Lo schiavo Isauro - Parte 2
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Garson esce dal bagno. Ha solo le mutande addosso. Vede il ragazzo che sta sistemando la stanza. Gli si avvicina. Lo schiavo appena se lo vede vicino si mette subito sull'attenti a testa bassa. L'uomo, un sorriso beffardo in viso, con un dito gli alza la testa e gli dice: “Quindi non sei così frocetto come sembri?”
Il ragazzo intimorito: “No...no...padrone...non lo sono”
Garson, accarezzandogli una guancia, poi palpandogli il culo, gli dice: “Ah non lo sei?...va beh, nemmeno io, se è per questo, sono frocio, solo che a me i giovincelli bianchi e biondini come te mi fanno sangue come le femmine ...e comunque gli schiavi non avete sesso...siete quello che vogliamo noi...e io ti voglio troia...quindi adesso t'inginocchi e mi succhi il cazzo (si tocca il cazzo dentro la mutanda facendo notare che ce l'ha duro) ...muoviti, schiavo!”
Il ragazzo:”...si...si...padrone...”
l'Uomo si siede sul letto, si sfila le mutande. Ha un cazzo grosso, scappellato e teso che esce da sotto la pancia. Tira il ragazzo da un braccio, lo fa inginocchiare fra le sue cosce e con la mano gli accompagna la testa verso sotto. Gli infila il cazzo in bocca e gli ordina: “Succhialo...e bene o ti faccio pentire di essere nato...succhia!!”
Il ragazzo parte con il pompino. Da prima lentamente succhiandogli la sola cappella e poi, accompagnando con la mano, tutto il cazzo fino in gola. L'uomo è arrapato e senza pietà, nonostante allo schiavo viene da vomitare. Lo tiene per la testa e ogni tanto spinge col pube come se avesse il cazzo dentro una fica. Poi glielo esce dalla bocca e glielo strofina in faccia, gli schiaffeggia le guance e glielo rinfila in bocca. Ancora un bel po di colpi ad entra ed esci, poi improvvisamente lo esce e gli esplode la sborrata in faccia.
E' l'ora di cena. La famiglia di Donna Vima è seduta a tavola. A servire la cena c'è il ragazzo, che ha il compito di servire solo ed esclusivamente la sua padrona, e altri due schiavi neri che servono gli altri componenti la famiglia. Oltre al marito, ci sono anche i figli, due adolescenti belli in carne pure loro, un maschio, Daren, e una femmina, Yovina.
Daren, mentre guarda il ragazzo versare una bevanda nel bicchiere della madre: “Senti Ma' ...ma qualche volta me lo presti, no?”
Gli fa eco Yovina: “Si dai mamma...è così carino, bianco, biondo, occhi azzurri...mi piace, mi piace...dai Ma'!”
Vima: “Non lo so ragazzi...state buoni...vediamo...al momento non credo...è un capriccio che avevo da tempo, ne sentivo il bisogno per scaricare lo stress e rilassarmi in santa pace...al momento serve solo ed esclusivamente a me...poi oramai siete grandi, magari ve ne regalo qualcuno o ve ne prendete uno di questi che ci sono già...ne abbiamo dieci fra casa e campagna...avete voglia, ma questo al momento non si tocca...”
Yovina: “No questi che abbiamo non mi piacciono...casomai allora me ne prendi un altro bianco come il tuo...che mi piace troppo...ma almeno come si chiama?”
Vima: “Non lo so...ma a che serve dare il nome ad uno schiavo!?...è come dare il nome a questa sedia, a questo tavolo (ride)...è una cosa che serve e l'unica differenza da una sedia e un tavolo, è che è animata...che gli serve un nome?...io lo chiamo, TU SUBITO QUI!...ma comunque se proprio volete, dateglielo voi un nome...”
Daren: “Allora...vediamo un po'...vediamo un po'...ah ecco, lo chiamiamo Isauro...che ne pensate?”
Yovina: “Isauro?...lo schiavo Isauro?...eh bello, si mi piace!...ma almeno un massaggino da Isauro, anche solo ai piedi, subito dopo cena...prima che vai a letto...me lo posso far fare?...dai, Ma'...dai...”
Vima: “Vediamo...vediamo...non lo so...magari qualche minuto te lo lascio...Isauro, avete detto?...Isauro...ok...ma per me resta TU SUBITO QUI!...”
Improvvisamente ad uno degli altri due schiavi, cade accidentalmente una forchetta in terra. Donna Vima si gira verso di lui. Lo guarda, prima lo fulmina con gli occhi e poi gli urla: “Tu!...subito di la!”.Lo schiavo è terrorizzato perchè sa cosa gli sta per succedere. Posa il vassoio che aveva in mano su uno sparecchiatavola ed esce veloce dalla sala da pranzo per andare nel locale cucina accanto. Donna Vima si alza da tavola e lo segue con in mano il suo frustino da fantino. Dopo qualche secondo si sente urlare“Bastardo!! Essere inutile, maledetto!! Come hai osato far cadere la mia forchetta!! Come!!?? Come!!??” e subito dei colpi di frusta e le grida di dolore dello schiavo. Intanto a tavola, gli altri, continuano serenamente la cena, ridendo e conversando, come se nulla fosse.
Punito crudelmente con cinquanta frustate, lo schiavo piangendo torna in sala da pranzo camminando a quattro piedi, dietro lo segue scalciandolo sul culo Donna Vima che gli ordina: “Sotto al tavolo verme!!...”
Lo schiavo si va a posizionare disteso dritto a pancia in su sotto il tavolo, così i commensali ne usano gambe e tronco come poggiapiedi. Mentre Donna Vima quando torna al suo posto sotto ne ha la faccia. Così si siede, sfila le infradito e gli pianta i piedi nudi sul viso a coprirgli occhi e bocca tormentandolo senza pietà per tutta la durata della cena.
Isauro e l'altro schiavo sono impietriti dal terrore. Donna Vima, prima di riprendere a magiare, li punta con gli occhi di fuoco e gli intima: “Voi due!!...voi due, vermi!...siete rimasti voi due a servire...attenti a quello che fate, perchè il vostro simile è finito spellato a frustate sotto i piedi, a voi invece prima vi spello pure a frustate, ma poi vi uso come zerbini quando ho gli stivali sporchi di letame del mio cavallo, capito!!??”
I due annuiscono terrorizzati e si rimettono a servire in tavola stando attentissimi a non sbagliare o far cadere qualcosa.
Dopo cena la famiglia si ritrova nel patio della villa a prendere il fresco. Ognuno di loro ha una comoda poltrona dove si distraggono, chi, come i due figli, con i cellulari, chi come Garson il padre a bere rum e fumare il sigaro. Donna Vima invece rilassata sulla sua si sta facendo fare la pedicure da Isauro. Ogni tanto alza un piede per controllare se lo schiavo lo sta facendo bene o meno. Sembra soddisfatta e quando la pedicure termina, per far asciugare lo smalto delle unghia, usa il suo schiavo come poggiapiedi, mettendoglieli sulle spalle.
Ad un certo punto Yovina smette di smanettare sul suo cellulare e ricorda alla madre la promessa di avere qualche minuto per se Isauro. Donna Vima controlla che lo smalto sia asciutto, poi da un calcetto sul petto allo schiavo e gli ordina: “Vai a fare la pedicure a mia figlia...muoviti!”.
Isauro prima avvicina un puff per la sua padrona, affinchè possa stendere le gambe, poi con tutto l'occorrente si va ad inginocchiare davanti Yovina.
La ragazza quando se lo vede ai piedi che si sta preparando per la pedicure, si abbassa lo prende delicatamente dal mento, lo guarda in faccia e gli esclama: “Oh ma quanto sei bello...con questi occhi azzurri...sei un amore...”
A quel punto interviene seccata la madre: “Yovina! Finiscila!!...quante volte te lo devo dire che non si tratta così uno schiavo...evita queste smancerie con lui...che poi prende cattive abitudini...usalo per quello che serve e basta!”
Yovina: “Si va bene mamma, tranquilla...tranquilla si...”
Vima: “Eh no...perchè altrimenti se mi umanizzi gli schiavi non te lo compro uno per te, uno schiavo è uno schiavo, non una persona...cazzo!”
Yovina: “Ok Mà...ok...va bene...tranquilla non lo faccio più...si, mi faccio fare i piedi e se sbaglia lo frusto...ok!”
Vima: “Ecco...brava!”
Yovina, rivolgendosi adesso in maniera sprezzante verso Isauro: “Allora tu, fammi sti piedi...bene!...però prima li voglio leccati, poi me li metti a mollo...vai!”
Isauro: “Si padroncina...subito”.
Quindi il ragazzo inizia a leccare. Yovina, abbassando leggermente la spalliera della poltrona, sta distesa coi piedi incrociati sulla pediera alzata, e se la gode tutta. La ragazza, come la madre, ce li ha belli e ben curati anche se più minuti. Isauro glieli lecca con passione tra le dita, le piante, i talloni, per un bel po. Mentre la madre, con aria soddisfatta, il fratello e il padre, loro con aria più annoiata, si guardano la scena. Quando la ragazza decide che può bastare, gli ordina di smettere rimette la poltrona dritta. Mette i piedi, ancora umidi di saliva, nella bacinella e Isauro glieli inizia a levare delicatamente con i sali.
Mentre la pedicure va avanti, Garson, spegnendo il sigaro e bevendo l'ultimo sorso di rum, rivolgendosi al figlio gli dice: “Prima di cena mi sono fatto fare una pompa...qui, dal tuo Isauro...fantastica (ride di gusto)...non sarà un frocetto, secondo tua madre...ma lo sembra e la bocca la sa usare come un frocetto...credo proprio che ne approfitterò spesso (ride ancora)...dovresti provarlo, sai?”
Daren, rivolgendosi alla madre: “Hai visto Mà!?...hai visto che ha fatto Pà?...ora, dopo Yovina lo lasci un po' a me...”
Vima, gli risponde: “No...stasera basta...appena finisce con Yovina, si stacca...casomai domani mattina te lo mando solo dieci minuti e ci fai quello che vuoi...ora ho sonno me ne voglio salire in camera e lui sale con me che mi serve per la notte...
Intanto la pedicure è finita e Yovina, come prima la madre, sta usando le spalle dello schiavo Isauro come poggiapiedi per far asciugare lo smalto delle unghia. Quindi, dopo un po', la famiglia si ritira in casa e ognuno nelle proprie stanze.
Il ragazzo intimorito: “No...no...padrone...non lo sono”
Garson, accarezzandogli una guancia, poi palpandogli il culo, gli dice: “Ah non lo sei?...va beh, nemmeno io, se è per questo, sono frocio, solo che a me i giovincelli bianchi e biondini come te mi fanno sangue come le femmine ...e comunque gli schiavi non avete sesso...siete quello che vogliamo noi...e io ti voglio troia...quindi adesso t'inginocchi e mi succhi il cazzo (si tocca il cazzo dentro la mutanda facendo notare che ce l'ha duro) ...muoviti, schiavo!”
Il ragazzo:”...si...si...padrone...”
l'Uomo si siede sul letto, si sfila le mutande. Ha un cazzo grosso, scappellato e teso che esce da sotto la pancia. Tira il ragazzo da un braccio, lo fa inginocchiare fra le sue cosce e con la mano gli accompagna la testa verso sotto. Gli infila il cazzo in bocca e gli ordina: “Succhialo...e bene o ti faccio pentire di essere nato...succhia!!”
Il ragazzo parte con il pompino. Da prima lentamente succhiandogli la sola cappella e poi, accompagnando con la mano, tutto il cazzo fino in gola. L'uomo è arrapato e senza pietà, nonostante allo schiavo viene da vomitare. Lo tiene per la testa e ogni tanto spinge col pube come se avesse il cazzo dentro una fica. Poi glielo esce dalla bocca e glielo strofina in faccia, gli schiaffeggia le guance e glielo rinfila in bocca. Ancora un bel po di colpi ad entra ed esci, poi improvvisamente lo esce e gli esplode la sborrata in faccia.
E' l'ora di cena. La famiglia di Donna Vima è seduta a tavola. A servire la cena c'è il ragazzo, che ha il compito di servire solo ed esclusivamente la sua padrona, e altri due schiavi neri che servono gli altri componenti la famiglia. Oltre al marito, ci sono anche i figli, due adolescenti belli in carne pure loro, un maschio, Daren, e una femmina, Yovina.
Daren, mentre guarda il ragazzo versare una bevanda nel bicchiere della madre: “Senti Ma' ...ma qualche volta me lo presti, no?”
Gli fa eco Yovina: “Si dai mamma...è così carino, bianco, biondo, occhi azzurri...mi piace, mi piace...dai Ma'!”
Vima: “Non lo so ragazzi...state buoni...vediamo...al momento non credo...è un capriccio che avevo da tempo, ne sentivo il bisogno per scaricare lo stress e rilassarmi in santa pace...al momento serve solo ed esclusivamente a me...poi oramai siete grandi, magari ve ne regalo qualcuno o ve ne prendete uno di questi che ci sono già...ne abbiamo dieci fra casa e campagna...avete voglia, ma questo al momento non si tocca...”
Yovina: “No questi che abbiamo non mi piacciono...casomai allora me ne prendi un altro bianco come il tuo...che mi piace troppo...ma almeno come si chiama?”
Vima: “Non lo so...ma a che serve dare il nome ad uno schiavo!?...è come dare il nome a questa sedia, a questo tavolo (ride)...è una cosa che serve e l'unica differenza da una sedia e un tavolo, è che è animata...che gli serve un nome?...io lo chiamo, TU SUBITO QUI!...ma comunque se proprio volete, dateglielo voi un nome...”
Daren: “Allora...vediamo un po'...vediamo un po'...ah ecco, lo chiamiamo Isauro...che ne pensate?”
Yovina: “Isauro?...lo schiavo Isauro?...eh bello, si mi piace!...ma almeno un massaggino da Isauro, anche solo ai piedi, subito dopo cena...prima che vai a letto...me lo posso far fare?...dai, Ma'...dai...”
Vima: “Vediamo...vediamo...non lo so...magari qualche minuto te lo lascio...Isauro, avete detto?...Isauro...ok...ma per me resta TU SUBITO QUI!...”
Improvvisamente ad uno degli altri due schiavi, cade accidentalmente una forchetta in terra. Donna Vima si gira verso di lui. Lo guarda, prima lo fulmina con gli occhi e poi gli urla: “Tu!...subito di la!”.Lo schiavo è terrorizzato perchè sa cosa gli sta per succedere. Posa il vassoio che aveva in mano su uno sparecchiatavola ed esce veloce dalla sala da pranzo per andare nel locale cucina accanto. Donna Vima si alza da tavola e lo segue con in mano il suo frustino da fantino. Dopo qualche secondo si sente urlare“Bastardo!! Essere inutile, maledetto!! Come hai osato far cadere la mia forchetta!! Come!!?? Come!!??” e subito dei colpi di frusta e le grida di dolore dello schiavo. Intanto a tavola, gli altri, continuano serenamente la cena, ridendo e conversando, come se nulla fosse.
Punito crudelmente con cinquanta frustate, lo schiavo piangendo torna in sala da pranzo camminando a quattro piedi, dietro lo segue scalciandolo sul culo Donna Vima che gli ordina: “Sotto al tavolo verme!!...”
Lo schiavo si va a posizionare disteso dritto a pancia in su sotto il tavolo, così i commensali ne usano gambe e tronco come poggiapiedi. Mentre Donna Vima quando torna al suo posto sotto ne ha la faccia. Così si siede, sfila le infradito e gli pianta i piedi nudi sul viso a coprirgli occhi e bocca tormentandolo senza pietà per tutta la durata della cena.
Isauro e l'altro schiavo sono impietriti dal terrore. Donna Vima, prima di riprendere a magiare, li punta con gli occhi di fuoco e gli intima: “Voi due!!...voi due, vermi!...siete rimasti voi due a servire...attenti a quello che fate, perchè il vostro simile è finito spellato a frustate sotto i piedi, a voi invece prima vi spello pure a frustate, ma poi vi uso come zerbini quando ho gli stivali sporchi di letame del mio cavallo, capito!!??”
I due annuiscono terrorizzati e si rimettono a servire in tavola stando attentissimi a non sbagliare o far cadere qualcosa.
Dopo cena la famiglia si ritrova nel patio della villa a prendere il fresco. Ognuno di loro ha una comoda poltrona dove si distraggono, chi, come i due figli, con i cellulari, chi come Garson il padre a bere rum e fumare il sigaro. Donna Vima invece rilassata sulla sua si sta facendo fare la pedicure da Isauro. Ogni tanto alza un piede per controllare se lo schiavo lo sta facendo bene o meno. Sembra soddisfatta e quando la pedicure termina, per far asciugare lo smalto delle unghia, usa il suo schiavo come poggiapiedi, mettendoglieli sulle spalle.
Ad un certo punto Yovina smette di smanettare sul suo cellulare e ricorda alla madre la promessa di avere qualche minuto per se Isauro. Donna Vima controlla che lo smalto sia asciutto, poi da un calcetto sul petto allo schiavo e gli ordina: “Vai a fare la pedicure a mia figlia...muoviti!”.
Isauro prima avvicina un puff per la sua padrona, affinchè possa stendere le gambe, poi con tutto l'occorrente si va ad inginocchiare davanti Yovina.
La ragazza quando se lo vede ai piedi che si sta preparando per la pedicure, si abbassa lo prende delicatamente dal mento, lo guarda in faccia e gli esclama: “Oh ma quanto sei bello...con questi occhi azzurri...sei un amore...”
A quel punto interviene seccata la madre: “Yovina! Finiscila!!...quante volte te lo devo dire che non si tratta così uno schiavo...evita queste smancerie con lui...che poi prende cattive abitudini...usalo per quello che serve e basta!”
Yovina: “Si va bene mamma, tranquilla...tranquilla si...”
Vima: “Eh no...perchè altrimenti se mi umanizzi gli schiavi non te lo compro uno per te, uno schiavo è uno schiavo, non una persona...cazzo!”
Yovina: “Ok Mà...ok...va bene...tranquilla non lo faccio più...si, mi faccio fare i piedi e se sbaglia lo frusto...ok!”
Vima: “Ecco...brava!”
Yovina, rivolgendosi adesso in maniera sprezzante verso Isauro: “Allora tu, fammi sti piedi...bene!...però prima li voglio leccati, poi me li metti a mollo...vai!”
Isauro: “Si padroncina...subito”.
Quindi il ragazzo inizia a leccare. Yovina, abbassando leggermente la spalliera della poltrona, sta distesa coi piedi incrociati sulla pediera alzata, e se la gode tutta. La ragazza, come la madre, ce li ha belli e ben curati anche se più minuti. Isauro glieli lecca con passione tra le dita, le piante, i talloni, per un bel po. Mentre la madre, con aria soddisfatta, il fratello e il padre, loro con aria più annoiata, si guardano la scena. Quando la ragazza decide che può bastare, gli ordina di smettere rimette la poltrona dritta. Mette i piedi, ancora umidi di saliva, nella bacinella e Isauro glieli inizia a levare delicatamente con i sali.
Mentre la pedicure va avanti, Garson, spegnendo il sigaro e bevendo l'ultimo sorso di rum, rivolgendosi al figlio gli dice: “Prima di cena mi sono fatto fare una pompa...qui, dal tuo Isauro...fantastica (ride di gusto)...non sarà un frocetto, secondo tua madre...ma lo sembra e la bocca la sa usare come un frocetto...credo proprio che ne approfitterò spesso (ride ancora)...dovresti provarlo, sai?”
Daren, rivolgendosi alla madre: “Hai visto Mà!?...hai visto che ha fatto Pà?...ora, dopo Yovina lo lasci un po' a me...”
Vima, gli risponde: “No...stasera basta...appena finisce con Yovina, si stacca...casomai domani mattina te lo mando solo dieci minuti e ci fai quello che vuoi...ora ho sonno me ne voglio salire in camera e lui sale con me che mi serve per la notte...
Intanto la pedicure è finita e Yovina, come prima la madre, sta usando le spalle dello schiavo Isauro come poggiapiedi per far asciugare lo smalto delle unghia. Quindi, dopo un po', la famiglia si ritira in casa e ognuno nelle proprie stanze.
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