Nel nome della madre e della figlia - parte prima, la madre!
di
Ottobre Rosso 66
genere
sadomaso
Teresa la conobbi per caso su internet. Era un periodo in cui, dopo aver posto fine all'ennesima convivenza, avevo deciso basta con le donne. Basta con la ricerca della cosiddetta anima gemella. Basta perchè non esiste. E' un'illusione. Avevo infatti preso consapevolezza, e tutt'ora la mantengo addirittura rafforzata, che l'amore fra due partner non esiste. Quello che chiamiamo amore in realtà è solo la passione. Passione che può essere forte o debole, ma comunque, come tutte le espressioni umane, è destinata a naufragare in separazione o nel restare assieme solo per convenienza.
L'amore quello vero, quello che non finisce mai anche tra le avversità, lo provi solo verso i consanguinei: una madre, un padre, un figlio, un fratello o una sorella, i nonni, gli zii. Fra due estranei è bello solo fino a quando c'è sesso e voglia di divertirsi. Poi col passare del tempo tutto si affievolisce e allora, o ci si lascia o, come cantava Califano con assoluta verità, tutto il resto è noia. Maledetta noia!
Ma la consapevolezza era anche un'altra, forse il motivo essenziale in più a quello già descritto per cui i cosiddetti rapporti normali – che qualcuno mi spieghi cosa sia la normalità nel sesso – mi annoiano a morte, quella di voler vivere il mio genere sessuale, quello di schiavo leccapiedi. Genere difficile da far comprendere alle donne che ho incontrato, conformiste e ordinarie, che quando ci provavo anche leggermente mi prendevano quasi per matto e le uniche disposte ad assecondarmi erano solo prostitute.
E fu in un pomeriggio di noia, anche se ormai single da mesi, che cazzeggiando col cellulare, colpito da un post su un noto social che chiedeva a noi iscritti ad un gruppo dedicato alla città in cui vivo, cosa ne pensavamo di certe dinamiche all'interno dei rapporti di coppia, commentai: “...io vorrei una mistress, altro che moglie...”.
Lo scrissi così di getto, per mero divertimento, nonostante fosse il mio genere sessuale, ma in quel contesto lo scrissi senza alcuna intenzione reale di cercare una mistress. Del resto ci avevo già perso le speranze di trovarne una. Volevo solo divertirmi a leggere le reazioni, soprattutto quelle dei soliti immancabili moralisti perbenisti (la peggiore razza di pervertiti, credetemi!), nulla più.
La cosa sembrò finire li, anche perchè di reazioni, a parte qualche like sotto forma di emoticon che ride, non ne arrivarono.
Poi dopo qualche settimana, quando ormai avevo proprio dimenticato il tutto, sentì il trillo di una notifica in privato sul mio cellulare. Andai a leggere e il messaggio diceva solo “eccomi!”.
Li per li non capì a cosa si riferisse e chi fosse. Poi tramite la fotina dell'account che compare, andai sulla bacheca dell'autore e scoprì che era un'autrice, una donna. Una bella ragazza nera, procace, bel viso, di origine nigeriana ma italiana, dal nome Teresa. Una donna però, che a parte mettere in mostra il suo bel fisico e le sue acconciature di capelli, non pubblicava stranezze da far pensare chissà che, una tipa assolutamente comune, insomma.
Così incuriosito dopo un po' le risposi chiedendole chi fosse a a cosa si riferisse. E lei: “Sono Teresa, ciao...non cercavi una mistress? Eccomi (seguito da un emoticon che ride e uno che fa l'occhiolino)”.
Le risposi di non ricordare e lei mi rinfrescò la memoria facendo riferimento al post del gruppo di cui prima. Così ricordai e le risposi: “Va beh, ma la mia era solo una battuta!” e lei: “ah...peccato! (seguito da emoticon che piange)”
A quel punto mi rizzarono le antenne...e il cazzo! La sola parola mistress mi fa quest'effetto. Così le risposi: “Peccato? Perchè? Ma scrivi sul serio? Sei una mistress davvero?” e lei mi rispose con un “si” secco accompagnato da un emoticon che fa l'occhiolino.
A quel punto la cosa che istintivamente mi venne in mente, fu che era l'ennesima prostituta. Visto che per esperienza cercando nei siti d'incontri, il mondo del BDSM è popolato solo da mercenarie. Quindi le risposi: “ma davvero davvero...intendo di natura...o, perdonami se sono scortese, lo fai per..per...insomma, mi capisci no?”
Lei: “Per soldi? No...non sono una prostituta (seguito da un emoticon che ride)”.
Poi subito aggiunge: “E tu una mistress allora non la cercavi? Era solo una battuta?”
Io: “Sinceramente? In quel contesto si...però se non sei tu stavolta a prendermi in giro, ti confesso che trovare una bella mistress non mercenaria è sempre stato il mio sogno erotico. I rapporti vanilla mi annoiano a morte”
Lei: “Ok perfetto allora. Ti do il mio whatsapp così ci sentiamo e magari ci incontriamo così ti dimostro che non faccio la puttana (accompagnato da emoticon che ride)”
Scambiatoci i numeri, per alcuni giorni, come a tastare il terreno, chattammo senza approfondire più di tanto. Il massimo riferimento ai nostri gusti sessuali si limitavano allo scriverle, buongiorno o buonanotte padrona e a lei che divertita mi rispondeva, a te schiavetto.
Poi una mattina mi arriva un: “Caffè? (con emoticon che fa l'occhiolino)”.
Le rispondo di si e le chiedo dove. Lei mi risponde in un noto bar del centro. Così finalmente ci conoscemmo di persona. Teresa era veramente bella e sexy di presenza. Una quarantenne dai capelli nerissimi lunghi ondulati, occhi neri e grandi, sul metro e settanta, in carne con le forme al posto giusto, mani curatissime e piedi, la mia irresistibile passione, bellissimi, perfetti, dalle unghia laccate argento, che col nero della pelle si esaltavano di più, calzati in dei sandali con tacco, sexy, molto sicuramente messi a posta per farmeli vedere.
Fu li, seduti a tavolino, che si raccontò. Mi disse che anche lei, come avevo fatto io, aveva visitato la mia bacheca sul social, che, quindi, gli ero piaciuto. Che anche lei trovava noiose e inutili le relazioni vanilla e aggiunse un vero e proprio discorso programmatico sulla sua identità sessuale:
“Mi eccita da impazzire sottomettere il mio uomo...mi eccita fino ad arrivare all'orgasmo...umiliarlo in tutte le maniere possibili...ridurlo uno schiavo...suppliziarlo alla minima mancanza per poi vederlo ai miei piedi implorare pietà...e anche per chiedermi 5 euro per comprare le sigarette...capisci perchè non potrei mai essere una prostituta? Adoro tenerlo sottomesso anche economicamente...il massimo per me sarebbe un disoccupato, un precario...anche perchè ho un buon lavoro e guadagno bene...tutto il contrario di molte donne che invece cercano l'uomo forte, ricco, che le mantenga, faccia fare loro shopping...queste donne non le capisco e mai le capirò...anzi provo perfino pena per loro...perchè non sanno invece che vera emancipazione sia dominare un uomo...che goduria!...uno che sia costretto a dipendere da me donna, anche per pochi spiccioli...non sanno come fa sentire femmine forti la capacità di invertire la struttura patriarcale di questa società di merda, ma soprattutto quanto fa bagnare la fica!...
Questa mia inclinazione l'ho scoperta fin da bambina, ai primi impulsi sessuali...mi imponevo sui miei cuginetti maschi che dovevano servirmi altrimenti li picchiavo fino a farli piangere, mentre io godevo (ride)...ma crescendo l'ho tenuta nascosta per paura di essere giudicata e di non trovare ragazzi, una “negra” poi, come si permette?...le “negre” nel vostro immaginario di uomini bianchi, devono essere solo schiave...e invece io sono e voglio fare la padrona!
Quelli con cui ho provato ad essere me stessa, per un po' sembravano gradire la fantasia, ma poi scappavano...adesso da qualche anno ho detto basta! Basta vivere la vita che vogliono gli altri e non quella voglio io...perchè questo noi facciamo, se ci fai caso...reprimiamo la nostra natura, le nostre inclinazioni, per paura di essere giudicati e così finiamo per farci imporre la vita che questa società ipocrita chiama normale...ma normale non è!
Quindi mi sono liberata dal mio matrimonio...dal mio ex, classico e noioso maschio Alfa...e ho deciso di vivere la vita che voglio io!”
Quelle parole per me furono musica celestiale, non solo perchè la sua stessa consapevolezza era pure la mia e dunque condividevo ogni parola pause comprese, ma perchè mi eccitarono da farmi stare col cazzo eretto per tutta la permanenza al bar. In più io adoro le donne di colore, una delle mie fantasie più ricorrenti: schiavo di una bella nera che riscatti il suo popolo da sempre schiavo dei bianchi!
Così dal bar, dopo qualche giorno, passammo a casa mia. Dalle parole ai fatti. Quel primo fine settimana, infatti, la invitai a cena e poi salimmo da me, e fu fantastico. Come godetti quella prima volta, non mi era mai successo con nessuna delle donne che avevo avuto fino a prima di conoscerla.
Appena entrati in casa, in soggiorno, ci baciammo come comuni fidanzati, poi Teresa iniziò a spogliarsi e, con l'impostazione tipica della padrona, ordinò a me di fare lo stesso. Rimasi in mutande, mentre lei, stupenda, in corsetto di pizzo nero, reggicalze e collant velatissimi neri. Mi spinse con decisione sul divano, si sedette e mi costrinse a leccarle le sensualissime scarpe décolleté tacco 12. Quando le ritenne tutte ben leccate, me le fece sfilare una a una e mi mise i piedi, inguainati dai collant, in faccia. Me la tormentò un bel po' umiliandomi a dovere anche a parolacce. Mentre mi teneva la faccia sotto i piedi, iniziò a staccare i collant dal reggicalze e sfilarseli lentamente. Appena a piedi nudi, mi ordinò di leccarglieli bene e a fondo. Quei piedi erano stupendi, curatissimi in smalto stavolta rosso, con l'unghia dell'alluce lungo, e odorosi fra il naturale della pelle e quelle creme tipiche che le donne usano per ammorbidirli ed eliminare i duroni. Glieli leccai con passione, dolcezza, ma nel contempo voracità. Intanto il cazzo dentro le mutande faceva scintille. Ce lo avevo dritto e duro come il marmo. Mentre leccavo, con la coda dell'occhio notai che si sbottonava il corsetto dalla parte della fica. Improvvisamente allontanò i piedi e mi afferrò per i capelli. Mi assestò un paio di sonori ceffoni urlandomi che stavo leccando come una checca, così mi tirò verso di lei in modo da sbattermi la fica in faccia ordinandomi di leccarla fino a farla venire altrimenti avrei preso tante di quelle frustate da spellarmi vivo.
La sua fica era fantastica, già bagnata, pelosa il giusto, labbra carnose e turgide come il clitoride che ne usciva, odorosa come i piedi. Gliela leccai con grande passione. Ero eccitato a mille, avevo perfino il timore di poter sborrare senza toccarmi. Lei mugolava e ansimava di piacere, stringendomi i capelli, mi teneva la testa sulla fica perchè non scappassi. Ma chi sarebbe scappato mai? Quello era il paradiso terrestre!
Le provocai l'orgasmo che mi aveva ordinato. Soddisfatta si sdraiò per rilassarsi, mentre io stavo per togliermi i boxer. Avevo una gran voglia anche io di sborrare. Ma lei con un no secco mi blocca e mi fa: “Ti ho per caso dato il permesso di uscire il cazzo!!?? (io rimasi bloccato con le mani sull'elastico) ...rispondi verme schifoso! (le dissi no) ...e allora come ti permetti di non aspettare i miei ordini mancando di rispetto alla tua padrona, come!!??”
Prese la cintura di cuoio del suo vestito, mi ordinò di scendere dal divano per mettermi in ginocchio col busto eretto, si alzò in piedi ed iniziò a frustarmi violentemente sul torace e sulla schiena, insultandomi e minacciandomi: “non osare mai più prendere iniziative del genere...tu senza il mio permesso, da questo momento in poi, puoi a stento solo respirare...poi devi solo ubbidirmi e prostrarti adorante ai miei piedi...capito verme schifoso?”
Più le supplicavo pietà, che non lo avrei fatto più, più Teresa si divertiva ad infierire. Notavo la goduria nella sua espressione che era anche la mia nonostante il bruciore.
Finito di frustarmi, avevo torace e schiena striati di violaceo che sembravo una zebra, sempre tirandomi per i capelli, mi porta in camera da letto. Mi assesta un calcio nel culo e mi sbatte sul letto. Tira via le lenzuola, per usarle come corde, e mi lega polsi e caviglie alla testiera ed alla pediera. Mi strappa le mutande e il mio cazzo esce dritto e duro come quei pupazzi a molle delle scatole magiche. Quindi iniziò a suppliziarmelo. Si sedette su letto, tra le mie gambe, in modo da masturbarmelo usando i piedi, per poi fermarsi sul più bello e in tono sarcastico dirmi: “ti piace che ti sego coi piedi, vero? (io, si si) ...vorresti che continuassi per farti venire, vero? (io, si ti prego padrona si)...e invece no! Devi soffrire senza pietà verme schifoso! La tua sofferenza è la mia goduria!”
Così toglie i piedi dal mio cazzo turgido e si mette su di me a 69 ordinandomi di leccare fica e culo. Io eseguo, mentre lei con una mano torna sadicamente a stuzzicarmi il cazzo segandolo molto lentamente per aumentare la mia sofferenza nel voler venire. Alla mano aggiunge la lingua sulla cappella. La lecca dolcemente a lungo, poi lecca tutto il cazzo per lungo, lo prende in bocca solo in punta e poi lo lascia, lo riprende e se lo porta in fondo fino alla gola, ma subito lo lascia, sempre segando lentamente. Io soffrivo da cani, tanto che non riuscivo più a leccarla, provocando l'ira di Teresa che, lasciando il cazzo e girandosi verso di me, mi prese a schiaffoni, urlandomi: “stronzo, pezzo di merda chi ti ha ordinato di smettere di leccare”. E giù altri ceffoni, per poi passare a strizzarmi i capezzoli per procurarmi più dolore. Quindi scende col sedere sull'addome e mi schiaffa i piedi in faccia, schiacciandomela forte: “Soffri schiavo bastardo...soffri sotto i miei piedi!!”. Era eccitatissima, lo capii dalla foga con cui si dava da fare per farmi soffrire.
Poi, tolti i piedi dalla mia faccia, si sedette sul mio cazzo, che nonostante le sofferenze era sempre più dritto e duro (il connubio fra dolore e piacere è qualcosa di sublime, che solo noi schiavi leccapiedi possiamo capire!) e, sempre lentamente per darmi ulteriore sofferenza, si mise a scopare. Non appena si accorse che sarei potuto venire. Smise. Scese dal cazzo, andò veloce in soggiorno e tornò con un vibratore. Risalì sul letto, si sedette a cosce larghe fra le mie divaricate e si penetrò col vibratore acceso e dopo un po' ululando raggiunse l'orgasmo, lasciandomi ad impazzire di sofferenza nel desiderio di raggiungerlo anche io.
Così, mentre si godeva il rilassamento post orgasmo, dicendo che era stato fantastico incontrarci e che forse aveva incontrato l'uomo che cercava da sempre, stesa con la testa ai piedi e le gambe distese sul mio torace, la supplicai di farmi venire:”Padrona...padrona..ti prego...padrona...ti supplico...posso sborrare?...se non lo vuoi fare tu...lo capisco...ma almeno, ti prego, slegami che lo faccio da solo...ti prego padrona sto impazzendo...permettimi di sborrare...”
A quel punto Teresa, alzò la testa. Mi guardò con un sorriso sornione e mi disse: “Una buona padrona deve saper essere qualche volta magnanima con proprio schiavo ascoltando le sue suppliche...anche se è un verme insignificante che non merita nessuna pietà...però questa volta te lo concedo, ma per stavolta...non sarà sempre così!”
Scivolò col corpo in avanti in modo che i suoi piedi mi arrivarono sulla faccia. Mi afferrò il cazzo e mi fece una sega in crescendo che, con quei piedi in faccia per di più, godetti così tanto che sborrai ad eruzione per mezzora.
Da quella sera in poi diventammo una coppia fissa. Comune alla luce del giorno, ma in privato eravamo noi: io lo schiavo e Teresa la padrona. Le nostre sessioni erano continue, delle volte anche più volte nello stesso giorno, sempre più intense ed appaganti, e sempre a casa mia.
Poi, passati un paio di mesi circa, Teresa una sera a cena mi fa: “Stiamo veramente molto bene assieme...non sai quanto sono felice ed appagata, sei l'uomo che cercavo (le risposi, idem e che pure io avevo coronato il sogno di una vita: una mistress vera.) ...per cui è venuto il momento di farti entrare a casa mia....casa in cui, da quando ho posto fine al mio matrimonio, non ho più fatto entrare nessun uomo, tu sarai il primo (le risposi che ero lusingato) ...e c'è un motivo per cui non ho mai fatto entrare nessuno, non solo perchè di relazioni vanilla non ne volevo più sentire, ma perchè non vivo da sola...è una cosa che non dico mai a nessuno, in attesa di raccontarlo solo alla persona giusta, è tu lo sei...ho una figlia, si chiama Martina ha 19 anni e vorrei fartela conoscere...ovviamente non sa nulla dei nostri veri rapporti, sa solo che mi frequento con qualcuno e lei, non vedendomi più da un bel po' di tempo nervosa e insoddisfatta...mi ha detto che vorrebbe conoscere chi sta rendendo di nuovo la madre una donna felice....domenica vieni a pranzo da me...ah, non è un invito (si mise a ridere)...è un ordine (ovviamente le risposi, si padrona)”
Fine prima parte
sottomesso1966@gmail.com
L'amore quello vero, quello che non finisce mai anche tra le avversità, lo provi solo verso i consanguinei: una madre, un padre, un figlio, un fratello o una sorella, i nonni, gli zii. Fra due estranei è bello solo fino a quando c'è sesso e voglia di divertirsi. Poi col passare del tempo tutto si affievolisce e allora, o ci si lascia o, come cantava Califano con assoluta verità, tutto il resto è noia. Maledetta noia!
Ma la consapevolezza era anche un'altra, forse il motivo essenziale in più a quello già descritto per cui i cosiddetti rapporti normali – che qualcuno mi spieghi cosa sia la normalità nel sesso – mi annoiano a morte, quella di voler vivere il mio genere sessuale, quello di schiavo leccapiedi. Genere difficile da far comprendere alle donne che ho incontrato, conformiste e ordinarie, che quando ci provavo anche leggermente mi prendevano quasi per matto e le uniche disposte ad assecondarmi erano solo prostitute.
E fu in un pomeriggio di noia, anche se ormai single da mesi, che cazzeggiando col cellulare, colpito da un post su un noto social che chiedeva a noi iscritti ad un gruppo dedicato alla città in cui vivo, cosa ne pensavamo di certe dinamiche all'interno dei rapporti di coppia, commentai: “...io vorrei una mistress, altro che moglie...”.
Lo scrissi così di getto, per mero divertimento, nonostante fosse il mio genere sessuale, ma in quel contesto lo scrissi senza alcuna intenzione reale di cercare una mistress. Del resto ci avevo già perso le speranze di trovarne una. Volevo solo divertirmi a leggere le reazioni, soprattutto quelle dei soliti immancabili moralisti perbenisti (la peggiore razza di pervertiti, credetemi!), nulla più.
La cosa sembrò finire li, anche perchè di reazioni, a parte qualche like sotto forma di emoticon che ride, non ne arrivarono.
Poi dopo qualche settimana, quando ormai avevo proprio dimenticato il tutto, sentì il trillo di una notifica in privato sul mio cellulare. Andai a leggere e il messaggio diceva solo “eccomi!”.
Li per li non capì a cosa si riferisse e chi fosse. Poi tramite la fotina dell'account che compare, andai sulla bacheca dell'autore e scoprì che era un'autrice, una donna. Una bella ragazza nera, procace, bel viso, di origine nigeriana ma italiana, dal nome Teresa. Una donna però, che a parte mettere in mostra il suo bel fisico e le sue acconciature di capelli, non pubblicava stranezze da far pensare chissà che, una tipa assolutamente comune, insomma.
Così incuriosito dopo un po' le risposi chiedendole chi fosse a a cosa si riferisse. E lei: “Sono Teresa, ciao...non cercavi una mistress? Eccomi (seguito da un emoticon che ride e uno che fa l'occhiolino)”.
Le risposi di non ricordare e lei mi rinfrescò la memoria facendo riferimento al post del gruppo di cui prima. Così ricordai e le risposi: “Va beh, ma la mia era solo una battuta!” e lei: “ah...peccato! (seguito da emoticon che piange)”
A quel punto mi rizzarono le antenne...e il cazzo! La sola parola mistress mi fa quest'effetto. Così le risposi: “Peccato? Perchè? Ma scrivi sul serio? Sei una mistress davvero?” e lei mi rispose con un “si” secco accompagnato da un emoticon che fa l'occhiolino.
A quel punto la cosa che istintivamente mi venne in mente, fu che era l'ennesima prostituta. Visto che per esperienza cercando nei siti d'incontri, il mondo del BDSM è popolato solo da mercenarie. Quindi le risposi: “ma davvero davvero...intendo di natura...o, perdonami se sono scortese, lo fai per..per...insomma, mi capisci no?”
Lei: “Per soldi? No...non sono una prostituta (seguito da un emoticon che ride)”.
Poi subito aggiunge: “E tu una mistress allora non la cercavi? Era solo una battuta?”
Io: “Sinceramente? In quel contesto si...però se non sei tu stavolta a prendermi in giro, ti confesso che trovare una bella mistress non mercenaria è sempre stato il mio sogno erotico. I rapporti vanilla mi annoiano a morte”
Lei: “Ok perfetto allora. Ti do il mio whatsapp così ci sentiamo e magari ci incontriamo così ti dimostro che non faccio la puttana (accompagnato da emoticon che ride)”
Scambiatoci i numeri, per alcuni giorni, come a tastare il terreno, chattammo senza approfondire più di tanto. Il massimo riferimento ai nostri gusti sessuali si limitavano allo scriverle, buongiorno o buonanotte padrona e a lei che divertita mi rispondeva, a te schiavetto.
Poi una mattina mi arriva un: “Caffè? (con emoticon che fa l'occhiolino)”.
Le rispondo di si e le chiedo dove. Lei mi risponde in un noto bar del centro. Così finalmente ci conoscemmo di persona. Teresa era veramente bella e sexy di presenza. Una quarantenne dai capelli nerissimi lunghi ondulati, occhi neri e grandi, sul metro e settanta, in carne con le forme al posto giusto, mani curatissime e piedi, la mia irresistibile passione, bellissimi, perfetti, dalle unghia laccate argento, che col nero della pelle si esaltavano di più, calzati in dei sandali con tacco, sexy, molto sicuramente messi a posta per farmeli vedere.
Fu li, seduti a tavolino, che si raccontò. Mi disse che anche lei, come avevo fatto io, aveva visitato la mia bacheca sul social, che, quindi, gli ero piaciuto. Che anche lei trovava noiose e inutili le relazioni vanilla e aggiunse un vero e proprio discorso programmatico sulla sua identità sessuale:
“Mi eccita da impazzire sottomettere il mio uomo...mi eccita fino ad arrivare all'orgasmo...umiliarlo in tutte le maniere possibili...ridurlo uno schiavo...suppliziarlo alla minima mancanza per poi vederlo ai miei piedi implorare pietà...e anche per chiedermi 5 euro per comprare le sigarette...capisci perchè non potrei mai essere una prostituta? Adoro tenerlo sottomesso anche economicamente...il massimo per me sarebbe un disoccupato, un precario...anche perchè ho un buon lavoro e guadagno bene...tutto il contrario di molte donne che invece cercano l'uomo forte, ricco, che le mantenga, faccia fare loro shopping...queste donne non le capisco e mai le capirò...anzi provo perfino pena per loro...perchè non sanno invece che vera emancipazione sia dominare un uomo...che goduria!...uno che sia costretto a dipendere da me donna, anche per pochi spiccioli...non sanno come fa sentire femmine forti la capacità di invertire la struttura patriarcale di questa società di merda, ma soprattutto quanto fa bagnare la fica!...
Questa mia inclinazione l'ho scoperta fin da bambina, ai primi impulsi sessuali...mi imponevo sui miei cuginetti maschi che dovevano servirmi altrimenti li picchiavo fino a farli piangere, mentre io godevo (ride)...ma crescendo l'ho tenuta nascosta per paura di essere giudicata e di non trovare ragazzi, una “negra” poi, come si permette?...le “negre” nel vostro immaginario di uomini bianchi, devono essere solo schiave...e invece io sono e voglio fare la padrona!
Quelli con cui ho provato ad essere me stessa, per un po' sembravano gradire la fantasia, ma poi scappavano...adesso da qualche anno ho detto basta! Basta vivere la vita che vogliono gli altri e non quella voglio io...perchè questo noi facciamo, se ci fai caso...reprimiamo la nostra natura, le nostre inclinazioni, per paura di essere giudicati e così finiamo per farci imporre la vita che questa società ipocrita chiama normale...ma normale non è!
Quindi mi sono liberata dal mio matrimonio...dal mio ex, classico e noioso maschio Alfa...e ho deciso di vivere la vita che voglio io!”
Quelle parole per me furono musica celestiale, non solo perchè la sua stessa consapevolezza era pure la mia e dunque condividevo ogni parola pause comprese, ma perchè mi eccitarono da farmi stare col cazzo eretto per tutta la permanenza al bar. In più io adoro le donne di colore, una delle mie fantasie più ricorrenti: schiavo di una bella nera che riscatti il suo popolo da sempre schiavo dei bianchi!
Così dal bar, dopo qualche giorno, passammo a casa mia. Dalle parole ai fatti. Quel primo fine settimana, infatti, la invitai a cena e poi salimmo da me, e fu fantastico. Come godetti quella prima volta, non mi era mai successo con nessuna delle donne che avevo avuto fino a prima di conoscerla.
Appena entrati in casa, in soggiorno, ci baciammo come comuni fidanzati, poi Teresa iniziò a spogliarsi e, con l'impostazione tipica della padrona, ordinò a me di fare lo stesso. Rimasi in mutande, mentre lei, stupenda, in corsetto di pizzo nero, reggicalze e collant velatissimi neri. Mi spinse con decisione sul divano, si sedette e mi costrinse a leccarle le sensualissime scarpe décolleté tacco 12. Quando le ritenne tutte ben leccate, me le fece sfilare una a una e mi mise i piedi, inguainati dai collant, in faccia. Me la tormentò un bel po' umiliandomi a dovere anche a parolacce. Mentre mi teneva la faccia sotto i piedi, iniziò a staccare i collant dal reggicalze e sfilarseli lentamente. Appena a piedi nudi, mi ordinò di leccarglieli bene e a fondo. Quei piedi erano stupendi, curatissimi in smalto stavolta rosso, con l'unghia dell'alluce lungo, e odorosi fra il naturale della pelle e quelle creme tipiche che le donne usano per ammorbidirli ed eliminare i duroni. Glieli leccai con passione, dolcezza, ma nel contempo voracità. Intanto il cazzo dentro le mutande faceva scintille. Ce lo avevo dritto e duro come il marmo. Mentre leccavo, con la coda dell'occhio notai che si sbottonava il corsetto dalla parte della fica. Improvvisamente allontanò i piedi e mi afferrò per i capelli. Mi assestò un paio di sonori ceffoni urlandomi che stavo leccando come una checca, così mi tirò verso di lei in modo da sbattermi la fica in faccia ordinandomi di leccarla fino a farla venire altrimenti avrei preso tante di quelle frustate da spellarmi vivo.
La sua fica era fantastica, già bagnata, pelosa il giusto, labbra carnose e turgide come il clitoride che ne usciva, odorosa come i piedi. Gliela leccai con grande passione. Ero eccitato a mille, avevo perfino il timore di poter sborrare senza toccarmi. Lei mugolava e ansimava di piacere, stringendomi i capelli, mi teneva la testa sulla fica perchè non scappassi. Ma chi sarebbe scappato mai? Quello era il paradiso terrestre!
Le provocai l'orgasmo che mi aveva ordinato. Soddisfatta si sdraiò per rilassarsi, mentre io stavo per togliermi i boxer. Avevo una gran voglia anche io di sborrare. Ma lei con un no secco mi blocca e mi fa: “Ti ho per caso dato il permesso di uscire il cazzo!!?? (io rimasi bloccato con le mani sull'elastico) ...rispondi verme schifoso! (le dissi no) ...e allora come ti permetti di non aspettare i miei ordini mancando di rispetto alla tua padrona, come!!??”
Prese la cintura di cuoio del suo vestito, mi ordinò di scendere dal divano per mettermi in ginocchio col busto eretto, si alzò in piedi ed iniziò a frustarmi violentemente sul torace e sulla schiena, insultandomi e minacciandomi: “non osare mai più prendere iniziative del genere...tu senza il mio permesso, da questo momento in poi, puoi a stento solo respirare...poi devi solo ubbidirmi e prostrarti adorante ai miei piedi...capito verme schifoso?”
Più le supplicavo pietà, che non lo avrei fatto più, più Teresa si divertiva ad infierire. Notavo la goduria nella sua espressione che era anche la mia nonostante il bruciore.
Finito di frustarmi, avevo torace e schiena striati di violaceo che sembravo una zebra, sempre tirandomi per i capelli, mi porta in camera da letto. Mi assesta un calcio nel culo e mi sbatte sul letto. Tira via le lenzuola, per usarle come corde, e mi lega polsi e caviglie alla testiera ed alla pediera. Mi strappa le mutande e il mio cazzo esce dritto e duro come quei pupazzi a molle delle scatole magiche. Quindi iniziò a suppliziarmelo. Si sedette su letto, tra le mie gambe, in modo da masturbarmelo usando i piedi, per poi fermarsi sul più bello e in tono sarcastico dirmi: “ti piace che ti sego coi piedi, vero? (io, si si) ...vorresti che continuassi per farti venire, vero? (io, si ti prego padrona si)...e invece no! Devi soffrire senza pietà verme schifoso! La tua sofferenza è la mia goduria!”
Così toglie i piedi dal mio cazzo turgido e si mette su di me a 69 ordinandomi di leccare fica e culo. Io eseguo, mentre lei con una mano torna sadicamente a stuzzicarmi il cazzo segandolo molto lentamente per aumentare la mia sofferenza nel voler venire. Alla mano aggiunge la lingua sulla cappella. La lecca dolcemente a lungo, poi lecca tutto il cazzo per lungo, lo prende in bocca solo in punta e poi lo lascia, lo riprende e se lo porta in fondo fino alla gola, ma subito lo lascia, sempre segando lentamente. Io soffrivo da cani, tanto che non riuscivo più a leccarla, provocando l'ira di Teresa che, lasciando il cazzo e girandosi verso di me, mi prese a schiaffoni, urlandomi: “stronzo, pezzo di merda chi ti ha ordinato di smettere di leccare”. E giù altri ceffoni, per poi passare a strizzarmi i capezzoli per procurarmi più dolore. Quindi scende col sedere sull'addome e mi schiaffa i piedi in faccia, schiacciandomela forte: “Soffri schiavo bastardo...soffri sotto i miei piedi!!”. Era eccitatissima, lo capii dalla foga con cui si dava da fare per farmi soffrire.
Poi, tolti i piedi dalla mia faccia, si sedette sul mio cazzo, che nonostante le sofferenze era sempre più dritto e duro (il connubio fra dolore e piacere è qualcosa di sublime, che solo noi schiavi leccapiedi possiamo capire!) e, sempre lentamente per darmi ulteriore sofferenza, si mise a scopare. Non appena si accorse che sarei potuto venire. Smise. Scese dal cazzo, andò veloce in soggiorno e tornò con un vibratore. Risalì sul letto, si sedette a cosce larghe fra le mie divaricate e si penetrò col vibratore acceso e dopo un po' ululando raggiunse l'orgasmo, lasciandomi ad impazzire di sofferenza nel desiderio di raggiungerlo anche io.
Così, mentre si godeva il rilassamento post orgasmo, dicendo che era stato fantastico incontrarci e che forse aveva incontrato l'uomo che cercava da sempre, stesa con la testa ai piedi e le gambe distese sul mio torace, la supplicai di farmi venire:”Padrona...padrona..ti prego...padrona...ti supplico...posso sborrare?...se non lo vuoi fare tu...lo capisco...ma almeno, ti prego, slegami che lo faccio da solo...ti prego padrona sto impazzendo...permettimi di sborrare...”
A quel punto Teresa, alzò la testa. Mi guardò con un sorriso sornione e mi disse: “Una buona padrona deve saper essere qualche volta magnanima con proprio schiavo ascoltando le sue suppliche...anche se è un verme insignificante che non merita nessuna pietà...però questa volta te lo concedo, ma per stavolta...non sarà sempre così!”
Scivolò col corpo in avanti in modo che i suoi piedi mi arrivarono sulla faccia. Mi afferrò il cazzo e mi fece una sega in crescendo che, con quei piedi in faccia per di più, godetti così tanto che sborrai ad eruzione per mezzora.
Da quella sera in poi diventammo una coppia fissa. Comune alla luce del giorno, ma in privato eravamo noi: io lo schiavo e Teresa la padrona. Le nostre sessioni erano continue, delle volte anche più volte nello stesso giorno, sempre più intense ed appaganti, e sempre a casa mia.
Poi, passati un paio di mesi circa, Teresa una sera a cena mi fa: “Stiamo veramente molto bene assieme...non sai quanto sono felice ed appagata, sei l'uomo che cercavo (le risposi, idem e che pure io avevo coronato il sogno di una vita: una mistress vera.) ...per cui è venuto il momento di farti entrare a casa mia....casa in cui, da quando ho posto fine al mio matrimonio, non ho più fatto entrare nessun uomo, tu sarai il primo (le risposi che ero lusingato) ...e c'è un motivo per cui non ho mai fatto entrare nessuno, non solo perchè di relazioni vanilla non ne volevo più sentire, ma perchè non vivo da sola...è una cosa che non dico mai a nessuno, in attesa di raccontarlo solo alla persona giusta, è tu lo sei...ho una figlia, si chiama Martina ha 19 anni e vorrei fartela conoscere...ovviamente non sa nulla dei nostri veri rapporti, sa solo che mi frequento con qualcuno e lei, non vedendomi più da un bel po' di tempo nervosa e insoddisfatta...mi ha detto che vorrebbe conoscere chi sta rendendo di nuovo la madre una donna felice....domenica vieni a pranzo da me...ah, non è un invito (si mise a ridere)...è un ordine (ovviamente le risposi, si padrona)”
Fine prima parte
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