Il giovane "selvo" italiano
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Sto sistemando dei maglioni ancora incelofanati su uno degli scaffali del reparto moda uomo del centro commerciale “Grande Cina” in cui sono stato appena assunto. All'improvviso sento una mano affondare nelle mie chiappe. Ho un sussulto e mi giro di botto con espressione scandalizzata tentando di lamentarmene: “Ma....”
“Bello culo di mio giovane selvo italiano!!” esclama LinDa, la mia principale cinese, con un sorriso sardonico sotto un caschetto di capelli lisci e neri, grandi occhiali da vista alla moda, tuta da ginnastica attillata e ciabattine infradito che mostrano due piedini bianchissimi e curati, sebbene senza smalto sulle unghia.
“Signora ma...” tento ancora un accenno di protesta, ma la donna me la blocca urlando arrabbiata:
“Ma cosa!!?? Licolda ti ho dato non solo lavolo! Ti ho dato stanza dove stale, dolmile, mangiale, lavale! Pelchè anche se tu italiano, qui in questa città sei come stlaniero allivato su balca! Non hai niente! Senza me e mia famiglia vai a stale sotto ponte! Dimenticato questo!!??”.
“No, non l'ho dimenticato signora, ma...” tento la replica
“Ancola questo ma!? Non voglio più sentile ma! Tu ola sei mio selvo! Mio selvo italiano! Io posso toccale tuo culo come e quando voglio! Se non ti sta bene, te ne puoi andale! Licenziale! Vuoi andale vivele sotto ponte? Mangiale tla spazzatula!!??” mi rinfaccia la mia principale ancora a muso duro.
Nel frattempo altre due donne cinesi, una ragazzina e un'altra adulta, attirate dalle urla di rimprovero di LinDa, poco distanti sghignazzano assistendo alla mia umiliazione.
“No, no, per carità!” rispondo preoccupato.
“Allola non osale più libbellale a me! Anzi, quanto tocco tuo culo, tu con testa bassa dile a me, glazie signola pel onole che mi date quando toccale culo di voslo selvo italiano! Capito!?” mi impone la donna che repentina mi rimette la mano sul culo suscitando grasse risate alle due spettatrici.
“Non ho sentito!! Cosa dile tu a me!!??” m'incalza LinDa
“Si...ehm, grazie signora per l'onore che mi date quando toccate il culo del vostro servo italiano...” rispondo
“Ecco, blavo! Ola Lavolale! Basta pallale!! Ho poltato altlo scatolone di maglie! Sistemale pule queste e veloce! Fla dieci minuti tolno e voglio tlovale tutto in oldine! (mi da un paio di buffetti sulla guancia) capito mio giovane selvo italiano!!??” mi ordina
“Si certo, signora, subito” la rassicuro
LinDa va via, raggiunge le sue spettatrici sghignazzanti e mi lasciano solo a lavorare. Mentre mi rimetto a sistemare la merce sugli scaffali rifletto su quello che è appena accaduto.
Insomma come primo giorno di lavoro devo dire non c'è male, va! Ah quindi, nemmeno “mio impiegato”, no! Addirittura “mio servo”!
Eh già, perchè questo diritto glielo dà il solo fatto che oltre un impiego mi sta dando vitto ed alloggio in quanto sono emigrato dal sud in cerca di fortuna qui in questa città del profondo nord. Hai capito che furba la cinesina? Anzi le cinesine.
Eh si perchè qui è un clan familiare di tutte donne. Tutte parenti, cugine, zie, nipoti. Gli uomini, quei pochi che ho visto, vengono solo a portare la merce e poi lasciano la gestione a loro. O meglio a lei, LinDa, una quarantina d'anni circa, sveglia, dura, è un autentico generale della Gestapo, se non una schiavista delle piantagioni di cotone americane, per come gestisce il personale. Me in particolare!
Assorto in queste riflessioni, improvvisamente sento di nuovo una mano sul culo. Stavolta a stringere più forte le chiappe. Col dito medio che preme la zona del buco come a volermelo infilare dentro e ancora l'esclamazione: “E blavo mio giovane selvo italiano!!”
E' lei, LinDa! Saranno già passati i dieci minuti intimati. E' tornata. Sembra soddisfatta di come ho sistemato la merce. Tenendo ancora la mano sul mio culo, però mi guarda perchè si aspetta che le rispondo come mi ha imposto.
Infatti abbasso la testa e le rispondo: “Oh...si... grazie signora per l'onore che mi date quando toccate il culo del vostro servo italiano!”
LinDa sorride soddisfatta. Sghignazzano pure le altre due donne che nel frattempo l'hanno seguita come fossero la sua scorta. Poi di scatto, prendendomi alla sprovvista, lascia il culo e mi afferra la patta, stringendomi cazzo e coglioni.
Ovviamente per il dolore d'istinto mi ritraggo e lei, continuando a tenere li la mano stretta, urla di nuovo: “Ancola!!?? Ancola osi lesistele a me!?”
“No signora...è che...” tento di rispondere, mentre le altre due donne ridono sempre più divertite, ma LinDa mi blocca ancora con quel suo urlare da aguzzino nazista:
“Che!!?? Cosa che!? Anche tuo cazzo posso toccale come e quando io volele! Come tuo culo! Capito mio giovane selvo italiano!!?? Tu devi solo lispondele a tua signola come ti ho oldinato! Se no, (stacca la mano dalla patta e indica col dito l'uscita) li essele polta e andale via, licenziato! ”
Abbasso di nuovo la testa e le recito la formula: “Si signora...grazie signora per l'onore che mi date quando toccate il...il..cazzo del vostro servo italiano!”
Le altre due donne sempre più divertite per lo spettacolo, iniziano un dialogo serrato in mandarino stretto con LinDa soddisfatta e sempre più autoritaria. Probabile mi prendono in giro o le rivolgono apprezzamenti per come mi sta umiliando davanti a tutti, o tutt'e due cose assieme.
Poi rivolgendosi ancora a me,: “Ola tolna a lavolale!! Sistema questa ultima scatola e poi vieni in ufficio ho altla cosa da fale fale te!”
“Si signora, certo...” e riprendo a lavorare.
Finito di vuotare e sistemare quell'ultima scatola, mi dirigo nel piccolo ufficio dietro le casse. La porta è socchiusa, entro. Vedo LinDa seduta spalle appoggiate alla sedia e gambe distese coi piedi nudi incrociati sulla scrivania, mangia una banana assorta sul pc. L'avverto della mia presenza: “Signora, ho finito con gli scaffali...eccomi, volevate dirmi altro?”
La donna inizialmente non mi da retta. Mi lascia alcuni minuti ad aspettare dritto davanti a lei a guardare il gioco sensuale dello sfregamento dei piedi incrociati mentre mima un pompino con la banana, come incurante della mia presenza, ma in realtà lo sta facendo apposta!
Poi improvvisamente mi guarda con aria tronfia e senza ricomporsi da quella posizione a gambe stese e piedi incrociati sulla scrivania. Chiude il pc, finisce la banana. Beve qualcosa che sembra aranciata da una bottiglietta e mi dice:
“Blavo mio giovane selvo italiano! Hai lavolato bene pel essele tuo plimo giolno. Ti ho gualdato da monitol con videocamela. Sistemate bene maglie. Ola metti oldine qui mio ufficio, pulisci da polvele, lava pavimento e mio bagno (fa cenno col pollice indicando dietro le sue spalle) qui dietlo. E fai bene pelchè io gualdo te in telecamela, se non mi piace, tu fai di nuovo fino che è pulito come voglio io! Poi quando finito, sali mia casa qui sopla negozio che c'è altlo lavolo!”
Scende le gambe dalla scivania, si ricompone, infila le infradito, si alza e mi si avvicina. Mi afferra sotto al mento e scuotendomi la testa, quasi con una dolcezza materna, aggiunge: “Capito mio giovane bello selvo italiano!? Non falai allabbiale di nuovo tua signola, velo?” e nel contempo mi stringe prima il culo e poi la patta a tastare il cazzo.
“No signora, farò il bravo servitore e farò del mio meglio” la rassicuro.
Quindi, soddisfatta della risposta, LinDa prende alcune buste, esce dalla stanza e guadagna la rampa di scale che porta al suo appartamento e una volta solo mi metto a lavorare.
Sto quasi finendo, mi resta da completare il bagnetto. Quando sento dei rumori nell'ufficio. E' la cinesina adolescente, quella che prima assieme all'altra donna aveva assistito alla mia umiliazione, che incurante del pavimento ancora bagnato ci cammina su con le scarpe come a farmi un dispetto e per di più versandoci parte della cola che stava bevendo.
Provo un accenno di protesta: “No ti prego...non so come ti chiami, ma ho appena lavato così mi hai sporcato tutto di nuovo e devo rifare tutto...”
La ragazzina grassottella, sorrisino malefico, trecce nere come Mercoledì della Famiglia Addams, prima emette un solenne rutto e poi urlando: “Zitto tu! Selvo italiano non osale dile me come compoltale...io faccio quello che voglio e tu pulisci di nuovo!! Capito blutto selvo italiano? Non osale più limplovelale me...tu sei solo un selvo, nostlo selvo, capito?...o dico a mia madle di licenzialti!”
“Si...sign...sigorina, si...” le rispondo intimorito da quel tono e dall'ennesima minaccia di perdere il posto di lavoro.
Poi la ragazzina si siede, si guarda una scarpa e sempre seccata mi dice: “Gualda, mie scalpe pule bagnate di cocacola...asciugale ola subito!”
“Ma dai questo no, vi prego, non mi far...” tento di oppormi a quest'altra umiliazione. Ma vengo interrotto all'improvviso dalla voce arrabbiata di LinDa che proviene dalle casse audio sulla scrivania, evidentemente sta osservando il tutto da una videocamera:
“Tu selvo italiano ubbidisci a mia figlia! Subito! Come devo fale con te!!?? Mi avevi plomesso di essele buon selvo ubbidiente e invece!!?? Vuoi peldele posto!!?? Allola quando JuLia da un oldine a te e come se sono io! Ubbidile subito!!Subito in ginocchio e pulisci scalpe della mia bambina! Poi lavi di nuovo pavimento!”
“Si...signora, subito, perdonatemi...no no ci tengo al mio posto, non succederà più...giuro! Vostra figlia sarà servita subito!”
Quindi veloce prendo un panno e mi metto in in ginocchio davanti una JuLia dall'espressione tronfia ed arrogante ad asciugare e lucidare le sue scarpe. Me lo fa fare più volte anche se la prima passata basta e avanza. Così per sadico divertimento. Una volta soddisfatta, si alza e se ne va. Quindi finisco le pulizie in ufficio e salgo in casa.
Sono a casa di LinDa. Lei è seduta a tavola. Sta cenando con altre tre connazionali, due donne e un ragazzo. Appena mi vede partono perentori gli ordini: “Pulile bagno! Poi pulile mia stanza da letto! Pulile stanza di JuLia! Poi finito venile qui in cucina, lava piatti e tutta cucina! Capito mio giovane selvo italiano!?”
“Si signora, vado subito...”
“Vai!!” indicando con una mano la direzione.
Il bagno è in condizioni oscene, non tanto per l'igiene ma quanto per gli indumenti intimi sporchi di cui è disseminato: mutande, canottiere, calzini, collant, assorbenti macchiati di sangue. Pulisco e metto in ordine tutto.
Passo alla stanza da letto, dove la situazione è più o meno simile. In più devo sistemare le tante scarpe in giro per la stanza nella scarpiera. La signora ne ha parecchie, non solo da tennis e infradito, ma eleganti e sexy con tacco e ballerine basse. Mi colpisce pure il letto. Un matrimoniale con baldacchino, sembra quello della regina Maria Antonietta di Francia. Un vero e proprio simbolo di potere e di comando.
Finito li, passo nella camera della figlia. Un inferno di disordine e roba sporca pure qui! Mi metto veloce all'opera, ma nel frattempo entra la ragazzina. Mi vede e mi dice sedendosi sul letto: “Ah sei qui selvo italiano? (sorrisino malefico) bene! (alza una gamba) toglimi scalpe!”
Ubbidisco senza fiatare. Quando gliele tolgo l'odore che ne viene fuori non è proprio di fiori di lavanda. Una puzza tremenda!
“Togli anche calze!” mi ordina ancora.
Eseguo sempre in silenzio anche se ho la nausea per la puzza. I piedi ce li ha puliti e curati, ma sudatissimi.
Quindi, prima accende la tv scegliendo il canale pereferito, poi mi dice: “Voglio gualdale mia selie plefelita e tu devi essele mia sedia stlaio!”
“Ma io...io veramente ho l'ordine di pulire la stanza, non vorrei fare arrabbiare vostra madre se mi vede fare altro...” le rispondo con le dovute cautele.
Ma ancora una volta interviene all'improvviso LinDa che quatta quatta si era portata sull'uscio della porta: “Tu selvo italiano! Tu, se mia figlia ti vuole sua sedia slaio, tu fai la sua sedia slaio e subito!”
Io preso di soprassalto: “Oh si signora, si...subito, ubbidisco!”
Così mi faccio spiegare da JuLia come si fa la sedia sdraio umana. Praticamente devo stendermi a terra ed inarcare le gambe. Una volta in posizione, la ragazza si siede sul mio addome appoggiando le spalle sulle mie gambe, che diventano una spalliera, in questo modo la mia testa è fra suoi i piedi, che JuLia prima tiene vicino le mie orecchie, poi dopo un po' me li pianta sulla faccia senza pietà e non vedeva proprio non vedeva l'ora di farlo!
La mia faccia da più di due ore è il cuscino per i piedi sudati della giovane e sadica cinesina che intanto guarda la tv spiluccando patatine e ignorando la mia sofferenza. Anzi più me li struscia su guance, fronte e occhi, più me li mette in bocca, più mi ordina di usare la lingua fra le sue dita e sulle piante, più balla col culo sulla mia pancia, e più gode.
Pure LinDa, che fa andirivieni dalla stanza, si diverte a vedermi umiliato dai piedi della figlia, tanto che le due donne si scambiano sorrisi e battute in mandarino.
Finita la serie Tv, finalmente la ragazza mi libera. Quindi LinDa, dopo avermi fatto fare la cucina, mi concede di poter tornare al mio alloggio.
La stanza che la signora mi ha dato per alloggio, devo dire non è male. E' piccola, ma ha tutte le comodità. C'è un bagnetto fornito di doccia attaccato e un pratico angolo cottura, col quale mi sono preparato una cena veloce. Poi un letto a una piazza e mezza sul quale, dopo aver mangiato, sono disteso morto di stanchezza.
Se questo è il mio primo giorno alle dipendenze delle cinesi, non oso immaginare cosa mi aspetta da domani in poi, penso fra me e me. Quindi, prima di crollare nel sonno per la stanchezza, decido di fare una doccia.
Mi sono appena spogliato, sono in mutande, ho aperto l'acqua calda, quando mi sento chiamare dall'uscio della porta: “Buonasela mio giovane e bello selvo italiano!”
Mi giro, è LinDa. Appoggiata in maniera sensuale allo stipite, ha indosso una vestaglietta di raso blu corta alle ginocchia ed è scalza.
“Oh...buonasera signora, comandate...” le dico mentre preso da istintivo pudore cerco di coprirmi alla meno peggio col lenzuolo del letto.
“Tlanquillo...tlanquillo...mio giovane e bello selvo italiano...tua signola non riesce plendele sonno sola in suo letto, dove si tocca fica pensando a suo giovane e bello selvo italiano col suo bel culo e suo bel cazzo qui da solo...così ho pensato venile qui pel soddisfale mie voglie con mio giovane selvo italiano. Non vuoi tu di nuovo osale disubbidile a tua signola?” mi risponde mentre lentamente mi si avvicina e mi toglie dalle mani il lenzuolo col quale tento di coprirmi
“No signora, ce...certo che non voglio disubbidirvi...” le dico deglutendo
“Volevi fale doccia?” mi dice mentre mi accarezza il petto guardando l'acqua scendere dal soffione.
“Si signora” rispondo
“Vai allola...ma togli mutande, così mentle fa vedele a tua signola tuo bel culo e tuo bel cazzo italiano, vai!” mi dice in tono pacato, sensuale, abbassandomi lentamente l'elastico degli slip
Appena tolti, LinDa inizia ad accarezzarmi con una mano il culo e con l'altra il cazzo, che dopo un po' mi masturba quel tanto che basta a farlo diventare duro e fermando la sega mi dice: “Vai adesso sotto doccia, tua signola ti gualda seduta qui (indica il bordo del letto) mi piace gualdale mio bello e giovane selvo italiano lavale...”
Sono sotto la doccia mi sto insaponando, LinDa è seduta a bordo letto, gambe sensualmente accavallate e in viso l'espressione arrapata mista all'arroganza di chi sa di averti in suo totale potere. Mi dice di fare lentamente, senza fretta: “Abbiamo tutta notte, non avele fletta mio giovane bello selvo italiano...mi piace gualdale come ti lavi accalezzando tuo cazzo”.
Quando finisco ed esco dalla doccia, la donna mi si avvicina e mi avvolge col telo spugna. Mentre mi asciugo lei torna indietro, sale e prende posto sul letto appoggiandosi con le spalle alla testiera. Scosta lentamente la vestaglia sulle spalle per farmi intravedere le tette, inarca la gambe, ne accavalla una sull'altra e la stende dritta mostrandomi la pianta del piede. Così mi dice: “Vieni qui...mio giovane e bello selvo italiano...vieni, inizia a leccale piedi di tua signola che pel venile qui da te ha camminato scalza, dai!”
Così mi tolgo il telo spugna di dosso e nudo salgo sul letto. Mi avvicino al suo piede sospeso in aria e incomincio dolcemente a leccarne la pianta effettivamente ricoperta da una patina di polvere. Lecco fra le dita, gliele succhio mentre guardo il ghigno compiaciuto della donna. Il piede è impolverato, ma quantomeno non è sudato e puzzolente come quello della figlia.
Dopo un po', LinDa cambia piede in modo che io possa fare lo stesso e mi dice: “Dimmi che sei mio selvo! Dimmelo!”
Io, fra una leccata e l'altra: “Si sono il vostro servo, Signora...”
“Mio selvo si!...e io tua signola e padlona...che io posso fale quello che vuole con te...dimmelo, selvo dimmelo!!” mi incalza ancora
Io: “Si, voi siete la mia signora e padrona e potete fare di me quello che volete, qualsiasi cosa...”
“Oh si blavo mio selvo, così, blavo! Lecca, lecca piedi in segno di tua sottomissione a me!” mi dice eccitata e poi improvvisamente: “Ola basta leccale piede!”
Mi blocca, mi afferra per i capelli. Slaccia la cintura della vestaglia, la toglie completamente. Sotto è nuda. Allarga le cosce e sempre tenendomi per i capelli mi sbatte la faccia sulla sua fica e mi urla: “Lecca la fica di tua padlona! Lecca bene fino a fale godele me! Vai mio selvo italiano, vai!!”
Così inizio a leccargliela. Ce l'ha già parecchio bagnata, segno che la mia sottomissione con l'umiliazione che mi impone la eccita tantissimo, per cui non è difficile farla arrivare all'orgasmo clitorideo, che appena raggiunto la mia signora lo sottolinea ansimando forte e con con gridolini acuti.
“Non hai ancola finito, mio giovane e bello selvo italiano! Tua signola ha ancola tanta voglia!” mi dice sollevandomi la testa ancora per i capelli. “Ho voglia di tuo cazzo!” aggiunge facendomi stendere supino sul letto.
Mi fa allargare le gambe, si mette in mezzo a pancia in giù piegando le gambe ad intreccio, e mi inizia un pompino lentissimo. Prima usando solo la lingua, sui coglioni, lungo il corpo del cazzo e tutt'intorno la cappella sgusciata. Poi aggiungendoci le labbra in maniera lenta, cadenzata in modo da portarmi vicinissimo al piacere che poi blocca sul più bello. Se lo sta godendo alla grande il cazzo, gli piace e si vede. Goduria amplificata della sofferenza che mi impone a frustrarmi l'orgasmo.
Dopo alcuni lunghi minuti di questo supplizio, decide di sedercisi su. A smorzacandela se lo inghiotte profondo nella fica e comincia come una cavalcata da prima lenta e poi via via più veloce, fino a portarmi a non resistere più ed esploderle dentro una poderosa sborrata, mentre anche lei raggiunge il secondo orgasmo.
La notte la passiamo insieme. Verso le prime ore del mattino la signora mi sveglia strattonandomi e tirandomi per i capelli. Mi fa mettere in mezzo alle sue cosce aperte e pretende un altro cunnilingus. Quindi mi prodigo per farla arrivare ancora all'orgasmo, ma m'interrompe. Vuole il cazzo dentro la fica ormai fradicia. Così l'accontento. La penetro a missionario mentre le lecco i capezzoli. La sbatto sempre più forte e velocemente fino a farla venire e io sborrarle ancora dentro un'altra quantità industriale di sperma.
Soddisfatta per la scopata e tronfia per il dominio che ormai ha capito avere su di me, mi scaccia in malomodo da sopra di se. Stira braccia e gambe, si alza, si rimette la vestaglia e mi dice col solito tono da Gestapo: “Sbligati ola ad alzalti! Hai fatto solo tuo dovele di mio selvo italiano a letto! Non pensale che sei il mio fidanzato ola! Sei semple il mio selvo, semple e solo quello, e devi falmi godere tutte le volte che io ho voglia! Ola c'è altlo dovele, quello di lavolo che ti chiama! Muoviti! Lavale, vestile che fla poco aplile negozio c'è tanta melce da sistemale!”
“Si signora...certo...grazie signora per l'onore che mi date per rimanere per sempre il vostro servo italiano!”. Vado subito!”
sottomesso1966@gmail
“Bello culo di mio giovane selvo italiano!!” esclama LinDa, la mia principale cinese, con un sorriso sardonico sotto un caschetto di capelli lisci e neri, grandi occhiali da vista alla moda, tuta da ginnastica attillata e ciabattine infradito che mostrano due piedini bianchissimi e curati, sebbene senza smalto sulle unghia.
“Signora ma...” tento ancora un accenno di protesta, ma la donna me la blocca urlando arrabbiata:
“Ma cosa!!?? Licolda ti ho dato non solo lavolo! Ti ho dato stanza dove stale, dolmile, mangiale, lavale! Pelchè anche se tu italiano, qui in questa città sei come stlaniero allivato su balca! Non hai niente! Senza me e mia famiglia vai a stale sotto ponte! Dimenticato questo!!??”.
“No, non l'ho dimenticato signora, ma...” tento la replica
“Ancola questo ma!? Non voglio più sentile ma! Tu ola sei mio selvo! Mio selvo italiano! Io posso toccale tuo culo come e quando voglio! Se non ti sta bene, te ne puoi andale! Licenziale! Vuoi andale vivele sotto ponte? Mangiale tla spazzatula!!??” mi rinfaccia la mia principale ancora a muso duro.
Nel frattempo altre due donne cinesi, una ragazzina e un'altra adulta, attirate dalle urla di rimprovero di LinDa, poco distanti sghignazzano assistendo alla mia umiliazione.
“No, no, per carità!” rispondo preoccupato.
“Allola non osale più libbellale a me! Anzi, quanto tocco tuo culo, tu con testa bassa dile a me, glazie signola pel onole che mi date quando toccale culo di voslo selvo italiano! Capito!?” mi impone la donna che repentina mi rimette la mano sul culo suscitando grasse risate alle due spettatrici.
“Non ho sentito!! Cosa dile tu a me!!??” m'incalza LinDa
“Si...ehm, grazie signora per l'onore che mi date quando toccate il culo del vostro servo italiano...” rispondo
“Ecco, blavo! Ola Lavolale! Basta pallale!! Ho poltato altlo scatolone di maglie! Sistemale pule queste e veloce! Fla dieci minuti tolno e voglio tlovale tutto in oldine! (mi da un paio di buffetti sulla guancia) capito mio giovane selvo italiano!!??” mi ordina
“Si certo, signora, subito” la rassicuro
LinDa va via, raggiunge le sue spettatrici sghignazzanti e mi lasciano solo a lavorare. Mentre mi rimetto a sistemare la merce sugli scaffali rifletto su quello che è appena accaduto.
Insomma come primo giorno di lavoro devo dire non c'è male, va! Ah quindi, nemmeno “mio impiegato”, no! Addirittura “mio servo”!
Eh già, perchè questo diritto glielo dà il solo fatto che oltre un impiego mi sta dando vitto ed alloggio in quanto sono emigrato dal sud in cerca di fortuna qui in questa città del profondo nord. Hai capito che furba la cinesina? Anzi le cinesine.
Eh si perchè qui è un clan familiare di tutte donne. Tutte parenti, cugine, zie, nipoti. Gli uomini, quei pochi che ho visto, vengono solo a portare la merce e poi lasciano la gestione a loro. O meglio a lei, LinDa, una quarantina d'anni circa, sveglia, dura, è un autentico generale della Gestapo, se non una schiavista delle piantagioni di cotone americane, per come gestisce il personale. Me in particolare!
Assorto in queste riflessioni, improvvisamente sento di nuovo una mano sul culo. Stavolta a stringere più forte le chiappe. Col dito medio che preme la zona del buco come a volermelo infilare dentro e ancora l'esclamazione: “E blavo mio giovane selvo italiano!!”
E' lei, LinDa! Saranno già passati i dieci minuti intimati. E' tornata. Sembra soddisfatta di come ho sistemato la merce. Tenendo ancora la mano sul mio culo, però mi guarda perchè si aspetta che le rispondo come mi ha imposto.
Infatti abbasso la testa e le rispondo: “Oh...si... grazie signora per l'onore che mi date quando toccate il culo del vostro servo italiano!”
LinDa sorride soddisfatta. Sghignazzano pure le altre due donne che nel frattempo l'hanno seguita come fossero la sua scorta. Poi di scatto, prendendomi alla sprovvista, lascia il culo e mi afferra la patta, stringendomi cazzo e coglioni.
Ovviamente per il dolore d'istinto mi ritraggo e lei, continuando a tenere li la mano stretta, urla di nuovo: “Ancola!!?? Ancola osi lesistele a me!?”
“No signora...è che...” tento di rispondere, mentre le altre due donne ridono sempre più divertite, ma LinDa mi blocca ancora con quel suo urlare da aguzzino nazista:
“Che!!?? Cosa che!? Anche tuo cazzo posso toccale come e quando io volele! Come tuo culo! Capito mio giovane selvo italiano!!?? Tu devi solo lispondele a tua signola come ti ho oldinato! Se no, (stacca la mano dalla patta e indica col dito l'uscita) li essele polta e andale via, licenziato! ”
Abbasso di nuovo la testa e le recito la formula: “Si signora...grazie signora per l'onore che mi date quando toccate il...il..cazzo del vostro servo italiano!”
Le altre due donne sempre più divertite per lo spettacolo, iniziano un dialogo serrato in mandarino stretto con LinDa soddisfatta e sempre più autoritaria. Probabile mi prendono in giro o le rivolgono apprezzamenti per come mi sta umiliando davanti a tutti, o tutt'e due cose assieme.
Poi rivolgendosi ancora a me,: “Ola tolna a lavolale!! Sistema questa ultima scatola e poi vieni in ufficio ho altla cosa da fale fale te!”
“Si signora, certo...” e riprendo a lavorare.
Finito di vuotare e sistemare quell'ultima scatola, mi dirigo nel piccolo ufficio dietro le casse. La porta è socchiusa, entro. Vedo LinDa seduta spalle appoggiate alla sedia e gambe distese coi piedi nudi incrociati sulla scrivania, mangia una banana assorta sul pc. L'avverto della mia presenza: “Signora, ho finito con gli scaffali...eccomi, volevate dirmi altro?”
La donna inizialmente non mi da retta. Mi lascia alcuni minuti ad aspettare dritto davanti a lei a guardare il gioco sensuale dello sfregamento dei piedi incrociati mentre mima un pompino con la banana, come incurante della mia presenza, ma in realtà lo sta facendo apposta!
Poi improvvisamente mi guarda con aria tronfia e senza ricomporsi da quella posizione a gambe stese e piedi incrociati sulla scrivania. Chiude il pc, finisce la banana. Beve qualcosa che sembra aranciata da una bottiglietta e mi dice:
“Blavo mio giovane selvo italiano! Hai lavolato bene pel essele tuo plimo giolno. Ti ho gualdato da monitol con videocamela. Sistemate bene maglie. Ola metti oldine qui mio ufficio, pulisci da polvele, lava pavimento e mio bagno (fa cenno col pollice indicando dietro le sue spalle) qui dietlo. E fai bene pelchè io gualdo te in telecamela, se non mi piace, tu fai di nuovo fino che è pulito come voglio io! Poi quando finito, sali mia casa qui sopla negozio che c'è altlo lavolo!”
Scende le gambe dalla scivania, si ricompone, infila le infradito, si alza e mi si avvicina. Mi afferra sotto al mento e scuotendomi la testa, quasi con una dolcezza materna, aggiunge: “Capito mio giovane bello selvo italiano!? Non falai allabbiale di nuovo tua signola, velo?” e nel contempo mi stringe prima il culo e poi la patta a tastare il cazzo.
“No signora, farò il bravo servitore e farò del mio meglio” la rassicuro.
Quindi, soddisfatta della risposta, LinDa prende alcune buste, esce dalla stanza e guadagna la rampa di scale che porta al suo appartamento e una volta solo mi metto a lavorare.
Sto quasi finendo, mi resta da completare il bagnetto. Quando sento dei rumori nell'ufficio. E' la cinesina adolescente, quella che prima assieme all'altra donna aveva assistito alla mia umiliazione, che incurante del pavimento ancora bagnato ci cammina su con le scarpe come a farmi un dispetto e per di più versandoci parte della cola che stava bevendo.
Provo un accenno di protesta: “No ti prego...non so come ti chiami, ma ho appena lavato così mi hai sporcato tutto di nuovo e devo rifare tutto...”
La ragazzina grassottella, sorrisino malefico, trecce nere come Mercoledì della Famiglia Addams, prima emette un solenne rutto e poi urlando: “Zitto tu! Selvo italiano non osale dile me come compoltale...io faccio quello che voglio e tu pulisci di nuovo!! Capito blutto selvo italiano? Non osale più limplovelale me...tu sei solo un selvo, nostlo selvo, capito?...o dico a mia madle di licenzialti!”
“Si...sign...sigorina, si...” le rispondo intimorito da quel tono e dall'ennesima minaccia di perdere il posto di lavoro.
Poi la ragazzina si siede, si guarda una scarpa e sempre seccata mi dice: “Gualda, mie scalpe pule bagnate di cocacola...asciugale ola subito!”
“Ma dai questo no, vi prego, non mi far...” tento di oppormi a quest'altra umiliazione. Ma vengo interrotto all'improvviso dalla voce arrabbiata di LinDa che proviene dalle casse audio sulla scrivania, evidentemente sta osservando il tutto da una videocamera:
“Tu selvo italiano ubbidisci a mia figlia! Subito! Come devo fale con te!!?? Mi avevi plomesso di essele buon selvo ubbidiente e invece!!?? Vuoi peldele posto!!?? Allola quando JuLia da un oldine a te e come se sono io! Ubbidile subito!!Subito in ginocchio e pulisci scalpe della mia bambina! Poi lavi di nuovo pavimento!”
“Si...signora, subito, perdonatemi...no no ci tengo al mio posto, non succederà più...giuro! Vostra figlia sarà servita subito!”
Quindi veloce prendo un panno e mi metto in in ginocchio davanti una JuLia dall'espressione tronfia ed arrogante ad asciugare e lucidare le sue scarpe. Me lo fa fare più volte anche se la prima passata basta e avanza. Così per sadico divertimento. Una volta soddisfatta, si alza e se ne va. Quindi finisco le pulizie in ufficio e salgo in casa.
Sono a casa di LinDa. Lei è seduta a tavola. Sta cenando con altre tre connazionali, due donne e un ragazzo. Appena mi vede partono perentori gli ordini: “Pulile bagno! Poi pulile mia stanza da letto! Pulile stanza di JuLia! Poi finito venile qui in cucina, lava piatti e tutta cucina! Capito mio giovane selvo italiano!?”
“Si signora, vado subito...”
“Vai!!” indicando con una mano la direzione.
Il bagno è in condizioni oscene, non tanto per l'igiene ma quanto per gli indumenti intimi sporchi di cui è disseminato: mutande, canottiere, calzini, collant, assorbenti macchiati di sangue. Pulisco e metto in ordine tutto.
Passo alla stanza da letto, dove la situazione è più o meno simile. In più devo sistemare le tante scarpe in giro per la stanza nella scarpiera. La signora ne ha parecchie, non solo da tennis e infradito, ma eleganti e sexy con tacco e ballerine basse. Mi colpisce pure il letto. Un matrimoniale con baldacchino, sembra quello della regina Maria Antonietta di Francia. Un vero e proprio simbolo di potere e di comando.
Finito li, passo nella camera della figlia. Un inferno di disordine e roba sporca pure qui! Mi metto veloce all'opera, ma nel frattempo entra la ragazzina. Mi vede e mi dice sedendosi sul letto: “Ah sei qui selvo italiano? (sorrisino malefico) bene! (alza una gamba) toglimi scalpe!”
Ubbidisco senza fiatare. Quando gliele tolgo l'odore che ne viene fuori non è proprio di fiori di lavanda. Una puzza tremenda!
“Togli anche calze!” mi ordina ancora.
Eseguo sempre in silenzio anche se ho la nausea per la puzza. I piedi ce li ha puliti e curati, ma sudatissimi.
Quindi, prima accende la tv scegliendo il canale pereferito, poi mi dice: “Voglio gualdale mia selie plefelita e tu devi essele mia sedia stlaio!”
“Ma io...io veramente ho l'ordine di pulire la stanza, non vorrei fare arrabbiare vostra madre se mi vede fare altro...” le rispondo con le dovute cautele.
Ma ancora una volta interviene all'improvviso LinDa che quatta quatta si era portata sull'uscio della porta: “Tu selvo italiano! Tu, se mia figlia ti vuole sua sedia slaio, tu fai la sua sedia slaio e subito!”
Io preso di soprassalto: “Oh si signora, si...subito, ubbidisco!”
Così mi faccio spiegare da JuLia come si fa la sedia sdraio umana. Praticamente devo stendermi a terra ed inarcare le gambe. Una volta in posizione, la ragazza si siede sul mio addome appoggiando le spalle sulle mie gambe, che diventano una spalliera, in questo modo la mia testa è fra suoi i piedi, che JuLia prima tiene vicino le mie orecchie, poi dopo un po' me li pianta sulla faccia senza pietà e non vedeva proprio non vedeva l'ora di farlo!
La mia faccia da più di due ore è il cuscino per i piedi sudati della giovane e sadica cinesina che intanto guarda la tv spiluccando patatine e ignorando la mia sofferenza. Anzi più me li struscia su guance, fronte e occhi, più me li mette in bocca, più mi ordina di usare la lingua fra le sue dita e sulle piante, più balla col culo sulla mia pancia, e più gode.
Pure LinDa, che fa andirivieni dalla stanza, si diverte a vedermi umiliato dai piedi della figlia, tanto che le due donne si scambiano sorrisi e battute in mandarino.
Finita la serie Tv, finalmente la ragazza mi libera. Quindi LinDa, dopo avermi fatto fare la cucina, mi concede di poter tornare al mio alloggio.
La stanza che la signora mi ha dato per alloggio, devo dire non è male. E' piccola, ma ha tutte le comodità. C'è un bagnetto fornito di doccia attaccato e un pratico angolo cottura, col quale mi sono preparato una cena veloce. Poi un letto a una piazza e mezza sul quale, dopo aver mangiato, sono disteso morto di stanchezza.
Se questo è il mio primo giorno alle dipendenze delle cinesi, non oso immaginare cosa mi aspetta da domani in poi, penso fra me e me. Quindi, prima di crollare nel sonno per la stanchezza, decido di fare una doccia.
Mi sono appena spogliato, sono in mutande, ho aperto l'acqua calda, quando mi sento chiamare dall'uscio della porta: “Buonasela mio giovane e bello selvo italiano!”
Mi giro, è LinDa. Appoggiata in maniera sensuale allo stipite, ha indosso una vestaglietta di raso blu corta alle ginocchia ed è scalza.
“Oh...buonasera signora, comandate...” le dico mentre preso da istintivo pudore cerco di coprirmi alla meno peggio col lenzuolo del letto.
“Tlanquillo...tlanquillo...mio giovane e bello selvo italiano...tua signola non riesce plendele sonno sola in suo letto, dove si tocca fica pensando a suo giovane e bello selvo italiano col suo bel culo e suo bel cazzo qui da solo...così ho pensato venile qui pel soddisfale mie voglie con mio giovane selvo italiano. Non vuoi tu di nuovo osale disubbidile a tua signola?” mi risponde mentre lentamente mi si avvicina e mi toglie dalle mani il lenzuolo col quale tento di coprirmi
“No signora, ce...certo che non voglio disubbidirvi...” le dico deglutendo
“Volevi fale doccia?” mi dice mentre mi accarezza il petto guardando l'acqua scendere dal soffione.
“Si signora” rispondo
“Vai allola...ma togli mutande, così mentle fa vedele a tua signola tuo bel culo e tuo bel cazzo italiano, vai!” mi dice in tono pacato, sensuale, abbassandomi lentamente l'elastico degli slip
Appena tolti, LinDa inizia ad accarezzarmi con una mano il culo e con l'altra il cazzo, che dopo un po' mi masturba quel tanto che basta a farlo diventare duro e fermando la sega mi dice: “Vai adesso sotto doccia, tua signola ti gualda seduta qui (indica il bordo del letto) mi piace gualdale mio bello e giovane selvo italiano lavale...”
Sono sotto la doccia mi sto insaponando, LinDa è seduta a bordo letto, gambe sensualmente accavallate e in viso l'espressione arrapata mista all'arroganza di chi sa di averti in suo totale potere. Mi dice di fare lentamente, senza fretta: “Abbiamo tutta notte, non avele fletta mio giovane bello selvo italiano...mi piace gualdale come ti lavi accalezzando tuo cazzo”.
Quando finisco ed esco dalla doccia, la donna mi si avvicina e mi avvolge col telo spugna. Mentre mi asciugo lei torna indietro, sale e prende posto sul letto appoggiandosi con le spalle alla testiera. Scosta lentamente la vestaglia sulle spalle per farmi intravedere le tette, inarca la gambe, ne accavalla una sull'altra e la stende dritta mostrandomi la pianta del piede. Così mi dice: “Vieni qui...mio giovane e bello selvo italiano...vieni, inizia a leccale piedi di tua signola che pel venile qui da te ha camminato scalza, dai!”
Così mi tolgo il telo spugna di dosso e nudo salgo sul letto. Mi avvicino al suo piede sospeso in aria e incomincio dolcemente a leccarne la pianta effettivamente ricoperta da una patina di polvere. Lecco fra le dita, gliele succhio mentre guardo il ghigno compiaciuto della donna. Il piede è impolverato, ma quantomeno non è sudato e puzzolente come quello della figlia.
Dopo un po', LinDa cambia piede in modo che io possa fare lo stesso e mi dice: “Dimmi che sei mio selvo! Dimmelo!”
Io, fra una leccata e l'altra: “Si sono il vostro servo, Signora...”
“Mio selvo si!...e io tua signola e padlona...che io posso fale quello che vuole con te...dimmelo, selvo dimmelo!!” mi incalza ancora
Io: “Si, voi siete la mia signora e padrona e potete fare di me quello che volete, qualsiasi cosa...”
“Oh si blavo mio selvo, così, blavo! Lecca, lecca piedi in segno di tua sottomissione a me!” mi dice eccitata e poi improvvisamente: “Ola basta leccale piede!”
Mi blocca, mi afferra per i capelli. Slaccia la cintura della vestaglia, la toglie completamente. Sotto è nuda. Allarga le cosce e sempre tenendomi per i capelli mi sbatte la faccia sulla sua fica e mi urla: “Lecca la fica di tua padlona! Lecca bene fino a fale godele me! Vai mio selvo italiano, vai!!”
Così inizio a leccargliela. Ce l'ha già parecchio bagnata, segno che la mia sottomissione con l'umiliazione che mi impone la eccita tantissimo, per cui non è difficile farla arrivare all'orgasmo clitorideo, che appena raggiunto la mia signora lo sottolinea ansimando forte e con con gridolini acuti.
“Non hai ancola finito, mio giovane e bello selvo italiano! Tua signola ha ancola tanta voglia!” mi dice sollevandomi la testa ancora per i capelli. “Ho voglia di tuo cazzo!” aggiunge facendomi stendere supino sul letto.
Mi fa allargare le gambe, si mette in mezzo a pancia in giù piegando le gambe ad intreccio, e mi inizia un pompino lentissimo. Prima usando solo la lingua, sui coglioni, lungo il corpo del cazzo e tutt'intorno la cappella sgusciata. Poi aggiungendoci le labbra in maniera lenta, cadenzata in modo da portarmi vicinissimo al piacere che poi blocca sul più bello. Se lo sta godendo alla grande il cazzo, gli piace e si vede. Goduria amplificata della sofferenza che mi impone a frustrarmi l'orgasmo.
Dopo alcuni lunghi minuti di questo supplizio, decide di sedercisi su. A smorzacandela se lo inghiotte profondo nella fica e comincia come una cavalcata da prima lenta e poi via via più veloce, fino a portarmi a non resistere più ed esploderle dentro una poderosa sborrata, mentre anche lei raggiunge il secondo orgasmo.
La notte la passiamo insieme. Verso le prime ore del mattino la signora mi sveglia strattonandomi e tirandomi per i capelli. Mi fa mettere in mezzo alle sue cosce aperte e pretende un altro cunnilingus. Quindi mi prodigo per farla arrivare ancora all'orgasmo, ma m'interrompe. Vuole il cazzo dentro la fica ormai fradicia. Così l'accontento. La penetro a missionario mentre le lecco i capezzoli. La sbatto sempre più forte e velocemente fino a farla venire e io sborrarle ancora dentro un'altra quantità industriale di sperma.
Soddisfatta per la scopata e tronfia per il dominio che ormai ha capito avere su di me, mi scaccia in malomodo da sopra di se. Stira braccia e gambe, si alza, si rimette la vestaglia e mi dice col solito tono da Gestapo: “Sbligati ola ad alzalti! Hai fatto solo tuo dovele di mio selvo italiano a letto! Non pensale che sei il mio fidanzato ola! Sei semple il mio selvo, semple e solo quello, e devi falmi godere tutte le volte che io ho voglia! Ola c'è altlo dovele, quello di lavolo che ti chiama! Muoviti! Lavale, vestile che fla poco aplile negozio c'è tanta melce da sistemale!”
“Si signora...certo...grazie signora per l'onore che mi date per rimanere per sempre il vostro servo italiano!”. Vado subito!”
sottomesso1966@gmail
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