso1966@gmail.com
scritto il
2023-12-28
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