Nel nome della madre e della figlia - parte seconda, la figlia!
di
Ottobre Rosso 66
genere
sadomaso
La Domenica puntuale all'orario stabilito, mi presentai con la classica bottiglia di vino e l'altrettanta classica guantierina di paste. Ad aprirmi fu proprio Martina: bellissima!
Una mulatta (evidentemente il padre era un bianco) dai capelli lunghissimi neri, occhi verdi, in t-shirt corta all'ombelico e pantaloncini in jeans attillati che le esaltavano un fisico da modella, quello col classico culetto a mandolino e tette da coppa di champagne, infradito a dei piedi degni di quelli di cotanta madre. Motivo per cui rimasi per un po' interdetto davanti l'uscio di casa.
La ragazza, mi accolse con un sorriso stupendo, come se non aspettasse altro, e mi fece accomodare. Dopo poco, dalla cucina, ci raggiunse Teresa che stava preparando il pranzo, ci salutammo come comuni fidanzati. Mi offrirono un aperitivo e mi fecero sedere sul divano.
Mentre la madre tornava in cucina, la figlia, smanettando sul suo smartphone nella tipica maniera compulsiva degli adolescenti, si sedette accanto a me. Accavallò in maniera sensuale le sue bellissime gambe, continuò per un pò a chattare, mentre io nel frattempo non potevo fare a meno di seguirne la sensualità sua e delle sue movenze, capendo bene immediatamente il perchè Teresa non facesse entrare nessun uomo in casa.
Martina poi lasciò il telefono e iniziammo a conversare delle solite cose: il mio lavoro, i suoi studi, il tempo libero, musica preferita, sport etc.
Notavo che mentre mi parlava, sicura e decisa, mi guardava dritto negli occhi quasi a farmi la radiografia, e quando le parlavo io, la radiografia con quei suoi occhi stupendi continuava su tutto il resto del mio corpo. Questa cosa, dopo poco, mi mise profondamente in imbarazzo, tra l'altro Martina mi stava seduta molto vicino e avvertivo pure il suo profumo, sentivo, infatti, il cazzo che la reclamava e sta cosa mi metteva paura. Fortunatamente a togliermi da quell'imbarazzo ci pensò Teresa quando ci avvertì che era pronto in tavola.
Fu un pranzo normalissimo, in cui, anche qui, si disquisì delle solite cose. Quando ci alzammo da tavola, Martina andò in camera sua e io aiutai Teresa a sparecchiare e in cucina. Non appena soli, Teresa mi afferrò per i capelli, mi strinse a se e mi disse a bassa voce riconquistando il suo ruolo di padrona: “Ricordati che sei il mio schiavo...sparecchiare, lavare i piatti, pulire in terra, lo dovresti fare tu...mentre io dovrei solo rilassarmi sul divano o a letto davanti la tv, aspettando che tu finisca per venirmi servire il caffè e leccarmi i piedi... e verrà presto il momento in cui sarà così, ci puoi giurare...per adesso goditi questo poco di libertà”.
A quelle parole il cazzo mi s'indurì e le risposi che non vedevo l'ora di diventare il suo schiavo vero. Ufficiale. Totale. Di servirla e a adorarla come un'imperatrice. Soddisfatta della mia risposta, mi appioppò un bacio in bocca con lo schiocco, mi lasciò i capelli e ci mettemmo a rassettare e lavare i piatti.
Finito ci mettemmo assieme sul divano. Teresa accese la tv e mi ordinò di massaggiarle i piedi. Dopo un po' che glieli massaggiavo, la padrona per l'effetto rilassante si assopì. Nel frattempo, col suo smanettare compulsivo sul telefonino, tornò Martina con indosso solo un paio di slip molto sexy di pizzo rosso sgambate e una canottierina da cui si intravedevano nitidamente le sue bellissime tette, che con assoluta naturalezza senza provare alcun pudore, come se io non ci fossi, si sedette accovacciandosi su una poltroncina di fronte. Staccò l'attenzione dal cellulare solo il tempo per guardarsi divertita la scena di me che massaggiavo i piedi della madre, serenamente addormentata, e dire un: “Beata la mamma...che fortuna” per poi tornare ad ignorarmi assorta al suo chattare.
Ovviamente questa situazione mi mise di nuovo in forte imbarazzo. Io con i piedi stupendi della madre tra le mani poggiati sulle cosce e la figlia sensualissima mezza nuda di fronte. Non sapevo cosa fare. Così fermai il massaggio, ma Teresa si svegliò e incurante che ci fosse la figlia, sbottò: “Continua, stronzo...chi ti ha detto di fermarti?”. Io cercai di farle capire che c'era sua figlia che ci guardava, ma lei rincarò la dose:” E' allora!?...che problema c'è? (alzò un piede e me lo schiaffò in faccia) tu fai quello che ti dico io e smetti solo quando lo dico io...hai capito, schiavo!?”. Le risposi di si, stupito che improvvisamente non provasse più nessun pudore a mostrare la vera natura del nostro rapporto alla figlia, quindi Teresa rimise il piede sulle mie gambe e ripresi il massaggio, mentre Martina, per nulla stupita come già sapesse, si guardava divertita la scena.
Da quella domenica in poi, iniziai a frequentare casa di Teresa, che giorno dopo giorno, oltre a soddisfare le sue voglie sadiche, mi imponeva gradualmente di fare sempre più servizi da domestico: dal servire il caffè, alle pulizie di stanze, bagno (soprattutto dopo aver fatto i bisogni) e biancheria, e i fine settimana fui obbligato a rimanere dormire perchè la padrona voleva la colazione a letto, dove mentre lei mangiava, io ero costretto a leccarle i piedi.
Mentre Martina, con me in casa, si faceva sempre più sfacciata, senza pudore, e me lo faceva a posta, perchè aveva capito quanto mi facesse sangue e quanto, nello stesso tempo, temessi che la madre se ne accorgesse. Mi provocava in tutte le maniere possibili ed immaginabili: dal girare in casa mezza nuda o nuda totalmente lanciandomi occhiate provocanti, dal fare la doccia senza chiudere ne porta del bagno e ne del box, affinchè la guardassi mentre si lavava mimando l'amplesso, dal tenere pure aperta la porta della sua camera dove, sapendo la guardavo, spesso era voluttuosamente stesa al letto in lingerie o nuda a chattare o in videochiamata con le amiche.
Però tutto si limitava solo a questo, nessun contatto fisico. L'unico, al momento, era sempre e solo con la madre. Almeno fino a quando una sera non cadde anche quest'ultima barriera.
Ero, infatti, seduto sul divano a riposarmi guardando la tv, dopo essere stato strigliato ben bene da Teresa nei lavori di casa, quando, assorta a chattare sul telefonino, arrivò in slip e canotta Martina che mi si sedette accanto. Senza nemmeno degnarmi di uno sguardo, stese le gambe in modo da mettere i piedi accavallati sulle mie cosce e mi ordinò: “Massaggiameli!!”.
Io, spiazzato da questa mossa che mai mi sarei aspettato e sapendo Teresa in casa, rimasi interdetto e balbettai: “Co...co...come mas...mas..massaggiameli, Martina?”.
Lei, staccando lo sguardo dal cellulare e lanciandomene uno di fuoco: “Massaggiameli...significa...massaggiameli...con le mani! Cosa sei un cerebroleso che non capisce!? Muoviti, massaggiami sti piedi!!”
Io: “Ma Martina...no...non posso...tua...tua...madre...”
Lei interrompendomi: “Mia madre cosa!?”
Io: “..tua madre cosa direbbe se mi vedes...”
Improvvisamente dietro il divano si materializzò Teresa, asciugamano in testa e coperta solo da un telospugna, che mi disse: “Ti vedesse sua madre ti direbbe...ubbidisci agli ordini della figlia subito, schiavo!...massaggiale i piedi se è questo che vuole e non osare mai più contraddirla! Qualsiasi ordine ti da'!”
Io, ancor più spiazzato da quest'altra reazione incredibile: “Davvero...posso?”
Teresa: “Devi!!”
Così mi misi all'opera su quei piedi bellissimi, infondo non aspettavo altro. Diventare pure lo schiavo di Martina era quello che sognavo, ma addirittura con sua madre che mi obbliga pure ad esserlo, voglio dire! Siamo oltre il sogno godurioso più ardito!
Stavo massaggiando già da una mezz'ora almeno, col cazzo durissimo e voglioso di essere segato, mentre Martina sensualissima rilassata spalle sul bracciolo del divano m'ignorava totalmente assorta sullo smartphone, quando tornò Teresa, che intanto si era rivestita (indossava un sensualissimo vestitino bianco lento corto sulle ginocchia, che esaltava il color ebano della sua profumata pelle) e legato i lunghi capelli a chiffon, con una busta in mano dalla quale uscì una di quelle cinture di castità da uomo. Mi ordinò di staccare un attimo dai piedi della figlia e di abbassarmi i pantaloni. Così feci, con lo stupore divertito di Martina quando vide il mio cazzo teso e duro uscire dalle mutande, e Teresa le disse: “Lo sapevo! Vedi com'è è eccitato il porco!? (e mi assestò un sonoro ceffone) ...adesso ti metto questa, sia mai ti dovessero venire strane idee con mia figlia senza il mio permesso (quindi me la mise) ...perchè mia figlia non si tocca (mi arrivò un altro ceffone), lei potrà farti quello che vuole, ma tu devi solo ubbidirle,subire e soffrire...il cazzo lo tieni al suo posto, appartiene a me...(mi mostrò la chiave del lucchetto) decido solo io se e quando lo puoi usare (mi prese per un orecchio) ...capito, schiavo bavoso? (le accennai un si con la testa, mentre lei mi faceva malissimo all'orecchio)...anzi mi dovresti pure ringraziare che ti ho messo sta cintura (mollò la stretta all'orecchio)...perchè se ti avessi pescato a segarti per mia figlia, ti avrei dato tante di quelle frustate da lasciarti mezzo morto a terra...adesso in ginocchio e dimmi grazie, verme!”
Mi inginocchiai, le dissi “grazie Padrona”. Mi abbassai e le baciai i piedi. Così Teresa lasciò di nuovo la stanza. Io mi rimisi sul divano, Martina, mollemente distesa a godersi la scena, mi rischiaffò i piedi sulle cosce ordinandomi di riprendere il massaggio.
Avevo da poco ripreso, quando Martina decise di mettermi i piedi in faccia: “Adesso leccameli, schiavo...e leccameli bene o lo dico a mamma!”.
Io che già ero eccitato, con questa mossa impazzì di più. I piedi della padroncina erano un po' sudati, ma dolcissimi. Glieli leccai con passione. Godevo ad avere la faccia usata come il suo straccio, ma nello stesso tempo soffrivo per via del cazzo duro stretto imprigionato in quella cintura. Bellissimo si, ma non so cosa avrei pagato per farmi segare o segarmi io da solo.
Martina se ne accorse e si divertì sadicamente ancor di più: “Sei eccitato, vero porco schifoso? Ti piacerebbe venirtene coi miei piedi, vero? ( mi diede un calcio sulla pancia)...dimmelo! (le dissi, si) ...si cosa!!??... (le riposi “si padrona”) ...ecco...non ti azzardare più a non chiamarmi padrona! Forse non ti è chiaro che io e mia madre siamo la stessa cosa...siamo le tue padrone, hai capito viscido bavoso!? (le dissi “si padrona”)...allora, ti piacerebbe venire coi miei piedi o addirittura che te lo segassi io il tuo cazzo schifoso, eh!?...rispondi merda!”
Io: “Si padrona...mi piacerebbe...ma non oserei mai chiederlo...per me è già tanto essere il tuo umile oggetto di divertimento e di godimento...la mia goduria è soffrire sotto di te, padrona...
Martina, assestandomi un altro calcio in pancia e poi premendo con forza il gabbiotto di cuoio che mi bloccava il cazzo, mi rispose: “Bravo schiavo...così ti voglio...esisti solo per soddisfare le mie voglie e i miei capricci...nient'altro!”. Così la mia faccia tornò ad essere lo straccio leccatore per i suoi piedi.
Nel frattempo tornò Teresa. Guardò con soddisfazione cosa mi stava facendo la figlia e si eccitò. Quindi si sedette all'altro capo del divano e mi mise pure lei i piedi in faccia. Tormentato dai piedi di madre e figlia ero in paradiso. Dopo un po Teresa ebbe un'altra delle sue tante idee sadiche. Mi slacciò la cintura liberandomi il cazzo che si presentò duro e teso come un palo. Martina chiese alla madre se poteva toccarlo. Teresa acconsentì, aggiungendo però di farlo con attenzione perchè eccitato com'ero avrei potuto sborrare e io, le disse, non dovevo godere mai. Io dovevo solo soffrire e fare godere loro, poi magari dopo svariate suppliche, mi sarebbe stato consentito di sborrare.
Così Martina con un piede iniziò ad accarezzarmelo dolcemente. Io ero in estasi. Poi si avvicinò e se lo prese in mano per sentire quanto fosse duro. L'estasi era sempre più profonda. Mentre la figlia me lo teneva fermo con la mano, si avvicinò la madre con la bocca e iniziò a leccare dolcemente la punta della cappella. Oddio che bello!! Ma che supplizio! Avevo una voglia di esplodere che non si poteva capire, ma non potevo e soffrivo da matti sotto i colpi dolci, ma infami, della lingua di Teresa e la mano, che mi segava lentissimo, di Martina.
Ad un certo punto Teresa, accortasi del mio stato, smette di leccare, mi guarda e mi dice: “Prova solo a far uscire una sola goccia di sperma da questo tuo cazzo inutile...e prenderai tante di quelle frustate che ti spello vivo...hai capito verme?”
Io: “si...si...si...Padrona...si...anche se non so fino a quando posso resistere...Padrona pietà1 Perdona il tuo schiavo, ma sto impazzendo dalla voglia...padrona pietà!”
A queste mie suppliche, Martina smise di segarmi. Si chinò sul cazzo e prese il posto della madre nel leccarmi dolcemente la cappella. Ovviamente per allungarmi la sofferenza. Mentre faceva questo, Teresa eccitatissima si appoggiò le spalle al bracciolo del divano, divaricò le cosce ed iniziò a masturbarsi. Vedermi soffrire, al solito, la faceva impazzire come una scopata. Ma non contenta della sua mano, mi afferrò per i capelli e mi schiaffò la faccia sulla sua fica calda e bagnatissima, ordinandomi di leccarla fino a farla venire. Così presi a leccare il grosso clitoride rosso e dritto che mi si parò subito innanzi e in breve tempo la Padrona raggiunse l'orgasmo mentre mi tirava con forza i capelli.
Una volta soddisfatta, Teresa lesta mi rimise la cintura di castità mentre la supplicavo di permettermi prima di venire perchè soffrivo da avere le lacrime, ma le mie furono suppliche al vento. Fu irremovibile, m'ingabbiò senza alcuna pietà il cazzo duro e voglioso consegnandomi soddisfatta alla figlia.
Martina imitò la madre, mi prese per i capelli e si fece leccare la sua splendida e odorosa fichetta. Leccavo supplicando pietà, ma questo non faceva altro che aumentare la goduria della padroncina che venne urlando: “siii così!! Così schiavo bastardo...così!! soffri!! Soffriiii...che io godoooo!!”
Dunque appagate, madre e figlia, scoppiarono in una fragorosa risata mentre mi guardavano ridotto uno straccio supplicante. Poi Teresa mi spinse a forza via dal divano. Mi ordinò di mettermi a quattro piedi davanti loro e mi usarono come puff poggiapiedi mentre abbracciate guardavano la tv. Di tanto in tanto Martina si divertiva a sfregarmi la monta del piede in faccia e Teresa ad assestarmi qualche calcetto nella pancia. Io soffrivo per la sborrata repressa e, dopo un po', per il peso dei loro polpacci sulla schiena. Ma dovetti stare così per ore. Fino a quando finita la trasmissione che stavano seguendo, madre e figlia decisero di andare a letto. Per qualche minuto rimasi solo nel soggiorno e ne approfittai per accasciarmi a terra in cerca di riposo, avevo le ginocchia e le braccia che mi facevano un male. Ma tornò Martina a prendermi. Mi legò al collo un collare con guinzaglio e mi disse: “Ho chiesto a mamma il permesso di usarti come scendiletto in camera mia, stanotte la passerai lì, domani mattina, quando non avrò più voglia di te, ti rimetterai a sua disposizione”
Arrivato, a quattro piedi e al guinzaglio, in camera sua, la padroncina mi fece stendere di schiena sulla stuoia ai piedi del letto e andò a farsi una doccia. Tornò, si mise seduta sul letto a smanettare sul cellulare mettendomi i piedi in faccia. Me li sfregò per un po' tanto per farmi altro male. Spense il telefono, posizionò le ciabatte a infradito sul mio torace e mi disse: “Se dovessi svegliarmi e non le trovo più su di te, ti frusto io...e io sono molto più cattiva della mamma...hai capito verme? (feci si con la testa)...non ho sentito, si cosa (e mi scalciò la faccia)...si cosa!! ( e io dissi, si padrona) ...ecco!!...quando mi alzo voglio mettermele sulla tua pancia...occhio perciò a quello che fai!”
Spense la luce e si coricò. Le dissi “Buonanotte padrona”. Non mi rispose.
Dormire quella notte mi fu praticamente impossibile. Il terrore di far cadere le ciabatte con le relative conseguenze, a stento mi faceva chiudere gli occhi qualche minuto, ma poi li riaprivo di scatto. In uno di questi rari momenti, fui risvegliato da un calcetto di Martina sulla faccia che mi ordina: “Ho sete...vammi a prendere l'acqua e porta pure il secchio che c'è nel bagno che devo pisciare e mi scoccia andare in bagno...sbrigati verme!”
Tornai velocemente con il tutto. Martina si alzò, mi ordinò di tenergli il secchio, abbassò gli slip e ci pisciò dentro. Una volta finito mi ordinò di asciugarle la fica ancora bagnata di urina con la lingua. Una volta soddisfatta, si rimise gli slip, si rimise a letto. Le servì la bottiglia d'acqua, bevve mentre andai a scaricare il secchio nel wc, e, assicurandosi che mi fossi rimesso al mio posto da scendiletto con le ciabatte sul petto, si riaddormentò.
All'alba fui di nuovo svegliato da Martina con suo solito “dolce” metodo. Un piede in faccia. Fortunatamente per me le ciabatte erano ancora sul mio petto, ma non le usò. Con la voce ancora impastata di sonno mi ordina: “Devo pisciare...il secchio...muoviti verme!”.
Andai e tornai col secchio, la padroncina fece al solito tutto. Ritornai in bagno per scaricarlo. Tornai in camera e Martina stava distesa a cosce larghe senza slip ad accarezzarsi dolcemente la fica. Appena mi vide mi ordinò di salire sul letto per leccargliela. Eseguì. Ero eccitato come un bufalo mentre la leccavo. Martina che godeva in quella posizione era uno spettacolo di bellezza ed erotismo senza pari. Ma ancora una volta non potevo sfogare perchè quel gabbiotto in cuoio in cui il cazzo duro era imprigionato, mi dava il tormento.
Raggiunto l'orgasmo, la padroncina, spingendomi verso la pediera, mi usa come cuscino poggiapiedi, mettendosi a controllare il cellulare. Avere la pianta dei suoi piedi accavallati in faccia, che muove dolcemente, ignorato come fossi davvero un cuscino, fu stupendo e nello stesso momento, per via della cintura, una sofferenza.
Dopo quasi un'ora in quella posizione, Martina mi scalciò via: “Vattene adesso mi hai scocciato...prima però servirmi il caffè a letto..muoviti!!...e poi fai lo stesso per mia madre, vai verme!”.
Dopo un po tornai col caffè, lo bevve e mi ribadì: “Sparisci!! ...vai da mamma che avrà sicuramente bisogno...viaaa!!”
Andai verso la camera da letto di Teresa, mi affacciai dall'uscio e la vidi sul letto distesa di pancia. Quant'era bella e sexy pure lei. Indossava in sensualissimo babydoll rosso, i capelli nerissimi li aveva sciolti lunghi sulle spalle e quei piedi bellissimi, carnosi, neri sulla monta, ma rosei nelle piante, con le unghia laccate di bianco, era come ti chiamassero: “leccami leccami!!”.
Sembrava dormisse ancora, invece avvertì quasi subito la mia presenza e senza nemmeno scomodarsi da quella posizione mi ordinò: “Caffe!! Subito!”.
Volai in cucina a prepararglielo e glielo servì a letto. Lei nel frattempo si era sollevata sulle spalle, posizionata con due cuscini sotto la schiena. Bevve il caffè, mi fece avvicinare, mi slacciò la cintura e mi liberò il cazzo. Iniziò a massaggiarmelo dolcemente mentre mi lanciava un sguardo arrapato. Io, che ero in arretrato, iniziai a vedere le stelle. Dopo un po, non appena diventò ancora più dritto e duro di come ce lo avessi già nonostante la cattività, me lo lasciò e mi disse: “Ho voglia di essere leccata e scopata come si deve...inizia dai piedi...”
Così feci. Non aspettavo altro. Lei si tolse il babydoll, rimanendo completamente nuda, io iniziai a leccarle quei piedi stupendi, poi leccando leccando salì fino alla succulenta fica. Gliela leccai come al solito, salì ancora per perdermi fra le sue stupende tette, ciucciandone i capezzoli grossi e turgidi. Passai a leccarle il collo e dietro le orecchie, lei eccitatissima mi volle baciare in bocca. Fu un bacio lungo e appassionato. Nel frattempo allargò le cosce pronta per farsi penetrare, ma come appoggiai la cappella sulle labbra della fica aperte, mi bloccò e mi disse: “No..no...col tuo cazzo no...altrimenti godi e tu non devi godere...devi soffrire come un cane, mentre godo io!”.
Stese una mano e dal cassetto del comodino prese un vibratore in silicone, me lo diede e mi ordinò di scoparla con quello. A malincuore obbedì all'ordine, io che avevo sperato di sborrare finalmente. Avevo le palle che mi facevano tanto di quel male per quanto sperma stavo accumulando.
Quindi Teresa godette e senza pietà mi riallacciò la cintura. Tentai con un'altra supplica. Piansi addirittura. Non ci fu nulla da fare, mi cacciò via a preparare la colazione per lei e la figlia.
Mentre lavoravo in cucina, nonostante stessi soffrendo, realizzai che per uno scherzo su un social avevo realizzato il sogno erotico di una vita. Ed anche di più di quello che avevo mai immaginato: schiavo leccapiedi non solo di una splendida nera, ma pure della sua superfiga figlia. Quando si dice che spesso nella vita le cose che cerchi le trovi solo quando non le cerchi.
Fine
sottomesso1966@gmail.com
Una mulatta (evidentemente il padre era un bianco) dai capelli lunghissimi neri, occhi verdi, in t-shirt corta all'ombelico e pantaloncini in jeans attillati che le esaltavano un fisico da modella, quello col classico culetto a mandolino e tette da coppa di champagne, infradito a dei piedi degni di quelli di cotanta madre. Motivo per cui rimasi per un po' interdetto davanti l'uscio di casa.
La ragazza, mi accolse con un sorriso stupendo, come se non aspettasse altro, e mi fece accomodare. Dopo poco, dalla cucina, ci raggiunse Teresa che stava preparando il pranzo, ci salutammo come comuni fidanzati. Mi offrirono un aperitivo e mi fecero sedere sul divano.
Mentre la madre tornava in cucina, la figlia, smanettando sul suo smartphone nella tipica maniera compulsiva degli adolescenti, si sedette accanto a me. Accavallò in maniera sensuale le sue bellissime gambe, continuò per un pò a chattare, mentre io nel frattempo non potevo fare a meno di seguirne la sensualità sua e delle sue movenze, capendo bene immediatamente il perchè Teresa non facesse entrare nessun uomo in casa.
Martina poi lasciò il telefono e iniziammo a conversare delle solite cose: il mio lavoro, i suoi studi, il tempo libero, musica preferita, sport etc.
Notavo che mentre mi parlava, sicura e decisa, mi guardava dritto negli occhi quasi a farmi la radiografia, e quando le parlavo io, la radiografia con quei suoi occhi stupendi continuava su tutto il resto del mio corpo. Questa cosa, dopo poco, mi mise profondamente in imbarazzo, tra l'altro Martina mi stava seduta molto vicino e avvertivo pure il suo profumo, sentivo, infatti, il cazzo che la reclamava e sta cosa mi metteva paura. Fortunatamente a togliermi da quell'imbarazzo ci pensò Teresa quando ci avvertì che era pronto in tavola.
Fu un pranzo normalissimo, in cui, anche qui, si disquisì delle solite cose. Quando ci alzammo da tavola, Martina andò in camera sua e io aiutai Teresa a sparecchiare e in cucina. Non appena soli, Teresa mi afferrò per i capelli, mi strinse a se e mi disse a bassa voce riconquistando il suo ruolo di padrona: “Ricordati che sei il mio schiavo...sparecchiare, lavare i piatti, pulire in terra, lo dovresti fare tu...mentre io dovrei solo rilassarmi sul divano o a letto davanti la tv, aspettando che tu finisca per venirmi servire il caffè e leccarmi i piedi... e verrà presto il momento in cui sarà così, ci puoi giurare...per adesso goditi questo poco di libertà”.
A quelle parole il cazzo mi s'indurì e le risposi che non vedevo l'ora di diventare il suo schiavo vero. Ufficiale. Totale. Di servirla e a adorarla come un'imperatrice. Soddisfatta della mia risposta, mi appioppò un bacio in bocca con lo schiocco, mi lasciò i capelli e ci mettemmo a rassettare e lavare i piatti.
Finito ci mettemmo assieme sul divano. Teresa accese la tv e mi ordinò di massaggiarle i piedi. Dopo un po' che glieli massaggiavo, la padrona per l'effetto rilassante si assopì. Nel frattempo, col suo smanettare compulsivo sul telefonino, tornò Martina con indosso solo un paio di slip molto sexy di pizzo rosso sgambate e una canottierina da cui si intravedevano nitidamente le sue bellissime tette, che con assoluta naturalezza senza provare alcun pudore, come se io non ci fossi, si sedette accovacciandosi su una poltroncina di fronte. Staccò l'attenzione dal cellulare solo il tempo per guardarsi divertita la scena di me che massaggiavo i piedi della madre, serenamente addormentata, e dire un: “Beata la mamma...che fortuna” per poi tornare ad ignorarmi assorta al suo chattare.
Ovviamente questa situazione mi mise di nuovo in forte imbarazzo. Io con i piedi stupendi della madre tra le mani poggiati sulle cosce e la figlia sensualissima mezza nuda di fronte. Non sapevo cosa fare. Così fermai il massaggio, ma Teresa si svegliò e incurante che ci fosse la figlia, sbottò: “Continua, stronzo...chi ti ha detto di fermarti?”. Io cercai di farle capire che c'era sua figlia che ci guardava, ma lei rincarò la dose:” E' allora!?...che problema c'è? (alzò un piede e me lo schiaffò in faccia) tu fai quello che ti dico io e smetti solo quando lo dico io...hai capito, schiavo!?”. Le risposi di si, stupito che improvvisamente non provasse più nessun pudore a mostrare la vera natura del nostro rapporto alla figlia, quindi Teresa rimise il piede sulle mie gambe e ripresi il massaggio, mentre Martina, per nulla stupita come già sapesse, si guardava divertita la scena.
Da quella domenica in poi, iniziai a frequentare casa di Teresa, che giorno dopo giorno, oltre a soddisfare le sue voglie sadiche, mi imponeva gradualmente di fare sempre più servizi da domestico: dal servire il caffè, alle pulizie di stanze, bagno (soprattutto dopo aver fatto i bisogni) e biancheria, e i fine settimana fui obbligato a rimanere dormire perchè la padrona voleva la colazione a letto, dove mentre lei mangiava, io ero costretto a leccarle i piedi.
Mentre Martina, con me in casa, si faceva sempre più sfacciata, senza pudore, e me lo faceva a posta, perchè aveva capito quanto mi facesse sangue e quanto, nello stesso tempo, temessi che la madre se ne accorgesse. Mi provocava in tutte le maniere possibili ed immaginabili: dal girare in casa mezza nuda o nuda totalmente lanciandomi occhiate provocanti, dal fare la doccia senza chiudere ne porta del bagno e ne del box, affinchè la guardassi mentre si lavava mimando l'amplesso, dal tenere pure aperta la porta della sua camera dove, sapendo la guardavo, spesso era voluttuosamente stesa al letto in lingerie o nuda a chattare o in videochiamata con le amiche.
Però tutto si limitava solo a questo, nessun contatto fisico. L'unico, al momento, era sempre e solo con la madre. Almeno fino a quando una sera non cadde anche quest'ultima barriera.
Ero, infatti, seduto sul divano a riposarmi guardando la tv, dopo essere stato strigliato ben bene da Teresa nei lavori di casa, quando, assorta a chattare sul telefonino, arrivò in slip e canotta Martina che mi si sedette accanto. Senza nemmeno degnarmi di uno sguardo, stese le gambe in modo da mettere i piedi accavallati sulle mie cosce e mi ordinò: “Massaggiameli!!”.
Io, spiazzato da questa mossa che mai mi sarei aspettato e sapendo Teresa in casa, rimasi interdetto e balbettai: “Co...co...come mas...mas..massaggiameli, Martina?”.
Lei, staccando lo sguardo dal cellulare e lanciandomene uno di fuoco: “Massaggiameli...significa...massaggiameli...con le mani! Cosa sei un cerebroleso che non capisce!? Muoviti, massaggiami sti piedi!!”
Io: “Ma Martina...no...non posso...tua...tua...madre...”
Lei interrompendomi: “Mia madre cosa!?”
Io: “..tua madre cosa direbbe se mi vedes...”
Improvvisamente dietro il divano si materializzò Teresa, asciugamano in testa e coperta solo da un telospugna, che mi disse: “Ti vedesse sua madre ti direbbe...ubbidisci agli ordini della figlia subito, schiavo!...massaggiale i piedi se è questo che vuole e non osare mai più contraddirla! Qualsiasi ordine ti da'!”
Io, ancor più spiazzato da quest'altra reazione incredibile: “Davvero...posso?”
Teresa: “Devi!!”
Così mi misi all'opera su quei piedi bellissimi, infondo non aspettavo altro. Diventare pure lo schiavo di Martina era quello che sognavo, ma addirittura con sua madre che mi obbliga pure ad esserlo, voglio dire! Siamo oltre il sogno godurioso più ardito!
Stavo massaggiando già da una mezz'ora almeno, col cazzo durissimo e voglioso di essere segato, mentre Martina sensualissima rilassata spalle sul bracciolo del divano m'ignorava totalmente assorta sullo smartphone, quando tornò Teresa, che intanto si era rivestita (indossava un sensualissimo vestitino bianco lento corto sulle ginocchia, che esaltava il color ebano della sua profumata pelle) e legato i lunghi capelli a chiffon, con una busta in mano dalla quale uscì una di quelle cinture di castità da uomo. Mi ordinò di staccare un attimo dai piedi della figlia e di abbassarmi i pantaloni. Così feci, con lo stupore divertito di Martina quando vide il mio cazzo teso e duro uscire dalle mutande, e Teresa le disse: “Lo sapevo! Vedi com'è è eccitato il porco!? (e mi assestò un sonoro ceffone) ...adesso ti metto questa, sia mai ti dovessero venire strane idee con mia figlia senza il mio permesso (quindi me la mise) ...perchè mia figlia non si tocca (mi arrivò un altro ceffone), lei potrà farti quello che vuole, ma tu devi solo ubbidirle,subire e soffrire...il cazzo lo tieni al suo posto, appartiene a me...(mi mostrò la chiave del lucchetto) decido solo io se e quando lo puoi usare (mi prese per un orecchio) ...capito, schiavo bavoso? (le accennai un si con la testa, mentre lei mi faceva malissimo all'orecchio)...anzi mi dovresti pure ringraziare che ti ho messo sta cintura (mollò la stretta all'orecchio)...perchè se ti avessi pescato a segarti per mia figlia, ti avrei dato tante di quelle frustate da lasciarti mezzo morto a terra...adesso in ginocchio e dimmi grazie, verme!”
Mi inginocchiai, le dissi “grazie Padrona”. Mi abbassai e le baciai i piedi. Così Teresa lasciò di nuovo la stanza. Io mi rimisi sul divano, Martina, mollemente distesa a godersi la scena, mi rischiaffò i piedi sulle cosce ordinandomi di riprendere il massaggio.
Avevo da poco ripreso, quando Martina decise di mettermi i piedi in faccia: “Adesso leccameli, schiavo...e leccameli bene o lo dico a mamma!”.
Io che già ero eccitato, con questa mossa impazzì di più. I piedi della padroncina erano un po' sudati, ma dolcissimi. Glieli leccai con passione. Godevo ad avere la faccia usata come il suo straccio, ma nello stesso tempo soffrivo per via del cazzo duro stretto imprigionato in quella cintura. Bellissimo si, ma non so cosa avrei pagato per farmi segare o segarmi io da solo.
Martina se ne accorse e si divertì sadicamente ancor di più: “Sei eccitato, vero porco schifoso? Ti piacerebbe venirtene coi miei piedi, vero? ( mi diede un calcio sulla pancia)...dimmelo! (le dissi, si) ...si cosa!!??... (le riposi “si padrona”) ...ecco...non ti azzardare più a non chiamarmi padrona! Forse non ti è chiaro che io e mia madre siamo la stessa cosa...siamo le tue padrone, hai capito viscido bavoso!? (le dissi “si padrona”)...allora, ti piacerebbe venire coi miei piedi o addirittura che te lo segassi io il tuo cazzo schifoso, eh!?...rispondi merda!”
Io: “Si padrona...mi piacerebbe...ma non oserei mai chiederlo...per me è già tanto essere il tuo umile oggetto di divertimento e di godimento...la mia goduria è soffrire sotto di te, padrona...
Martina, assestandomi un altro calcio in pancia e poi premendo con forza il gabbiotto di cuoio che mi bloccava il cazzo, mi rispose: “Bravo schiavo...così ti voglio...esisti solo per soddisfare le mie voglie e i miei capricci...nient'altro!”. Così la mia faccia tornò ad essere lo straccio leccatore per i suoi piedi.
Nel frattempo tornò Teresa. Guardò con soddisfazione cosa mi stava facendo la figlia e si eccitò. Quindi si sedette all'altro capo del divano e mi mise pure lei i piedi in faccia. Tormentato dai piedi di madre e figlia ero in paradiso. Dopo un po Teresa ebbe un'altra delle sue tante idee sadiche. Mi slacciò la cintura liberandomi il cazzo che si presentò duro e teso come un palo. Martina chiese alla madre se poteva toccarlo. Teresa acconsentì, aggiungendo però di farlo con attenzione perchè eccitato com'ero avrei potuto sborrare e io, le disse, non dovevo godere mai. Io dovevo solo soffrire e fare godere loro, poi magari dopo svariate suppliche, mi sarebbe stato consentito di sborrare.
Così Martina con un piede iniziò ad accarezzarmelo dolcemente. Io ero in estasi. Poi si avvicinò e se lo prese in mano per sentire quanto fosse duro. L'estasi era sempre più profonda. Mentre la figlia me lo teneva fermo con la mano, si avvicinò la madre con la bocca e iniziò a leccare dolcemente la punta della cappella. Oddio che bello!! Ma che supplizio! Avevo una voglia di esplodere che non si poteva capire, ma non potevo e soffrivo da matti sotto i colpi dolci, ma infami, della lingua di Teresa e la mano, che mi segava lentissimo, di Martina.
Ad un certo punto Teresa, accortasi del mio stato, smette di leccare, mi guarda e mi dice: “Prova solo a far uscire una sola goccia di sperma da questo tuo cazzo inutile...e prenderai tante di quelle frustate che ti spello vivo...hai capito verme?”
Io: “si...si...si...Padrona...si...anche se non so fino a quando posso resistere...Padrona pietà1 Perdona il tuo schiavo, ma sto impazzendo dalla voglia...padrona pietà!”
A queste mie suppliche, Martina smise di segarmi. Si chinò sul cazzo e prese il posto della madre nel leccarmi dolcemente la cappella. Ovviamente per allungarmi la sofferenza. Mentre faceva questo, Teresa eccitatissima si appoggiò le spalle al bracciolo del divano, divaricò le cosce ed iniziò a masturbarsi. Vedermi soffrire, al solito, la faceva impazzire come una scopata. Ma non contenta della sua mano, mi afferrò per i capelli e mi schiaffò la faccia sulla sua fica calda e bagnatissima, ordinandomi di leccarla fino a farla venire. Così presi a leccare il grosso clitoride rosso e dritto che mi si parò subito innanzi e in breve tempo la Padrona raggiunse l'orgasmo mentre mi tirava con forza i capelli.
Una volta soddisfatta, Teresa lesta mi rimise la cintura di castità mentre la supplicavo di permettermi prima di venire perchè soffrivo da avere le lacrime, ma le mie furono suppliche al vento. Fu irremovibile, m'ingabbiò senza alcuna pietà il cazzo duro e voglioso consegnandomi soddisfatta alla figlia.
Martina imitò la madre, mi prese per i capelli e si fece leccare la sua splendida e odorosa fichetta. Leccavo supplicando pietà, ma questo non faceva altro che aumentare la goduria della padroncina che venne urlando: “siii così!! Così schiavo bastardo...così!! soffri!! Soffriiii...che io godoooo!!”
Dunque appagate, madre e figlia, scoppiarono in una fragorosa risata mentre mi guardavano ridotto uno straccio supplicante. Poi Teresa mi spinse a forza via dal divano. Mi ordinò di mettermi a quattro piedi davanti loro e mi usarono come puff poggiapiedi mentre abbracciate guardavano la tv. Di tanto in tanto Martina si divertiva a sfregarmi la monta del piede in faccia e Teresa ad assestarmi qualche calcetto nella pancia. Io soffrivo per la sborrata repressa e, dopo un po', per il peso dei loro polpacci sulla schiena. Ma dovetti stare così per ore. Fino a quando finita la trasmissione che stavano seguendo, madre e figlia decisero di andare a letto. Per qualche minuto rimasi solo nel soggiorno e ne approfittai per accasciarmi a terra in cerca di riposo, avevo le ginocchia e le braccia che mi facevano un male. Ma tornò Martina a prendermi. Mi legò al collo un collare con guinzaglio e mi disse: “Ho chiesto a mamma il permesso di usarti come scendiletto in camera mia, stanotte la passerai lì, domani mattina, quando non avrò più voglia di te, ti rimetterai a sua disposizione”
Arrivato, a quattro piedi e al guinzaglio, in camera sua, la padroncina mi fece stendere di schiena sulla stuoia ai piedi del letto e andò a farsi una doccia. Tornò, si mise seduta sul letto a smanettare sul cellulare mettendomi i piedi in faccia. Me li sfregò per un po' tanto per farmi altro male. Spense il telefono, posizionò le ciabatte a infradito sul mio torace e mi disse: “Se dovessi svegliarmi e non le trovo più su di te, ti frusto io...e io sono molto più cattiva della mamma...hai capito verme? (feci si con la testa)...non ho sentito, si cosa (e mi scalciò la faccia)...si cosa!! ( e io dissi, si padrona) ...ecco!!...quando mi alzo voglio mettermele sulla tua pancia...occhio perciò a quello che fai!”
Spense la luce e si coricò. Le dissi “Buonanotte padrona”. Non mi rispose.
Dormire quella notte mi fu praticamente impossibile. Il terrore di far cadere le ciabatte con le relative conseguenze, a stento mi faceva chiudere gli occhi qualche minuto, ma poi li riaprivo di scatto. In uno di questi rari momenti, fui risvegliato da un calcetto di Martina sulla faccia che mi ordina: “Ho sete...vammi a prendere l'acqua e porta pure il secchio che c'è nel bagno che devo pisciare e mi scoccia andare in bagno...sbrigati verme!”
Tornai velocemente con il tutto. Martina si alzò, mi ordinò di tenergli il secchio, abbassò gli slip e ci pisciò dentro. Una volta finito mi ordinò di asciugarle la fica ancora bagnata di urina con la lingua. Una volta soddisfatta, si rimise gli slip, si rimise a letto. Le servì la bottiglia d'acqua, bevve mentre andai a scaricare il secchio nel wc, e, assicurandosi che mi fossi rimesso al mio posto da scendiletto con le ciabatte sul petto, si riaddormentò.
All'alba fui di nuovo svegliato da Martina con suo solito “dolce” metodo. Un piede in faccia. Fortunatamente per me le ciabatte erano ancora sul mio petto, ma non le usò. Con la voce ancora impastata di sonno mi ordina: “Devo pisciare...il secchio...muoviti verme!”.
Andai e tornai col secchio, la padroncina fece al solito tutto. Ritornai in bagno per scaricarlo. Tornai in camera e Martina stava distesa a cosce larghe senza slip ad accarezzarsi dolcemente la fica. Appena mi vide mi ordinò di salire sul letto per leccargliela. Eseguì. Ero eccitato come un bufalo mentre la leccavo. Martina che godeva in quella posizione era uno spettacolo di bellezza ed erotismo senza pari. Ma ancora una volta non potevo sfogare perchè quel gabbiotto in cuoio in cui il cazzo duro era imprigionato, mi dava il tormento.
Raggiunto l'orgasmo, la padroncina, spingendomi verso la pediera, mi usa come cuscino poggiapiedi, mettendosi a controllare il cellulare. Avere la pianta dei suoi piedi accavallati in faccia, che muove dolcemente, ignorato come fossi davvero un cuscino, fu stupendo e nello stesso momento, per via della cintura, una sofferenza.
Dopo quasi un'ora in quella posizione, Martina mi scalciò via: “Vattene adesso mi hai scocciato...prima però servirmi il caffè a letto..muoviti!!...e poi fai lo stesso per mia madre, vai verme!”.
Dopo un po tornai col caffè, lo bevve e mi ribadì: “Sparisci!! ...vai da mamma che avrà sicuramente bisogno...viaaa!!”
Andai verso la camera da letto di Teresa, mi affacciai dall'uscio e la vidi sul letto distesa di pancia. Quant'era bella e sexy pure lei. Indossava in sensualissimo babydoll rosso, i capelli nerissimi li aveva sciolti lunghi sulle spalle e quei piedi bellissimi, carnosi, neri sulla monta, ma rosei nelle piante, con le unghia laccate di bianco, era come ti chiamassero: “leccami leccami!!”.
Sembrava dormisse ancora, invece avvertì quasi subito la mia presenza e senza nemmeno scomodarsi da quella posizione mi ordinò: “Caffe!! Subito!”.
Volai in cucina a prepararglielo e glielo servì a letto. Lei nel frattempo si era sollevata sulle spalle, posizionata con due cuscini sotto la schiena. Bevve il caffè, mi fece avvicinare, mi slacciò la cintura e mi liberò il cazzo. Iniziò a massaggiarmelo dolcemente mentre mi lanciava un sguardo arrapato. Io, che ero in arretrato, iniziai a vedere le stelle. Dopo un po, non appena diventò ancora più dritto e duro di come ce lo avessi già nonostante la cattività, me lo lasciò e mi disse: “Ho voglia di essere leccata e scopata come si deve...inizia dai piedi...”
Così feci. Non aspettavo altro. Lei si tolse il babydoll, rimanendo completamente nuda, io iniziai a leccarle quei piedi stupendi, poi leccando leccando salì fino alla succulenta fica. Gliela leccai come al solito, salì ancora per perdermi fra le sue stupende tette, ciucciandone i capezzoli grossi e turgidi. Passai a leccarle il collo e dietro le orecchie, lei eccitatissima mi volle baciare in bocca. Fu un bacio lungo e appassionato. Nel frattempo allargò le cosce pronta per farsi penetrare, ma come appoggiai la cappella sulle labbra della fica aperte, mi bloccò e mi disse: “No..no...col tuo cazzo no...altrimenti godi e tu non devi godere...devi soffrire come un cane, mentre godo io!”.
Stese una mano e dal cassetto del comodino prese un vibratore in silicone, me lo diede e mi ordinò di scoparla con quello. A malincuore obbedì all'ordine, io che avevo sperato di sborrare finalmente. Avevo le palle che mi facevano tanto di quel male per quanto sperma stavo accumulando.
Quindi Teresa godette e senza pietà mi riallacciò la cintura. Tentai con un'altra supplica. Piansi addirittura. Non ci fu nulla da fare, mi cacciò via a preparare la colazione per lei e la figlia.
Mentre lavoravo in cucina, nonostante stessi soffrendo, realizzai che per uno scherzo su un social avevo realizzato il sogno erotico di una vita. Ed anche di più di quello che avevo mai immaginato: schiavo leccapiedi non solo di una splendida nera, ma pure della sua superfiga figlia. Quando si dice che spesso nella vita le cose che cerchi le trovi solo quando non le cerchi.
Fine
sottomesso1966@gmail.com
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