Schiavo in Cina
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Raggiunta la maggiore età, la troppa voglia di indipendenza, di staccarsi dalla propria famiglia in maniera drastica per cercare fortuna lontano, comporta molto spesso l'andarsi ad infilare in situazioni da cui è poi difficile, se non impossibile, uscirne. Quello che successe a me quando lasciai casa mia in Calabria per andare nella capitale e, alla ricerca di un lavoro per mantenermi autonomamente, venni assunto da un commerciante cinese come commesso nel suo avviato e noto centro commerciale.
Assunto, si fa per dire. Infatti a parte vitto ed alloggio, non mi dava nemmeno un centesimo. Anzi mi diceva che dovevo pure dirgli grazie perchè senza di lui mi sarebbe finito a dormire alla stazione o sotto qualche ponte sul Tevere. Non avevo nemmeno un giorno libero per girare Roma. Praticamente ero di sua proprietà. Tanto che al duro lavoro, Xiao, il mio datore di lavoro (o meglio il mio padrone), aggiunse pure il sesso. Dovevo fare sesso con lui a fine giornata o nella pausa pranzo. Lo eccitavo fisicamente (a quel tempo, infatti, avevo un aspetto androgeno: corporatura snella, capelli rosso biondastri ricci fin quasi alle spalle, occhi verdi, viso pulito senza barba da sembrare una trans) e per il mio carattere già di per se molto remissivo, ma in quel contesto acuito dalla paura di finire in mezzo ad una strada,
Insomma ero molto bello e Xiao si invaghì pazzamente di me, tanto da provare pure gelosia del fatto che attiravo altri uomini ed anche donne, clienti o amici/e di lui, che ci provavano alla minima occasione.
A me Xiao non è che piacesse tanto, ma sottostavo alle sue voglie non solo perchè mi sentivo costretto per non finire sotto i ponti, ma perchè probabilmente avendo tendenze masochiste, sebbene indirizzate essenzialmente alle donne, mi abituai ad essere il suo schiavo sessuale.
Lui era il classico mercante cinese abulico di soldi facili ed era un vero porco depravato abulico pure di sesso. Porco anche nell'aspetto: grassoccio e con un disegno del viso fra bocca e naso che assomigliavano ad un grugno. Veniva nell'alloggio che mi aveva approntato nel retro del capannone e con certi sorrisi da depravato, si sedeva sul letto e mi guardava, masturbandosi, mentre facevo la doccia. Poi, mentre ero completamente nudo in piedi fra le sue gambe, mi accarezzava il viso, il corpo, poi mi toccava il cazzo. Me lo masturbava per farlo diventare duro, se lo leccava e succhiava, ma senza farmi venire. Poi passava a baciarmi e leccarmi ovunque. Infine eccitato come un bufalo si spogliava completamente nudo, non aveva un solo pelo se non nella zona pubica, ma in compenso un cazzo grosso e lungo (nonostante ciò che si dice intorno ai cinesi che lo avrebbero piccolo) e m'inculava senza pietà. Dopo di che, si stendeva sul letto e mi ordinava di leccargli la punta del cazzo mentre lui si masturbava. Poi quando decideva lui, mi ordinava di prenderglielo tutto in bocca e spompinarlo fino a farlo sborrare dentro.
Ma questo era niente in confronto a cosa mi sarebbe capitato dopo, quando Xiao, dopo un altro paio di mesi di sesso sempre più intenso (veniva anche la mattina molto presto a svegliarmi alla sua maniera: prima si divertiva con la mia erezione mattutina e poi, al solito, mi inculava) decise di vendermi ad una potente cosca di mafia cinese, da cui lui dipendeva, come schiavo sessuale da destinare in certi centri benessere di lusso in Cina da questa controllati.
Il capomafia era una donna, la signora Wong. Una bella donna cinese in carne sulla quarantina, lunghi capelli neri legati a chignon, elegante e sensuale nei suoi tailleur pastello con scarpa décolleté tacco 12 (amava la moda italiana), in apparenza dolce e sensibile, dai modi garbati e gentili, ma in verità era una donna algida, cinica, forte e spietata più del suo consorte, di cui era rimasta vedova a seguito di una delle tante guerre di mafia che, nonostante la perdita, l'aveva vista comunque vincitrice e dunque diventare la donna più potente e temuta di tutte le organizzazioni mafiose cinesi. Venerata e temuta anche dai politici e dalle forze di polizia locali, dai capi all'ultimo agente, in quanto erano sotto suo ricatto per via delle mazzette e delle prostitute/i delle sue Spa con cui li corrompeva per non essere disturbata negli affari della cosca.
Quindi, narcotizzato e nascosto assieme ad altri ragazzi di varie nazionalità, destinati anche loro al mercato della prostituzione cinese, in uno dei tanti container di un cargo mercantile, dopo un lungo viaggio in mare, sbarcai in Cina. Rifocillato e ripulito, fui portato al suo cospetto.
La signora Wang mi attendeva nello studio di uno dei sui centri benessere. Seduta su una poltrona che sembrava un trono, dietro una scrivania in legno massiccio, con alla sua destra, costretto a stare in piedi a testa bassa, un ragazzo cinese dal fisico scolpito, parecchio giovane, in costume da bagno, con un collarino elettronico al collo, che gli reggeva un vassoio pieno di frutta dal quale di tanto in tanto con aria annoiata spiluccava qualcosa mentre armeggiava su un Pc. Una musica di sottofondo suonava la Casta Diva cantata dalla Callas.
Come mi vide, staccò per un attimo la sua attenzione dal computer e le si illuminò il viso. Poi veloce girò il monitor e mi confrontò con delle mie fotografie che evidentemente le aveva mandato Xiao. Da questo capii perchè negli ultimi giorni ancora a Roma, il padrone, mi fotografava nudo e poi si faceva filmare da una sua amica cinese, mentre mi abusava. Praticamente la signora Wang voleva vedere cosa stava acquistando.
Finito il confronto, in perfetto italiano e con aria di dolce accoglienza, mi fa: “Italiano ciao!...Vincenzo, vero? (io, fermo immobile in un misto fra stupore e paura, annuì) ...belle foto, ma sei più bello di presenza...davvero molto bello...stupendo!...io sai, sono molto ma molto sensibile al fascino dei ragazzi molto giovani (si girò verso suo “reggivassoio”, che tremò di paura, lo guardò dalla testa ai piedi e gli passò un dito lungo il torace a sentirne i muscoli) ...poi (rigirandosi verso di me) se sono pure italiani, vado fuori di testa (ride) io adoro tutto ciò che è italiano...moda, vestiti, cibo, musica...e per avere qualcosa di italiano a mia disposizione non bado a spese...come ho fatto con te....e quanto mi sei costato...ma del resto si dice che le cose belle si pagano... (lentamente si alzò, venne verso di me, mi afferrò dolcemente il viso, con una delle sue curatissime mani dalle unghia lunghe e laccate di viola, per guardarmi meglio in viso)...e tu sei di una bellezza che lascia senza fiato...ma sono sicura che questo mio investimento sarà ripagato con tanto di interessi, vero? (io, impietrito, assentii con la testa) ...bene...”
Poi, improvvisamente, urlò un ordine secco in cinese. Nella stanza entrò un energumeno, ad occhio un metro e novanta per oltre cento chili di peso, che la donna mi presentò. Si chiamava Chen ed era il suo gorilla e picchiatore personale. L'uomo le consegnò un collare elettronico, uguale a quello che indossava il suo “reggivassoio”, con un geolocalizzatore, che lei, delicatamente, mi mise al collo e mi disse: “Questo è per il tuo bene (accennò un dolce sorriso)...così so sempre dove sei...sai, non vorrei che ti venisse per idea di...non dico di scappare, non la voglio nemmeno pensare una cosa simile, ma anche solo di allontanarti senza il mio permesso...ne sarei fortemente delusa...e a quel punto significa che mi darai pure il dispiacere e il fastidio di farti riprendere, ed io ho uomini e mezzi ovunque per farlo velocemente in tutta la Cina, e consegnarti qui a Chen e alla sua mazza di bambù che rifarebbero i connotati a questo tuo bel faccino e a queste tue belle gambucce...ma l'enorme dolore che proverai sarà nulla in confronto a quello del mio cuore mentre vedrà rovinato l'investimento a cui tenevo più di ogni altra cosa...capisci? (io gelato di terrore, balbettai un si certo) ...ecco...ma con questo collarino non succederà nulla di tutto questo...adesso verrai con me di sotto, ti farò vedere quale sarà il tuo lavoro...ti ho già affittato ad un cliente molto importante che ti aspetta...ed ha pagato un botto...si dice così in Italia vero?...un botto per avere proprio te.”
Scendemmo così nel cuore della spa. Un luogo di gran lusso, arredato in stile cinese classico, con luci e musica soffusa. Davanti a me delle grandi vetrate da cui si vedevano le varie vasche idromassaggio, le docce emozionali, con alcuni clienti, maschi e femmine, intenti ad amoreggiare con le/gli inservienti.
Mentre mi guardavo intorno, entrarono un ragazzo ed una ragazza che alla vista della signora Wang, intimoriti si misero sull'attenti a testa bassa. Ma era la reazione un po' di tutto il personale quando la vedevano passare. Quella donna metteva paura solo con la presenza, se poi ti puntava con lo sguardo, il terrore. Guai se qualcuno dei suoi sottoposti commetteva anche il più piccolo degli errori o osava discutere un suo ordine. Le bastava premere un tasto sul suo iphone, mentre ti sorrideva con dolcezza fingendo comprensione, che arrivava Chen col suo bastone ed erano dolori, ma dolori forti.
La signora Wong, dunque, impartì in cinese degli ordini ai due che subito mi portarono in uno degli spogliatoi del personale, dove mi fecero fare una doccia, mi profumarono con degli oli per il corpo, mi fecero indossare una tunichetta bianca corta al ginocchio senza mutande sotto, mi fecero calzare degli infradito e mi riportarono dalla donna, che nel frattempo era seduta su un divanetto, mentre un inserviente le stava facendo la pedicure e un altro le stava lucidando le scarpe. Vedendomi così si complimentò dicendomi che ero ancora più bello, aggiungendo: “Ascolta bene...italiano...io non lo so quello che ti chiederà di fare questa persona...magari posso solo immaginarlo...ma non m'interessa...quello che m'interessa, essendo un cliente molto ma molto importante che ha pagato una cifra altrettanto importante, è che alla fine delle due ore che dovrai stare con lui, mi dica soltanto che è stato molto soddisfatto e che ritornerà ancora (io, preoccupato, annuì con la testa) ...perchè se per caso dovesse lamentarsi del tuo comportamento...beh..io li ci rimarrei molto delusa...e ti ho già detto cosa ti succede se mi sento delusa...ma tu non mi deluderai vero? (io terrorizzato le rispondo di no con la testa) ......non sarai cosi cattivo da farmi questo? (ribadii il mio no con la testa)...ecco, bravo allora vai...mi raccomando...atteggiamento sorridente ed allegro, lo devi fare divertire...deve vedere che ti piace...vai”
Il cliente era un uomo sulla cinquantina circa. Dall'aria mi dava l'impressione fosse un politico o un importante burocrate. Fronte calva con capelli solo ai lati, in leggero sovrappeso. Stava seduto ad occhi chiusi immerso in una delle vasche, a godersi l'idromassaggio. Come mi avvicinai, aprì gli occhi, mi fece un sorriso e m'invitò a scendere in vasca. Assecondai il sorriso, scesi in vasca e presi l'iniziativa di mettermi dietro di lui massaggiandogli le spalle e il collo. L'uomo gradì molto e dopo un po' mi fece mettere davanti a lui seduto tra le sue gambe, in modo da potermi tenere abbracciato con le braccia sul torace. A quel punto gli accarezzai le gambe mentre dietro la schiena sentivo il suo cazzo duro. Girai una mano e glielo presi in mano. Senza vederlo, al solo tatto capii che era piccolo, ma parecchio duro. Il tizio era eccitato, così iniziai a masturbarlo. A quest'altra mia iniziativa, l'uomo mi faceva cenni di compiacimento con la testa. Poi allungò la sua di mano, mi prese il cazzo e mi masturbò pure lui. Dopo un po', mi misi in piedi in modo da piazzargli il cazzo duro davanti la faccia. Gli presi la testa e glielo infilai in bocca di prepotenza. L'uomo gradì parecchio anche questa, tanto che iniziò a succhiarmelo avidamente fino a farsi sborrare in bocca e lui ingoiò.
A quel punto avrei voluto scapparmene. Quell'uomo mi faceva schifo già all'inizio, figuriamoci ora scarico. Ma non osai. Era passata appena una mezz'ora delle due ore pattuite e la paura, anzi il terrore, che il cliente potesse andare a lamentarsi con la padrona, con le conseguenze per me già descritte, fu più forte di qualunque disgusto. Così mi feci forza, gli feci capire a gesti, sorridente e gioioso, di sedersi sul bordo della vasca. Lui eseguì e io gli iniziai a fare un pompino. Ma dopo qualche minuto mi bloccò. Non voleva venire subito. Mi fece cenno di andare in uno dei camerini da massaggio.
Una volta dentro, l'uomo si distese supino sul lettino e mi fece cenno di continuare il pompino. Dopo un po' che glielo succhiavo, mi bloccò e fece salire me sul lettino facendomi mettere a pecora. Lui si piazzò dietro, infilò un preservativo. Mi leccò un po' il buco del culo e poi, quando lo ebbe ben lubrificato, mi inculò sbattendomi per parecchi minuti. Nel momento in cui stava per sborrare, mi fece girare e mi piazzò il cazzo in bocca. Mi fece capire che voleva gli togliessi il preservativo ed una volta fatto, masturbandosi, mi sborrò sulla lingua. Infine, per completare le due ore, gli praticai un massaggio rilassante e poi andò via soddisfatto.
Quella sera stessa, a tarda ora, mentre stavo rilassandomi sulla brandina della stanzetta/prigione che mi aveva riservato la signora Wong, entrò senza bussare una graziosa ragazzina sorridente vestita da tipica cameriera, che mi fece capire che la padrona mi voleva vedere subito, stavolta nei suoi appartamenti. Così ci avviammo e mentre salivamo le scale sentivo urla di dolore e della musica sinfonica come a coprirle. Come entrai in casa, fui colpito dallo sfarzo e dal lusso con cui era arredata. Sembrava di stare nella residenza dell'ultimo imperatore cinese. La signora Wong, come una vera imperatrice, con indosso una preziosa vestaglia di pura seta rossa, era mollemente adagiata su un sofà a scegliere dei tessuti che una donna, inginocchiata accanto, le mostrava. Nel frattempo quelle urla, nonostante la musica, si fecero più forti perchè mi accorsi provenivano da una stanza accanto. La signora, appena mi vide, distolse per un attimo l'attenzione dai tessuti, mi sorrise. Poi si girò verso la stanza e scandì forte e duro un ordine secco.
Dopo un po', da quella stanza uscì Chen con la mazza di bambù in mano, che la salutò con reverenza e andò via. Lasciando la porta aperta, vidi quel ragazzo, il “reggivassoio”, a terra, piangente. Rannicchiato in posizione fetale, sanguinante e pieno di lividi per le botte subite. Ebbi un fremito di terrore che mi attraversò per tutta la schiena, ma la signora Wong, tornando rilassata a tastare le stoffe, cercò di tranquillizzarmi col suo solito sorriso finto-dolce: “Oh lui?...un idiota che mi ha molto deluso...lo avevo mandato a prendere le mie sigarette al mentolo...non è tornato quando doveva...io ad aspettare...ho dovuto mandare delle persone a prenderlo...si era fermato a flirtare con una troietta...solo che l'idota e si è dimenticato di avere il collarino...ti rendi conto? Io..la signora Wong ad aspettare i porci comodi di un valletto di merda!!...che delusione, che dolore mi ha dato (finse dispiacere)...piuttosto invece veniamo a te (congedò la donna dei tessuti) ...ti ho visto all'opera dai monitor ed ho appena ricevuto la telefonata del cliente che è rimasto molto soddisfatto...e non vede l'ora di rincontrarti...sono molto, ma molto fiera di te....(la ringraziai) ...me lo sentivo di aver fatto un buon investimento...però...”
Quel “però” mi mise di nuovo i brividi. La signora Wong fece un cenno deciso ad una delle due camerierine che stavano in piedi poco distanti da lei, quella che mi aveva chiamato in stanza, che dopo qualche istante ci servì due flute di prosecco. Mi invitò a fare un brindisi con lei e poi mi disse: “Questo brindisi più che per la tua performance col quel cliente importante...l'ho voluto fare perchè ho preso una decisione...ecco il però... mi sono chiesta, ma ho sempre voluto circondarmi di cose italiane, volevo un giovane italiano tutto per me...e adesso che ce l'ho, lo do in pasto ai miei clienti anche se me lo pagano un botto?...che senso ha?...non mi sta più bene...quindi ho deciso, da questa sera in poi sarai a mia sola disposizione...sarai il mio nuovo valletto personale...al posto (rivolgendosi al “portavassoio” ancora dolorante a terra) dell'idiota, che provvederò a vendere ad un carrozzone di zingari...(tornò a rivolgersi a me) ...dunque ho già avvertito il cliente, ma non solo lui...avevi la fila di clienti, anche donne, che ti hanno richiesto...che non sei più disponibile perchè promosso al mio servizio personale...spero, quindi, che tu non mi faccia pentire della decisione e del privilegio che ti sto concedendo...e soprattutto dei soldi che sto perdendo...mi raccomando, dovrai essere la mia ombra, sempre un passo indietro, ma 24 ore su 24 ore accanto a me...allontanati anche per un istante senza il mio permesso, e ne resterei molto delusa...osa provarci con le mie domestiche...anche se ti stuzzicheranno loro, sto vedendo come ti guardano...e ne sarei molto delusa...e (rivolse lo sguardo ancora al “portavassoio” a terra) lo hai appena visto cosa vuol dire deludermi, vero?”
Io la ringraziai per l'onore ed il privilegio, così le dissi solo per blandirla, in quanto in cuor mio serpeggiava il terrore di essere caduto dalla alla brace, e lei per tutta risposta ordinò alle domestiche di preparare il bagno e la camera da letto per due.
Il suo bagno era enorme. Pieno di marmi pregiati e la rubinetteria in oro massiccio. La signora Wong completamente nuda era già adagiata nella grande vasca idromassaggio al centro della stanza. Appena mi immersi pure io, mi fa: “Adesso fammi vedere..da italiano...come si mostra gratitudine e adorazione per una dea...la tua dea”.
Io mi avvicinai, le presi delicatamente i polpacci e iniziai a leccarle i piedi. Bellissimi, ben curati e dalle unghia laccate di rosso come le mani. Poi dopo averglieli leccati per bene, lentamente con la lingua salii per tutte le gambe, fino ad arrivare alla fica. Piccola con pochi peli ma perfettamente rasati a formare un triangolo. Gliela leccai fino a farle raggiungere l'orgasmo clitorideo. Poi salii verso le tette, una terza misura circa, gliele afferrai fra le mani ciucciando i capezzoli. A quel punto, la signora Wong mi prese per i capelli e fissandomi negli occhi fece un espressione come inferocita e mi ordinò: “Scopami e sbattimi...italiano!!!”
Ubbidii. Il terrore che mi suscitava quella donna, mi eccitava allo stesso tempo. Esserle sottomesso con la paura di venire punito, sia pure duramente e non come un gioco erotico, mi piaceva da impazzire. Avevo il cazzo durissimo e così la penetrai lentamente, per poi aumentare il ritmo fino a sbatterla per come mi aveva ordinato. La signora Wong, avvinghiata a me dentro la vasca, rantolava e mugolava di piacere mentre la scopavo, fino ad urlare con quel tipico gridolino delle donne cinesi, appena raggiunto l'orgasmo. Soddisfatta si rilassò appoggiata al bordo della vasca, senza curarsi minimamente se fossi venuto pure io, che comunque le avevo sborrato dentro, anzi mi ordina di andare nella sua camera da letto e di farmi trovare disteso sul letto.
Stanza da letto lussuosissima. Tappeti, tende e mobili preziosissimi. Letto matrimoniale a baldacchino, stile Re Sole. Io disteso nudo al centro come mi ordinò. Arrivò la signora Wong, con la sola vestaglia addosso, bellissima ed altera. Se la tolse. Sciolse i capelli, che lunghissimi, neri, gli caddero sulle spalle e sulla schiena, salì sul letto lentamente e con movenze da pantera a caccia, si posizionò fra le mie gambe, piegò le sue all'insù incrociando i piedi che muoveva in maniera sensuale. Iniziò a giocare con la mano col mio cazzo duro, mentre mi sorrideva, prendendo la cappella con due dita a masturbarla lentamente. Poi gli si avvicinò con la bocca, le diede un paio di leccatine e partì con un pompino. Uno di quelli che sanno fare solo le donne orientali: lento, dolce, dalle palle alla cappella alternando succhiatine a leccatine. Quelli che ti portano alle stelle per la goduria dovuta proprio alla lentezza con cui te lo fanno.
Io ero in totale trans da goduria, quando all'improvviso, riaprendo un attimo gli occhi, mi trovai il suo viso vicinissimo e di nuovo quegli occhi spiritati che mi puntavano, quindi mi ordina: “Dimmi chi sono io per te!...dimmi che sono la tua dea, signora e padrona...e non che avrai altre dee all'infuori di me...dimmi che mi appartieni...che sei mio!!...dimmelo!!”
Io, ansimando di piacere: “Si signora...io sono suo...le appartengo...lei è la mia dea, signora e padrona...io sarò sempre il suo umile schiavo e verme che potrà schiacciare tutte le volte che vorrà coi suoi piedi divini...”
Non mi fece completare la risposta. Veloce la signora Wong si sedette sul mio cazzo. Lo ingoiò con la fica completamente e si mise a cavalcare, mentre affondava le sue unghia lunghe nelle carni del mio torace. Io ansimavo tra il dolore ed il piacere, mentre lei cavalcando mi diceva che mi schiaccerà sotto i piedi: “...certo che ti schiaccerò sotto i miei piedi, puoi giuraci!”
Dopo dei lunghi minuti a scopare in quella posizione, sborrai alla grande ancora dentro di lei, mentre anche la donna arrivò all'orgasmo coi soliti gridolini di piacere. Ma non finì certo li. Mi diede solo il tempo di rilassarmi qualche secondo, poi mi ordinò di mettermi a pecora. Indossò un perizoma con un dildo nero e grosso attaccato. Mi lubrificò il buco del culo con una crema presa da una scatoletta con ideogrammi cinesi, e mi sodomizzò prima piano e poi con con violenza. Mentre m'inculava mi schiaffeggiava le natiche e mi urlava che oltre il suo schiavo, ero la sua troia e come tale dovevo essere inculata a sangue. Mi fece davvero molto male, tra l'altro, oltre le sculacciate potenti, iniziò a graffiarmi la schiena con le unghia che parevano lame di rasoio, lasciandomi lunghi graffi sanguinolenti. Quando mi ebbe massacrato ben bene, che non ebbi più la forza nemmeno di continuare ad implorarla di avere pietà di me, soddisfatta si accasciò sul letto ridendo di gusto. Poi mi ordinò di mettermi di traverso alla fine del letto in modo da farle da poggiapiedi. Mi schiaffò i piedi in faccia. Si rilassò una mezz'oretta tormentandomi il viso coi piedi e mimando di schiacciarmi come un verme. Dopo di che mi scalciò via facendomi cadere a terra. Mi rialzai barcollante, mi consegnò il dildo unto e con qualche macchiolina di sangue e mi fa: “Adesso vattene che mi hai stancato...puliscilo bene...e domani mattina attento a quando ti squillerà il collarino....a mezzo squillo devi volare immediatamente qui da me...non farmene fare più di uno o ti consegno a Chen...chiaro? Vattene adesso!!”
Annuì terrorizzato e lasciai veloce la stanza. La camerierina, sempre la stessa, mi indicò uno stanzino con una brandina accanto la stanza da letto della padrona. Mi feci una doccia. Mi coricai sperando di prendere sonno, come avrei potuto dormire tranquillo col pensiero poter finire come il “reggivassoio”, ma incredibilmente eccitato da questa mia nuova condizione.
sottomesso1966@gmail.com
Assunto, si fa per dire. Infatti a parte vitto ed alloggio, non mi dava nemmeno un centesimo. Anzi mi diceva che dovevo pure dirgli grazie perchè senza di lui mi sarebbe finito a dormire alla stazione o sotto qualche ponte sul Tevere. Non avevo nemmeno un giorno libero per girare Roma. Praticamente ero di sua proprietà. Tanto che al duro lavoro, Xiao, il mio datore di lavoro (o meglio il mio padrone), aggiunse pure il sesso. Dovevo fare sesso con lui a fine giornata o nella pausa pranzo. Lo eccitavo fisicamente (a quel tempo, infatti, avevo un aspetto androgeno: corporatura snella, capelli rosso biondastri ricci fin quasi alle spalle, occhi verdi, viso pulito senza barba da sembrare una trans) e per il mio carattere già di per se molto remissivo, ma in quel contesto acuito dalla paura di finire in mezzo ad una strada,
Insomma ero molto bello e Xiao si invaghì pazzamente di me, tanto da provare pure gelosia del fatto che attiravo altri uomini ed anche donne, clienti o amici/e di lui, che ci provavano alla minima occasione.
A me Xiao non è che piacesse tanto, ma sottostavo alle sue voglie non solo perchè mi sentivo costretto per non finire sotto i ponti, ma perchè probabilmente avendo tendenze masochiste, sebbene indirizzate essenzialmente alle donne, mi abituai ad essere il suo schiavo sessuale.
Lui era il classico mercante cinese abulico di soldi facili ed era un vero porco depravato abulico pure di sesso. Porco anche nell'aspetto: grassoccio e con un disegno del viso fra bocca e naso che assomigliavano ad un grugno. Veniva nell'alloggio che mi aveva approntato nel retro del capannone e con certi sorrisi da depravato, si sedeva sul letto e mi guardava, masturbandosi, mentre facevo la doccia. Poi, mentre ero completamente nudo in piedi fra le sue gambe, mi accarezzava il viso, il corpo, poi mi toccava il cazzo. Me lo masturbava per farlo diventare duro, se lo leccava e succhiava, ma senza farmi venire. Poi passava a baciarmi e leccarmi ovunque. Infine eccitato come un bufalo si spogliava completamente nudo, non aveva un solo pelo se non nella zona pubica, ma in compenso un cazzo grosso e lungo (nonostante ciò che si dice intorno ai cinesi che lo avrebbero piccolo) e m'inculava senza pietà. Dopo di che, si stendeva sul letto e mi ordinava di leccargli la punta del cazzo mentre lui si masturbava. Poi quando decideva lui, mi ordinava di prenderglielo tutto in bocca e spompinarlo fino a farlo sborrare dentro.
Ma questo era niente in confronto a cosa mi sarebbe capitato dopo, quando Xiao, dopo un altro paio di mesi di sesso sempre più intenso (veniva anche la mattina molto presto a svegliarmi alla sua maniera: prima si divertiva con la mia erezione mattutina e poi, al solito, mi inculava) decise di vendermi ad una potente cosca di mafia cinese, da cui lui dipendeva, come schiavo sessuale da destinare in certi centri benessere di lusso in Cina da questa controllati.
Il capomafia era una donna, la signora Wong. Una bella donna cinese in carne sulla quarantina, lunghi capelli neri legati a chignon, elegante e sensuale nei suoi tailleur pastello con scarpa décolleté tacco 12 (amava la moda italiana), in apparenza dolce e sensibile, dai modi garbati e gentili, ma in verità era una donna algida, cinica, forte e spietata più del suo consorte, di cui era rimasta vedova a seguito di una delle tante guerre di mafia che, nonostante la perdita, l'aveva vista comunque vincitrice e dunque diventare la donna più potente e temuta di tutte le organizzazioni mafiose cinesi. Venerata e temuta anche dai politici e dalle forze di polizia locali, dai capi all'ultimo agente, in quanto erano sotto suo ricatto per via delle mazzette e delle prostitute/i delle sue Spa con cui li corrompeva per non essere disturbata negli affari della cosca.
Quindi, narcotizzato e nascosto assieme ad altri ragazzi di varie nazionalità, destinati anche loro al mercato della prostituzione cinese, in uno dei tanti container di un cargo mercantile, dopo un lungo viaggio in mare, sbarcai in Cina. Rifocillato e ripulito, fui portato al suo cospetto.
La signora Wang mi attendeva nello studio di uno dei sui centri benessere. Seduta su una poltrona che sembrava un trono, dietro una scrivania in legno massiccio, con alla sua destra, costretto a stare in piedi a testa bassa, un ragazzo cinese dal fisico scolpito, parecchio giovane, in costume da bagno, con un collarino elettronico al collo, che gli reggeva un vassoio pieno di frutta dal quale di tanto in tanto con aria annoiata spiluccava qualcosa mentre armeggiava su un Pc. Una musica di sottofondo suonava la Casta Diva cantata dalla Callas.
Come mi vide, staccò per un attimo la sua attenzione dal computer e le si illuminò il viso. Poi veloce girò il monitor e mi confrontò con delle mie fotografie che evidentemente le aveva mandato Xiao. Da questo capii perchè negli ultimi giorni ancora a Roma, il padrone, mi fotografava nudo e poi si faceva filmare da una sua amica cinese, mentre mi abusava. Praticamente la signora Wang voleva vedere cosa stava acquistando.
Finito il confronto, in perfetto italiano e con aria di dolce accoglienza, mi fa: “Italiano ciao!...Vincenzo, vero? (io, fermo immobile in un misto fra stupore e paura, annuì) ...belle foto, ma sei più bello di presenza...davvero molto bello...stupendo!...io sai, sono molto ma molto sensibile al fascino dei ragazzi molto giovani (si girò verso suo “reggivassoio”, che tremò di paura, lo guardò dalla testa ai piedi e gli passò un dito lungo il torace a sentirne i muscoli) ...poi (rigirandosi verso di me) se sono pure italiani, vado fuori di testa (ride) io adoro tutto ciò che è italiano...moda, vestiti, cibo, musica...e per avere qualcosa di italiano a mia disposizione non bado a spese...come ho fatto con te....e quanto mi sei costato...ma del resto si dice che le cose belle si pagano... (lentamente si alzò, venne verso di me, mi afferrò dolcemente il viso, con una delle sue curatissime mani dalle unghia lunghe e laccate di viola, per guardarmi meglio in viso)...e tu sei di una bellezza che lascia senza fiato...ma sono sicura che questo mio investimento sarà ripagato con tanto di interessi, vero? (io, impietrito, assentii con la testa) ...bene...”
Poi, improvvisamente, urlò un ordine secco in cinese. Nella stanza entrò un energumeno, ad occhio un metro e novanta per oltre cento chili di peso, che la donna mi presentò. Si chiamava Chen ed era il suo gorilla e picchiatore personale. L'uomo le consegnò un collare elettronico, uguale a quello che indossava il suo “reggivassoio”, con un geolocalizzatore, che lei, delicatamente, mi mise al collo e mi disse: “Questo è per il tuo bene (accennò un dolce sorriso)...così so sempre dove sei...sai, non vorrei che ti venisse per idea di...non dico di scappare, non la voglio nemmeno pensare una cosa simile, ma anche solo di allontanarti senza il mio permesso...ne sarei fortemente delusa...e a quel punto significa che mi darai pure il dispiacere e il fastidio di farti riprendere, ed io ho uomini e mezzi ovunque per farlo velocemente in tutta la Cina, e consegnarti qui a Chen e alla sua mazza di bambù che rifarebbero i connotati a questo tuo bel faccino e a queste tue belle gambucce...ma l'enorme dolore che proverai sarà nulla in confronto a quello del mio cuore mentre vedrà rovinato l'investimento a cui tenevo più di ogni altra cosa...capisci? (io gelato di terrore, balbettai un si certo) ...ecco...ma con questo collarino non succederà nulla di tutto questo...adesso verrai con me di sotto, ti farò vedere quale sarà il tuo lavoro...ti ho già affittato ad un cliente molto importante che ti aspetta...ed ha pagato un botto...si dice così in Italia vero?...un botto per avere proprio te.”
Scendemmo così nel cuore della spa. Un luogo di gran lusso, arredato in stile cinese classico, con luci e musica soffusa. Davanti a me delle grandi vetrate da cui si vedevano le varie vasche idromassaggio, le docce emozionali, con alcuni clienti, maschi e femmine, intenti ad amoreggiare con le/gli inservienti.
Mentre mi guardavo intorno, entrarono un ragazzo ed una ragazza che alla vista della signora Wang, intimoriti si misero sull'attenti a testa bassa. Ma era la reazione un po' di tutto il personale quando la vedevano passare. Quella donna metteva paura solo con la presenza, se poi ti puntava con lo sguardo, il terrore. Guai se qualcuno dei suoi sottoposti commetteva anche il più piccolo degli errori o osava discutere un suo ordine. Le bastava premere un tasto sul suo iphone, mentre ti sorrideva con dolcezza fingendo comprensione, che arrivava Chen col suo bastone ed erano dolori, ma dolori forti.
La signora Wong, dunque, impartì in cinese degli ordini ai due che subito mi portarono in uno degli spogliatoi del personale, dove mi fecero fare una doccia, mi profumarono con degli oli per il corpo, mi fecero indossare una tunichetta bianca corta al ginocchio senza mutande sotto, mi fecero calzare degli infradito e mi riportarono dalla donna, che nel frattempo era seduta su un divanetto, mentre un inserviente le stava facendo la pedicure e un altro le stava lucidando le scarpe. Vedendomi così si complimentò dicendomi che ero ancora più bello, aggiungendo: “Ascolta bene...italiano...io non lo so quello che ti chiederà di fare questa persona...magari posso solo immaginarlo...ma non m'interessa...quello che m'interessa, essendo un cliente molto ma molto importante che ha pagato una cifra altrettanto importante, è che alla fine delle due ore che dovrai stare con lui, mi dica soltanto che è stato molto soddisfatto e che ritornerà ancora (io, preoccupato, annuì con la testa) ...perchè se per caso dovesse lamentarsi del tuo comportamento...beh..io li ci rimarrei molto delusa...e ti ho già detto cosa ti succede se mi sento delusa...ma tu non mi deluderai vero? (io terrorizzato le rispondo di no con la testa) ......non sarai cosi cattivo da farmi questo? (ribadii il mio no con la testa)...ecco, bravo allora vai...mi raccomando...atteggiamento sorridente ed allegro, lo devi fare divertire...deve vedere che ti piace...vai”
Il cliente era un uomo sulla cinquantina circa. Dall'aria mi dava l'impressione fosse un politico o un importante burocrate. Fronte calva con capelli solo ai lati, in leggero sovrappeso. Stava seduto ad occhi chiusi immerso in una delle vasche, a godersi l'idromassaggio. Come mi avvicinai, aprì gli occhi, mi fece un sorriso e m'invitò a scendere in vasca. Assecondai il sorriso, scesi in vasca e presi l'iniziativa di mettermi dietro di lui massaggiandogli le spalle e il collo. L'uomo gradì molto e dopo un po' mi fece mettere davanti a lui seduto tra le sue gambe, in modo da potermi tenere abbracciato con le braccia sul torace. A quel punto gli accarezzai le gambe mentre dietro la schiena sentivo il suo cazzo duro. Girai una mano e glielo presi in mano. Senza vederlo, al solo tatto capii che era piccolo, ma parecchio duro. Il tizio era eccitato, così iniziai a masturbarlo. A quest'altra mia iniziativa, l'uomo mi faceva cenni di compiacimento con la testa. Poi allungò la sua di mano, mi prese il cazzo e mi masturbò pure lui. Dopo un po', mi misi in piedi in modo da piazzargli il cazzo duro davanti la faccia. Gli presi la testa e glielo infilai in bocca di prepotenza. L'uomo gradì parecchio anche questa, tanto che iniziò a succhiarmelo avidamente fino a farsi sborrare in bocca e lui ingoiò.
A quel punto avrei voluto scapparmene. Quell'uomo mi faceva schifo già all'inizio, figuriamoci ora scarico. Ma non osai. Era passata appena una mezz'ora delle due ore pattuite e la paura, anzi il terrore, che il cliente potesse andare a lamentarsi con la padrona, con le conseguenze per me già descritte, fu più forte di qualunque disgusto. Così mi feci forza, gli feci capire a gesti, sorridente e gioioso, di sedersi sul bordo della vasca. Lui eseguì e io gli iniziai a fare un pompino. Ma dopo qualche minuto mi bloccò. Non voleva venire subito. Mi fece cenno di andare in uno dei camerini da massaggio.
Una volta dentro, l'uomo si distese supino sul lettino e mi fece cenno di continuare il pompino. Dopo un po' che glielo succhiavo, mi bloccò e fece salire me sul lettino facendomi mettere a pecora. Lui si piazzò dietro, infilò un preservativo. Mi leccò un po' il buco del culo e poi, quando lo ebbe ben lubrificato, mi inculò sbattendomi per parecchi minuti. Nel momento in cui stava per sborrare, mi fece girare e mi piazzò il cazzo in bocca. Mi fece capire che voleva gli togliessi il preservativo ed una volta fatto, masturbandosi, mi sborrò sulla lingua. Infine, per completare le due ore, gli praticai un massaggio rilassante e poi andò via soddisfatto.
Quella sera stessa, a tarda ora, mentre stavo rilassandomi sulla brandina della stanzetta/prigione che mi aveva riservato la signora Wong, entrò senza bussare una graziosa ragazzina sorridente vestita da tipica cameriera, che mi fece capire che la padrona mi voleva vedere subito, stavolta nei suoi appartamenti. Così ci avviammo e mentre salivamo le scale sentivo urla di dolore e della musica sinfonica come a coprirle. Come entrai in casa, fui colpito dallo sfarzo e dal lusso con cui era arredata. Sembrava di stare nella residenza dell'ultimo imperatore cinese. La signora Wong, come una vera imperatrice, con indosso una preziosa vestaglia di pura seta rossa, era mollemente adagiata su un sofà a scegliere dei tessuti che una donna, inginocchiata accanto, le mostrava. Nel frattempo quelle urla, nonostante la musica, si fecero più forti perchè mi accorsi provenivano da una stanza accanto. La signora, appena mi vide, distolse per un attimo l'attenzione dai tessuti, mi sorrise. Poi si girò verso la stanza e scandì forte e duro un ordine secco.
Dopo un po', da quella stanza uscì Chen con la mazza di bambù in mano, che la salutò con reverenza e andò via. Lasciando la porta aperta, vidi quel ragazzo, il “reggivassoio”, a terra, piangente. Rannicchiato in posizione fetale, sanguinante e pieno di lividi per le botte subite. Ebbi un fremito di terrore che mi attraversò per tutta la schiena, ma la signora Wong, tornando rilassata a tastare le stoffe, cercò di tranquillizzarmi col suo solito sorriso finto-dolce: “Oh lui?...un idiota che mi ha molto deluso...lo avevo mandato a prendere le mie sigarette al mentolo...non è tornato quando doveva...io ad aspettare...ho dovuto mandare delle persone a prenderlo...si era fermato a flirtare con una troietta...solo che l'idota e si è dimenticato di avere il collarino...ti rendi conto? Io..la signora Wong ad aspettare i porci comodi di un valletto di merda!!...che delusione, che dolore mi ha dato (finse dispiacere)...piuttosto invece veniamo a te (congedò la donna dei tessuti) ...ti ho visto all'opera dai monitor ed ho appena ricevuto la telefonata del cliente che è rimasto molto soddisfatto...e non vede l'ora di rincontrarti...sono molto, ma molto fiera di te....(la ringraziai) ...me lo sentivo di aver fatto un buon investimento...però...”
Quel “però” mi mise di nuovo i brividi. La signora Wong fece un cenno deciso ad una delle due camerierine che stavano in piedi poco distanti da lei, quella che mi aveva chiamato in stanza, che dopo qualche istante ci servì due flute di prosecco. Mi invitò a fare un brindisi con lei e poi mi disse: “Questo brindisi più che per la tua performance col quel cliente importante...l'ho voluto fare perchè ho preso una decisione...ecco il però... mi sono chiesta, ma ho sempre voluto circondarmi di cose italiane, volevo un giovane italiano tutto per me...e adesso che ce l'ho, lo do in pasto ai miei clienti anche se me lo pagano un botto?...che senso ha?...non mi sta più bene...quindi ho deciso, da questa sera in poi sarai a mia sola disposizione...sarai il mio nuovo valletto personale...al posto (rivolgendosi al “portavassoio” ancora dolorante a terra) dell'idiota, che provvederò a vendere ad un carrozzone di zingari...(tornò a rivolgersi a me) ...dunque ho già avvertito il cliente, ma non solo lui...avevi la fila di clienti, anche donne, che ti hanno richiesto...che non sei più disponibile perchè promosso al mio servizio personale...spero, quindi, che tu non mi faccia pentire della decisione e del privilegio che ti sto concedendo...e soprattutto dei soldi che sto perdendo...mi raccomando, dovrai essere la mia ombra, sempre un passo indietro, ma 24 ore su 24 ore accanto a me...allontanati anche per un istante senza il mio permesso, e ne resterei molto delusa...osa provarci con le mie domestiche...anche se ti stuzzicheranno loro, sto vedendo come ti guardano...e ne sarei molto delusa...e (rivolse lo sguardo ancora al “portavassoio” a terra) lo hai appena visto cosa vuol dire deludermi, vero?”
Io la ringraziai per l'onore ed il privilegio, così le dissi solo per blandirla, in quanto in cuor mio serpeggiava il terrore di essere caduto dalla alla brace, e lei per tutta risposta ordinò alle domestiche di preparare il bagno e la camera da letto per due.
Il suo bagno era enorme. Pieno di marmi pregiati e la rubinetteria in oro massiccio. La signora Wong completamente nuda era già adagiata nella grande vasca idromassaggio al centro della stanza. Appena mi immersi pure io, mi fa: “Adesso fammi vedere..da italiano...come si mostra gratitudine e adorazione per una dea...la tua dea”.
Io mi avvicinai, le presi delicatamente i polpacci e iniziai a leccarle i piedi. Bellissimi, ben curati e dalle unghia laccate di rosso come le mani. Poi dopo averglieli leccati per bene, lentamente con la lingua salii per tutte le gambe, fino ad arrivare alla fica. Piccola con pochi peli ma perfettamente rasati a formare un triangolo. Gliela leccai fino a farle raggiungere l'orgasmo clitorideo. Poi salii verso le tette, una terza misura circa, gliele afferrai fra le mani ciucciando i capezzoli. A quel punto, la signora Wong mi prese per i capelli e fissandomi negli occhi fece un espressione come inferocita e mi ordinò: “Scopami e sbattimi...italiano!!!”
Ubbidii. Il terrore che mi suscitava quella donna, mi eccitava allo stesso tempo. Esserle sottomesso con la paura di venire punito, sia pure duramente e non come un gioco erotico, mi piaceva da impazzire. Avevo il cazzo durissimo e così la penetrai lentamente, per poi aumentare il ritmo fino a sbatterla per come mi aveva ordinato. La signora Wong, avvinghiata a me dentro la vasca, rantolava e mugolava di piacere mentre la scopavo, fino ad urlare con quel tipico gridolino delle donne cinesi, appena raggiunto l'orgasmo. Soddisfatta si rilassò appoggiata al bordo della vasca, senza curarsi minimamente se fossi venuto pure io, che comunque le avevo sborrato dentro, anzi mi ordina di andare nella sua camera da letto e di farmi trovare disteso sul letto.
Stanza da letto lussuosissima. Tappeti, tende e mobili preziosissimi. Letto matrimoniale a baldacchino, stile Re Sole. Io disteso nudo al centro come mi ordinò. Arrivò la signora Wong, con la sola vestaglia addosso, bellissima ed altera. Se la tolse. Sciolse i capelli, che lunghissimi, neri, gli caddero sulle spalle e sulla schiena, salì sul letto lentamente e con movenze da pantera a caccia, si posizionò fra le mie gambe, piegò le sue all'insù incrociando i piedi che muoveva in maniera sensuale. Iniziò a giocare con la mano col mio cazzo duro, mentre mi sorrideva, prendendo la cappella con due dita a masturbarla lentamente. Poi gli si avvicinò con la bocca, le diede un paio di leccatine e partì con un pompino. Uno di quelli che sanno fare solo le donne orientali: lento, dolce, dalle palle alla cappella alternando succhiatine a leccatine. Quelli che ti portano alle stelle per la goduria dovuta proprio alla lentezza con cui te lo fanno.
Io ero in totale trans da goduria, quando all'improvviso, riaprendo un attimo gli occhi, mi trovai il suo viso vicinissimo e di nuovo quegli occhi spiritati che mi puntavano, quindi mi ordina: “Dimmi chi sono io per te!...dimmi che sono la tua dea, signora e padrona...e non che avrai altre dee all'infuori di me...dimmi che mi appartieni...che sei mio!!...dimmelo!!”
Io, ansimando di piacere: “Si signora...io sono suo...le appartengo...lei è la mia dea, signora e padrona...io sarò sempre il suo umile schiavo e verme che potrà schiacciare tutte le volte che vorrà coi suoi piedi divini...”
Non mi fece completare la risposta. Veloce la signora Wong si sedette sul mio cazzo. Lo ingoiò con la fica completamente e si mise a cavalcare, mentre affondava le sue unghia lunghe nelle carni del mio torace. Io ansimavo tra il dolore ed il piacere, mentre lei cavalcando mi diceva che mi schiaccerà sotto i piedi: “...certo che ti schiaccerò sotto i miei piedi, puoi giuraci!”
Dopo dei lunghi minuti a scopare in quella posizione, sborrai alla grande ancora dentro di lei, mentre anche la donna arrivò all'orgasmo coi soliti gridolini di piacere. Ma non finì certo li. Mi diede solo il tempo di rilassarmi qualche secondo, poi mi ordinò di mettermi a pecora. Indossò un perizoma con un dildo nero e grosso attaccato. Mi lubrificò il buco del culo con una crema presa da una scatoletta con ideogrammi cinesi, e mi sodomizzò prima piano e poi con con violenza. Mentre m'inculava mi schiaffeggiava le natiche e mi urlava che oltre il suo schiavo, ero la sua troia e come tale dovevo essere inculata a sangue. Mi fece davvero molto male, tra l'altro, oltre le sculacciate potenti, iniziò a graffiarmi la schiena con le unghia che parevano lame di rasoio, lasciandomi lunghi graffi sanguinolenti. Quando mi ebbe massacrato ben bene, che non ebbi più la forza nemmeno di continuare ad implorarla di avere pietà di me, soddisfatta si accasciò sul letto ridendo di gusto. Poi mi ordinò di mettermi di traverso alla fine del letto in modo da farle da poggiapiedi. Mi schiaffò i piedi in faccia. Si rilassò una mezz'oretta tormentandomi il viso coi piedi e mimando di schiacciarmi come un verme. Dopo di che mi scalciò via facendomi cadere a terra. Mi rialzai barcollante, mi consegnò il dildo unto e con qualche macchiolina di sangue e mi fa: “Adesso vattene che mi hai stancato...puliscilo bene...e domani mattina attento a quando ti squillerà il collarino....a mezzo squillo devi volare immediatamente qui da me...non farmene fare più di uno o ti consegno a Chen...chiaro? Vattene adesso!!”
Annuì terrorizzato e lasciai veloce la stanza. La camerierina, sempre la stessa, mi indicò uno stanzino con una brandina accanto la stanza da letto della padrona. Mi feci una doccia. Mi coricai sperando di prendere sonno, come avrei potuto dormire tranquillo col pensiero poter finire come il “reggivassoio”, ma incredibilmente eccitato da questa mia nuova condizione.
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