BBW passion - 1^parte

di
genere
dominazione

Ci fu un tempo in cui mi resi conto di provare un'attrazione quasi irresistibile per le donne grasse, le cosiddette BBW. Realizzai che essere umiliato e sottomesso a donne che non riscuotono l'approvazione estetica, se non addirittura lo sdegno, della maggioranza dei maschi che si ritengono normali, era più umiliante e dunque più arrapante che essere schiavo di donne belle e magre che ritenevo ovvio e dunque banale.
Me ne accorsi un giorno, mentre girovagavo sul web alla ricerca di video di femdom e di feticismo del piede femminile. La mia attenzione fu attirata da un video di una decina di minuti in cui una bella BBW matura umiliava senza pietà il suo giovane schiavo. Prima facendosi leccare i piedi deridendolo, poi mettendoglieli in faccia insultandolo e infine, ridendo sguaiatamente per la soddisfazione, quasi soffocarlo col suo enorme culo, traboccante di cellulite, in faccia.
Così ne volli vedere altri, ed altri ancora, accorgendomi che le seghe che mi facevo erano più numerose e appaganti di quelle che mi facevo con i video di padrone magre e fighe.

Arrivò presto anche il tempo in cui i video non mi bastarono più. Desideravo ardentemente il contatto reale. Anelavo essere io al posto di quegli attori. Io non più spettatore, ma realmente alla mercé di una padrona grassa e sadica che mi sottomettesse ed umiliasse senza pietà. Così non c'era volta che ovunque andassi, soprattutto negli affollati centri commerciali, non mi soffermarsi a osservare le BBW che ritenevo delle potenziali padrone. E ce n'erano veramente di arrapanti. Riuscii anche a conoscerne qualcuna. Che però puntualmente smontavano tutte le mie fantasie e i miei desideri, costringendomi a ritirarmi in buon ordine, in quanto si trattava delle classiche, banali, burrose, paciose, buone, brave ragazze che sognavano solo il classico banale fidanzato.

Fino a quando, per caso (le cose belle nascono sempre per caso) una mattina mentre facevo colazione in un bar del centro della mia città, notai tre ragazzi più o meno della mia stessa età, che si lamentavano di qualcuno. Parlavano animatamente tra loro e si lamentavano a turno delle condizioni di lavoro, che da li a poco avrebbero rassegnato le dimissioni per cercarne un altro, in quanto stanchi di essere trattati come schiavi.

Alla parola “schiavi” ebbi un sussulto al cuore, quindi senza farmene accorgere mi avvicinai al gruppetto per capire di che si trattasse. Capii così che erano i praticanti legali dello studio notarile di rimpetto al bar. E non ce l'avevano col notaio, ma con la figlia che, dicevano, prestissimo sarebbe divenuta il notaio titolare in quanto il padre stava per andare in pensione. Era lei che, a loro dire, li trattava da schiavi. Musica per le mie orecchie: una donna che tratta da schiavi i suoi collaboratori, cosa c'è di più bello al mondo? Voglio conoscerla!

Così quel giorno stesso, non avendo nulla da fare, mi appostai al bar per alcune ore puntando l'ingresso dello studio che era proprio di fronte, fino a quando finalmente la vidi uscire. E li ebbi un altro sussulto al cuore: era una BBW stupenda, proprio come la sognavo io. Alta, imponente, vestita di nero, come il colore dei lunghi capelli ricci che selvaggi le scendevano fin sotto le spalle, su un'espressione facciale che trasudava arroganza e superbia, sottolineate da grandi occhiali scuri alla moda. Sembrava proprio una di quelle padrone dei miei video. Ancora di più me ne diede quell'impressione quando vidi scendere da una lussuosa Mercedes, che sostava davanti allo studio già da un pò, un autista che le aprì lo sportello di dietro, la fece accomodare, lo richiuse e partì veloce.

Restai estasiato da quella visione. Ebbi pure un'erezione. Invidiai tanto quell'autista. Anche lui tratterà da schiavo, m'immaginai pensando anche alle parole di quei ragazzi, anzi a lui in quanto autista, probabilmente assunto al suo personale servizio, pure peggio. Ne sono sicuro. Ho notato con quale premura e deferenza l'ha fatta salire in auto e come Lei non l'abbia degnato nemmeno di uno sguardo. E sono sicuro pure che magari il tizio si lagnerà di essere trattato da schiavo e che sta pensando seriamente di licenziarsi. Certa gente non sa, invece, che fortuna ha! Ed è vero quel detto che recita che Dio da il pane a chi non ha i denti. Sapesse cosa darei io per essere al suo posto. Per essere maltrattato e umiliato da quella donna anche alla minima mancanza. Essere costretto ad aspettarla per ore in macchina fino a quando col suo comodo vorrà essere riaccompagnata ovunque mi ordini. Che mi usi pure in casa per soddisfare ogni suo capriccio e sottostare ad ogni suo abuso.

La mia immaginazione però non ci andò molto lontano. Infatti una delle mattine in cui ormai divenni cliente fisso del bar, proprio per godermi, livido d'invidia, la vista di Lei e dell'autista, La vidi arrivare in studio non con la sua solita auto di servizio, ma sola assieme al padre. Mi stranizzai: E l'autista che fine ha fatto? Mi domandai. Non ci volle molto per capirlo, perchè dopo una mezz'oretta circa, uno di quei giovani praticanti scese al bar per prenderLe la solita abbondante colazione. Il banconista stranizzato gli chiese del perchè ci stesse pensando lui e non, come al solito, l'autista. Il ragazzo rispose che si era licenziato stanco di come la donna lo trattava. Aggiunse pure che presto anche lui avrebbe preso questa decisione perchè pensava di essere entrato nello studio di un notaio per fare pratica della professione e non lo schiavo della figlia.

Il barista rincarò la dose raccontando che conosceva la famiglia del notaio da anni. Che Caterina, questo il suo nome, è così arrogante ed autoritaria, non solo perchè figlia unica di una famiglia ricchissima e potente, ma soprattutto perchè i genitori per averla si sono sottoposti a lunghe e dolorose cure e che la sua nascita è avvenuta quando oramai anche i medici gli avevano detto che non c'erano speranze. Per questo fin da piccola il padre l'ha viziata e iperprotetta. Tutto le è sempre stato concesso, ogni suo anche minimo capriccio andava e va assecondato. Cibo e vita sedentaria compresi. Se è così grassa, è colpa loro che non l'hanno limitata nemmeno nel mangiare e, indicando la guantiera che aveva finito di confezionare, guarda quanti pezzi di colazione vuole ogni mattina. Qui ci mangiano tre persone!
Mangiare è una cosa che le piace da impazzire, tanto quando comandare, il lusso e la vita comoda. Così è cresciuta, diventando una donna convinta che tutti le debbano sottostare, che tutti siamo ai suoi ordini. Poi, appunto, ricchezza e cognome pesante hanno completato il quadro psicologico. Pensa, disse infine, ha quasi quarant'anni e non ha ne un marito e ne un fidanzato, perchè chi ci ha provato se n'è scappato per quanto sia impossibile starle vicino.

Musica per le mie orecchie! Così presi coraggio e mi intromisi nella discussione chiedendo al praticante se, allora, stesse cercando qualcuno che le faccia da autista. Il giovane, guardandomi con un espressione fra lo stupito e l'ironico, mi rispose se stessi parlando serio e se mi stessi rendendo conto con che persona avrei avuto a che fare. Ribattei di esserne seriamente convinto e se potevo salire con lui per parlarle. Mi disse che secondo lui ero matto, ma che se proprio volevo non c'erano problemi, potevo seguirlo. Entrato nello studio, mi disse di aspettare nell'anticamera davanti la stanza di Caterina. Quindi bussò, ricevette l'avanti ed entrò. Rimasto li in attesa, mi guardai intorno per appurare di essere solo e una volta accertato, mi misi ad origliare dietro la porta.

“Tutto questo tempo per una cazzo di colazione!!?? Hai deciso di farmi morire di fame!?” sentii esclamare alla donna.

“Ha ragione dottoressa, ma non è solo colpa mia...e che i cornetti alla crema erano finiti e Giovanni ne ha dovuto sfornare degli altri, le chiedo scusa comunque” rispose il ragazzo in tono deferente inventandole la scusa.

“Scusa un cazzo! Quando do un ordine deve essere eseguito prima di subito! Te l'ho già detto mille volte! Non m'interessa di cosa ha dovuto fare Giovanni! M'interessa che ho aspettato più di mezz'ora per la mia colazione! E adesso vattene che ho fame e voglio mangiare in santa pace! Torna a lavorare che non ti pago per perdere tempo!” urlò la donna

“Si dottoressa, vado subito...le volevo solo dire che li fuori c'è una persona che vorrebbe conferire con lei...” disse il giovane

“Aspetterà! Prima mangio e poi lo ricevo! Piuttosto non vedo il mio cappuccino al cioccolato!” rispose la donna

“Si vado subito a preparaglielo dottoressa...” disse lui

Quindi di scatto, prima che il praticante uscisse e mi notiziasse, tornai a sedermi. Mi bastò questa conversazione rubata per procurarmi un'erezione. Mamma mia questa si che è una padrona vera altro che, pensai mentre aspettavo di essere ricevuto.

Finalmente mi ricevette. Appena entrai, rimasi folgorato dall'arrogante superba bellezza di quella donna. Grassa e tronfia, seduta dietro la scrivania su una poltrona che pareva a tutti gli effetti un trono da imperatrice, mi scrutava con l'espressione altera di chi già solo con gli occhi ti dice sottomettiti a me e adorami come una Dea. Quindi mi concesse di sedermi e io con deferenza le spiegai il motivo della mia visita.

“Quindi vorresti diventare il mio autista personale?” disse Caterina dopo avermi ascoltato e prendendosi subito la confidenza di darmi del tu per rimarcare con arroganza la sua superiorità a me che non ero nulla al suo confronto.
Le confermai quasi implorante il mio si e subito mi chiese: “E che referenze avresti? Non ti conosco. Capirai che per essere il mio autista personale devi stare a stretto contatto con me, entrare in casa mia, ascoltare le mie conversazioni, devo poterti affidare cose e compiti personali...insomma devo potermi fidare di te”

“Certo, immagino dottoressa. Ad essere sincero non ho nessuna referenza, non l'ho mai fatto questo lavoro. Posso solo dirle che ho la patente, conosco molto bene le strade, conosco il tipo di auto che usa...” le risposi.

“Sei pure un bel giovane, che non guasta...ma è poco, molto poco, non credi?” mi interruppe in tono quasi canzonatorio

“Si dottoressa, ma volevo aggiungere la cosa che ritengo più importante per lei, ecco...le posso garantire totale discrezione, fedeltà, disponibilità perchè non ho famiglia, non ho fidanzate o mogli, vivo in affitto da solo...ma soprattutto (la guardai negli occhi quasi a sfidarla) le garantisco obbedienza e sottomissione assoluta. Potrà disporre di me come e quando vorrà in ogni maniera che lei riterrà opportuna senza che mi sentirà mai lamentare!” le risposi in tono speranzoso

A questo vero e proprio, e soprattutto inaspettato, atto di fede, Caterina non ribatté. In silenzio per alcuni minuti continuò a guardami sempre con aria indagatrice al quale però aggiunse una smorfia di incredulità mista a piacere per una richiesta di lavoro mai sentita prima.

“Non lo so, ci voglio pensare. Lasciami il tuo numero di telefono ti farò sapere” mi disse congedandomi.

Passarono alcuni giorni da quel colloquio senza avere più notizie. Intanto continuavo a stazionare al bar per la voglia di vederla entrare ed uscire dallo studio ed immaginarmi suo. Poi una sera, quando mi ero rassegnato al fatto che non fosse interessata, uscendo dalla doccia, guardai il telefonino e vidi che c'erano tre chiamate in entrata. Chiamai quel numero e mi rispose proprio lei, Caterina

“Ah bene, se è questa la tua totale disponibilità e affidabilità, iniziamo proprio bene...non c'è che dire! Tre chiamate senza ricevere risposta e ora ti degni a chiamarmi?” esordì così dall'altro capo del telefono senza nemmeno salutare e presentarsi

“Buonasera dottoressa...oh, no, no, non sarà mai così se mi accetterà come suo autista...e che dopo una settimana dal nostro incontro non mi aspettavo che mi richiamasse più...ma se mi assume al suo servizio vedrà che a mezzo squillo sarò a...a...a...ai suoi piedi!” la rassicurai facendole intravedere la mia natura.

“Ai miei piedi?...addirittura!” rispose fra l'incredulo e il canzonatorio, e aggiunse subito: “Intanto ti aspetto domani alle nove in studio, poi vedremo...puntuale!” e mi chiuse il telefono in faccia.

L'indomani fui pure in anticipo nel suo studio. Appena arrivò e mi vide seduto nell'anticamera mi ordinò di andarle a prendere la sua solita colazione al bar, cosa che feci subito e che vidi come un buon segno. Al mio ritorno, di nuovo soli in stanza, si mise a mangiare con molto appetito, senza dirmi ne un grazie e ne chiedermi se volessi gradire lasciandomi pure in piedi. Poi verso la fine della colazione, con la bocca ancora piena e sorseggiando il suo cappuccino che nel frattempo uno dei suoi praticanti gli aveva portato in stanza, mi dice: “Ascolta, voglio darti una possibilità, ti metto in prova per un tempo che stabilirò io, quello che riterrò utile per capire se quello che mi hai garantito è vero o no...se mi hai detto la verità , ti assumo a tempo indeterminato con un signor stipendio, ma se mi accorgo che mi prendi per il culo è meglio che sparisci dalla mia vista tu da solo, o saranno cazzi amari per te...ho amicizie e conoscenti che potrebbero farti molto ma molto male...chiaro?”

“Grazie dottoressa, grazie...le assicuro che non solo non se ne pentirà, ma dirà: come ho fatto fino adesso senza avare al mio servizio uno come te!” le risposi entusiasta e inchinandomi in segno di sottomissione.

“Si, si, va bene, adesso alzati e vai di sotto in garage, lì c'è la mia macchina e c'è Mario il custode che ti spiegherà come comportarti...poi all'una e mezza mi accompagnerai a casa e starai a mia disposizione fino a quando deciderò io...apri gli occhi e le orecchie, memorizza ed esegui! Io le cose le dico una sola volta, la seconda scatta il giallo, pesante decurtazione dallo stipendio, alla terza il rosso, sei fuori! Chiaro?” mi ammonì severamente, io annuii e mi congedò

In garage Mario mi spiegò tutto, compresa dove fosse la via di casa, e all'una e venticinque con la macchina in ordine e pulita mi feci trovare davanti l'ingresso dello studio. Dopo una decina di minuti scese lei, bellissima e altera, le aprii lo sportello posteriore e senza che mi degnasse nemmeno di uno sguardo, si accomodò nel sedile e partimmo verso casa. Durante il tragitto dallo specchietto la vedevo trafficare fra carte e telefonino ed ero felicissimo, avevo un'erezione incontenibile: finalmente avevo trovato la meravigliosa e superba padrona BBW che sognavo, non mi pareva vero! Non vedevo l'ora di dimostrarle che non volevo essere solo il suo autista, ma il suo schiavo!

Arrivammo a casa. Seguendo le dritte di Mario, entrammo dai garage. Le aprii lo sportello, l'aiutai a scendere lasciando che si appendesse al mio braccio e le chiamai l'ascensore. Mentre si aprivano le porte con imperio mi ordinò: “Appena parcheggi l'auto, prendi la valigetta e il borsone...e sali subito in casa mia! Piano attico! E sbrigati che non mi piace aspettare!”.

Così dopo pochi minuti mi ritrovai in casa sua. Fu una giovane colf italiana, con accento del sud, ad aprirmi ed introdurmi nel salone di questo attico luminosissimo e lussuosissimo, arredato con stile, con la terrazza, modello giardino d'inverno, dal quale si dominava la città.
Mi squadrò dalla testa ai piedi con un sorrisino sarcastico. Si presentò, si chiamava Pina. Una bella ragazza mora e dall'aria decisa, in classica livrea da cameriera, gonna corta, collant velati neri e ballerine stesso colore ai piedi . Prese in consegna la valigetta ed il borsone, ed in cambio mi diede la lista della spesa col tesserino bancomat di Caterina. Poi sempre con quel sorrisino sarcastico mi disse: “Povero te...dove ti sei andato ad infilare” poi con tono di comando, come se anche lei fosse la mia padrona, aggiunse: “Sbrigati vai a fare la spesa! Rapido e rispetta alla perfezione la lista! Muoviti!”

Quindi, mentre in ascensore riscendevo in auto, pensai con sommo piacere al tono di comando che anche Pina la colf mi si rivolse. Il cazzo mi s'indurì ancora di più. Magari, pensai, sottostare ed essere umiliato anche da lei, perchè no? Chissà se con una fava, la mia che in quel momento era durissima e necessitava di una sega, non ho preso due piccioni! Due padrone! Sarebbe il massimo della vita.

Fatta la spesa, tornai all'attico. Caterina in kaftano rosa, che lasciava vedere le cosce grasse, la folta chioma raccolta da un mollettone, seduta a centro tavola della sua sala da pranzo, aveva appena finito di pranzare e stava sorseggiando l'amaro da un bicchierino. Non potei non notare che era scalza a piedi nudi: curatissimi, con le unghia laccate di rosso, perfetti, bellissimi. Ebbi un'altra erezione. Cosa avrei dato per poter essere in quel momento il suo poggiapiedi.

Le chiesi se avesse ancora bisogno di me. Non mi rispose subito. Mi guardò per qualche secondo come si guarda un alieno. Poi tracannò in un solo sorso l'amaro. Posò il bicchierino e vistosamente infastidita, mi rispose: “Tu non ti devi permettere di chiedermi nulla! Se te ne puoi andare o no, lo decido da sola! Tu devi stare li in piedi zitto e aspettare i miei ordini. Qualunque essi siano...e non mi devi più disturbare, ti è chiaro?”

“Si dottoressa, mi scusi...non avverrà mai più, glielo prometto!” le risposi reverente

Intanto Pina, mentre sparecchiava la tavola, si gustava la scena guardandomi con un sorrisetto ironico che esprimeva complicità con la sua signora.

“Me lo auguro per te. Questa volta passi perchè è il tuo primo giorno. Ma la prossima volta che chiedi o parli senza che te lo abbia chiesto io, scatta il giallo...e adesso vattene! Ah!...alle diciassette in punto qui sotto che devo tornare in studio...sparisci adesso!” ribatté Caterina arrabbiata alzando il tono della voce.

“Si dottoressa, le chiedo ancora umilmente scusa...vado” le dissi e mi congedai col cazzo durissimo, eccitato per essere stato così maltrattato già al mio primo giorno di lavoro.

Arrivai a casa, subito mi stesi sul letto. Mi presi in mano il cazzo ancora durissimo e inizia a segarmelo pensando alla mia signora e padrona, Caterina, grassa e tronfia seduta in quel modo e alla naturalezza con cui maltratta chi lavora per lei, senza sapere che ci potrebbe essere uno come me che invece che infastidirsi, ci gode pure. Fantasticai, dunque, che dopo avermi maltrattato, m'insultava e mi faceva soffrire sotto i suoi bellissimi piedi piantati sulla mia faccia. A questa fantasia aggiunsi pure Pina che, immaginai, ne approfittava per abusare anche lei della mia faccia con i suoi piedi nei collant neri. Così dopo poco esplosi con una sborrata potentissima.
scritto il
2025-03-06
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