Trasferta di lavoro molto particolare 2^parte

di
genere
dominazione

La notte la passai insonne, non solo perchè avevo in testa tutto quello che avevo subito, ma anche perchè Mimmo russava forte. La mattina al risveglio mi costrinse a fargli un pompino. Perchè una bella sborrata in bocca prima di alzarsi fa iniziare meglio la giornata, mi disse ridendo con la voce ancora impastata dal sonno. Così, sempre rassegnato, mi piazzai fra le sue cosce e gli presi dolcemente il cazzo, già duro, in bocca. Poi aumentando gradualmente il ritmo della pompa e aiutandomi con una mano a segare, lo feci sborrare come piace a lui nella mia gola.
Ne fu molto contento e mi disse: “Eh, hai visto che stai imparando, brava la mia schiavetta!”,
Quindi finito il mio servizio da schiavetta, con leccamento di sperma in esubero compreso, ci lavammo, ci vestimmo, andammo a fare colazione e poi al lavoro.

Anche quella giornata passò in fretta. Al ritorno ci fermammo in un grande magazzino di cinesi. Lì bruscamente mi disse di attendere in auto e dopo mezz’ora torno con una busta di plastica piena di qualcosa che non capii. Salì in auto senza dire nulla e tornammo alla pensione. Saliti in stanza Mimmo aveva fretta, data l’ora tarda, voleva scendere per cenare. Mi fece lavare per primo e poi andò lui. All'uscita del bagno, mentre mi asciugavo i capelli con un asciugamano, notai, con mio sommo stupore, stesi sul letto una micro gonnellina nera ed una canotta di pizzo tutta traforata, mentre a terra delle infradito da donna dorate. Capii che erano il contenuto di quella busta.

Mentre cercavo di capire a che servissero, alle mie spalle spuntò improvvisamente Mimmo, che avvicinandosi si strinse alla mia schiena strusciandosi in modo da farmi sentire che aveva il cazzo duro e voglioso, e mi disse: “Quelli da oggi sono i tuoi indumenti quando sei con me. La verità è che a me i froci, i finocchi, mi fanno schifo...almeno, prima di conoscere te (risata grassa)...a me piace la fica, la femmina...quindi da oggi voglio che quando sei a letto con me assumi di più sembianza di femmina”

Cercai di obiettare dicendogli che malgrado l'aspetto non ero un finocchio, che anche a me piacciono le donne. Ma quando vidi il gesto con la mano in procinto di darmi una sberla, prima mi riparai il viso e poi terrorizzato gli dissi: “Oh si padrone, ma se mi vuole femmina, io sarò la sua femmina padrone, non mi picchi la prego...faccio tutto quello che vuole!”
“Brava la mia schiavetta! Esatto, devi essere la mia troia e soddisfare le mie voglie!” mi rispose con tronfia arroganza Mimmo.

Quindi quella accettazione del mio status di sua schiava sessuale, lo fece arrapare di nuovo e mi disse: “Adesso ho voglia di incularti!”
Così di scatto mi strappò le mutandine. Di forza mi fece mettere a pecora sul letto, mentre lui rimase in piedi. Mi afferrò i coglioni strizzandoli. Per il dolore mi mancò il respiro, poi mollò la presa e mi urlò: “Come si risponde alle voglie del padrone, brutta troietta di una schiavetta!? Come!!??”
Io col tono di chi sta per piangere, gli risposi: “Si padrone, il mio culo è a sua disposizione...”
Quindi mi allargò le chiappe, sputò sul buco del culo come a lubrificarlo. Ci appoggiò la cappella e spinse dentro lento, ma inesorabile, il cazzo che, vista la mia verginità anale, si fermò a meno della metà del corpo. Ma tanto gli bastò per farmi ancora un male cane, a sverginarmi il sedere e lui sbattermi, schiaffeggiandomi le chiappe, fino a godere sborrandoci dentro la solita quantità industriale di sperma.

Finito, uscendo il cazzo dal buco del mio culo, mi insultò: “Sei proprio un finocchietto, renditene conto! Un frocio demmerda! Lo vedi come ci stai buono sotto il mio cazzo? Fattene una ragione, invece de inventarti la storia che te piacciono le le donne! Sono sicuro che per quanto t'è piaciuta st'inculata avrai anche quel cazzettino che te ritrovi, pure duro...vuoi vedè!?”
Così, mentre io ancora a culo a ponte sul letto, col buco grondante di sperma, mi prese il cazzo che effettivamente trovò duro.

La cosa mi stupì. Non volevo e non potevo ammettere che essere diventato la schiava sessuale di quel porco stava piacendo pure a me.
“Che te dicevo io!!??” esclamò nel frattempo trionfante Mimmo.
Poi mi impose di non muovermi da quella posizione e dopo qualche secondo improvvisamente sentii qualcosa di freddo fare click sull'uccello. A quel punto mi fece sedere sul letto, Mi guardai l'inguine e vidi, con mio enorme stupore, che mi aveva chiuso il cazzo con una gabbietta rosa.

Mimmo sghignazzò a quel mio stupore. Mi prese per i capelli e mi ordinò: “Adesso puttanella, vai in bagno e ti vai a vestire con queste cose...e cerca di sbrigarti che voglio scendere sotto per la cena che sta sborrata nel tuo culo mi ha messo ancora più fame!”
Come fossi in trans risposi: “Si padrone, come vuole padrone”
Quindi mi feci un bidet, misi la gonellina e la canotta. Mi guardai allo specchio e notai che la gonnellina era talmente corta che arrivava appena sotto i glutei e si poteva intravedere la gabbietta rosa. Notai che davvero avevo qualcosa di femmina, non me n'ero mai accorto fino a quel momento. Mi vergognai tantissimo.

Lui entrò in bagno improvvisamente. Mi porse un rossetto di color rosso fuoco e mi ordinò: “Mettilo e marca bene le labbra che devi essere una perfetta schiavetta da pompini, sbrigati!”
Ebbi un ultimo timido moto di ribellione: scendere in sala, lì davanti a tutti vestito da troia, questo no. Così provai a supplicarlo, ma lui mi prese per i capelli e fece come per darmi l'ennesimo ceffone. A quel punto mi arresi e per paura chiesi scusa. Immediatamente misi il rossetto come voleva lui che mi osservava alle spalle tronfio per il potere che aveva ormai su di me.
Non contento, mi fece truccare pure gli occhi, mi fece sedere sul water e mi applicò sulle unghia delle mani e dei piedi lo smalto rosso come il rossetto.
“Ora sei un troia perfetta, schiava! Ti ci vuole solo una collana” mi disse ridacchiando e mi mise al collo un collare da cani. Mi fece legare i capelli a coda di cavallo, mi prese per un braccio, mi trascinò in camera, mi fece mettere le infradito e scendemmo in sala.
 
Ormai eseguivo ogni sua volontà come un automa, quindi così conciato attraversammo la sala per arrivare al nostro tavolo. In quel momento c'’erano solo i due muratori rumeni che cenavano, che come mi videro si misero a ridere. Arrivati al tavolo, Mimmo disse: “Adesso ti siedi e tieni le gambe sempre divaricate verso la sala! Chiaro!?”
“Si padrone...” risposi.
Così mi sedetti aprii le gambe e quel punto la gonellina si sollevò così tanto da sembrare inesistente, mettendo in mostra la gabbietta del cazzo che fece tornare a ridere i due rumeni che la vedevano benissimo.

Arrivo Said, il cameriere Marocchino, che come mi vide scoppiò pure lui a ridere, mentre Mimmo lo assecondava, e poi gli disse: “Oh, complimenti per la bella fighetta che ti sei portato stasera, Mimmo!”
“E' di mia proprietà, la mia schiava..la sto svezzando! (rise) ma se stasera mi fai mangiare bene, ti ci faccio fare un giro. Promesso! Fa certi lavoretti di bocca che sono uno spettacolo!” gli rispose Mimmo.
“Ah ok...ok...allora mi do da fare! Teresa ha fatto della pasta al forno che è uno spettacolo!” ribatté Said ridendo.

Quella sera per l'umiliante imbarazzo che provavo, non toccai quasi cibo. Mimmo così mi costrinse a bere del vino, cosa che non reggevo, infatti dopo un paio di bicchieri iniziai a sentirmi strano, euforico, brillo. Ridevo senza motivo e dicevo frasi strampalate. Intanto Mimmo aveva finto di cenare e al tavolo tornò il marocchino per riscuotere la promessa che gli aveva fatto.
“Ascoltami troia! Adesso ti alzi, gli dai un bacio e ti metti a sua totale disposizione, sbrigati!” mi ordinò il mio padrone,
Così, mezzo barcollante, mi alzai, mi avvicinai a Said e iniziai a limonarci mentre lui mi metteva le mani nel culo. Intanto i rumeni si godevano lo spettacolo.  

Dopo un po', come staccai le mie labbra dalle sue, il marocchino denudò il suo cazzo, che faceva onore alle dicerie circa le dimensioni maxi degli africani, si sedette, mi fece posizionare in mezzo alle gambe. Io m'inginocchiai, glielo presi in mano – era scuro e durissimo – lo scappellai e glielo presi in bocca. Iniziai il pompino lentamente, alternando alle labbra la lingua per tutta quell'enorme cappella, poi sentendo ansimare di goduria Said, che mi teneva la testa per la coda dei capelli, glielo presi tutto in bocca ed andai ad aumentare la velocità della pompata fino a fargli raggiungere un orgasmo così forte da farmi inondare di sborra fin dentro l'esofago!

Said ringraziò Mimmo e andò via. Nel frattempo ci raggiunse al tavolo la grassona, Teresa, ancora col grembiule da cucina che sarcastica rivolgendosi al padrone disse: “Ah quindi qui c'è stato uno spettacolino porno e non sono stata invitata!?”
“Sia mai, Teresa! Sei ancora in tempo perchè lo spettacolo non è mica finito, vero puttanella!?” rispose Mimmo rivolgendosi a me.
“Si padrone! Sono ancora a disposizione...” risposi io col sorriso da ebete tipico degli ubriachi.
“Si certo, intanto però...lo sai che sono gelosa di te! Tutte le volte che vieni mi fai salire in camera e mi sfondi! Ora con sto finocchietto mi trascuri!” riabbattette la donna sempre in tono sarcastico.

A quella contestazione, Mimmo rispose col suo solito ghigno malefico da porco depravato. Così fece cenno a Tersa di seguirci. Salimmo tutti e tre in camera, anche se io con fatica in quanto per l'ubriachezza traballavo. Entrati il padrone subito mi prese per la coda di cavallo e mi scaraventò sul letto. Insieme a Teresa si spogliarono. La grassona nuda faceva senso: cellulite e rotoloni di ciccia ovunque. Si gettarono anche loro sul letto e con me in mezzo, schiacciandomi, iniziarono a baciarsi e toccarsi.
Dopo un po' Mimmo diresse le sue attenzioni ancora su di me, mentre Teresa si distese supina e prese a farsi un ditalino lento. Iniziò a baciarmi e leccarmi con foga in bocca e su tutto il corpo grugnendo da porco qual'era! Io, completamente nelle sue mani lo assecondavo in tutto.
Mi alzò una gamba, si sputò sulla mano, mi accarezzò il buchino del culo ed in un attimo ci ficcò un dito dentro facendomi sobbalzare. Suscitando l'ilarità in in Teresa, che si sditalinava, mentre ci guardava.

Io gli presi il cazzo, duro e teso, in mano ed iniziai a segarlo, mentre lui con quel dito mi forzava sempre più infondo l'ano. Ci ficcò il secondo dito, facendomi più male. Mi prese per i capelli dirigendomi la testa verso il suo inguine e mi ficcò il suo cazzo in bocca fino in fondo, ad entra ed esci ripetutamente. Poi dopo un po', estrasse le dita dal culo, mi levo il cazzo dalla bocca e mentre mi giravo Teresa mi catturò anche lei dalla coda di cavallo, spostandomi di peso come una bambola, dalla disponibilità di Mimmo a quella sua in mezzo alle cosce grasse. Li mi ordinò ridacchiando: “Anche se sei finocchietto, leccami la fica!”
Obbedii senza batter ciglio. La sua fica era molto pelosa e puzzava un po' di piscio. La leccai subito mentre le mi mi teneva la testa con le sue mani. Ma dopo qualche minuto che leccavo, fui spostato di forza da Mimmo che si mise al mio posto. Appoggiò la cappella sulle grandi labbra e la penetrò fino in fondo. Subito dopo urlando mi ordinò: “Tu schiava, mentre chiavo laccami le palle ed il culo. Muoviti!”

Così mi misi dietro il suo culone grasso e peloso. Vidi i suoi grossi coglioni gonfi e pendenti ed iniziai a leccarglieli, per poi passare al buco del culo. Intanto i due mentre si sbattevano rumorosamente ansimavano di piacere, scambiandosi volgarità, soprattutto Teresa che lo esortava a sfondarla fino alla gola “con quel bel cazzone da porco”.
Mentre leccavo i coglioni, prendendomeli in bocca uno a uno, la donna raggiunse l'orgasmo ululando tipo cagna. Mimmo tolse veloce il cazzo ancora duro e voglioso dalla fica, affermandomi per la coda di cavallo, di peso mi fece mettere davanti a lui. Mi puntò il cazzo sulla bocca, io l'aprii e me lo ficcò dentro tornado a stantuffare come se fosse ancora nella fica.

Mentre la mia bocca fungeva da fica, sentii la voglia di toccarmi. Ero eccitato. Ma c'era la gabbietta e non potevo. Così mi accontentai di massaggiarmi le palle. Ma questo massaggio, unito al cazzo duro di Mimmo in bocca che mi scopava senza pietà, mi fece indurire sempre di più il cazzo che stretto in quel marchingegno però mi faceva male.
Poi Mimmo venne, sborrando al solito copiosamente nella mia bocca, e io dopo qualche secondo sentìì un piacere enorme che portò pure me a sborrare, nonostante il cazzo stretto in quella morsa.

“E bravo il finocchietto che è venuto con tutta la gabbietta! Ti piace il cazzo in bocca eh!?” disse sghignazzando Teresa.
“Avevi proprio ragione...è un finocchio di merda!” aggiunse con la sua solita risata grassa Mimmo che poi mi ordinò, mentre mi liberava della gabbietta: “Puliscicci dalla sborra con la lingua, poi puoi andare a lavarti!”
Così iniziai a leccare il cazzo floscio del padrone, su fino la sua pancia. Passai sulla fica di Teresa, la leccai perbene e così mi consentirono di andare in bagno.

Al mio ritorno, tutt'e due erano stesi rilassati sempre nudi supini a gambe larghe. Chiesi al padrone dove avrei dovuto dormire. Lui mi disse: “Mettiti disteso in orizzontale ai nostri piedi. Gli schiavi dormono così, facendo da poggiapiedi ai padroni. Muoviti!”
Così mi misi in quella posizione, ritrovandomi con i piedi del padrone sulle cosce e quelli di Teresa in faccia. I due si guardarono tronfi del fatto che ero pure il loro cuscino da piedi e Mimmo disse alla donna: “Ora cerchiamo di dormire un po, che domani mattina gli rinnoviamo la festa alla mia schiavetta troia!”
Fine (sottomesso1966@gmail.com)
scritto il
2024-12-11
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