Lo schiavo Isauro - Parte 1
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Isola di Muricio al largo dell'Oceano Indiano. Mercato settimanale nel piazzale centrale della capitale, Louise. La schiavitù in questo angolo remoto del mondo è assolutamente consentita e legale. Non solo: a nessuno verrebbe mai in mente di abolirla o semplicemente ritenerla immorale.
Chiunque può essere venduto, comprato o affittato, che sia qualche autoctono caduto in disgrazia per debiti o povertà, ma soprattutto che sia uno straniero approdato nell'isola senza un valido motivo. Dunque accanto al reparto bestiame, c'è quello degli schiavi. I due mercanti più famosi e potenti, in concorrenza fra loro, espongono la loro mercanzia su dei palchi separati, dove chi è interessato può salire per controllare da vicino la merce esposta dritta su dei piedistalli.
Un ragazzo biondo, bianco, che si distingue tra i tanti neri e creoli, a testa bassa sta fermo dritto su uno di questi piedistalli. Al collo ha appeso un cartello dove sono scritte le sue caratteristiche:
CAUCASICO EUROPEO 21 ANNI IDEALE PER:
LAVORI DOMESTICI,
SERVIZI DI TOILETTE,
MASSAGGI E RELAX PERSONALE IN GENERE PER DONNA E UOMO
PREZZO AFFARE 50.000 DINARI
Una donna creola, alta, in carne, sulla quarantina, elegantemente vestita, lunghi capelli neri ondulati, occhiali scuri, poco lontano sta visionando alcuni schiavi sul palco. Lo vede ed ha come un'illuminazione: un bianco come schiavo? - pensa - Deve essere mio! Così gli si avvicina. Gli solleva il capo per guardalo bene in viso. Gli controlla la dentatura. Palpa i glutei e i pettorali. Poi si guarda intorno e gli alza la tunica. Gli palpa bene il cazzo fino a procurargli un'erezione, sposta la mutanda e ne controlla la durezza e le dimensioni. Soddisfatta rimette tutto a posto, lo fa girare su se stesso. Rimane fissa a guardarlo qualche altro istante e poi chiama Ramon il mercante che seduto poco distante si guarda la scena.
L'uomo la raggiunge e con aria trionfante le dice: “Occhio fino come sempre eh, Donna Vima? ...complimenti! Una rarità assoluta...bianco, giovane, bello...ma soprattutto veramente docile e sottomesso...ubbidientissimo! Sapete?...addestrarlo è stato facilissimo, non ho avuto bisogno mai della frusta come per gli altri...”
Vima, ancora fissa sul ragazzo: “Si...si...va bene...di essere è bello, giovane abbastanza, poi bianco... e ben fornito li sotto...ne cerco uno per me proprio così...ma quel prezzo, dai!!”
Ramon: “Come? Ventun anni! Bianco! Qui a Louise...bianco, con questo fisico...sanissimo e con quello che vi ho detto...è un'assoluta rarità! E poi garantisco col soddisfatta o rimborsata, lo sapete no?...ma quanto la volete pagare una cosa così?...anzi è un prezzo da affare...uno così a La Reunion me lo pagherebbero ottantamila dinari...se non centomila...”
Vima: “Si certo...ma qui non siamo a La Reunion dagli emiri...siamo a Louise, Mauricio...e va bene che io sono una benestante, ok...ma non sono un emiro...quindi...diecimila subito, adesso...”
Ramon: “Diecimila!!??...ma lo avete visto bene, Donna Vima?...ritoccatelo?...diecimila per un esemplare simile?...volete scherzare?”
Vima non si fa pregare ulteriormente e tocca un'altra volta il cazzo al ragazzo. Dopo aver palpeggiato bene anche i coglioni, guarda Ramon con aria di sfida e risponde: “Tredicimila...non un dinaro di più...avanti e poi lo sai...un po di riguardo nei miei confronti, non è il primo che compro da te”
Ramon: “Si lo so signora...l'anno scorso vi ho veduto i due agricoli per la campagna di vostro marito...ma questo è un domestico...i domestici per casa hanno valore doppio...venti, ecco...posso arrivare al massimo a ventimila...”
Vima: “Quindici...ultimo prezzo...prendere o lasciare, se no vado via...poi lo vendi ad un emiro casomai...e a me non mi vedi più...fra qualche mese quando ne devo regalare un altro a mia figlia per il suo compleanno, vuol dire che mi rivolgerò a Pedro...”
Ramon a quel nome sobbalzò: “No Pedro no...non mi farete questo affronto?”.
Vima: “E invece si se insisti a fare il furbo con me...”
Ramon tace per qualche secondo pensieroso e poi con la finta rassegnazione del tipico mercante che sa che comunque ci sta guadagnando, risponde: “Va bene Donna Vima...quindici, va bene...ma perchè siete voi...una fedele cliente...venite dentro che vi faccio l'atto di proprietà e la garanzia soddisfatti o rimborsati per sei mesi...”
Vima: “Solo sei mesi?...mi prendi per il culo?...no no...un anno almeno...”
Ramon: “Un anno!?”
Vima: “Si un anno...o non se ne fa niente!...coi sei mesi mi hai già fregato con uno di quei due agricoli, che era rotto...nemmeno un anno a lavorare che l'abbiamo dovuto regalare a mia sorella che lo usa come cane da guardia della sua villa... ”
Ramon: “E ci credo...come li mettete sotto a lavorare voi e vostro marito...chi resiste più di sei mesi?”
Vima: “No...no...l'altro sta ancora lavorando ed è sanissimo...è quello lì che si è rotto...e resto convinta lo era già quando me l'hai venduto...e tu lo sapevi...hai fatto il furbo per liberartene...ma nonostante questo, vedi vengo sempre da te...ma non tirare troppo la corda perchè si spezza..eh!”
Ramon: “Va bene va bene va bene...ok ok...un anno sia...(ridendo) Donna Vima fare affari con voi è sempre un vero piacere...”.
Poi, rivolgendosi al figlio: “Carlito...Carlito...metti a questo schiavo un collare personalizzato col nome di Donna Vima...mi raccomando, uno di quelli buoni, dei più sicuri...e me lo porti sotto...dai!”
Il ragazzo, pronto col collare messo, a testa bassa e tenuto al guinzaglio da Carlito, sta aspettando davanti la bottega di Ramon la fine degli adempimenti burocratici. Dopo un poco Vima, con la cartelletta dei documenti in mano, e Ramon escono.
Ramon, mentre si stringono le mani: “Donna Vima...avete fatto un affarone!...poi me ne darete atto...”
Vima: “ah me lo auguro per te...perchè non ci sto niente a tornartelo se non è come mi hai garantito...e (rivolgendosi al ragazzo ancora a testa bassa) me lo auguro pure per lui...perchè ti posso assicurare che non te lo torno di certo sano...e tu mi conosci, sai che fine faccio fare agli schiavi che mi deludono...”
Ramon: “Oh si Donna Vima...lo so lo so...ancora ho i brividi al ricordo di come mi avete riconsegnato spellato a frustate e zoppicante per le bastonate, quello che due anni fa vi avevo venduto come badante della buonanima di vostra madre...solo perchè il secondo giorno di servizio, con caldo che faceva in quei giorni, lo avete sorpreso seduto ed addormentato, invece di soffiare in piedi col ventaglio per tutta la notte vostra madre a letto...oh mamma mia, l'avete massacrato!...comunque, sempre a vostra disposizione e della vostra egregia famiglia...”
Quindi Vima si fa consegnare il ragazzo a guinzaglio. Lo fa salire sul vano di carico del suo fuoristrada pik up, lega il guinzaglio ad un anello. Sale in auto e rientra a casa.
Il portone della villa si apre al primo suono di clacson. Due giovani schiavi creoli lo tengono aperto e lo richiudono subito non appena il pik up è posteggiato nel piazzale. Subito uno dei due apre lo sportello del lato guida. Non appena Donna Vima scende, abbassa la testa e la saluta: “Ben tornata padrona”.
La donna non lo degna nemmeno di uno sguardo. Mentre l'altro sta scaricando i sacchi della spesa dal vano passeggero, lei si va a sedere su una poltroncina accanto alla breve scala che porta dentro casa. Lo schiavo che le aveva aperto lo sportello, la raggiunge veloce con una bacinella piena d'acqua. S'inginocchia, le toglie delicatamente i sandali, la donna immerge i piedi (belli, curatissimi, con le unghia lunghe e smaltate di rosso vivo) nell'acqua e mentre lo schiavo glieli lava, ordina: “Quello schiavo, va scaricato...lavato...pulito, mi raccomando!...e me lo salite in casa...veloce!”
Finita la lavanda dei piedi, il creolo, in segno di devozione, glieli bacia e le calza degli infradito. Donna Vima si alza ed entra in casa.
Quindi i due fanno scendere il ragazzo dal fuoristrada, lo portano nei locali della servitù. Lo fanno spogliare e gli fanno fare una doccia.
Finita la doccia, il ragazzo si asciuga lentamente guardandosi continuamente intorno, è vistosamente impaurito e spaesato. Uno dei due creoli gli fa indossare una tunica pulita (gli schiavi a Muricio vestono solo in tunica per essere riconoscibili) e poi sottovoce, come avesse paura di essere sentito, gli chiede: “Ma tu...un bianco finito schiavo qui?”
Il ragazzo fa una faccia triste, annuisce ma non risponde alla domanda. Poi, mentre mette le scarpe, con un filo di voce dice: “La mia è una storia triste...non mi va di raccontarla...mi fa male...so solo che adesso sono uno schiavo...come voi...anche se bianco...ma sempre uno schiavo sono e devo rassegnarmi a questo destino...”. Gli scende una lacrima, se l'asciuga con un dito e poi chiede: “E qui come si sta?...la padrona...Donna Vima...com'è?...ho sentito cose mentre mi comprava che mi hanno messo i brividi...”
Uno dei due creoli, con espressione terrorizzata: “E hai ragione...Donna Vima è una padrona spietata e dalla frusta facile (si abbassa la tunica dalle spalle e girandosi gli mostra le cicatrici delle frustate) ...al minimo errore o se è solo di cattivo umore, ti frusta senza pietà...ogni scusa è buona...ci gode proprio ad usare quel suo tremendo frustino da cavallo...”
Lo interrompe l'altro: “Io ho preso venti frustate solo perchè ho starnutito in sua presenza...davanti a lei devi stare sempre in silenzio, immobile, e a testa bassa...parli solo quando te lo concede e quando ti da un ordine devi fare presto altrimenti perde la pazienza e allora sono dolori...è senza pietà nei confronti di noi schiavi...ma anche con suo marito e i figli, comanda lei...in questa casa si fa solo e soltanto come vuole lei...”
Saliti in casa, i due conducono il ragazzo al cospetto di Donna Vima che, nell'elegante salone seduta in poltrona, sta visionando alcuni documenti. La donna anche se avverte la loro presenza continua a consultarli e lasciandoli attesa. Poi, posate le carte, si gira, li guarda, si alza. Controlla che il ragazzo si sia lavato bene e che la tunica sia quella nuova e pulita. Dopo di che con aria sprezzante rivolgendosi ai due creoli, ordina: “Andatevene!!”
Rimasta sola col ragazzo, che intanto spaventato sta a testa bassa, si risiede in poltrona, stende le gambe su uno sgabello li vicino, incrocia i piedi nudi, da un cassetto vicino prende un frustino da fantino e agitandolo nervosamente sulle sue gambe gli ordina: “Guardami!! (il ragazzo alza la testa e la guarda) ...ascolta, apri bene le orecchie! Io le cose te le spiego una volta sola, la seconda faccio parlare la frusta...capito?”
Il ragazzo, deglutendo dalla paura: “...si, padrona...”
Vima: “Non ho sentito!...”
Il ragazzo con più voce: “Si padrona...”
Vima: “Bene...quindi dicevo, apri bene le orecchie e impara subito quali sono i tuoi doveri...a me chi eri da libero, da dove vieni, non me ne frega un cazzo!...e non me ne frega un cazzo nemmeno di come ti chiami...tu non sei nulla e vivi perchè te lo concedo io per i miei bisogni...tu appartieni a me e alla mia famiglia....prova anche lontanamente, non dico a scappare...guarda, nemmeno ci voglio pensare a questa eventualità perchè ti riprendo sicuro e ti ammazzo a bastonate...ma ad allontanarti da me senza il mio permesso, a non arrivare subito non appena ti chiamo...ad esitare ad ubbidire a qualunque mio ordine...che ti spello vivo a frustate...è chiaro!?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
Vima: “Ecco, lo spero per te...perchè se non lo hai ancora capito, io non ho pietà per gli schiavi in genere, ma in particolare per quelli indisciplinati...veniamo adesso al tuo ruolo qui...a differenza degli altri schiavi, ti occuperai solo ed esclusivamente della mia persona e di null'altro...ti ho comprato perchè volevo uno schiavo intimo e personale...poi bianco, che è stato sempre il mio desiderio (sorride soddisfatta)...cazzo, farò schiattare d'invidia un sacco di persone col mio schiavo bianco a servizio (poi tornando seria)... è chiaro che stando in casa obbedirai pure a mio marito e ai miei due figli, ma io vengo prima di tutto e tutti...io sono il tuo Dio! E come tale mi dovrai adorare, venerare e compiacere sempre...di te posso fare qualunque uso e non me ne frega niente se non ti piace, tu lo fai o saranno cazzi amari per te...tu autonomamente potrai solo respirare...è chiaro anche questo!?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
Dettate le linee guida, Donna Vima se lo porta in giro per la casa per istruirlo ancora meglio su come deve servirla. Saliti al piano notte della villa, gli fa visitare le tre camere da letto e poi si ferma nella sua. Gli mostra la cabina armadio e gli dice: “Dovrai occuparti dei miei vestiti...dovranno essere sempre ben puliti e ben piegati...dei miei monili sempre messi in quest'ordine...memorizzarli in modo che quando devo uscire, mi prendi quelli che voglio io e me li fai trovare pronti sul letto...sbaglia anche di un pelo e ti spello a frustate, chiaro no?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
Vima, aprendo lo sportello di una grande scarpiera dove sono esposte decine di scarpe di ogni tipo: “Queste sono quelle a cui tengo di più...le scarpe sono la mia grande passione...vanno pulite tutti i giorni, anche quelle che non uso...profumate (gli mostra uno spry riposto su una mensola assieme agli altri prodotti per la pulizia delle calzature) e messe in quest'ordine...memorizza! Dovessi trovare anche un solo granello di polvere su una delle mie scarpe...prima te le faccio pulire con la lingua e poi ti spello a frustate...”
Poi uscendo dalla cabina, Donna Vima si siede sul letto e con aria di sfida gli dice: “Adesso vediamo il frutto di questo tuo addestramento senza bisogno di usare la frusta...mah, io ho qualche dubbio (batte sul palmo della mano il frustino)...agli schiavi va sempre e comunque fatta assaggiare la frusta, soprattutto per far comprendere meglio a loro chi comanda...ma ad ogni modo ci sarà modo e tempo per assaggiare quella mia”.
Quindi, Donna Vima, gli assesta un paio di colpi di frustino sulla coscia. Il ragazzo si ritrae per il bruciore. Poi gli ordina: “Preparami la doccia...vediamo come fai rilassare una donna come me...vediamo che sai fare! Muoviti!”
Il ragazzo veloce si reca nel bagno. Prepara il tutto e torna dalla padrona: “Padrona...la doccia è pronta...”
Così i due entrano in bagno. Il ragazzo toglie delicatamente il kaftano alla sua padrona. Col medesimo modo il reggiseno e gli slip. Le sfila le infradito. Si spoglia della tunica ed entrambi nudi entrano in doccia sotto l'acqua che nel mentre scorre calda alla temperatura giusta.
Lo schiavo si posiziona alle spalle della sua padrona, col ventre appiccicato alla schiena. Delicatamente la sciacqua su tutto il corpo. Poi insapona una spugna e con molta lentezza inizia a frizionare ogni centimetro di pelle della donna. Mentre fa questo con la bocca le alterna alitate e leccatine sul collo e dietro le orecchie. Donna Vima chiude gli occhi iniziando a provare piacere. Intanto la mano con la spugna le sta insaponando le tette, tutt'intorno e i capezzoli che in un attimo si inturgidiscono. La donna sospira per il crescente piacere, anche perchè sente dietro il cazzo duro del suo schiavo che struscia fra le natiche.
Lentamente la spugna raggiunge la zona dell'ombelico, per poi spostarsi sul pube. Lo schiavo glielo massaggia con cura e poi va sulla fica. Con dolcezza e decisione gliela insapona tutta. La padrona aumenta i sospiri di piacere. Non appena la spugna si insinua sfregando tra le labbra della vulva, Donna Vima, ormai in preda alla goduria, mette con decisione una mano su quella del suo schiavo. Gli fa cadere la spugna facendogli capire che vuole essere masturbata con le dita. In realtà lo ha solo anticipato, perchè l'intenzione del ragazzo è proprio quella.
Quindi lo schiavo stringe a se ancora più forte la sua padrona e la inizia a masturbare con due dita dentro la vagina e sul clitoride. Lentamente, lentamente, poi sempre più veloce seguendo l'intensità dei gemiti di piacere della donna, fino a farle raggiungere l'orgasmo che Donna Vima sottolinea a voce alta.
Una volta finita la doccia, Donna Vima è seduta in accappatoio sul divanetto della sua sala da bagno, rilassata e soddisfatta, mentre il suo schiavo in ginocchio le sta asciugando delicatamente i polpacci e piedi. Il ragazzo appena finisce, le bacia più volte i piedi. Poi alza lo sguardo e le chiede: “Sono stato bravo, padrona?”
Vima lo guarda e seccata gli risponde: “Si...ma non osare mai più farmi domande o aprire bocca senza che te lo consento io, chiaro?”
Il ragazzo: “Si padrona...vi chiedo scusa...non avverrà mai più...”
Vima: “Comunque hai fatto solo il tuo dovere...se non mi avessi soddisfatta, stai sicuro che ti avrei preso a frustate...adesso vediamo che sai fare coi massaggi...”
Quindi i due rientrano in camera da letto. Il ragazzo toglie l'accappatoio alla padrona che si stende di pancia nuda al centro del letto. Lo schiavo, anche lui nudo, si unge le mani con le creme corpo della donna e inizia il massaggio. Anche questo è fatto con lentezza e sensualità, tanto che dopo un po' alla padrona torna la voglia. Gira la testa dal lato del ragazzo e si vede davanti il cazzo eretto. Stende una mano e glielo prende. E' durissimo. Lo masturba un po'. Ha voglia di prenderlo in bocca. Lo schiavo lo capisce e le si avvicina di più per agevolarla. Appena Vima se lo prende in bocca parte con un pompino eseguito con la voracità di chi ha una voglia di cazzo insaziata da secoli!
La donna si aiuta con la mano, si sfrega la cappella sgusciata in faccia, lo riprende in bocca e se lo fa calare fino in gola a provocarle conati di vomito. Poi fa capire allo schiavo che vuole essere scopata. Il ragazzo, quindi, le sale addosso, la donna allarga le belle cosce paffute e si fa penetrare la fica già bagnata per l'effetto massaggio e cazzo in bocca.
Vima, col ragazzo addosso che inizia a pompare,: “Scopami e spaccami tutta!!...fammi godere, schiavo...perchè altrimenti ti spello vivo a frustate...vai vai!!”
Lo schiavo si da parecchio da fare. La sbatte forte come vuole la sua padrona che ansima di piacere, mentre gli affonda le unghia lunghe nelle carni come a trattenerlo sia mai scappasse. Dopo alcuni lunghi minuti arriva l'orgasmo urlato con la fica inondata degli umori suoi e dallo sperma dello schiavo.
Soddisfatta, strattona via da se il ragazzo che gli sta ancora addosso e lo fa cadere dal letto. Non appena si rialza, gli ordina sprezzante: “Lavati!...rivestiti!...e poi vieni a massaggiarmi i piedi che mi rilassa...muoviti!!”
Lo schiavo esegue. Dopo un po' è lì a massaggiare i piedi belli e odorosi della sua padrona, distesa rilassata. Nella stanza, dopo un pò, entra il marito, Garson. Un uomo, anche lui in carne, alto, grossi baffi. Guarda lo schiavo in ginocchio alla fine del letto massaggiare i piedi della moglie tranquillamente distesa nuda. Anche lui è tranquillo, a Muricio con gli schiavi non è mai adulterio. Con gli schiavi tutto è concesso, senza limiti, perchè sono cose, non persone.
Lo guarda e poi rivolgendosi alla moglie: “Il tuo nuovo acquisto? (la donna annuisce svogliatamente) ...com'è? L'hai già provato?...”
Vima: “Si...buono...devo ammettere che quel filibustiere di Ramon stavolta aveva ragione...vediamo adesso come se la cava con il governo delle mie cose...”
Il marito, con un sorriso sarcastico, le risponde. “Mah a me sembra un frocetto bianco...magari...chissà un massaggio me lo faccio fare pure io e mi faccio succhiare il cazzo!”. Ride ed entra in bagno.
Vima, rivolgendosi allo schiavo che non si è fermato nel massaggio, con aria infastidita: “Basta adesso!! (lo allontana spingendolo a terra con un piede in faccia)...prendi e sistemami le mie cose...che devo scendere per disporre per la cena...muoviti!”
Il ragazzo prende il kaftano, glielo mette ben steso sul letto. La padrona si alza e lui velocemente, prima che tocchi terra, gli infila le infradito. Appena in piedi le allaccia il reggiseno , l'aiuta ad infilare le mutandine e infine il kaftano.
La donna lega i lunghi capelli neri a coda di cavallo e prima di avviarsi alle scale, gli dice: “Tu aspetta che mio marito finisce in bagno...lo pulisci bene...mi raccomando, quando salgo voglio vedere pulito e profumato...dai una sistemata alla stanza preparando il letto per la notte...e poi scendi da me subito, chiaro?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
Chiunque può essere venduto, comprato o affittato, che sia qualche autoctono caduto in disgrazia per debiti o povertà, ma soprattutto che sia uno straniero approdato nell'isola senza un valido motivo. Dunque accanto al reparto bestiame, c'è quello degli schiavi. I due mercanti più famosi e potenti, in concorrenza fra loro, espongono la loro mercanzia su dei palchi separati, dove chi è interessato può salire per controllare da vicino la merce esposta dritta su dei piedistalli.
Un ragazzo biondo, bianco, che si distingue tra i tanti neri e creoli, a testa bassa sta fermo dritto su uno di questi piedistalli. Al collo ha appeso un cartello dove sono scritte le sue caratteristiche:
CAUCASICO EUROPEO 21 ANNI IDEALE PER:
LAVORI DOMESTICI,
SERVIZI DI TOILETTE,
MASSAGGI E RELAX PERSONALE IN GENERE PER DONNA E UOMO
PREZZO AFFARE 50.000 DINARI
Una donna creola, alta, in carne, sulla quarantina, elegantemente vestita, lunghi capelli neri ondulati, occhiali scuri, poco lontano sta visionando alcuni schiavi sul palco. Lo vede ed ha come un'illuminazione: un bianco come schiavo? - pensa - Deve essere mio! Così gli si avvicina. Gli solleva il capo per guardalo bene in viso. Gli controlla la dentatura. Palpa i glutei e i pettorali. Poi si guarda intorno e gli alza la tunica. Gli palpa bene il cazzo fino a procurargli un'erezione, sposta la mutanda e ne controlla la durezza e le dimensioni. Soddisfatta rimette tutto a posto, lo fa girare su se stesso. Rimane fissa a guardarlo qualche altro istante e poi chiama Ramon il mercante che seduto poco distante si guarda la scena.
L'uomo la raggiunge e con aria trionfante le dice: “Occhio fino come sempre eh, Donna Vima? ...complimenti! Una rarità assoluta...bianco, giovane, bello...ma soprattutto veramente docile e sottomesso...ubbidientissimo! Sapete?...addestrarlo è stato facilissimo, non ho avuto bisogno mai della frusta come per gli altri...”
Vima, ancora fissa sul ragazzo: “Si...si...va bene...di essere è bello, giovane abbastanza, poi bianco... e ben fornito li sotto...ne cerco uno per me proprio così...ma quel prezzo, dai!!”
Ramon: “Come? Ventun anni! Bianco! Qui a Louise...bianco, con questo fisico...sanissimo e con quello che vi ho detto...è un'assoluta rarità! E poi garantisco col soddisfatta o rimborsata, lo sapete no?...ma quanto la volete pagare una cosa così?...anzi è un prezzo da affare...uno così a La Reunion me lo pagherebbero ottantamila dinari...se non centomila...”
Vima: “Si certo...ma qui non siamo a La Reunion dagli emiri...siamo a Louise, Mauricio...e va bene che io sono una benestante, ok...ma non sono un emiro...quindi...diecimila subito, adesso...”
Ramon: “Diecimila!!??...ma lo avete visto bene, Donna Vima?...ritoccatelo?...diecimila per un esemplare simile?...volete scherzare?”
Vima non si fa pregare ulteriormente e tocca un'altra volta il cazzo al ragazzo. Dopo aver palpeggiato bene anche i coglioni, guarda Ramon con aria di sfida e risponde: “Tredicimila...non un dinaro di più...avanti e poi lo sai...un po di riguardo nei miei confronti, non è il primo che compro da te”
Ramon: “Si lo so signora...l'anno scorso vi ho veduto i due agricoli per la campagna di vostro marito...ma questo è un domestico...i domestici per casa hanno valore doppio...venti, ecco...posso arrivare al massimo a ventimila...”
Vima: “Quindici...ultimo prezzo...prendere o lasciare, se no vado via...poi lo vendi ad un emiro casomai...e a me non mi vedi più...fra qualche mese quando ne devo regalare un altro a mia figlia per il suo compleanno, vuol dire che mi rivolgerò a Pedro...”
Ramon a quel nome sobbalzò: “No Pedro no...non mi farete questo affronto?”.
Vima: “E invece si se insisti a fare il furbo con me...”
Ramon tace per qualche secondo pensieroso e poi con la finta rassegnazione del tipico mercante che sa che comunque ci sta guadagnando, risponde: “Va bene Donna Vima...quindici, va bene...ma perchè siete voi...una fedele cliente...venite dentro che vi faccio l'atto di proprietà e la garanzia soddisfatti o rimborsati per sei mesi...”
Vima: “Solo sei mesi?...mi prendi per il culo?...no no...un anno almeno...”
Ramon: “Un anno!?”
Vima: “Si un anno...o non se ne fa niente!...coi sei mesi mi hai già fregato con uno di quei due agricoli, che era rotto...nemmeno un anno a lavorare che l'abbiamo dovuto regalare a mia sorella che lo usa come cane da guardia della sua villa... ”
Ramon: “E ci credo...come li mettete sotto a lavorare voi e vostro marito...chi resiste più di sei mesi?”
Vima: “No...no...l'altro sta ancora lavorando ed è sanissimo...è quello lì che si è rotto...e resto convinta lo era già quando me l'hai venduto...e tu lo sapevi...hai fatto il furbo per liberartene...ma nonostante questo, vedi vengo sempre da te...ma non tirare troppo la corda perchè si spezza..eh!”
Ramon: “Va bene va bene va bene...ok ok...un anno sia...(ridendo) Donna Vima fare affari con voi è sempre un vero piacere...”.
Poi, rivolgendosi al figlio: “Carlito...Carlito...metti a questo schiavo un collare personalizzato col nome di Donna Vima...mi raccomando, uno di quelli buoni, dei più sicuri...e me lo porti sotto...dai!”
Il ragazzo, pronto col collare messo, a testa bassa e tenuto al guinzaglio da Carlito, sta aspettando davanti la bottega di Ramon la fine degli adempimenti burocratici. Dopo un poco Vima, con la cartelletta dei documenti in mano, e Ramon escono.
Ramon, mentre si stringono le mani: “Donna Vima...avete fatto un affarone!...poi me ne darete atto...”
Vima: “ah me lo auguro per te...perchè non ci sto niente a tornartelo se non è come mi hai garantito...e (rivolgendosi al ragazzo ancora a testa bassa) me lo auguro pure per lui...perchè ti posso assicurare che non te lo torno di certo sano...e tu mi conosci, sai che fine faccio fare agli schiavi che mi deludono...”
Ramon: “Oh si Donna Vima...lo so lo so...ancora ho i brividi al ricordo di come mi avete riconsegnato spellato a frustate e zoppicante per le bastonate, quello che due anni fa vi avevo venduto come badante della buonanima di vostra madre...solo perchè il secondo giorno di servizio, con caldo che faceva in quei giorni, lo avete sorpreso seduto ed addormentato, invece di soffiare in piedi col ventaglio per tutta la notte vostra madre a letto...oh mamma mia, l'avete massacrato!...comunque, sempre a vostra disposizione e della vostra egregia famiglia...”
Quindi Vima si fa consegnare il ragazzo a guinzaglio. Lo fa salire sul vano di carico del suo fuoristrada pik up, lega il guinzaglio ad un anello. Sale in auto e rientra a casa.
Il portone della villa si apre al primo suono di clacson. Due giovani schiavi creoli lo tengono aperto e lo richiudono subito non appena il pik up è posteggiato nel piazzale. Subito uno dei due apre lo sportello del lato guida. Non appena Donna Vima scende, abbassa la testa e la saluta: “Ben tornata padrona”.
La donna non lo degna nemmeno di uno sguardo. Mentre l'altro sta scaricando i sacchi della spesa dal vano passeggero, lei si va a sedere su una poltroncina accanto alla breve scala che porta dentro casa. Lo schiavo che le aveva aperto lo sportello, la raggiunge veloce con una bacinella piena d'acqua. S'inginocchia, le toglie delicatamente i sandali, la donna immerge i piedi (belli, curatissimi, con le unghia lunghe e smaltate di rosso vivo) nell'acqua e mentre lo schiavo glieli lava, ordina: “Quello schiavo, va scaricato...lavato...pulito, mi raccomando!...e me lo salite in casa...veloce!”
Finita la lavanda dei piedi, il creolo, in segno di devozione, glieli bacia e le calza degli infradito. Donna Vima si alza ed entra in casa.
Quindi i due fanno scendere il ragazzo dal fuoristrada, lo portano nei locali della servitù. Lo fanno spogliare e gli fanno fare una doccia.
Finita la doccia, il ragazzo si asciuga lentamente guardandosi continuamente intorno, è vistosamente impaurito e spaesato. Uno dei due creoli gli fa indossare una tunica pulita (gli schiavi a Muricio vestono solo in tunica per essere riconoscibili) e poi sottovoce, come avesse paura di essere sentito, gli chiede: “Ma tu...un bianco finito schiavo qui?”
Il ragazzo fa una faccia triste, annuisce ma non risponde alla domanda. Poi, mentre mette le scarpe, con un filo di voce dice: “La mia è una storia triste...non mi va di raccontarla...mi fa male...so solo che adesso sono uno schiavo...come voi...anche se bianco...ma sempre uno schiavo sono e devo rassegnarmi a questo destino...”. Gli scende una lacrima, se l'asciuga con un dito e poi chiede: “E qui come si sta?...la padrona...Donna Vima...com'è?...ho sentito cose mentre mi comprava che mi hanno messo i brividi...”
Uno dei due creoli, con espressione terrorizzata: “E hai ragione...Donna Vima è una padrona spietata e dalla frusta facile (si abbassa la tunica dalle spalle e girandosi gli mostra le cicatrici delle frustate) ...al minimo errore o se è solo di cattivo umore, ti frusta senza pietà...ogni scusa è buona...ci gode proprio ad usare quel suo tremendo frustino da cavallo...”
Lo interrompe l'altro: “Io ho preso venti frustate solo perchè ho starnutito in sua presenza...davanti a lei devi stare sempre in silenzio, immobile, e a testa bassa...parli solo quando te lo concede e quando ti da un ordine devi fare presto altrimenti perde la pazienza e allora sono dolori...è senza pietà nei confronti di noi schiavi...ma anche con suo marito e i figli, comanda lei...in questa casa si fa solo e soltanto come vuole lei...”
Saliti in casa, i due conducono il ragazzo al cospetto di Donna Vima che, nell'elegante salone seduta in poltrona, sta visionando alcuni documenti. La donna anche se avverte la loro presenza continua a consultarli e lasciandoli attesa. Poi, posate le carte, si gira, li guarda, si alza. Controlla che il ragazzo si sia lavato bene e che la tunica sia quella nuova e pulita. Dopo di che con aria sprezzante rivolgendosi ai due creoli, ordina: “Andatevene!!”
Rimasta sola col ragazzo, che intanto spaventato sta a testa bassa, si risiede in poltrona, stende le gambe su uno sgabello li vicino, incrocia i piedi nudi, da un cassetto vicino prende un frustino da fantino e agitandolo nervosamente sulle sue gambe gli ordina: “Guardami!! (il ragazzo alza la testa e la guarda) ...ascolta, apri bene le orecchie! Io le cose te le spiego una volta sola, la seconda faccio parlare la frusta...capito?”
Il ragazzo, deglutendo dalla paura: “...si, padrona...”
Vima: “Non ho sentito!...”
Il ragazzo con più voce: “Si padrona...”
Vima: “Bene...quindi dicevo, apri bene le orecchie e impara subito quali sono i tuoi doveri...a me chi eri da libero, da dove vieni, non me ne frega un cazzo!...e non me ne frega un cazzo nemmeno di come ti chiami...tu non sei nulla e vivi perchè te lo concedo io per i miei bisogni...tu appartieni a me e alla mia famiglia....prova anche lontanamente, non dico a scappare...guarda, nemmeno ci voglio pensare a questa eventualità perchè ti riprendo sicuro e ti ammazzo a bastonate...ma ad allontanarti da me senza il mio permesso, a non arrivare subito non appena ti chiamo...ad esitare ad ubbidire a qualunque mio ordine...che ti spello vivo a frustate...è chiaro!?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
Vima: “Ecco, lo spero per te...perchè se non lo hai ancora capito, io non ho pietà per gli schiavi in genere, ma in particolare per quelli indisciplinati...veniamo adesso al tuo ruolo qui...a differenza degli altri schiavi, ti occuperai solo ed esclusivamente della mia persona e di null'altro...ti ho comprato perchè volevo uno schiavo intimo e personale...poi bianco, che è stato sempre il mio desiderio (sorride soddisfatta)...cazzo, farò schiattare d'invidia un sacco di persone col mio schiavo bianco a servizio (poi tornando seria)... è chiaro che stando in casa obbedirai pure a mio marito e ai miei due figli, ma io vengo prima di tutto e tutti...io sono il tuo Dio! E come tale mi dovrai adorare, venerare e compiacere sempre...di te posso fare qualunque uso e non me ne frega niente se non ti piace, tu lo fai o saranno cazzi amari per te...tu autonomamente potrai solo respirare...è chiaro anche questo!?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
Dettate le linee guida, Donna Vima se lo porta in giro per la casa per istruirlo ancora meglio su come deve servirla. Saliti al piano notte della villa, gli fa visitare le tre camere da letto e poi si ferma nella sua. Gli mostra la cabina armadio e gli dice: “Dovrai occuparti dei miei vestiti...dovranno essere sempre ben puliti e ben piegati...dei miei monili sempre messi in quest'ordine...memorizzarli in modo che quando devo uscire, mi prendi quelli che voglio io e me li fai trovare pronti sul letto...sbaglia anche di un pelo e ti spello a frustate, chiaro no?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
Vima, aprendo lo sportello di una grande scarpiera dove sono esposte decine di scarpe di ogni tipo: “Queste sono quelle a cui tengo di più...le scarpe sono la mia grande passione...vanno pulite tutti i giorni, anche quelle che non uso...profumate (gli mostra uno spry riposto su una mensola assieme agli altri prodotti per la pulizia delle calzature) e messe in quest'ordine...memorizza! Dovessi trovare anche un solo granello di polvere su una delle mie scarpe...prima te le faccio pulire con la lingua e poi ti spello a frustate...”
Poi uscendo dalla cabina, Donna Vima si siede sul letto e con aria di sfida gli dice: “Adesso vediamo il frutto di questo tuo addestramento senza bisogno di usare la frusta...mah, io ho qualche dubbio (batte sul palmo della mano il frustino)...agli schiavi va sempre e comunque fatta assaggiare la frusta, soprattutto per far comprendere meglio a loro chi comanda...ma ad ogni modo ci sarà modo e tempo per assaggiare quella mia”.
Quindi, Donna Vima, gli assesta un paio di colpi di frustino sulla coscia. Il ragazzo si ritrae per il bruciore. Poi gli ordina: “Preparami la doccia...vediamo come fai rilassare una donna come me...vediamo che sai fare! Muoviti!”
Il ragazzo veloce si reca nel bagno. Prepara il tutto e torna dalla padrona: “Padrona...la doccia è pronta...”
Così i due entrano in bagno. Il ragazzo toglie delicatamente il kaftano alla sua padrona. Col medesimo modo il reggiseno e gli slip. Le sfila le infradito. Si spoglia della tunica ed entrambi nudi entrano in doccia sotto l'acqua che nel mentre scorre calda alla temperatura giusta.
Lo schiavo si posiziona alle spalle della sua padrona, col ventre appiccicato alla schiena. Delicatamente la sciacqua su tutto il corpo. Poi insapona una spugna e con molta lentezza inizia a frizionare ogni centimetro di pelle della donna. Mentre fa questo con la bocca le alterna alitate e leccatine sul collo e dietro le orecchie. Donna Vima chiude gli occhi iniziando a provare piacere. Intanto la mano con la spugna le sta insaponando le tette, tutt'intorno e i capezzoli che in un attimo si inturgidiscono. La donna sospira per il crescente piacere, anche perchè sente dietro il cazzo duro del suo schiavo che struscia fra le natiche.
Lentamente la spugna raggiunge la zona dell'ombelico, per poi spostarsi sul pube. Lo schiavo glielo massaggia con cura e poi va sulla fica. Con dolcezza e decisione gliela insapona tutta. La padrona aumenta i sospiri di piacere. Non appena la spugna si insinua sfregando tra le labbra della vulva, Donna Vima, ormai in preda alla goduria, mette con decisione una mano su quella del suo schiavo. Gli fa cadere la spugna facendogli capire che vuole essere masturbata con le dita. In realtà lo ha solo anticipato, perchè l'intenzione del ragazzo è proprio quella.
Quindi lo schiavo stringe a se ancora più forte la sua padrona e la inizia a masturbare con due dita dentro la vagina e sul clitoride. Lentamente, lentamente, poi sempre più veloce seguendo l'intensità dei gemiti di piacere della donna, fino a farle raggiungere l'orgasmo che Donna Vima sottolinea a voce alta.
Una volta finita la doccia, Donna Vima è seduta in accappatoio sul divanetto della sua sala da bagno, rilassata e soddisfatta, mentre il suo schiavo in ginocchio le sta asciugando delicatamente i polpacci e piedi. Il ragazzo appena finisce, le bacia più volte i piedi. Poi alza lo sguardo e le chiede: “Sono stato bravo, padrona?”
Vima lo guarda e seccata gli risponde: “Si...ma non osare mai più farmi domande o aprire bocca senza che te lo consento io, chiaro?”
Il ragazzo: “Si padrona...vi chiedo scusa...non avverrà mai più...”
Vima: “Comunque hai fatto solo il tuo dovere...se non mi avessi soddisfatta, stai sicuro che ti avrei preso a frustate...adesso vediamo che sai fare coi massaggi...”
Quindi i due rientrano in camera da letto. Il ragazzo toglie l'accappatoio alla padrona che si stende di pancia nuda al centro del letto. Lo schiavo, anche lui nudo, si unge le mani con le creme corpo della donna e inizia il massaggio. Anche questo è fatto con lentezza e sensualità, tanto che dopo un po' alla padrona torna la voglia. Gira la testa dal lato del ragazzo e si vede davanti il cazzo eretto. Stende una mano e glielo prende. E' durissimo. Lo masturba un po'. Ha voglia di prenderlo in bocca. Lo schiavo lo capisce e le si avvicina di più per agevolarla. Appena Vima se lo prende in bocca parte con un pompino eseguito con la voracità di chi ha una voglia di cazzo insaziata da secoli!
La donna si aiuta con la mano, si sfrega la cappella sgusciata in faccia, lo riprende in bocca e se lo fa calare fino in gola a provocarle conati di vomito. Poi fa capire allo schiavo che vuole essere scopata. Il ragazzo, quindi, le sale addosso, la donna allarga le belle cosce paffute e si fa penetrare la fica già bagnata per l'effetto massaggio e cazzo in bocca.
Vima, col ragazzo addosso che inizia a pompare,: “Scopami e spaccami tutta!!...fammi godere, schiavo...perchè altrimenti ti spello vivo a frustate...vai vai!!”
Lo schiavo si da parecchio da fare. La sbatte forte come vuole la sua padrona che ansima di piacere, mentre gli affonda le unghia lunghe nelle carni come a trattenerlo sia mai scappasse. Dopo alcuni lunghi minuti arriva l'orgasmo urlato con la fica inondata degli umori suoi e dallo sperma dello schiavo.
Soddisfatta, strattona via da se il ragazzo che gli sta ancora addosso e lo fa cadere dal letto. Non appena si rialza, gli ordina sprezzante: “Lavati!...rivestiti!...e poi vieni a massaggiarmi i piedi che mi rilassa...muoviti!!”
Lo schiavo esegue. Dopo un po' è lì a massaggiare i piedi belli e odorosi della sua padrona, distesa rilassata. Nella stanza, dopo un pò, entra il marito, Garson. Un uomo, anche lui in carne, alto, grossi baffi. Guarda lo schiavo in ginocchio alla fine del letto massaggiare i piedi della moglie tranquillamente distesa nuda. Anche lui è tranquillo, a Muricio con gli schiavi non è mai adulterio. Con gli schiavi tutto è concesso, senza limiti, perchè sono cose, non persone.
Lo guarda e poi rivolgendosi alla moglie: “Il tuo nuovo acquisto? (la donna annuisce svogliatamente) ...com'è? L'hai già provato?...”
Vima: “Si...buono...devo ammettere che quel filibustiere di Ramon stavolta aveva ragione...vediamo adesso come se la cava con il governo delle mie cose...”
Il marito, con un sorriso sarcastico, le risponde. “Mah a me sembra un frocetto bianco...magari...chissà un massaggio me lo faccio fare pure io e mi faccio succhiare il cazzo!”. Ride ed entra in bagno.
Vima, rivolgendosi allo schiavo che non si è fermato nel massaggio, con aria infastidita: “Basta adesso!! (lo allontana spingendolo a terra con un piede in faccia)...prendi e sistemami le mie cose...che devo scendere per disporre per la cena...muoviti!”
Il ragazzo prende il kaftano, glielo mette ben steso sul letto. La padrona si alza e lui velocemente, prima che tocchi terra, gli infila le infradito. Appena in piedi le allaccia il reggiseno , l'aiuta ad infilare le mutandine e infine il kaftano.
La donna lega i lunghi capelli neri a coda di cavallo e prima di avviarsi alle scale, gli dice: “Tu aspetta che mio marito finisce in bagno...lo pulisci bene...mi raccomando, quando salgo voglio vedere pulito e profumato...dai una sistemata alla stanza preparando il letto per la notte...e poi scendi da me subito, chiaro?”
Il ragazzo: “Si padrona...”
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