Mi ritorni in mente
di
Ottobre Rosso 66
genere
prime esperienze
Quello che mi appresto a raccontarvi è tutto vero, nessuna invenzione. La mia prima volta, nonostante siano passati più di trent'anni, la ricordo perfettamente e la voglio raccontare. Un'esperienza bellissima, che auguro ad ogni ragazzo/a di qualunque inclinazione sessuale. Pensate che ancora oggi dedico, in onore e gloria, echi di mantra al suono del nome di colei che sverginandomi, mi ha aperto la porta del paradiso: Loredana P.
Quell'anno frequentavo il primo anno di istituto d'arte proprio nella la classe dove c'era lei. Per questo la conobbi. Loredana era una ripetente, aveva 18 anni. Bella ragazza alta, formosa, capelli castani ricci lunghi fin sulle spalle. Ripetente non perchè non amasse studiare, tutt'altro in quanto era coltissima, ma per via del suo impegno politico nel movimento studentesco. Era una femminista impegnata.
Eravamo agli albori degli anni 80 ed ancora nelle università come nelle scuole superiori, si respirava il clima di contestazione del decennio precedente che generava scioperi continui a cui lei aderiva sempre in maniera decisa. Ed è per questo, per le assenze, che veniva bocciata.
Dal canto mio, ero un ragazzino tutto sommato carino, ma pieno di complessi tipici dell'età. Ero timido, pieno di paure in quanto mi sentivo spesso fuori posto, indesiderato. Complessi dovuti all'educazione impartita dai miei genitori e ingigantiti da una scuola cattolica da cui provenivo, dopo aver frequentato asilo, elementari e medie, che, si sa, tende a reprimere soprattutto gli istinti sessuali. Ed io in quegli anni di questi istinti ne avevo molto forti e facevo sforzi enormi per reprimerli, per salvarmi, come mi ammoniva in confessione padre Anselmo, dal peccato che porta all'inferno e rende ciechi: la masturbazione.
Eh si, in quel periodo e ancor di più in quello subito successivo, paradossalmente al già descritto carattere introverso, la natura mi aveva dato una libidine incontrollabile e smodata. Fin dagli albori della mia maturazione sessuale, infatti, avevo il cazzo costantemente duro e teso, con una voglia di soddisfarlo che non vi dico. Per me era diventato pure imbarazzante d'estate stare in costume al mare, anche perchè pure le dimensioni non scherzano, in quanto si notava clamorosamente. Qualunque cosa si avvicinasse a me, profumi, immagini, visioni, avesse esembianze femminili, me lo facevano rizzare e la voglia di segarmi era irresistibile.
Ricordo come mi imponessi di non farlo, perchè fessacchiotto credevo alla panzana di padre Anselmo sul peccato, ma poi puntualmente non resistevo. Quelle che mi fregavano erano le riviste femminili che portava in casa mia madre e quando si faceva recapitare il Postal Market (che chi ha la mia età si ricorderà come il nonno di Amazon), precisamente e ovviamente la sezione intimo femminile. Sbarellavo per le modelle in reggiseno e mutandine di pizzo, in collant e ancora meglio in autoreggenti o in bikini per l'estate e mi soffermavo in particolare sulle estremità. Fu così che mi accorsi che delle donne mi piacevano particolarmente i piedi nudi, in calze velate, in sandali e infradito. Così mi chiudevo in bagno o nella mia stanza e mi ammazzavo di seghe.
Tornando a quell'anno, ricordo benissimo come questa incontrollabile libidine non riuscissi a estrinsecarla con le ragazze. Con loro, anzi, era un problema. Ero timidissimo ed intimorito. Quelle che mi piacevano, ero convinto, non mi guardassero nemmeno col binocolo, figuriamoci se osavo avvicinarle!
Mi vedevo brutto e mi sentivo inadeguato. Ma pure con le bruttine, le uniche che ogni tanto mi avvicinavano, ero imbranato e incapace. Quindi stavo loro lontano preferendo fantasticarci su da solo cazzo in mano.
Figuriamoci quando vidi per la prima volta Loredana. Me ne innamorai immediatamente. Divenne la mia dolce ossessione. Di lei mi piaceva tutto. Mi piaceva come si vestiva: jeans attillati o minigonne e collant neri che mettevano in mostra la forma perfetta delle sue gambe. Mi piaceva la sensualità di come le accavallava, del suo incedere quando entrava in classe o passeggiava fuori. Mi piaceva ancor di più il suo carattere, da femminista attivista, molto risoluto, anzi oserei dire autoritario. Loredana non aveva mezzi termini, se non gli andavi a genio te lo sparava in faccia e quando aveva bisogno di qualcosa, mi dava sempre l'impressione che non chiedesse, ordinasse!
Ovviamente ad un feticista in erba come me, sta cosa qui, unita all'aspetto fisico, mi eccitava da impazzire, tanto che c'erano volte che in classe dovevo chiedere ai prof. di poter andare al bagno per segarmi.
Dunque immaginate come mi potessi sentire io davanti a lei. Loredana per me era una divinità! Un'entità inavvicinabile. Era già tanto quando mi salutava e quelle poche volte che mi rivolgeva la parola, spesso solo per i compiti che non riusciva a fare, andavo in tilt, mi si azzerava la salivazione e non mi uscivano le parole!
Insomma, Loredana era la mia dolce ossessione. Le mie seghe di quel periodo avevano lei come protagonista. Sognavo non solo di toccarla e di farci sesso, ma pure di esserne lo schiavo leccapiedi. E ste cose qui le scrivevo in gran segreto pure sul diario. Nelle pagine dove non c'erano compiti, scrivevo cose tipo: “AMO LOREDANA P.” “LOREDANA P. MIA SIGNORA E PADRONA” “LOREDANA P. TI ADORO E TI DESIDERO”, corredate da cuoricini, fiori e faccine sorridenti. Insomma, cose tipiche dei primi innamoramenti adolescenziali che si pensa finiscano li.
Invece avvenne che una mattina rovistando nello zaino in cerca proprio del diario, non lo trovai. Pensai di averlo dimenticato a casa. Così mi appuntai i compiti per casa in un foglietto e mi recai a fare la ricreazione. Stavo per uscire dalla classe, quando mi si parò davanti, bellissima e sensualissima, Loredana con le braccia dietro la schiena, tipo che nascondesse qualcosa, che mi ferma e con aria ironica mi fa: “Dove stai andando?”.
Al solito, andai in tilt, deglutii nervosamente e le farfugliai che stavo uscendo per la ricreazione, e lei: “No, aspetta sediamoci che ti devo parlare!”
Così, incredulo che lei proprio – proprio lei - volesse sedere e parlare con me, ci sedemmo all'ultimo banco. Loredana uscì le braccia da dietro la schiena, mi mostrò il mio diario e mi chiese; “Immagino stavi cercando questo prima, no?”. Le dissi di si diventando, nel frattempo, di mille colori per la vergogna in quanto immaginai che lei avesse letto tutto quello che le avevo dedicato.
Infatti Loredana, prima mi disse di averlo trovato per caso a terra, poi me lo aprì davanti proprio nelle pagine con dedica a lei e mi disse: “L'ho sfogliato solo per cercare di capire di chi fosse e non solo l'ho scoperto (sorrise), ma ho scoperto che il proprietario è innamorato pazzo di me (sorrise di nuovo)...tu sai di chi sto parlando?”
Andai in tilt e cambiai colori più del solito. In quel momento, per la vergogna, avrei voluto sprofondare fino al centro della terra. Cercai di spiegarle confusamente qualcosa che manco mi ricordo, talmente mi si annebbiò il cervello. Ma lei mi fermò e mi disse: “Non ti agitare...stai tranquillo...alla fine è una dichiarazione d'amore, mica sono insulti (sorrise), solo che devi imparare che queste cose non si scrivono, si dicono alla diretta interessata”.
Ed io, ancora tremante: “Si hai ragione...ma...ma...ma...devi capire che non ci riuscirei mai...non ci riesco con le ragazze in genere, figurati se ci riesco davanti ad una come te che peraltro non mi ha mai dato molta confidenza, se non per farsi dettare i compiti in arretrato...”
Loredana m'interruppe: “Una come me...in che senso?”
Io, deglutendo: “Ecco...nel senso...così più grande di me, ma soprattutto che sei mio sogno!...così bella...così donna...così inarrivabile...per me che sono ancora..ancora...un ragazzino”
Loredana: “Inarrivabile...addirittura (sorrise dolcemente) intanto grazie per il complimento, essere un sogno non me lo aveva mai detto nessuno...ma poi, dai su...inarrivabile...guarda che sono una persona normalissima...”
Io: “Inarrivabile perchè penso che sicuramente avrai un ragazzo più grande di me...o quantomeno chissà quanti ne avrai di migliori di me che ti fanno il filo...come potrei competere mai io?”
Loredana, dandomi un leggero pizzicotto sulla guancia: “Guarda che io non sono così inarrivabile come credi, e tu non sei brutto, anzi...sei carino, dovresti lavorare di più sull'autostima...io sono una ragazza di sinistra, mica una montata di destra...se non ti ho mai calcolato come avresti voluto, l'ho fatto, come per altri in questa classe, solo perchè ho i miei impegni col movimento...ho le mie storie, si...ma nessun ragazzo fisso perchè non sento di potergli dedicare il tempo che richiede una storia...e nemmeno ho tutte queste folle di uomini dietro che immagini tu...io amo stare con le persone che mi fanno stare bene, uomini o donne che siano, qualsiasi censo e razza siano...”
Io, adesso meno teso e leggermente più rilassato: “Ah ok...questa che hai detto è una cosa bella...e mi...mi...ecco...mi piaci ancora di più!”
Loredana: “Quindi devo desumere che non hai una ragazza, vero?”
La tensione mi si allentò definitivamente, ma come al solito con una femmina accanto – e che femmina, quella che adoravo!!- mi si rizzò il cazzo alla solita maniera imbarazzante, con la tuta che indossavo si notava, quindi le risposi di no e di non averne mai avute.
Loredana, con un dolce sorriso: “Dunque sei un verginello!?”
Le risposi ancora di si e lei: “Ok...ok..”.
Rimase un attimo in silenzio, come se inseguisse un pensiero. Dopo mi guardò fisso negli occhi, io mi squagliai, perchè la vedevo ancora più bella e desiderabile di prima. Poi, mi accorsi, notò il vistoso rigonfiamento della mia erezione e dopo questa breve pausa mi chiese una cosa che mai avrei potuto immaginare potesse chiedermi proprio lei: “Domani mattina...ti va di marinare la scuola con me? ...siamo già a maggio, fa caldo e mi va di andare al mare, mi piacerebbe andarci in tua compagnia...io e te soli...ci vieni, che ne pensi?”
Io, che non ci potevo credere: “Con me!?...soli, io e te?...ma dici sul serio? (lei sorridendo fece cenno di si con la testa) ...ma...ma...ma...si...si che vengo!”
Loredana abbassò gli occhi verso la mia patta gonfia e poi li rialzò verso di me con aria di stupore, e ridendo mi fa: “Si che vengo in che senso? ...no perchè ho l'impressione che tu più che altro stia già venendo ora, subito...e in quell'altro altro senso...”
Io arrossii di vergogna, mi coprii la patta con una mano. Le sorrisi imbarazzato e le chiesi scusa. Lei mi rispose di non preoccuparmi che non c'era problema, mi diede un altro tenero pizzicotto sulla guancia, si alzò e si allontanò dalla classe, subito dopo suonò la campanella di fine ricreazione.
Immaginate, dunque, appena tornato a casa, per la felicità, come mi sentii. Dalla forte emozione mi si chiuse la bocca dello stomaco e a pranzo mangiai a stento, quel poco che bastò per non far preoccupare i miei che già mi parlavano, ma io li osservavo con lo sguardo assente e un sorriso tra l'estasi e l'ebete stampato in viso. Stessa cosa quando incontrai gli amici. Non pensavo ad altro, se non a quello che era successo con Loredana, il mio sogno, la mia dea!
Alla prima volta che una che mi piace tanto, non solo non mi rifiuta, ma vuole andare al mare assieme a me, da soli. Inutile dirvi, poi, le seghe che mi sono fatto in bagno e poi in camera mia, pensandola seduta accanto a me in quel banco, a parlare con me, me! Non un altro, me! E non di matematica o grammatica, ma dei nostri sentimenti. Con quelle gambe sensualmente accavallate, la sua bocca dalle labbra carnose, quegli occhi neri che mi puntavano fra il dolce ed il selvaggio, quella splendida criniera di ricci castani che gli scendevano fin sotto le spalle e quell'odore di buono che ancora sentivo addosso. A fantasticare di me e lei soli davanti il mare e su cosa sarebbe potuto succedere.
L'indomani mattina, il D-Day, mi recai a scuola che quasi volavo invece di camminare. L'aspettai ansioso davanti l'ingresso, ed ogni minuto d'attesa mi sembrava un secolo. Siccome ritardò, pensai pure che se ne fosse pentita. Invece al suono della campanella di inizio lezioni, non appena entrarono tutti gli altri ragazzi, Loredana arrivò in motorino. Mi fece l'occhiolino per fare intendere di salire veloce dietro e partimmo. Non vi dico che emozione provavo a stare seduto sullo stesso sellino a contatto con lei. Ancora non mi pareva vero, avevo i crampi allo stomaco e l'adrenalina a mille. Non vi dico, poi, il cazzo: come la pietra! E credo lo sentisse perfettamente pressato sul fondoschiena.
Quindi, dopo una decina di minuti di viaggio arrivammo in una località balneare poco fuori città. C'era una spiaggia sabbiosa che si perdeva a vista d'occhio. La giornata era bellissima e calda. Giungemmo presso una casa prefabbricata in legno proprio sulla spiaggia a pochi metri dal mare. Loredana legò con una catena il motorino ad un palo ed entrammo nel prefabbricato. Mi disse che era la casa al mare di famiglia e il posto dove amava rifugiarsi e rilassarsi quando voleva stare sola.
Ci liberammo degli zaini e dei giubbotti, mi offrì della birra, accese della musica reggae, accennò alcuni passi di danza e si lasciò cadere su un divano. Si liberò delle scarpe da tennis, tirò via pure i calzini e a me andò la birra di traverso alla vista dei suoi piedi nudi, dalle unghia smaltate color melanzana, bellissimi, curatissimi, che muoveva con una sensualità da sballo.
Loredana si accorse dell'effetto che mi avevano procurato e con un dito mi invitò a sedermi accanto a lei. Col cazzo che mi stava sfondando la cerniera dei jeans, mi ci sedetti accanto. Lei si mise di traverso, mi posizionò i piedi sulle gambe e mi disse con un'espressione maliziosa: “Sono sicura che ti va di massaggiarmeli, vero?”. Balbettanto le risposi di si e lei: “E allora che ci aspetti?”. Così iniziai a massaggiarne uno, dopo un po' l'altro. Nonostante li avesse tenuti nelle scarpe da tennis, peraltro consumate, non le puzzavano per nulla, anzi facevano un odore così arrapante che il mio cazzo sempre di più duro, aumentò la spinta sulla cerniera. Questo mi convinse sempre di più che Loredana non era una ragazza come le altre, ma confermava essere una Dea che profumava di divino ovunque.
Quindi, avvertendo la mia forte eccitazione, mi dice: “Immagino che vorresti andare oltre il massaggio, vero?...chessò (mi mise un piede sulla guancia)...ti piacerebbe te li mettessi così e te li facessi leccare, vero?”.
Io eccitatissimo con quel piede morbido ed odoroso vicino la bocca, le risposi: “Magari...magari...Lory!” e lei: “Allora togliti sti pantaloni...che fra poco il cazzo te li sfonda..e fallo!”. Lesto, restando sempre seduto, me li tolsi, mutande comprese, avevo il cazzo così teso e duro che avrei potuto trapanare una trave di quella casa. Loredana non appena me lo vide, restò basita per le dimensioni e mi fece i complimenti. Ma non appena mi rimise il piede in faccia e l'altro ad altezza bocca per farmelo leccare, per la troppa eccitazione di star realizzando un sogno non resistetti e senza nemmeno toccarmi sborrai copiosamente.
Loredana scoppiò a ridere. Io ero in forte imbarazzo perchè credevo di aver rovinato tutto. Ma poi mi confortò dicendomi che alla mia età era normale avere una libidine tale da non poter essere controllata. Aggiunse di stare tranquillo, che ci avrebbe pensato lei a disciplinarla, tanto avevamo tutta la giornata per farlo in assoluta tranquillità, completamente soli. Poi mi fa: “Che ne dici se ci andiamo a fare un bagno?...così per allentare la tensione e riprendiamo dopo più rilassati?”
Le dissi di si, ma che non avevo il costume e lei mi rispose: “Che ti serve il costume?...nudi! Siamo soli...non c'è nessuno!”
Così mi prese per mano e scendemmo a riva. Li si spogliò completamente. Loredana nuda era bellissima: tette grosse e sode, culetto a mandolino e la fica dai peli neri e ordinati. Altro che allentare la tensione, pensai tra me e me, davanti quella divinità fatta donna tornai a bollire ed il cazzo mi era tornato di nuovo duro e teso.
Ci immergemmo sempre mano nella mano. L'acqua era cristallina e nemmeno troppo fredda. Loredana fece alcune bracciate in stile libero lasciandomi solo che non ero ancora immerso del tutto. Poi ritornò, mi si avvicinò, divertita mi iniziò a schizzare l'acqua invitandomi ad andare giù. Bagnata nuda, con quella massa di capelli tirati all'indietro, era favolosa.
Così feci un breve bagno e non appena mi rimisi in piedi, lei mi mi abbracciò, feci uguale anche io. Ci stringemmo forte e le nostre lingue penetrarono nelle nostre rispettive bocche per un bacio lungo e appassionato. Ci stringevamo sempre più forte e il mio cazzo era sempre più duro e teso. Loredana sentendolo così duro, ad un certo punto, si avvinghiò a me anche con le gambe in modo da agevolare il cazzo a penetrare la fica. Io infatti, senza che l'avessi mai fatto prima, questa era la prima volta che scopavo, non so come, ma riuscii a penetrarla. Mi venne istintivo. A quel punto lei mi fa: “Bravo!...adesso spingi...spingi all'insù col bacino e scopami!”.
Eseguii il movimento con lei che mi aiutava muovendosi su e giù appesa a me. Scopavo benissimo in crescendo che io stesso me ne meravigliai. Fu bellissimo sentirla ansimare di piacere avvinghiata a me e ancora di più quando le sborrai dentro svuotandomi il cazzo fino a fare godere pure lei.
Quindi si staccò da me per un attimo, poi mi riabbraccio, mi baciò forte in bocca e mi disse sorridente: “Bravissimo!!...e soprattutto complimenti, adesso non sei più vergine!”
Quando rientrammo in casa, pranzammo con una spaghettata aglio olio e peperoncino. Poi ci riaccomodammo sul divano alla stessa maniera di prima e Loredana si fece nuovamente massaggiare i piedi da me: “Datti da fare, dai!” mi disse decisa.
Io mi eccitai per la naturalezza di come me lo ordinò, come se da quel giorno in poi fosse un mio dovere farlo. Ma del resto era la mia divinità ed era giusto, per me umile servo, stargli ai piedi.
Non appena vide che il mio cazzo era di nuovo in tiro, tolse i piedi, si alzò e fece stendere me sul divano. Mi tirò via le mutande. che mi ero rimesso, si mise distesa di pancia tra le mie cosce, piegò le sue gambe all'insù in modo da incrociare quei piedi bellissimi che muoveva in modo sensuale, con una mano mi prese il cazzo, lo scappellò, lentamente iniziò a segarlo, mentre con la lingua mi leccava dolcemente le palle. Dalle palle, molto lentamente passò a tutto il corpo del pene fino alla cappella, su e giù per svariate volte, senza smettere la sega lenta. Io ero in estasi dalla goduria. Appena finì di leccare e sempre segando, mi disse: “Respira...respira molto profondamente...chiudi gli occhi rilassati, non avere fretta di dimostrarmi quanto mi adori...non farti fottere dall'ansia che così te la godi più a lungo...”.
Io respirando profondamente a occhi chiusi annuii. Dopo poco sentii la sua bocca sulla cappella. Dolcemente se la stava mettendo in bocca. Le passò sopra la lingua, la baciò e la rileccò. Questa cosa, sempre accompagnata dalla sega lenta, durò qualche minuto. Impossibile descrivervi il piacere immenso che sentivo, so solo che fu talmente enorme che dovetti avvertirla che stavo per sborrare. Così si prese l'intero cazzo in bocca e mi fece venire ingoiando tutto.
Poi ristendendosi al suo posto mi dice: “Hai visto che con la respirazione e la calma sei durato di più?...nel sesso, così come quando si mangia, non bisogna mai avere fretta...mai!”.
Le risposi di si ringraziandola, quindi riprese a dirmi: “Non abbiamo finito...adesso devi imparare a darlo il piacere, non solo a riceverlo...perchè voi maschietti avete la tendenza a pensare solo al vostro pisello (me lo tocca con un piede) e nel sesso non funziona così...devi imparare a far godere la donna, a toccarla nei punti giusti...”
Così stesa sul divano, mi fece avvicinare e mi disse di alternare bacetti e leccatine sotto le orecchie, sul collo, sui capezzoli. Mentre eseguivo estasiato per il suo odore e per il suo sapore, arrivato alle tette divaricò le gambe e mi disse adesso di accarezzarle l'interno delle cosce fino a sforare la fica. Eseguii senza indugi, oramai poteva chiedermi anche di prendere in bocca la sua cacca che lo avrei fatto. Toccarla in quella maniera era stupendo, aveva un pelle così liscia e morbida.
Appena arrivai a sfiorarle la fica, mi prese la mano e se la fece mettere sulle grandi labbra aperte e bagnate in modo da sollecitarle il clitoride. Eseguii e dopo un po' la sentii ansimare di piacere e tra un sospiro ed un altro farmi i complimenti per come la toccavo. Poi mi disse di fare la stessa cosa stavolta con la lingua. Così mi piegai sulla fica, faceva un profumo stupendo, e mi misi a leccarla ancora sul clitoride. Lei dal piacere mi afferrò la testa per i capelli come se avesse paura che scappassi e tenendomi stretto in quella posizione, mi fa: “Bravo bravo...così così...lecca, non ti fermare...lecca lecca...si si...non fermarti o non ti guarderò più in faccia per la vita...così...si si...” Dopo qualche minuto, esplose in un orgasmo che la fece contorcere ed urlare.
Quindi riprendendosi dal piacere, respirando ancora affannosamente, mi fa: “Ma sei bravissimo...sei stato un grande...ma davvero ci devo credere che io sono la prima con cui fai sesso? Sei stupendo...”
E io: “Giuro Lory che sei la prima...non ti mentirei mai...anche io sono stupefatto di come ci sto riuscendo, ma è chiaro che sta avvenendo perchè quella stupenda sei tu, Lory e mi viene tutto naturale...sono pazzo di te...ormai completamente andato per te...ti amo!!...sono pronto a tutto per stare al tuo servizio!”
Loredana mi sorrise dolcemente, poi vide che avevo di nuovo il cazzo duro e in tiro e mi fa: “Ok, mio servitore dal bel cazzone di nuovo duro...allora scopami ancora...”
Quindi mi posizionai su di lei a missionario e la penetrai aiutato dalla sua mano che mi guidava il cazzo ad entrare bene nella fica. Iniziai a pompare prima lentamente in superficie, poi gradualmente affondai e, seguendo le sue indicazioni, pompai sempre più velocemente fino ad esploderle dentro la mia sborra e sentire, qualche attimo dopo, arrivare lei all'orgasmo urlandomi “bravooo!!”
Così sfiniti ci addormentammo sul divano stretti l'uno all'altra. Quando ci svegliammo era pomeriggio inoltrato, quasi l'imbrunire. Per un attimo mi preoccupai dei miei genitori che non avevano più notizie di me dalla mattina, ma fu solo un attimo, infatti quanto vidi quella meravigliosa creatura di Loredana svegliarsi stirandosi soddisfatta accanto a me, svanì ogni preoccupazione. Ero troppo felice che si era realizzato il mio sogno erotico. Fu la giornata più bella della mia vita, quando si dice che il primo amore non si scorda mai!
Quando mi riaccompagnò a casa le chiesi se adesso stavamo assieme, Loredana mi sorrise, mi accarezzò una guancia e mi disse che magari qualche altra volta avremmo scopato sicuro, perchè era stato molto bello, ma di considerarla la mia ragazza, quello no. Amava troppo la libertà!
Quella estate, effettivamente, ci vedemmo molte altre volte alla casa al mare o nella mia stanza, quando i miei non erano in casa, per scopare come ricci. Poi però, poco prima dell'inizio della scuola, Loredana mi comunicò che non si sarebbe iscritta più a scuola perchè partiva per una missione umanitaria in Africa e non sapeva se e quando sarebbe tornata.
Infatti da quel giorno fino ad oggi non l'ho più vista e ne saputo più nulla di lei. L'unica cosa che mi resta è il suo splendido ricordo e quel bellissimo giorno in cui mi fece uomo.
Quell'anno frequentavo il primo anno di istituto d'arte proprio nella la classe dove c'era lei. Per questo la conobbi. Loredana era una ripetente, aveva 18 anni. Bella ragazza alta, formosa, capelli castani ricci lunghi fin sulle spalle. Ripetente non perchè non amasse studiare, tutt'altro in quanto era coltissima, ma per via del suo impegno politico nel movimento studentesco. Era una femminista impegnata.
Eravamo agli albori degli anni 80 ed ancora nelle università come nelle scuole superiori, si respirava il clima di contestazione del decennio precedente che generava scioperi continui a cui lei aderiva sempre in maniera decisa. Ed è per questo, per le assenze, che veniva bocciata.
Dal canto mio, ero un ragazzino tutto sommato carino, ma pieno di complessi tipici dell'età. Ero timido, pieno di paure in quanto mi sentivo spesso fuori posto, indesiderato. Complessi dovuti all'educazione impartita dai miei genitori e ingigantiti da una scuola cattolica da cui provenivo, dopo aver frequentato asilo, elementari e medie, che, si sa, tende a reprimere soprattutto gli istinti sessuali. Ed io in quegli anni di questi istinti ne avevo molto forti e facevo sforzi enormi per reprimerli, per salvarmi, come mi ammoniva in confessione padre Anselmo, dal peccato che porta all'inferno e rende ciechi: la masturbazione.
Eh si, in quel periodo e ancor di più in quello subito successivo, paradossalmente al già descritto carattere introverso, la natura mi aveva dato una libidine incontrollabile e smodata. Fin dagli albori della mia maturazione sessuale, infatti, avevo il cazzo costantemente duro e teso, con una voglia di soddisfarlo che non vi dico. Per me era diventato pure imbarazzante d'estate stare in costume al mare, anche perchè pure le dimensioni non scherzano, in quanto si notava clamorosamente. Qualunque cosa si avvicinasse a me, profumi, immagini, visioni, avesse esembianze femminili, me lo facevano rizzare e la voglia di segarmi era irresistibile.
Ricordo come mi imponessi di non farlo, perchè fessacchiotto credevo alla panzana di padre Anselmo sul peccato, ma poi puntualmente non resistevo. Quelle che mi fregavano erano le riviste femminili che portava in casa mia madre e quando si faceva recapitare il Postal Market (che chi ha la mia età si ricorderà come il nonno di Amazon), precisamente e ovviamente la sezione intimo femminile. Sbarellavo per le modelle in reggiseno e mutandine di pizzo, in collant e ancora meglio in autoreggenti o in bikini per l'estate e mi soffermavo in particolare sulle estremità. Fu così che mi accorsi che delle donne mi piacevano particolarmente i piedi nudi, in calze velate, in sandali e infradito. Così mi chiudevo in bagno o nella mia stanza e mi ammazzavo di seghe.
Tornando a quell'anno, ricordo benissimo come questa incontrollabile libidine non riuscissi a estrinsecarla con le ragazze. Con loro, anzi, era un problema. Ero timidissimo ed intimorito. Quelle che mi piacevano, ero convinto, non mi guardassero nemmeno col binocolo, figuriamoci se osavo avvicinarle!
Mi vedevo brutto e mi sentivo inadeguato. Ma pure con le bruttine, le uniche che ogni tanto mi avvicinavano, ero imbranato e incapace. Quindi stavo loro lontano preferendo fantasticarci su da solo cazzo in mano.
Figuriamoci quando vidi per la prima volta Loredana. Me ne innamorai immediatamente. Divenne la mia dolce ossessione. Di lei mi piaceva tutto. Mi piaceva come si vestiva: jeans attillati o minigonne e collant neri che mettevano in mostra la forma perfetta delle sue gambe. Mi piaceva la sensualità di come le accavallava, del suo incedere quando entrava in classe o passeggiava fuori. Mi piaceva ancor di più il suo carattere, da femminista attivista, molto risoluto, anzi oserei dire autoritario. Loredana non aveva mezzi termini, se non gli andavi a genio te lo sparava in faccia e quando aveva bisogno di qualcosa, mi dava sempre l'impressione che non chiedesse, ordinasse!
Ovviamente ad un feticista in erba come me, sta cosa qui, unita all'aspetto fisico, mi eccitava da impazzire, tanto che c'erano volte che in classe dovevo chiedere ai prof. di poter andare al bagno per segarmi.
Dunque immaginate come mi potessi sentire io davanti a lei. Loredana per me era una divinità! Un'entità inavvicinabile. Era già tanto quando mi salutava e quelle poche volte che mi rivolgeva la parola, spesso solo per i compiti che non riusciva a fare, andavo in tilt, mi si azzerava la salivazione e non mi uscivano le parole!
Insomma, Loredana era la mia dolce ossessione. Le mie seghe di quel periodo avevano lei come protagonista. Sognavo non solo di toccarla e di farci sesso, ma pure di esserne lo schiavo leccapiedi. E ste cose qui le scrivevo in gran segreto pure sul diario. Nelle pagine dove non c'erano compiti, scrivevo cose tipo: “AMO LOREDANA P.” “LOREDANA P. MIA SIGNORA E PADRONA” “LOREDANA P. TI ADORO E TI DESIDERO”, corredate da cuoricini, fiori e faccine sorridenti. Insomma, cose tipiche dei primi innamoramenti adolescenziali che si pensa finiscano li.
Invece avvenne che una mattina rovistando nello zaino in cerca proprio del diario, non lo trovai. Pensai di averlo dimenticato a casa. Così mi appuntai i compiti per casa in un foglietto e mi recai a fare la ricreazione. Stavo per uscire dalla classe, quando mi si parò davanti, bellissima e sensualissima, Loredana con le braccia dietro la schiena, tipo che nascondesse qualcosa, che mi ferma e con aria ironica mi fa: “Dove stai andando?”.
Al solito, andai in tilt, deglutii nervosamente e le farfugliai che stavo uscendo per la ricreazione, e lei: “No, aspetta sediamoci che ti devo parlare!”
Così, incredulo che lei proprio – proprio lei - volesse sedere e parlare con me, ci sedemmo all'ultimo banco. Loredana uscì le braccia da dietro la schiena, mi mostrò il mio diario e mi chiese; “Immagino stavi cercando questo prima, no?”. Le dissi di si diventando, nel frattempo, di mille colori per la vergogna in quanto immaginai che lei avesse letto tutto quello che le avevo dedicato.
Infatti Loredana, prima mi disse di averlo trovato per caso a terra, poi me lo aprì davanti proprio nelle pagine con dedica a lei e mi disse: “L'ho sfogliato solo per cercare di capire di chi fosse e non solo l'ho scoperto (sorrise), ma ho scoperto che il proprietario è innamorato pazzo di me (sorrise di nuovo)...tu sai di chi sto parlando?”
Andai in tilt e cambiai colori più del solito. In quel momento, per la vergogna, avrei voluto sprofondare fino al centro della terra. Cercai di spiegarle confusamente qualcosa che manco mi ricordo, talmente mi si annebbiò il cervello. Ma lei mi fermò e mi disse: “Non ti agitare...stai tranquillo...alla fine è una dichiarazione d'amore, mica sono insulti (sorrise), solo che devi imparare che queste cose non si scrivono, si dicono alla diretta interessata”.
Ed io, ancora tremante: “Si hai ragione...ma...ma...ma...devi capire che non ci riuscirei mai...non ci riesco con le ragazze in genere, figurati se ci riesco davanti ad una come te che peraltro non mi ha mai dato molta confidenza, se non per farsi dettare i compiti in arretrato...”
Loredana m'interruppe: “Una come me...in che senso?”
Io, deglutendo: “Ecco...nel senso...così più grande di me, ma soprattutto che sei mio sogno!...così bella...così donna...così inarrivabile...per me che sono ancora..ancora...un ragazzino”
Loredana: “Inarrivabile...addirittura (sorrise dolcemente) intanto grazie per il complimento, essere un sogno non me lo aveva mai detto nessuno...ma poi, dai su...inarrivabile...guarda che sono una persona normalissima...”
Io: “Inarrivabile perchè penso che sicuramente avrai un ragazzo più grande di me...o quantomeno chissà quanti ne avrai di migliori di me che ti fanno il filo...come potrei competere mai io?”
Loredana, dandomi un leggero pizzicotto sulla guancia: “Guarda che io non sono così inarrivabile come credi, e tu non sei brutto, anzi...sei carino, dovresti lavorare di più sull'autostima...io sono una ragazza di sinistra, mica una montata di destra...se non ti ho mai calcolato come avresti voluto, l'ho fatto, come per altri in questa classe, solo perchè ho i miei impegni col movimento...ho le mie storie, si...ma nessun ragazzo fisso perchè non sento di potergli dedicare il tempo che richiede una storia...e nemmeno ho tutte queste folle di uomini dietro che immagini tu...io amo stare con le persone che mi fanno stare bene, uomini o donne che siano, qualsiasi censo e razza siano...”
Io, adesso meno teso e leggermente più rilassato: “Ah ok...questa che hai detto è una cosa bella...e mi...mi...ecco...mi piaci ancora di più!”
Loredana: “Quindi devo desumere che non hai una ragazza, vero?”
La tensione mi si allentò definitivamente, ma come al solito con una femmina accanto – e che femmina, quella che adoravo!!- mi si rizzò il cazzo alla solita maniera imbarazzante, con la tuta che indossavo si notava, quindi le risposi di no e di non averne mai avute.
Loredana, con un dolce sorriso: “Dunque sei un verginello!?”
Le risposi ancora di si e lei: “Ok...ok..”.
Rimase un attimo in silenzio, come se inseguisse un pensiero. Dopo mi guardò fisso negli occhi, io mi squagliai, perchè la vedevo ancora più bella e desiderabile di prima. Poi, mi accorsi, notò il vistoso rigonfiamento della mia erezione e dopo questa breve pausa mi chiese una cosa che mai avrei potuto immaginare potesse chiedermi proprio lei: “Domani mattina...ti va di marinare la scuola con me? ...siamo già a maggio, fa caldo e mi va di andare al mare, mi piacerebbe andarci in tua compagnia...io e te soli...ci vieni, che ne pensi?”
Io, che non ci potevo credere: “Con me!?...soli, io e te?...ma dici sul serio? (lei sorridendo fece cenno di si con la testa) ...ma...ma...ma...si...si che vengo!”
Loredana abbassò gli occhi verso la mia patta gonfia e poi li rialzò verso di me con aria di stupore, e ridendo mi fa: “Si che vengo in che senso? ...no perchè ho l'impressione che tu più che altro stia già venendo ora, subito...e in quell'altro altro senso...”
Io arrossii di vergogna, mi coprii la patta con una mano. Le sorrisi imbarazzato e le chiesi scusa. Lei mi rispose di non preoccuparmi che non c'era problema, mi diede un altro tenero pizzicotto sulla guancia, si alzò e si allontanò dalla classe, subito dopo suonò la campanella di fine ricreazione.
Immaginate, dunque, appena tornato a casa, per la felicità, come mi sentii. Dalla forte emozione mi si chiuse la bocca dello stomaco e a pranzo mangiai a stento, quel poco che bastò per non far preoccupare i miei che già mi parlavano, ma io li osservavo con lo sguardo assente e un sorriso tra l'estasi e l'ebete stampato in viso. Stessa cosa quando incontrai gli amici. Non pensavo ad altro, se non a quello che era successo con Loredana, il mio sogno, la mia dea!
Alla prima volta che una che mi piace tanto, non solo non mi rifiuta, ma vuole andare al mare assieme a me, da soli. Inutile dirvi, poi, le seghe che mi sono fatto in bagno e poi in camera mia, pensandola seduta accanto a me in quel banco, a parlare con me, me! Non un altro, me! E non di matematica o grammatica, ma dei nostri sentimenti. Con quelle gambe sensualmente accavallate, la sua bocca dalle labbra carnose, quegli occhi neri che mi puntavano fra il dolce ed il selvaggio, quella splendida criniera di ricci castani che gli scendevano fin sotto le spalle e quell'odore di buono che ancora sentivo addosso. A fantasticare di me e lei soli davanti il mare e su cosa sarebbe potuto succedere.
L'indomani mattina, il D-Day, mi recai a scuola che quasi volavo invece di camminare. L'aspettai ansioso davanti l'ingresso, ed ogni minuto d'attesa mi sembrava un secolo. Siccome ritardò, pensai pure che se ne fosse pentita. Invece al suono della campanella di inizio lezioni, non appena entrarono tutti gli altri ragazzi, Loredana arrivò in motorino. Mi fece l'occhiolino per fare intendere di salire veloce dietro e partimmo. Non vi dico che emozione provavo a stare seduto sullo stesso sellino a contatto con lei. Ancora non mi pareva vero, avevo i crampi allo stomaco e l'adrenalina a mille. Non vi dico, poi, il cazzo: come la pietra! E credo lo sentisse perfettamente pressato sul fondoschiena.
Quindi, dopo una decina di minuti di viaggio arrivammo in una località balneare poco fuori città. C'era una spiaggia sabbiosa che si perdeva a vista d'occhio. La giornata era bellissima e calda. Giungemmo presso una casa prefabbricata in legno proprio sulla spiaggia a pochi metri dal mare. Loredana legò con una catena il motorino ad un palo ed entrammo nel prefabbricato. Mi disse che era la casa al mare di famiglia e il posto dove amava rifugiarsi e rilassarsi quando voleva stare sola.
Ci liberammo degli zaini e dei giubbotti, mi offrì della birra, accese della musica reggae, accennò alcuni passi di danza e si lasciò cadere su un divano. Si liberò delle scarpe da tennis, tirò via pure i calzini e a me andò la birra di traverso alla vista dei suoi piedi nudi, dalle unghia smaltate color melanzana, bellissimi, curatissimi, che muoveva con una sensualità da sballo.
Loredana si accorse dell'effetto che mi avevano procurato e con un dito mi invitò a sedermi accanto a lei. Col cazzo che mi stava sfondando la cerniera dei jeans, mi ci sedetti accanto. Lei si mise di traverso, mi posizionò i piedi sulle gambe e mi disse con un'espressione maliziosa: “Sono sicura che ti va di massaggiarmeli, vero?”. Balbettanto le risposi di si e lei: “E allora che ci aspetti?”. Così iniziai a massaggiarne uno, dopo un po' l'altro. Nonostante li avesse tenuti nelle scarpe da tennis, peraltro consumate, non le puzzavano per nulla, anzi facevano un odore così arrapante che il mio cazzo sempre di più duro, aumentò la spinta sulla cerniera. Questo mi convinse sempre di più che Loredana non era una ragazza come le altre, ma confermava essere una Dea che profumava di divino ovunque.
Quindi, avvertendo la mia forte eccitazione, mi dice: “Immagino che vorresti andare oltre il massaggio, vero?...chessò (mi mise un piede sulla guancia)...ti piacerebbe te li mettessi così e te li facessi leccare, vero?”.
Io eccitatissimo con quel piede morbido ed odoroso vicino la bocca, le risposi: “Magari...magari...Lory!” e lei: “Allora togliti sti pantaloni...che fra poco il cazzo te li sfonda..e fallo!”. Lesto, restando sempre seduto, me li tolsi, mutande comprese, avevo il cazzo così teso e duro che avrei potuto trapanare una trave di quella casa. Loredana non appena me lo vide, restò basita per le dimensioni e mi fece i complimenti. Ma non appena mi rimise il piede in faccia e l'altro ad altezza bocca per farmelo leccare, per la troppa eccitazione di star realizzando un sogno non resistetti e senza nemmeno toccarmi sborrai copiosamente.
Loredana scoppiò a ridere. Io ero in forte imbarazzo perchè credevo di aver rovinato tutto. Ma poi mi confortò dicendomi che alla mia età era normale avere una libidine tale da non poter essere controllata. Aggiunse di stare tranquillo, che ci avrebbe pensato lei a disciplinarla, tanto avevamo tutta la giornata per farlo in assoluta tranquillità, completamente soli. Poi mi fa: “Che ne dici se ci andiamo a fare un bagno?...così per allentare la tensione e riprendiamo dopo più rilassati?”
Le dissi di si, ma che non avevo il costume e lei mi rispose: “Che ti serve il costume?...nudi! Siamo soli...non c'è nessuno!”
Così mi prese per mano e scendemmo a riva. Li si spogliò completamente. Loredana nuda era bellissima: tette grosse e sode, culetto a mandolino e la fica dai peli neri e ordinati. Altro che allentare la tensione, pensai tra me e me, davanti quella divinità fatta donna tornai a bollire ed il cazzo mi era tornato di nuovo duro e teso.
Ci immergemmo sempre mano nella mano. L'acqua era cristallina e nemmeno troppo fredda. Loredana fece alcune bracciate in stile libero lasciandomi solo che non ero ancora immerso del tutto. Poi ritornò, mi si avvicinò, divertita mi iniziò a schizzare l'acqua invitandomi ad andare giù. Bagnata nuda, con quella massa di capelli tirati all'indietro, era favolosa.
Così feci un breve bagno e non appena mi rimisi in piedi, lei mi mi abbracciò, feci uguale anche io. Ci stringemmo forte e le nostre lingue penetrarono nelle nostre rispettive bocche per un bacio lungo e appassionato. Ci stringevamo sempre più forte e il mio cazzo era sempre più duro e teso. Loredana sentendolo così duro, ad un certo punto, si avvinghiò a me anche con le gambe in modo da agevolare il cazzo a penetrare la fica. Io infatti, senza che l'avessi mai fatto prima, questa era la prima volta che scopavo, non so come, ma riuscii a penetrarla. Mi venne istintivo. A quel punto lei mi fa: “Bravo!...adesso spingi...spingi all'insù col bacino e scopami!”.
Eseguii il movimento con lei che mi aiutava muovendosi su e giù appesa a me. Scopavo benissimo in crescendo che io stesso me ne meravigliai. Fu bellissimo sentirla ansimare di piacere avvinghiata a me e ancora di più quando le sborrai dentro svuotandomi il cazzo fino a fare godere pure lei.
Quindi si staccò da me per un attimo, poi mi riabbraccio, mi baciò forte in bocca e mi disse sorridente: “Bravissimo!!...e soprattutto complimenti, adesso non sei più vergine!”
Quando rientrammo in casa, pranzammo con una spaghettata aglio olio e peperoncino. Poi ci riaccomodammo sul divano alla stessa maniera di prima e Loredana si fece nuovamente massaggiare i piedi da me: “Datti da fare, dai!” mi disse decisa.
Io mi eccitai per la naturalezza di come me lo ordinò, come se da quel giorno in poi fosse un mio dovere farlo. Ma del resto era la mia divinità ed era giusto, per me umile servo, stargli ai piedi.
Non appena vide che il mio cazzo era di nuovo in tiro, tolse i piedi, si alzò e fece stendere me sul divano. Mi tirò via le mutande. che mi ero rimesso, si mise distesa di pancia tra le mie cosce, piegò le sue gambe all'insù in modo da incrociare quei piedi bellissimi che muoveva in modo sensuale, con una mano mi prese il cazzo, lo scappellò, lentamente iniziò a segarlo, mentre con la lingua mi leccava dolcemente le palle. Dalle palle, molto lentamente passò a tutto il corpo del pene fino alla cappella, su e giù per svariate volte, senza smettere la sega lenta. Io ero in estasi dalla goduria. Appena finì di leccare e sempre segando, mi disse: “Respira...respira molto profondamente...chiudi gli occhi rilassati, non avere fretta di dimostrarmi quanto mi adori...non farti fottere dall'ansia che così te la godi più a lungo...”.
Io respirando profondamente a occhi chiusi annuii. Dopo poco sentii la sua bocca sulla cappella. Dolcemente se la stava mettendo in bocca. Le passò sopra la lingua, la baciò e la rileccò. Questa cosa, sempre accompagnata dalla sega lenta, durò qualche minuto. Impossibile descrivervi il piacere immenso che sentivo, so solo che fu talmente enorme che dovetti avvertirla che stavo per sborrare. Così si prese l'intero cazzo in bocca e mi fece venire ingoiando tutto.
Poi ristendendosi al suo posto mi dice: “Hai visto che con la respirazione e la calma sei durato di più?...nel sesso, così come quando si mangia, non bisogna mai avere fretta...mai!”.
Le risposi di si ringraziandola, quindi riprese a dirmi: “Non abbiamo finito...adesso devi imparare a darlo il piacere, non solo a riceverlo...perchè voi maschietti avete la tendenza a pensare solo al vostro pisello (me lo tocca con un piede) e nel sesso non funziona così...devi imparare a far godere la donna, a toccarla nei punti giusti...”
Così stesa sul divano, mi fece avvicinare e mi disse di alternare bacetti e leccatine sotto le orecchie, sul collo, sui capezzoli. Mentre eseguivo estasiato per il suo odore e per il suo sapore, arrivato alle tette divaricò le gambe e mi disse adesso di accarezzarle l'interno delle cosce fino a sforare la fica. Eseguii senza indugi, oramai poteva chiedermi anche di prendere in bocca la sua cacca che lo avrei fatto. Toccarla in quella maniera era stupendo, aveva un pelle così liscia e morbida.
Appena arrivai a sfiorarle la fica, mi prese la mano e se la fece mettere sulle grandi labbra aperte e bagnate in modo da sollecitarle il clitoride. Eseguii e dopo un po' la sentii ansimare di piacere e tra un sospiro ed un altro farmi i complimenti per come la toccavo. Poi mi disse di fare la stessa cosa stavolta con la lingua. Così mi piegai sulla fica, faceva un profumo stupendo, e mi misi a leccarla ancora sul clitoride. Lei dal piacere mi afferrò la testa per i capelli come se avesse paura che scappassi e tenendomi stretto in quella posizione, mi fa: “Bravo bravo...così così...lecca, non ti fermare...lecca lecca...si si...non fermarti o non ti guarderò più in faccia per la vita...così...si si...” Dopo qualche minuto, esplose in un orgasmo che la fece contorcere ed urlare.
Quindi riprendendosi dal piacere, respirando ancora affannosamente, mi fa: “Ma sei bravissimo...sei stato un grande...ma davvero ci devo credere che io sono la prima con cui fai sesso? Sei stupendo...”
E io: “Giuro Lory che sei la prima...non ti mentirei mai...anche io sono stupefatto di come ci sto riuscendo, ma è chiaro che sta avvenendo perchè quella stupenda sei tu, Lory e mi viene tutto naturale...sono pazzo di te...ormai completamente andato per te...ti amo!!...sono pronto a tutto per stare al tuo servizio!”
Loredana mi sorrise dolcemente, poi vide che avevo di nuovo il cazzo duro e in tiro e mi fa: “Ok, mio servitore dal bel cazzone di nuovo duro...allora scopami ancora...”
Quindi mi posizionai su di lei a missionario e la penetrai aiutato dalla sua mano che mi guidava il cazzo ad entrare bene nella fica. Iniziai a pompare prima lentamente in superficie, poi gradualmente affondai e, seguendo le sue indicazioni, pompai sempre più velocemente fino ad esploderle dentro la mia sborra e sentire, qualche attimo dopo, arrivare lei all'orgasmo urlandomi “bravooo!!”
Così sfiniti ci addormentammo sul divano stretti l'uno all'altra. Quando ci svegliammo era pomeriggio inoltrato, quasi l'imbrunire. Per un attimo mi preoccupai dei miei genitori che non avevano più notizie di me dalla mattina, ma fu solo un attimo, infatti quanto vidi quella meravigliosa creatura di Loredana svegliarsi stirandosi soddisfatta accanto a me, svanì ogni preoccupazione. Ero troppo felice che si era realizzato il mio sogno erotico. Fu la giornata più bella della mia vita, quando si dice che il primo amore non si scorda mai!
Quando mi riaccompagnò a casa le chiesi se adesso stavamo assieme, Loredana mi sorrise, mi accarezzò una guancia e mi disse che magari qualche altra volta avremmo scopato sicuro, perchè era stato molto bello, ma di considerarla la mia ragazza, quello no. Amava troppo la libertà!
Quella estate, effettivamente, ci vedemmo molte altre volte alla casa al mare o nella mia stanza, quando i miei non erano in casa, per scopare come ricci. Poi però, poco prima dell'inizio della scuola, Loredana mi comunicò che non si sarebbe iscritta più a scuola perchè partiva per una missione umanitaria in Africa e non sapeva se e quando sarebbe tornata.
Infatti da quel giorno fino ad oggi non l'ho più vista e ne saputo più nulla di lei. L'unica cosa che mi resta è il suo splendido ricordo e quel bellissimo giorno in cui mi fece uomo.
1
voti
voti
valutazione
10
10
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Eppure un bel Natale....racconto sucessivo
Lo schiavo Isauro - Parte 1
Commenti dei lettori al racconto erotico