Il giovane "selvo" italiano 2^parte
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Faccio una colazione veloce, mentre penso alla notte di sesso appena trascorsa con la mia principale. Penso a come abbia sgamato subito, fin dal primo istante in cui mi sono presentato per questo lavoro, la mia indole passiva e remissiva! Indole adesso maggiorata dalla paura di perdere lavoro e un posto dove stare. Rimugino su questa mia nuova inaspettata condizione di vero e proprio schiavo. Eh si! Sono il suo schiavo, non c'è altra definizione. Mi sfrutta sul lavoro e per il suo piacere carnale.
Dovrei ribellarmi. Scappare via, ma non lo faccio. Non ci riesco. Ed inzio ad ammettere che non è solo al paura di rimanere in mezzo ad una strada, ma perchè, incredibile a dirsi, sto provando piacere ad esserle sottomesso. LinDa è una donna abbastanza piacente, ma è questo suo essere autoritaria e sadica che mi sta facendo scoprire un lato delle mie pulsioni erotiche assolutamente inaspettato. Infatti nelle mie poche esperienze, vista la mia giovane età, ho sempre conosciuto ragazze col quale ho avuto il classico rapporto alla pari. Ma questa cosa di essere lo schiavetto di una donna sadica di natura, cinese e tra l'altro pure molto più grande di me, è un'esperienza nuova che mi piace.
Quindi, altrettanto velocemente faccio una doccia e inizio la mia giornata. Vado ad accendere le luci del centro commerciale. Apro le porte per l'ingresso degli altri impiegati e mi reco nell'ufficio di LinDa per posare delle chiavi. Quando dalle casse acustiche sento: “Tu selvo italiano! Sali subito!”
E' la voce di JuLia, che mi avrà visto dalla videocamera. Quindi lascio tutto e velocemente salgo nella sua stanza. La ragazza è ancora sul letto, indossa una camicia da notte corta sopra le ginocchia, spalle appoggiate su un cuscino, gambe grassocce incrociate e piedi accavallati, che sta assorta sul suo smartphone.
“Ehm...signorina mi avete chiamato?” le dico intimorito
“Mia colazione, subito! Ho fame!” mi urla senza scomporsi e senza nemmeno guardarmi.
Io rimango interdetto. Da dove gliela devo prendere? Penso fra me e me.
JuLia, percependo il mio empasse sulla soglia della porta, si gira, mi guarda inferocita e mi urla ancora: “Ancola li selvo italiano supido!? In cucina c'è mia colazione! Vai a plendele muoviti!! Ho fame!!”
“Oh si...si...signorina, vado subito” le rispondo e corro in cucina.
In cucina c'è LinDa. Sta facendo colazione seduta, gamba accavallata e con indosso la stessa vestaglia di raso blu della notte passata assieme. Dal piede sospeso in aria dondola sensualmente l'infradito che pare cadere da un momento all'altro. Mi guarda severa, scuote lentamente la testa in segno di no, come a significare “come devo fare con te?” e poi con un cenno degli occhi mi indica il vassoio con la colazione della figlia sul piano cottura.
Sto per prenderlo quando alle mie spalle sento il rumore dell'infradito che le è appena caduto.
“Limetti metti in piede mia ciabatta! Sbligati!” mi ordina seccamente LinDa, mentre soffia sulla tazza di the che sta bevendo.
Subito mi abbasso e gliela calzo. Ma all'improvviso mi assesta un ceffone. Rimango interdetto perchè non ne capisco il motivo.
“Bacia semple piede di tua signola e padlona plima di mettele scalpa!” mi ammonisce LinDa col solito tono marziale.
Quindi glielo bacio e nel frattempo penso: uno schiaffo addirittura. Siamo alle punizioni corporali se sbaglio. Allora sono il suo schiavo davvero! Dovrei provarne vergogna, dovrei sentirmi degradato e invece sento ancora del piacere dentro!
“Tutto questo tempo pel mia colazione!!??” sento intanto urlare JuLia dalla sua stanza.
“Sbligati idiota selvo italiano! Stai facendo molile di fame mia bambina!!” ci mette il carico LinDa urlando.
Così veloce afferro il vassoio e vado dalla ragazza che trovo ancora stesa a letto. Come mi vede, livida di rabbia, mi urla: “Cosa hai fatto tutto questo tempo!!?? Maledetto selvo italiano! Stupida testa di cazzo!”
Tento una replica: “Si avete ragione signorina, vostra madre mi ha...”
Ma m'interrompe rabbiosa: ”Zitto! No fale incazzale di più me! Polta qui questo vassoio!”
Veloce glielo porgo, lei se lo mette sulle gambe e inizia a mangiare, o meglio a trangugiare con sguaiataggine come se non vedesse cibo da chissà quanti giorni.
La osservo per un po, ma poi provo congedarmi con discrezione:“Signorina, con vostro permesso, vi lascio fare colazione in pace così scendo a lavorare in negozio”.
Ma lei, con la bocca impastata di cibo e rivoli di succo ai bordi delle labbra, mi risponde: “No! Io oldinale se tu puoi andale o no! Tu aspettale qui! Secondo te, blutto selvo italiano idiota del cazzo, quando finito mangiale, io mi alzo pel poltale vassoio in cucina!!??”
“No, certo...” le rispondo con riverenza
“Ecco, allola lavolale qui! Mentle aspetti gualda cosa c'è in gilo! Sistemale mia stanza, posale miei vestiti! Non stale felmo idiota selvo italiano!” mi ribatte.
“Si signorina, subito” le rispondo e inizio a darmi da fare mentre sono costretto ad assistere a come sbava mentre mangia, ai rumori della bocca quando mastica. A subire l'umiliazione di quando emette un rutto ridendo e me lo dedica sfottendomi: “Questo è pel te giovane selvo italiano! Dile glazie!”
“Grazie signorina” così devo assecondarla ogni volta mentre lavoro.
Intanto LinDa entra nella stanza. Mi vede e mi urla: “Appena finito con mia figlia, pulile tutto in cucina, pulile mio bagno, poi subito scendele in negozio c'è tanto scatoli da sistemale! C'è clienti da selvile!! Non dolmile! Sbligale!! Selvo italiano!!”
“Si signora faccio tutto immediatamente” la rassicuro mentre la signora va via
Appena di nuovo solo con JuLia, questa finita la colazione posa in terra il vassoio e mi chiama a se e con un sorriso sarcastico mi dice: “Selvo italiano, gualda dove è caduta clema di mio bombolone!”
Guardo, ce l'ha sulle dita di entrambi i piedi. Non c'è certo caduta per caso è chiaro che lo ha fatto di proposito.
Infatti mi ordina: “Pulile subito miei piedi! Sbligati selvo italiano!”
Quindi prendo qualche tovagliolino di carta dal vassoio e sto per rimuovere la crema. Ma lei mi blocca arrabbiata: “No con tovagliolo! Pulisci con lingua!! Leccale subito!”
“Si, signorina subito...” le rispondo timoroso
Così mi metto carponi davanti i suoi piedi incrociati e inizio a leccare la crema sulle dita e tra gli interstizi. Con la coda dell'occhio, mentre sono costretto a leccare, posso vedere l'arrogante espressione di compiacimento della cinesina per l'umiliazione che mi sta imponendo.
Sto leccando i piedi di JuLia almeno da un quarto d'ora. Nonostante fossero liberi dalla crema già ai primi passaggi di lingua, la mia aguzzina me li fa leccare ancora. Non solo le dita, ma le piante e i talloni. Umiliarmi così, si capisce, la eccita da morire. Poi improvvisamente decide che può bastare, mi spinge via con un piede sulla faccia, e mi urla: “Basta ola!! Vattene!! Polta via vassoio e spalile da mia vista, stupido selvo italiano!!”
veloce le ubbidisco, passo poi ad assolvere gli altri ordini impartitemi della madre in casa e scendo veloce in negozio.
LinDa è proprio davanti la soglia ad aspettarmi. Braccia conserte e un'espressione corrucciata che non promette niente di buono. Infatti mi afferra per un orecchio e me lo torce: “Sei lento mio selvo italiano!!Lento! Tloppo lento a ubbile miei oldini!!” mi sgrida mente mi fa un male cane!
“Perdono signora, si...ma vostra figlia mi ha chiesto di...” dolorante cerco di giustificarmi
Lei, mollando lentamente la presa dell'orecchio, serrando ancora di più i suoi occhi a mandorla mi interrompe: “Non m'intelessa cosa chiesto mia figlia! Io ho già detto a te qualsiasi cosa lei chiede tu ubbile a lei veloce!! E tu non sei veloce! Sei lento mio selvo italiano, tloppo lento a ubbidire nostli comandi. Ma io a botte ti faccio diventale veloce! A botte! E linglazia me che ti picchio invece di licenzialti e finile in mezzo stlada! Linglazia in ginocchio selvo italiano!”
“Si signora...grazie signora!” le rispondo prostrandomi ai suoi piedi.
“Baciali selvo italiano! E poi vai lavolale!” mi sferza ancora sfilando l'infradito e mettendo il primo piede a portata di bocca. Eseguo, mi fa baciare pure l'altro e vado al mio lavoro “normale”.
Si avvicina la pausa pranzo. Fra sistemazione della merce e servire i clienti, sono stanco e sudato. Mi manca solo portare nel retro bottega le scatole vuote e la rimanenza della merce, e poi posso andare a mangiare qualcosa e riposare una mezz'oretta.
Il retro bottega è in fondo al magazzino, accanto al mio alloggio. Un luogo non accessibile al pubblico e dunque nascosto da occhi indiscreti. Ho appena finito di accatastare le scatole vuote sulle altre e sistemare la rimanenza sugli scaffali, quando improvvisamente sento l'inconfondibile toccata di culo di lei, LinDa, che senza darmi tempo di girarmi, si stringe col petto sulla mia schiena in modo da bloccarmi e con voce suadente mi dice in un orecchio:“Uh come sei sudato mio giovane e bello selvo italiano...plofumi di buono...pelò plima come ti ho detto, tu avele bisogno di impalale mia disciplina, lo sai?”
Cerco di girarmi per poterle rispondere, ma non posso, mi tiene bloccato. Poi con l'altra mano mi afferra l'orecchio opposto da quello in cui mi parla e me lo contorce come aveva fatto prima. Il dolore che provo è lancinante, vorrei gridare ma lei me lo impedisce passando veloce la mano dal culo alla bocca per tapparmela, per poi continuare a sussurrarmi all'orecchio: “Zitto selvo italiano, zitto!! Non glidale e nemmeno pallale! Tanto nessuno può aiutale te! Qui comando solo io! Io posso fale te quello che voglio! Tu devi solo ubbidile e sottostale a me! Ola io insegno te bene chi comanda!”
Improvvisamente mi lascia l'orecchio e mi assesta un colpo di karate sul fianco tenendomi sempre la bocca tappata. Mi piego per il dolore. LinDa, lasciandomi la bocca, mi fa girare e mettere carponi davanti a lei. In questa posizione posso guardarle solo i piedi nelle infradito. Si abbassa quel tanto che basta per afferrarmi per i capelli, guardarmi in faccia, assestarmi uno schiaffo e dirmi con tono arrogante: “Capito chi comanda!!?? Comanda io! Tua signola e padlona! E quando tua signola e padlona da oldine tu devi eseguile plima di subito! Oggi tloppo lento a selvile mia bambina! Mia bambina è sacla!! Ogni suo volele,devi esaudile subito, no piano! Tloppo lento a scendele in negozio! “
Vorrei risponderle “Si signora ho capito”, ma non me ne da tempo. Afferra una cintura li vicino e inizia a frustrarmi sulla schiena. E mentre lo fa riesco a vedere l'eccitazione nel suo viso. Sto bruciando di dolore, ma non urlo per non farla arrabbiare ulteriormente. E' una sadica senza pietà ed ha chiaramente trovato in me la vittima ideale sul quale sfogare le sue fantasie erotiche. Infatti, dopo avermi assestato le ultime frustate, mi riafferra per i capelli e mi trascina in un angolo della stanza dove ci sono ammassati dei sacchi pieni di vestiti. Ci si siede su, tira su il vestito a gonna lunga, allarga le cosce e, sempre tenendomi per i capelli, mi fa vedere che è senza mutande. Ha la fica semi aperta, bagnata grondante di umori, segno, appunto, che maltrattarmi e umiliarmi la eccita oltre modo.
Mi sbatte la faccia sulla fica e con un secco: “Leccamela!” mi obbliga a soddisfarla. Mentre lecco tra clitoride e grandi labbra, con le sue mani premute sulla testa per non farmela arretrare, la sento, tra un gemito di piacere e l'altro, dire: “Lecca, lecca selvo italiano! Oh si è bellissimo...lecca! Fa godele tua signola e padlona!”. Ogni tanto me la fa uscire da li sotto per guardarmi in faccia, sputarmi e obbligarmi a dirle: “Si signora voi siete la mia signora e padrona, io il vostro servo e schiavo, potete fare di me quello che volete”, per poi reimmergerla tra le cosce a riprendere a leccare.
Dopo un po' la sento esprimersi in falsetto in mandarino, capisco che è giunta all'orgasmo dai mugolii e dalla profondità dei sospiri e perchè mi stringe fortissimo con mani e unghia il cuoio capelluto facendomi un male cane. Quindi il tempo di riprendersi e mi strattona da lei in malo modo. Sembra sazia, ma non lo è affatto. Infatti sale su un sacco più grosso, mi gira le spalle e ci si mette in ginocchio a pecora dandomi il culo. Allunga un braccio, mi afferra ancora dai capelli avvicinandomi a lei e mi ordina: “Togli ciabatte e lecca miei piedi! Avanti selvo italiano! Lecca piedi di tua padlona!”
Così le sfilo le infradito da entrambi i piedi e inizio a leccarne lentamente le piante, a succhiarne le dita. Lo faccio per qualche minuto, fino a che LinDa mi riafferra per i capelli, scende da quella posizione, si siede sul sacco con me in mezzo alle sue gambe aperte e di forza mi abbassa i pantaloni. Con voracità mi prende il cazzo in mano, me lo masturba un po', poi me lo succhia e quando me lo fa diventare come il marmo, si rimette a pecora sul sacco e mi ordina: “Fottimi di dietlo! Selvo italiano! Fottimi!!”.
Così mi ci avvicino e le penetro la fica da dietro. Come sente il cazzo duro tutto dentro, si mette a squittire in mandarino stretto e poi tornando all'italiano mi urla: “Sbatti, selvo italiano, sbatti tua padlona! Fai godele tua signola o ti ammazzo di botte!”.
Quindi, spaventato per la minaccia e forse eccitato proprio per questo, mi do da fare sbattendola più forte che posso. Sento che le piace perchè si rimette squittire e ad esprimersi in mandarino.
La scopo fino a quando non l'esplodo dentro e fortunatamente per me, sento godere a gridolini in falsetto intercalati da espressioni in mandarino, pure la mia signora. Rimaniamo fermi in quella posizione per qualche secondo. Non appena LinDa si riprende, mi allontana in malo modo. Si siede sul sacco e mi guarda con un'espressione di arrogante soddisfazione.
“E blavo mio giovane e bello selvo italiano. Oggi hai fatto godele me bene! Ti sei salvato!” mi dice con voce calma, ma tronfia del suo potere su di me.
“Grazie mia signora” le rispondo con prudenza mentre mi rivesto. Poi mi inginocchio, le bacio i piedi e le rimetto le infradito.
A quel punto LinDa si rimette in piedi e riprendendo l'aria feroce mi urla: “ Tolnale a lavolale! Tua pausa planzo finita!! Muovele tuo culo selvo italiano!!”
“Si signora, subito...però non ho mangiato ancora nulla, vorrei...” provo a risponderle, ma lei inferocita: “Ha mangiato tuo cazzo pelò!! Non mi flega niente se tu non hai mangiato! Vai lavolale subito ho detto! Ubbidile!!”
Così, a digiuno, torno fra i reparti del grande magazzino a fare il mio lavoro.
Ho appena finito di servire un cliente e sto riappendendo i vestisti che aveva provato, quando mi compare davanti JuLia. La faccia è tutta un programma. Con una mano si contorce una delle lunghe trecce mentre mi guarda con l'espressione tipica del bullo pronto ad abusarti.
Io ho prima un sussulto, perchè mi è apparsa davanti inaspettatamente, e poi le chiedo col timore di chi già sa quale sarà il suo triste destino: “Signorina, sa...salve, avete bisogno di me?”
“Povelo mio piccolo selvo italiano lestato senza mangiale!” mi risponde sarcastica accarezzandomi la testa come si farebbe ad un cane. “Pel foltuna c'è tua padloncina che pensa a te! Vieni con me seguimi” aggiunge.
Così la seguo e ancora ci ritroviamo nel retrobottega. Noto a terra due ciotole da cani, in una c'è del riso condito con cose che sembrano uovo, carni tritate, verdure e nell'altra dell'acqua.
JuLia a quel punto, sempre con l'espressione da bulla, mi dice: “Ecco tuo planzo, vai mangiale!”
“Ma a terra?...” tento di obiettare
“A tella subito! E mangiale come cane selvo italiano! Muoviti!” mi interrompe urlando.
Immediatamente mi metto carponi ed inizio a mangiare nella ciotola di riso come farebbe un cane. Il cibo si capisce che è la rimanenza del pranzo di madre e figlia che invece di gettarlo lo stanno dando a me, ma ho fame e tutto sommato è mangiabile.
Mentre mangio con la coda degli occhi vedo i piedi in infradito di JuLia vicinissimi alla ciotola. Ne sfila uno e me lo preme sulla testa e divertita mi dice: “Blavo mio cane selvo italiano come mangia bene! Mi laccomando mangiale tutto! No lasciale nemmeno un chicco di liso! Altlimenti tua padloncina ci lesta molto male e poi si allabbia...e pel te sono guai!”
Con la testa, nonostante il piede sopra, faccio cenno di si e mi impegno di più a ripulire la ciotola pure con la lingua, terrorizzato dalla minaccia della giovane cinesina che ho capito è pure più sadica della madre.
Finalmente ho vuotato completamente la ciotola del riso, sto per andare su quella dell'acqua, quando vedo che il piede che avevo in testa, JuLia ridacchiando lo immerge nell'acqua della ciotola. Glielo tiene alcuni secondi, poi lo toglie e mi ordina: “Bevi!”
Io giro la testa a cercare il suo sguardo, ma lei mi colpisce la guancia con una leggera pedata che me la rimette giù e mi urla: “Ho detto bevi! Tutta! Ubbidisci cane di selvo italiano!”
Così inizio a bere. L'acqua è pure fresca e leggermente frizzante, ma c'è stato dentro uno dei suoi piedi sudati e io non ho alternativa. Mentre bevo capisco che è entrata nella stanza LinDa. Madre e figlia, sghignazzando per umiliarmi ulteriormente, iniziano a colloquiare in mandarino.
Non appena vuotato pure la ciotola dell'acqua, Linda mi assesta un calcione in culo e arrabbiata mi dice: “Mia bambina dice che non hai ubbidito veloce a suoi oldini! Non solo lei con cuole buono fatto mangiale te, fatto bele te, tu inglato sei stato semple lento! Allola non ti è bastata mia lezione di plima. Ti devo dale un'altla!!??”
“Oh no, padrona! No! Vi prego pietà!” la imploro gettandomi ai suoi piedi e baciandoglieli, mentre JuLia sghignazza divertita. Lei per tutta risposta, mi fa alzare afferrandomi per i capelli, mentre JuLia continua a sghignazzare. Mi assesta un paio di ceffoni e poi mi urla: “Pel ola non ti flusto pelchè mi selvi fuoli che c'è fulgone da sclalicale. Ma dopo facciamo conti! Adesso fuoli subito a scalicale fulgone!! Muoviti imblanato selvo italiano!”
Sto scaricando il furgone, mentre terrorizzato penso a quello che mi farà più tardi la mia padrona, che intanto, assieme alla figlia e un'altra donna, severa e superba mi sta osservando faticare e non poco. Le scatole pesano e nessuno di loro mi da una mano. Nemmeno il ragazzo, l'unico maschio della famiglia, che avevo visto la sera prima a cena nella cucina di LinDa, alza un dito in mio aiuto. Anzi con aria sfottente se ne sta seduto comodamente su una poltroncina da esterno a sorseggiare da un bicchiere.
Finito di scaricare, stanco e disperato per questa giornata che sembra infinita, sto tentando di bere qualcosa e appoggiarmi per qualche istante al muro. Riesco a malapena a dare un sorso alla bottiglietta d'acqua, che sento la voce stridula da Gestapo di LinDa che mi chiama: “Che cazzo fai li felmo, tu selvo italiano!? Subito qui!”
Corro dalla padrona che mi urla ancora: “Vai selvile clienti! Sistemale lepalti! Oldinale scaffali! Muoviti! E poi quando finito vieni subito in ufficio! Vai!!”
Vado, svolgo il mio lavoro ordinario ed alla fine, pieno di paura per quello che mi potrebbe aspettare, mi reco in ufficio. La porta è aperta. Entro, LinDa, al solito, è seduta piedi nudi incrociati sulla scrivania assorta al computer.
“Ehm...signora, di la ho finito...eccomi a vostra disposizione” le dico titubante e deglutendo perchè immagino cosa mi aspetta.
Lei mi guarda. Scende veloce i piedi dalla scrivania e col solito tono marziale mi dice: “Siediti qui!” indica la sedia davanti la scrivania.
“Mia bambina no solo ha glande cuole, ma anche glande celvello!” esordisce LinDa non appena mi siedo, poi continua: “Mi dice lei, tu nostlo giovane selvo italiano non puoi solo lavolale e soddisfale nostle voglie senza felmale mai pel mangiale e liposale. Tu devi mangiale bene e liposale bene se no ti ammalale e poi se tu ammalato non puoi più selvile noi! Visto che pensielo pel te ha mia bambina? Tu melitale una padloncina così?”
“Grazie alla signorina JuLia...grazie per il suo grande cuore! Cercherò di fare sempre del mio meglio per meritarmela e per meritare anche una padrona come voi, signora LinDa...” le rispondo
Quindi, appena il tempo di finire la frase che la mia padrona da sotto la scrivania esce un piatto dove c'è una pagnotta fresca profumata, imbottita di mortadella, poi una lattina di aranciata e mi ordina: “Mangia!”
Non me lo faccio ripetere un altro secondo, anche perchè la pietanza è molto invitante e la fame è tanta, e inizio a mangiare, mentre LinDa rimette i piedi nudi incrociati sulla scrivania, a pochi centimetri dal piatto, mi osserva rilassata sulla spalliera della poltroncina con l'espressione arrogante di chi ormai è consapevole dell'assoluto potere che ha su di me.
Finito di mangiare mentre cerco di dare una sistemata sul tavolo, LinDa, con la lentezza della tigre che si appresta a scattare sulla preda, si alza, si avvicina, fa alzare me e mi accompagna accanto la sua poltroncina e con il consueto tono marziale mi ordina: “Adesso tu liposale! Ma liposale come dico io!Tu stendele qui a tella sotto sclivania mi selvi come poggia piedi pel fale contabilità negozio al computel! Muoviti selvo italiano!”
La guardo, deglutisco. Guardo dove mi dovrei stendere. A terra in verticale, tra la poltroncina e la scrivania, c'è stesa una passatoia di gommapiuma e un cuscino in fondo. Quindi dopo un altro sguardo feroce della padrona che mi sollecita, mi stendo supino con la testa sul cuscino e le gambe stese sotto la poltroncina.
LinDa a quel punto va alla porta, urla qualcosa in mandarino, la chiude e si va a sedere. Immediatamente mi mette i piedi in faccia con tutte le infradito e si mette al lavoro. Mi fa assaggiare le suole impolverate delle sue infradito per parecchi minuti, poi se le toglie e mi pianta i piedi nudi a coprirmi l'intero viso, tenendomeli fermi per un po, per poi iniziare a strusciarmeli tra le guance, il naso e la bocca senza tregua. D'improvviso si ferma e accavalla una gamba sull'altra, cosicché il piede che resta sul mio viso pesa di più in modo che io senta maggiore sofferenza. Poi me li rimette entrambi sulla faccia tornando a strusciarli su senza pietà. Ogni tanto mi infila la monta con le dita in bocca e mi ordina: “Lecca!!”.
Mi supplizia così per parecchio tempo. Muove quei piedi sulla mia faccia senza alcun riguardo. Anche se apparentemente mi ignora trattandomi, appunto, come una pedana, sento che ci gode da morire ad umiliarmi così. Infatti non appena finito al computer, mi toglie i piedi dalla faccia, tira indietro la sedia, si sfila veloce gli slip da sotto la gonna, si mette in punta alla poltroncina a cosce aperte e mi ordina: “Vieni a leccale mia fica, selvo italiano! Sbligati!”
Così in ginocchio in mezzo alle sue cosce, le pratico un cunnilingus sulla fica già abbondantemente bagnata proprio dall'eccitazione di avermi messo sotto i piedi.
Raggiunto l'orgasmo, al solito alternando frasi in cinese, mugolii e gridolini in falsetto, la padrona mi caccia in malomodo: “Vattene adesso! Hai liposato abbastanza! E' ola di chiudele negozio! Vai a sistemale e chiudele tutto! Vai selvo italiano!!”
Mi appropinquo veloce ad andare, quando sull'uscio della porta mi ferma e mi avverte, stavolta non con il solito imperio, ma con un tono più suadente: “Ah! Quando chiuso tutto e vai in tua stanza, aspettami plima di fale doccia! La tua signola e padlona vuole fale doccia con te assieme. Tu mi fale impazzile di voglia di sesso!!”
Infatti, seduto sul letto della mia camera in mutande ad aspettarla, me la vedo spuntare con la solita vestaglia corta al ginocchio. Quindi nudi ci infiliamo sotto la doccia, dove prima io la insapono e la sciacquo dolcemente e lei fa lo stesso, ma subito dopo s'inginocchia e mi fa un pompino lentissimo apposta per frustrarmi la sborrata in modo da farmi soffrire. Così io, a fine doccia, resto col cazzo teso ed insoddisfatto. Poi il tempo di asciugarci e siamo sul letto dove, dopo averle leccato piedi e fica come piace a lei, si fa scopare per ben due volte.
Non appena mi da tregua, perchè esausta pure lei, crollo dalla stanchezza e lentamente ci addormentiamo, mentre mi si chiudono gli occhi, osservo Linda che già dorme e penso che da domani riprenderà con nuovi supplizi ed umiliazioni che dureranno chissà fino a quando. E francamente non so se voglio arrivi presto il tempo che madre e figlia, le mie carnefici ad occhi a mandorla, si stancheranno di me.
sottomesso1966@gmail.com se vi è piaciuto
Dovrei ribellarmi. Scappare via, ma non lo faccio. Non ci riesco. Ed inzio ad ammettere che non è solo al paura di rimanere in mezzo ad una strada, ma perchè, incredibile a dirsi, sto provando piacere ad esserle sottomesso. LinDa è una donna abbastanza piacente, ma è questo suo essere autoritaria e sadica che mi sta facendo scoprire un lato delle mie pulsioni erotiche assolutamente inaspettato. Infatti nelle mie poche esperienze, vista la mia giovane età, ho sempre conosciuto ragazze col quale ho avuto il classico rapporto alla pari. Ma questa cosa di essere lo schiavetto di una donna sadica di natura, cinese e tra l'altro pure molto più grande di me, è un'esperienza nuova che mi piace.
Quindi, altrettanto velocemente faccio una doccia e inizio la mia giornata. Vado ad accendere le luci del centro commerciale. Apro le porte per l'ingresso degli altri impiegati e mi reco nell'ufficio di LinDa per posare delle chiavi. Quando dalle casse acustiche sento: “Tu selvo italiano! Sali subito!”
E' la voce di JuLia, che mi avrà visto dalla videocamera. Quindi lascio tutto e velocemente salgo nella sua stanza. La ragazza è ancora sul letto, indossa una camicia da notte corta sopra le ginocchia, spalle appoggiate su un cuscino, gambe grassocce incrociate e piedi accavallati, che sta assorta sul suo smartphone.
“Ehm...signorina mi avete chiamato?” le dico intimorito
“Mia colazione, subito! Ho fame!” mi urla senza scomporsi e senza nemmeno guardarmi.
Io rimango interdetto. Da dove gliela devo prendere? Penso fra me e me.
JuLia, percependo il mio empasse sulla soglia della porta, si gira, mi guarda inferocita e mi urla ancora: “Ancola li selvo italiano supido!? In cucina c'è mia colazione! Vai a plendele muoviti!! Ho fame!!”
“Oh si...si...signorina, vado subito” le rispondo e corro in cucina.
In cucina c'è LinDa. Sta facendo colazione seduta, gamba accavallata e con indosso la stessa vestaglia di raso blu della notte passata assieme. Dal piede sospeso in aria dondola sensualmente l'infradito che pare cadere da un momento all'altro. Mi guarda severa, scuote lentamente la testa in segno di no, come a significare “come devo fare con te?” e poi con un cenno degli occhi mi indica il vassoio con la colazione della figlia sul piano cottura.
Sto per prenderlo quando alle mie spalle sento il rumore dell'infradito che le è appena caduto.
“Limetti metti in piede mia ciabatta! Sbligati!” mi ordina seccamente LinDa, mentre soffia sulla tazza di the che sta bevendo.
Subito mi abbasso e gliela calzo. Ma all'improvviso mi assesta un ceffone. Rimango interdetto perchè non ne capisco il motivo.
“Bacia semple piede di tua signola e padlona plima di mettele scalpa!” mi ammonisce LinDa col solito tono marziale.
Quindi glielo bacio e nel frattempo penso: uno schiaffo addirittura. Siamo alle punizioni corporali se sbaglio. Allora sono il suo schiavo davvero! Dovrei provarne vergogna, dovrei sentirmi degradato e invece sento ancora del piacere dentro!
“Tutto questo tempo pel mia colazione!!??” sento intanto urlare JuLia dalla sua stanza.
“Sbligati idiota selvo italiano! Stai facendo molile di fame mia bambina!!” ci mette il carico LinDa urlando.
Così veloce afferro il vassoio e vado dalla ragazza che trovo ancora stesa a letto. Come mi vede, livida di rabbia, mi urla: “Cosa hai fatto tutto questo tempo!!?? Maledetto selvo italiano! Stupida testa di cazzo!”
Tento una replica: “Si avete ragione signorina, vostra madre mi ha...”
Ma m'interrompe rabbiosa: ”Zitto! No fale incazzale di più me! Polta qui questo vassoio!”
Veloce glielo porgo, lei se lo mette sulle gambe e inizia a mangiare, o meglio a trangugiare con sguaiataggine come se non vedesse cibo da chissà quanti giorni.
La osservo per un po, ma poi provo congedarmi con discrezione:“Signorina, con vostro permesso, vi lascio fare colazione in pace così scendo a lavorare in negozio”.
Ma lei, con la bocca impastata di cibo e rivoli di succo ai bordi delle labbra, mi risponde: “No! Io oldinale se tu puoi andale o no! Tu aspettale qui! Secondo te, blutto selvo italiano idiota del cazzo, quando finito mangiale, io mi alzo pel poltale vassoio in cucina!!??”
“No, certo...” le rispondo con riverenza
“Ecco, allola lavolale qui! Mentle aspetti gualda cosa c'è in gilo! Sistemale mia stanza, posale miei vestiti! Non stale felmo idiota selvo italiano!” mi ribatte.
“Si signorina, subito” le rispondo e inizio a darmi da fare mentre sono costretto ad assistere a come sbava mentre mangia, ai rumori della bocca quando mastica. A subire l'umiliazione di quando emette un rutto ridendo e me lo dedica sfottendomi: “Questo è pel te giovane selvo italiano! Dile glazie!”
“Grazie signorina” così devo assecondarla ogni volta mentre lavoro.
Intanto LinDa entra nella stanza. Mi vede e mi urla: “Appena finito con mia figlia, pulile tutto in cucina, pulile mio bagno, poi subito scendele in negozio c'è tanto scatoli da sistemale! C'è clienti da selvile!! Non dolmile! Sbligale!! Selvo italiano!!”
“Si signora faccio tutto immediatamente” la rassicuro mentre la signora va via
Appena di nuovo solo con JuLia, questa finita la colazione posa in terra il vassoio e mi chiama a se e con un sorriso sarcastico mi dice: “Selvo italiano, gualda dove è caduta clema di mio bombolone!”
Guardo, ce l'ha sulle dita di entrambi i piedi. Non c'è certo caduta per caso è chiaro che lo ha fatto di proposito.
Infatti mi ordina: “Pulile subito miei piedi! Sbligati selvo italiano!”
Quindi prendo qualche tovagliolino di carta dal vassoio e sto per rimuovere la crema. Ma lei mi blocca arrabbiata: “No con tovagliolo! Pulisci con lingua!! Leccale subito!”
“Si, signorina subito...” le rispondo timoroso
Così mi metto carponi davanti i suoi piedi incrociati e inizio a leccare la crema sulle dita e tra gli interstizi. Con la coda dell'occhio, mentre sono costretto a leccare, posso vedere l'arrogante espressione di compiacimento della cinesina per l'umiliazione che mi sta imponendo.
Sto leccando i piedi di JuLia almeno da un quarto d'ora. Nonostante fossero liberi dalla crema già ai primi passaggi di lingua, la mia aguzzina me li fa leccare ancora. Non solo le dita, ma le piante e i talloni. Umiliarmi così, si capisce, la eccita da morire. Poi improvvisamente decide che può bastare, mi spinge via con un piede sulla faccia, e mi urla: “Basta ola!! Vattene!! Polta via vassoio e spalile da mia vista, stupido selvo italiano!!”
veloce le ubbidisco, passo poi ad assolvere gli altri ordini impartitemi della madre in casa e scendo veloce in negozio.
LinDa è proprio davanti la soglia ad aspettarmi. Braccia conserte e un'espressione corrucciata che non promette niente di buono. Infatti mi afferra per un orecchio e me lo torce: “Sei lento mio selvo italiano!!Lento! Tloppo lento a ubbile miei oldini!!” mi sgrida mente mi fa un male cane!
“Perdono signora, si...ma vostra figlia mi ha chiesto di...” dolorante cerco di giustificarmi
Lei, mollando lentamente la presa dell'orecchio, serrando ancora di più i suoi occhi a mandorla mi interrompe: “Non m'intelessa cosa chiesto mia figlia! Io ho già detto a te qualsiasi cosa lei chiede tu ubbile a lei veloce!! E tu non sei veloce! Sei lento mio selvo italiano, tloppo lento a ubbidire nostli comandi. Ma io a botte ti faccio diventale veloce! A botte! E linglazia me che ti picchio invece di licenzialti e finile in mezzo stlada! Linglazia in ginocchio selvo italiano!”
“Si signora...grazie signora!” le rispondo prostrandomi ai suoi piedi.
“Baciali selvo italiano! E poi vai lavolale!” mi sferza ancora sfilando l'infradito e mettendo il primo piede a portata di bocca. Eseguo, mi fa baciare pure l'altro e vado al mio lavoro “normale”.
Si avvicina la pausa pranzo. Fra sistemazione della merce e servire i clienti, sono stanco e sudato. Mi manca solo portare nel retro bottega le scatole vuote e la rimanenza della merce, e poi posso andare a mangiare qualcosa e riposare una mezz'oretta.
Il retro bottega è in fondo al magazzino, accanto al mio alloggio. Un luogo non accessibile al pubblico e dunque nascosto da occhi indiscreti. Ho appena finito di accatastare le scatole vuote sulle altre e sistemare la rimanenza sugli scaffali, quando improvvisamente sento l'inconfondibile toccata di culo di lei, LinDa, che senza darmi tempo di girarmi, si stringe col petto sulla mia schiena in modo da bloccarmi e con voce suadente mi dice in un orecchio:“Uh come sei sudato mio giovane e bello selvo italiano...plofumi di buono...pelò plima come ti ho detto, tu avele bisogno di impalale mia disciplina, lo sai?”
Cerco di girarmi per poterle rispondere, ma non posso, mi tiene bloccato. Poi con l'altra mano mi afferra l'orecchio opposto da quello in cui mi parla e me lo contorce come aveva fatto prima. Il dolore che provo è lancinante, vorrei gridare ma lei me lo impedisce passando veloce la mano dal culo alla bocca per tapparmela, per poi continuare a sussurrarmi all'orecchio: “Zitto selvo italiano, zitto!! Non glidale e nemmeno pallale! Tanto nessuno può aiutale te! Qui comando solo io! Io posso fale te quello che voglio! Tu devi solo ubbidile e sottostale a me! Ola io insegno te bene chi comanda!”
Improvvisamente mi lascia l'orecchio e mi assesta un colpo di karate sul fianco tenendomi sempre la bocca tappata. Mi piego per il dolore. LinDa, lasciandomi la bocca, mi fa girare e mettere carponi davanti a lei. In questa posizione posso guardarle solo i piedi nelle infradito. Si abbassa quel tanto che basta per afferrarmi per i capelli, guardarmi in faccia, assestarmi uno schiaffo e dirmi con tono arrogante: “Capito chi comanda!!?? Comanda io! Tua signola e padlona! E quando tua signola e padlona da oldine tu devi eseguile plima di subito! Oggi tloppo lento a selvile mia bambina! Mia bambina è sacla!! Ogni suo volele,devi esaudile subito, no piano! Tloppo lento a scendele in negozio! “
Vorrei risponderle “Si signora ho capito”, ma non me ne da tempo. Afferra una cintura li vicino e inizia a frustrarmi sulla schiena. E mentre lo fa riesco a vedere l'eccitazione nel suo viso. Sto bruciando di dolore, ma non urlo per non farla arrabbiare ulteriormente. E' una sadica senza pietà ed ha chiaramente trovato in me la vittima ideale sul quale sfogare le sue fantasie erotiche. Infatti, dopo avermi assestato le ultime frustate, mi riafferra per i capelli e mi trascina in un angolo della stanza dove ci sono ammassati dei sacchi pieni di vestiti. Ci si siede su, tira su il vestito a gonna lunga, allarga le cosce e, sempre tenendomi per i capelli, mi fa vedere che è senza mutande. Ha la fica semi aperta, bagnata grondante di umori, segno, appunto, che maltrattarmi e umiliarmi la eccita oltre modo.
Mi sbatte la faccia sulla fica e con un secco: “Leccamela!” mi obbliga a soddisfarla. Mentre lecco tra clitoride e grandi labbra, con le sue mani premute sulla testa per non farmela arretrare, la sento, tra un gemito di piacere e l'altro, dire: “Lecca, lecca selvo italiano! Oh si è bellissimo...lecca! Fa godele tua signola e padlona!”. Ogni tanto me la fa uscire da li sotto per guardarmi in faccia, sputarmi e obbligarmi a dirle: “Si signora voi siete la mia signora e padrona, io il vostro servo e schiavo, potete fare di me quello che volete”, per poi reimmergerla tra le cosce a riprendere a leccare.
Dopo un po' la sento esprimersi in falsetto in mandarino, capisco che è giunta all'orgasmo dai mugolii e dalla profondità dei sospiri e perchè mi stringe fortissimo con mani e unghia il cuoio capelluto facendomi un male cane. Quindi il tempo di riprendersi e mi strattona da lei in malo modo. Sembra sazia, ma non lo è affatto. Infatti sale su un sacco più grosso, mi gira le spalle e ci si mette in ginocchio a pecora dandomi il culo. Allunga un braccio, mi afferra ancora dai capelli avvicinandomi a lei e mi ordina: “Togli ciabatte e lecca miei piedi! Avanti selvo italiano! Lecca piedi di tua padlona!”
Così le sfilo le infradito da entrambi i piedi e inizio a leccarne lentamente le piante, a succhiarne le dita. Lo faccio per qualche minuto, fino a che LinDa mi riafferra per i capelli, scende da quella posizione, si siede sul sacco con me in mezzo alle sue gambe aperte e di forza mi abbassa i pantaloni. Con voracità mi prende il cazzo in mano, me lo masturba un po', poi me lo succhia e quando me lo fa diventare come il marmo, si rimette a pecora sul sacco e mi ordina: “Fottimi di dietlo! Selvo italiano! Fottimi!!”.
Così mi ci avvicino e le penetro la fica da dietro. Come sente il cazzo duro tutto dentro, si mette a squittire in mandarino stretto e poi tornando all'italiano mi urla: “Sbatti, selvo italiano, sbatti tua padlona! Fai godele tua signola o ti ammazzo di botte!”.
Quindi, spaventato per la minaccia e forse eccitato proprio per questo, mi do da fare sbattendola più forte che posso. Sento che le piace perchè si rimette squittire e ad esprimersi in mandarino.
La scopo fino a quando non l'esplodo dentro e fortunatamente per me, sento godere a gridolini in falsetto intercalati da espressioni in mandarino, pure la mia signora. Rimaniamo fermi in quella posizione per qualche secondo. Non appena LinDa si riprende, mi allontana in malo modo. Si siede sul sacco e mi guarda con un'espressione di arrogante soddisfazione.
“E blavo mio giovane e bello selvo italiano. Oggi hai fatto godele me bene! Ti sei salvato!” mi dice con voce calma, ma tronfia del suo potere su di me.
“Grazie mia signora” le rispondo con prudenza mentre mi rivesto. Poi mi inginocchio, le bacio i piedi e le rimetto le infradito.
A quel punto LinDa si rimette in piedi e riprendendo l'aria feroce mi urla: “ Tolnale a lavolale! Tua pausa planzo finita!! Muovele tuo culo selvo italiano!!”
“Si signora, subito...però non ho mangiato ancora nulla, vorrei...” provo a risponderle, ma lei inferocita: “Ha mangiato tuo cazzo pelò!! Non mi flega niente se tu non hai mangiato! Vai lavolale subito ho detto! Ubbidile!!”
Così, a digiuno, torno fra i reparti del grande magazzino a fare il mio lavoro.
Ho appena finito di servire un cliente e sto riappendendo i vestisti che aveva provato, quando mi compare davanti JuLia. La faccia è tutta un programma. Con una mano si contorce una delle lunghe trecce mentre mi guarda con l'espressione tipica del bullo pronto ad abusarti.
Io ho prima un sussulto, perchè mi è apparsa davanti inaspettatamente, e poi le chiedo col timore di chi già sa quale sarà il suo triste destino: “Signorina, sa...salve, avete bisogno di me?”
“Povelo mio piccolo selvo italiano lestato senza mangiale!” mi risponde sarcastica accarezzandomi la testa come si farebbe ad un cane. “Pel foltuna c'è tua padloncina che pensa a te! Vieni con me seguimi” aggiunge.
Così la seguo e ancora ci ritroviamo nel retrobottega. Noto a terra due ciotole da cani, in una c'è del riso condito con cose che sembrano uovo, carni tritate, verdure e nell'altra dell'acqua.
JuLia a quel punto, sempre con l'espressione da bulla, mi dice: “Ecco tuo planzo, vai mangiale!”
“Ma a terra?...” tento di obiettare
“A tella subito! E mangiale come cane selvo italiano! Muoviti!” mi interrompe urlando.
Immediatamente mi metto carponi ed inizio a mangiare nella ciotola di riso come farebbe un cane. Il cibo si capisce che è la rimanenza del pranzo di madre e figlia che invece di gettarlo lo stanno dando a me, ma ho fame e tutto sommato è mangiabile.
Mentre mangio con la coda degli occhi vedo i piedi in infradito di JuLia vicinissimi alla ciotola. Ne sfila uno e me lo preme sulla testa e divertita mi dice: “Blavo mio cane selvo italiano come mangia bene! Mi laccomando mangiale tutto! No lasciale nemmeno un chicco di liso! Altlimenti tua padloncina ci lesta molto male e poi si allabbia...e pel te sono guai!”
Con la testa, nonostante il piede sopra, faccio cenno di si e mi impegno di più a ripulire la ciotola pure con la lingua, terrorizzato dalla minaccia della giovane cinesina che ho capito è pure più sadica della madre.
Finalmente ho vuotato completamente la ciotola del riso, sto per andare su quella dell'acqua, quando vedo che il piede che avevo in testa, JuLia ridacchiando lo immerge nell'acqua della ciotola. Glielo tiene alcuni secondi, poi lo toglie e mi ordina: “Bevi!”
Io giro la testa a cercare il suo sguardo, ma lei mi colpisce la guancia con una leggera pedata che me la rimette giù e mi urla: “Ho detto bevi! Tutta! Ubbidisci cane di selvo italiano!”
Così inizio a bere. L'acqua è pure fresca e leggermente frizzante, ma c'è stato dentro uno dei suoi piedi sudati e io non ho alternativa. Mentre bevo capisco che è entrata nella stanza LinDa. Madre e figlia, sghignazzando per umiliarmi ulteriormente, iniziano a colloquiare in mandarino.
Non appena vuotato pure la ciotola dell'acqua, Linda mi assesta un calcione in culo e arrabbiata mi dice: “Mia bambina dice che non hai ubbidito veloce a suoi oldini! Non solo lei con cuole buono fatto mangiale te, fatto bele te, tu inglato sei stato semple lento! Allola non ti è bastata mia lezione di plima. Ti devo dale un'altla!!??”
“Oh no, padrona! No! Vi prego pietà!” la imploro gettandomi ai suoi piedi e baciandoglieli, mentre JuLia sghignazza divertita. Lei per tutta risposta, mi fa alzare afferrandomi per i capelli, mentre JuLia continua a sghignazzare. Mi assesta un paio di ceffoni e poi mi urla: “Pel ola non ti flusto pelchè mi selvi fuoli che c'è fulgone da sclalicale. Ma dopo facciamo conti! Adesso fuoli subito a scalicale fulgone!! Muoviti imblanato selvo italiano!”
Sto scaricando il furgone, mentre terrorizzato penso a quello che mi farà più tardi la mia padrona, che intanto, assieme alla figlia e un'altra donna, severa e superba mi sta osservando faticare e non poco. Le scatole pesano e nessuno di loro mi da una mano. Nemmeno il ragazzo, l'unico maschio della famiglia, che avevo visto la sera prima a cena nella cucina di LinDa, alza un dito in mio aiuto. Anzi con aria sfottente se ne sta seduto comodamente su una poltroncina da esterno a sorseggiare da un bicchiere.
Finito di scaricare, stanco e disperato per questa giornata che sembra infinita, sto tentando di bere qualcosa e appoggiarmi per qualche istante al muro. Riesco a malapena a dare un sorso alla bottiglietta d'acqua, che sento la voce stridula da Gestapo di LinDa che mi chiama: “Che cazzo fai li felmo, tu selvo italiano!? Subito qui!”
Corro dalla padrona che mi urla ancora: “Vai selvile clienti! Sistemale lepalti! Oldinale scaffali! Muoviti! E poi quando finito vieni subito in ufficio! Vai!!”
Vado, svolgo il mio lavoro ordinario ed alla fine, pieno di paura per quello che mi potrebbe aspettare, mi reco in ufficio. La porta è aperta. Entro, LinDa, al solito, è seduta piedi nudi incrociati sulla scrivania assorta al computer.
“Ehm...signora, di la ho finito...eccomi a vostra disposizione” le dico titubante e deglutendo perchè immagino cosa mi aspetta.
Lei mi guarda. Scende veloce i piedi dalla scrivania e col solito tono marziale mi dice: “Siediti qui!” indica la sedia davanti la scrivania.
“Mia bambina no solo ha glande cuole, ma anche glande celvello!” esordisce LinDa non appena mi siedo, poi continua: “Mi dice lei, tu nostlo giovane selvo italiano non puoi solo lavolale e soddisfale nostle voglie senza felmale mai pel mangiale e liposale. Tu devi mangiale bene e liposale bene se no ti ammalale e poi se tu ammalato non puoi più selvile noi! Visto che pensielo pel te ha mia bambina? Tu melitale una padloncina così?”
“Grazie alla signorina JuLia...grazie per il suo grande cuore! Cercherò di fare sempre del mio meglio per meritarmela e per meritare anche una padrona come voi, signora LinDa...” le rispondo
Quindi, appena il tempo di finire la frase che la mia padrona da sotto la scrivania esce un piatto dove c'è una pagnotta fresca profumata, imbottita di mortadella, poi una lattina di aranciata e mi ordina: “Mangia!”
Non me lo faccio ripetere un altro secondo, anche perchè la pietanza è molto invitante e la fame è tanta, e inizio a mangiare, mentre LinDa rimette i piedi nudi incrociati sulla scrivania, a pochi centimetri dal piatto, mi osserva rilassata sulla spalliera della poltroncina con l'espressione arrogante di chi ormai è consapevole dell'assoluto potere che ha su di me.
Finito di mangiare mentre cerco di dare una sistemata sul tavolo, LinDa, con la lentezza della tigre che si appresta a scattare sulla preda, si alza, si avvicina, fa alzare me e mi accompagna accanto la sua poltroncina e con il consueto tono marziale mi ordina: “Adesso tu liposale! Ma liposale come dico io!Tu stendele qui a tella sotto sclivania mi selvi come poggia piedi pel fale contabilità negozio al computel! Muoviti selvo italiano!”
La guardo, deglutisco. Guardo dove mi dovrei stendere. A terra in verticale, tra la poltroncina e la scrivania, c'è stesa una passatoia di gommapiuma e un cuscino in fondo. Quindi dopo un altro sguardo feroce della padrona che mi sollecita, mi stendo supino con la testa sul cuscino e le gambe stese sotto la poltroncina.
LinDa a quel punto va alla porta, urla qualcosa in mandarino, la chiude e si va a sedere. Immediatamente mi mette i piedi in faccia con tutte le infradito e si mette al lavoro. Mi fa assaggiare le suole impolverate delle sue infradito per parecchi minuti, poi se le toglie e mi pianta i piedi nudi a coprirmi l'intero viso, tenendomeli fermi per un po, per poi iniziare a strusciarmeli tra le guance, il naso e la bocca senza tregua. D'improvviso si ferma e accavalla una gamba sull'altra, cosicché il piede che resta sul mio viso pesa di più in modo che io senta maggiore sofferenza. Poi me li rimette entrambi sulla faccia tornando a strusciarli su senza pietà. Ogni tanto mi infila la monta con le dita in bocca e mi ordina: “Lecca!!”.
Mi supplizia così per parecchio tempo. Muove quei piedi sulla mia faccia senza alcun riguardo. Anche se apparentemente mi ignora trattandomi, appunto, come una pedana, sento che ci gode da morire ad umiliarmi così. Infatti non appena finito al computer, mi toglie i piedi dalla faccia, tira indietro la sedia, si sfila veloce gli slip da sotto la gonna, si mette in punta alla poltroncina a cosce aperte e mi ordina: “Vieni a leccale mia fica, selvo italiano! Sbligati!”
Così in ginocchio in mezzo alle sue cosce, le pratico un cunnilingus sulla fica già abbondantemente bagnata proprio dall'eccitazione di avermi messo sotto i piedi.
Raggiunto l'orgasmo, al solito alternando frasi in cinese, mugolii e gridolini in falsetto, la padrona mi caccia in malomodo: “Vattene adesso! Hai liposato abbastanza! E' ola di chiudele negozio! Vai a sistemale e chiudele tutto! Vai selvo italiano!!”
Mi appropinquo veloce ad andare, quando sull'uscio della porta mi ferma e mi avverte, stavolta non con il solito imperio, ma con un tono più suadente: “Ah! Quando chiuso tutto e vai in tua stanza, aspettami plima di fale doccia! La tua signola e padlona vuole fale doccia con te assieme. Tu mi fale impazzile di voglia di sesso!!”
Infatti, seduto sul letto della mia camera in mutande ad aspettarla, me la vedo spuntare con la solita vestaglia corta al ginocchio. Quindi nudi ci infiliamo sotto la doccia, dove prima io la insapono e la sciacquo dolcemente e lei fa lo stesso, ma subito dopo s'inginocchia e mi fa un pompino lentissimo apposta per frustrarmi la sborrata in modo da farmi soffrire. Così io, a fine doccia, resto col cazzo teso ed insoddisfatto. Poi il tempo di asciugarci e siamo sul letto dove, dopo averle leccato piedi e fica come piace a lei, si fa scopare per ben due volte.
Non appena mi da tregua, perchè esausta pure lei, crollo dalla stanchezza e lentamente ci addormentiamo, mentre mi si chiudono gli occhi, osservo Linda che già dorme e penso che da domani riprenderà con nuovi supplizi ed umiliazioni che dureranno chissà fino a quando. E francamente non so se voglio arrivi presto il tempo che madre e figlia, le mie carnefici ad occhi a mandorla, si stancheranno di me.
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