Rosalba
di
Ottobre Rosso 66
genere
feticismo
La conobbi al matrimonio di un mio cugino e nella più classica delle maniere. Quando tra una portata e l'altra del banchetto nuziale, decisi di andare a fumare nel terrazzo del locale. Appena un paio di boccate che all'improvviso sentii la sua voce alle mie spalle: “Mi fai accendere?”.
Mi voltai subito. Era lei. L'avevo già inquadrata in chiesa, dove non riuscivo a smettere di guardarla. Bellissima e sexy da impazzire. Non una ragazza, ma una donna sulla cinquantina circa. Un femminone di quelle che fin da ragazzino popolano le mie più ardite fantasie erotiche, quando spiavo le colleghe di lavoro di mia madre che invitava in casa, per poi segarmi in bagno. Niente a che vedere con certe ventenni scialbe e acerbe.
Formosa e in carne, indossava un tubino rosso corto al ginocchio che ne esaltava le forme. Tette da quarta misura circa. Culo e gambe su cui perdersi e morire. Per non parlare dei piedi, la mia passione, bellissimi e curatissimi. Esaltati da un sandalo alla schiava tacco 12. Smalto rosso fuoco come i suoi capelli sciolti che sembravano la criniera di un leone capobranco. Con quegli occhi verdi espressivi più di mille parole e la sigaretta tra quelle labbra rosse e carnose, mi puntava sorniona e sicura aspettando l'accendino.
Io, dopo un attimo di smarrimento perchè non mi pareva vero che fosse proprio lei: “...oh, si certo...” . Le accesi la sigaretta. Qualche boccata di fumo e poi mi fa: “Sono Rosalba, una delle zie della sposa...tu?”
Io: “Oh si, sono Mirko...lo sposo è mio cugino...piacere...”. Le tesi la mano che lei mi strinse con vigore, accompagnandola con uno splendido sorriso.
Quindi trascorremmo la pausa sigaretta conversando del più e del meno. Mentre mi parlava malcelavo l'estasi che provavo nell'averla così vicina. Il profumo che emanava il suo corpo e il suo alito, nonostante il fumo, mi procurarono un'erezione. Mi immaginavo già morire fra i suoi coscioni, in mezzo alla sua fica e fra le sue tette, soffocato dai suoi piedi in bocca.
Poi avvenne quell'episodio di quando il fato gioca a tuo favore. Così nel momento in cui mi raccontava che viveva fuori e che si trovava qui a Catania solo per il matrimonio, dove si sarebbe fermata solo un altro paio di giorni. Mi disse che prima di ripartire per il nord le sarebbe piaciuto fare un giretto per ritrovare i posti della sua giovinezza e, soprattutto, fare una colazione alla catanese, con granita e brioche, che le mancava tanto. Fu così che colsi la palla in balzo e mi proposi di farle da accompagnatore.
Rosalba: “...ma davvero faresti questo per me?...fantastico, Mirko...per me oltre che un piacere, sarebbe un onore ed un vanto andare in giro con un figaccione come te...”
Quindi fissato l'appuntamento, Rosalba, soddisfatta, mi salutò sfoderando un altro sorriso folgorante. Spense il mozzicone schiacciandolo con il piede, con una sensualità tale che invidiai da morire il mozzicone, e tornò al tavolo. Io attesi qualche altro minuto fuori, perchè stentavo a realizzare quello che avevo conquistato, e poi feci uguale.
L'indomani ci ritrovammo seduti al tavolino di un noto bar di Catania sul lungomare con le nostre granite e brioches. Rosalba anche vestita casual, jeans attillati, camicetta scollata e infradito con zeppa che le esaltavano i piedi sempre curatissimi, era arrapante da morire. La sensualità naturale con cui sedeva, accavallava le gambe e come faceva penzolare dal piede sollevato l'infradito, mi davano agitazione e un'erezione imbarazzante che riuscivo a contenere solo perchè nascosta dalla tovaglia da tavola.
Iniziammo a parlare delle nostre vite. Mi confermò che era una cinquantina, 51 anni per la precisione, che viveva a Milano da 15, che era una piccola imprenditrice, single. E alla parola single inevitabile arrivò puntuale un classico delle conversazioni uomo donna: la vita sentimentale.
Rosalba: “...ma se posso...mi chiedo...come mai un bel ragazzo come te non ha una ragazza?”
Io: “ Oh si che puoi...puoi tutto (a bassa voce completamente inebriato dalla sua carica erotica)...ecco...”
Rosalba, che aveva sentito lo stesso, m'interruppe col sorriso sornione di chi aveva capito l'effetto che mi faceva: “...ah ecco...bene...quindi posso tutto?...”
Io ridendo: “...certo...ma a parte lo scherzo...ma anche no (a bassa voce) ...no, non ho una ragazza, almeno no una fissa...non sono il tipo da fare il fidanzatino, mano nella mano, in giro per centri commerciali, no...no poi io ho gusti particolari in fatto di donne...ma soprattutto sto inseguendo un obiettivo che con una ragazza non potrei inseguire...”
Rosalba m'interruppe ironicamente: “Quale? Sul tipo di donna o su altro?”
Io ridendo: “No no...vedi, è che io sono un musicista, suono la batteria e il mio obiettivo è quello di vivere suonando...per questo studio tanto, ho un insegnante che mi segue...suono in alcuni gruppi qui a livello amatoriale...ma io ambisco al professionismo e una ragazza fissa al momento sarebbe un ostacolo...non potrei muovermi come sarebbe necessario, perchè dovrei darle conto...già mi pesa il lavoro, peraltro precario, che ho, ma devo pur vivere e non essere di peso ai miei genitori, figuriamoci una fidanzata a cui dare conto di quello che faccio, se esco, se torno, con chi vado...per carità...”
Nel frattempo finita la colazione ci trovammo a passeggiare al centro storico. Seduti sui gradini di una delle chiese barocche di Catania continuammo la discussione dove Rosalba mi raccontò della sua scelta di essere single, causata da un matrimonio con un uomo sbagliato e avvenuto quando lei era troppo giovane. Alla mia età, vent'anni. Un età in cui bisogna vivere la vita e fare esperienze. Non fossilizzarsi col primo uomo che conosci. Proprio come stavo facendo io. Quindi del suo trasferimento a Milano dopo il divorzio, dove nel giro di qualche anno coronò il sogno di un'attività tutta sua, un centro estetico, che talmente è andato bene da avergli dato la possibilità di aprirne altri due.
Che comunque alle storie sentimentali non aveva rinunciato, solo che dopo il divorzio ed il successo imprenditoriale, si era rafforzato in lei lo spirito di libertà, di quanto fosse bello non dover dare conto più a nessuno ed essere padroni assoluti della propria vita, per questo finivano presto.
Io, che l'ascoltavo in adorazione, le dissi che era stata brava, che la capivo e che eravamo molto simili. Poi a proposito di Milano, le confessai che anche a me sarebbe piaciuto trasferirmi nella metropoli meneghina in quanto un noto batterista professionista di fama europea li ha aperto un'accademia per aspiranti batteristi e il mio sogno era frequentarla per crescere tecnicamente e professionalmente, magari poi con gli agganci giusti, in una città che si sa è la capitale della musica, avviarmi a farlo di professione.
Ma come si fa? Le dissi. Ci vogliono tanti soldi, fra iscrizione, retta mensile, l'affitto anche di una stanza, un lavoro che mi consenta di vivere in una città carissima come Milano. Figuriamoci se poi ai problemi del cercare come mantenermi, dovrei pure aggiungere il pensiero di lasciare una ragazza qui a Catania.
E fu il racconto di questa mia aspirazione che fece avvenire una cosa che mai mi sarei aspettato potesse succedere, ma nemmeno nei miei sogni più arditi. Avvenne che finito di girare per la città, ci ritrovammo in macchina posteggiati sotto casa della madre che la ospitava per questi giorni in città. Premetto che starle accanto con la macchina spenta, aumentò in me la voglia di saltarle addosso. Era di un sexy pazzesco ed emanava un profumo di femmina che non mi faceva capire nulla. Pur nondimeno, riuscii a stare al mio posto. Non tentai nessun approccio, anche se la voglia era a mille. Rosalba aveva capito tutto, fin dai primi momenti al bar. Poi aggiungo che i bermuda che indossavo quella mattina facevano vedere inequivocabilmente quanto ce lo avevo duro e teso il cazzo. Quindi mentre mi apprestavo a salutarla con un bacio sulla guancia, rassegnato alla solita sega consolatoria, Rosalba mi mise improvvisamente una mano sulla coscia (e li non vi dico che sensazione!!), mi puntò addosso quegli occhi verdi e grandi bellissimi, con quel sorriso sornione e tremendamente sexy, mi fece: “Stavo pensando ad una cosa...è tutto il tragitto fino a qui che ci rifletto e mi sono convinta che è una buona idea...ho una proposta che vorrei farti per questo tuo sogno di frequentare quest'accademia a Milano...”
Io: “..ah, si...quale?”
Rosalba: “Che potresti venire a stare a casa mia...per tutto il tempo che vuoi...”
Io la interruppi: “Grazie Rosalba...grazie...ma non potrei mai approfittare di una cosa del genere...dai...a casa tua, così ad invadere la tua privacy, le tue cose...e poi non pensare che l'accademia duri qualche giorno...li si parla di frequentarla per almeno tre anni se si vuole diventare professionisti seriamente...e che sto a sbafo a casa tua per tre anni?...no non potrei mai...sei carinissima e gentilissima, ma non posso accettare...”
Rosalba senza scomporsi più di tanto: “Hai finito?...posso continuare?...ecco...intanto è una cosa che ti sto proponendo io e per farlo vuol dire che mi fa piacere averti in casa, anche se si, ci tengo alla mia privacy di single, ma non sto mica mettendomi a casa un fidanzato al quale devo dare conto delle mie azioni, no?...io continuerei a fare la mia vita, a uscire con chi voglio o stare in casa se mi va...tu lo stesso, la casa è grande avresti la tua stanza...poi ok, è una questione di anni? Che problema c'è? Ti peserebbe farti mantenere da me?...ti capisco, ma anche qui...che problema c'è?...potrei assumerti come dipendente di uno dei miei centri estetici, avresti un lavoro sicuro...sicuramente più sicuro che il tuo lavoretto qui da precario...il tuo buon stipendio...così se ti va puoi contribuire in casa...che ne dici?”
Io: “...ma dici davvero Rosalba?...faresti questo per me?...mamma mia, sto sognando o è vero?...ma certo, se è con questa modalità potrei sicuramente accettare...ci penso seriamente e ti faccio sapere devo solo convincere i miei...sistemare alcune cosette qui,...lasciami il numero che ti chiamo, posso?”
Rosalba sempre con quella espressione sorniona che manderebbe in tilt gli ormoni di un cadavere, mi da il numero, si registra il mio e mi fa: “Devi!!”.
Poi prima di scendere dalla macchina, inaspettatamente dalla mano sulla coscia passa ad un breve e tenero bacetto sulla bocca e mi avverte: “Vedi che parto domani mattina...facciamo così...non appeno sono a casa a Milano ti mando un messaggio e mi dici che hai deciso...ok?”
Io, ancora in estasi per quel bacetto: “...si...si...Rosalba...si certo...”
Rosalba, chiuse lo sportello. Mentre si avviava verso il portone, e io la guardavo estasiato e incredulo per quanto stava succedendo, improvvisamente tornò indietro. Mi fece cenno di abbassare il vetro. Io eseguii e lei sempre con quell'espressione arrapante mi fa: “Se non ci fosse stato nessuno a casa di mia madre...ti avrei fatto salire molto volentieri, sei stato troppo carino oggi, avresti meritato un bel premio...ma sono sicura che più in la avremo tempo per rilassarci e bere qualcosa insieme soli soletti...ora vai a casa e mi raccomando (indicando con gli occhi il rigonfiamento della patta) fai il bravo pensandomi (ride di gusto) che quelle cose li fanno perdere la vista...poi come fai a suonare?”
Così si allontanò fino a sparire dietro il portone che si chiudeva e io inebetito, per quest'ultimo inaspettato esplicito messaggio, rimasi ancora qualche minuto sotto casa, immaginando chi lo sa, che magari sarebbe ridiscesa e, chi sa, magari mi chiedeva di rilassarci soli soletti da qualche parte che conoscevo io. Invece nulla. Misi in moto e rientrai felicissimo a casa, dove inutile dirvi che non feci il buono per nulla. Mi chiusi in bagno e sotto la doccia mi feci una sega pazzesca, rivedendo ad occhi chiusi la giornata trascorsa assieme, le sue movenze, quegli infradito che a turno penzolavano dai suoi splendidi piedi, le sue parole e immaginandola nuda sotto l'acqua li con me.
Due giorni dopo, avevo appena finito la mia solita lezione pomeridiana alla batteria, sentii la vibrazione del cellulare. Era lei. L'aspettavo con ansia: “E allora?” trovai scritto.
Le risposi subito: “Ok si accetto volentieri. Non vedo l'ora”. Lei: “Ottimo. Non vedo l'ora pure io. Dimmi che periodo hai intenzione di salire che ti faccio il biglietto aereo. Penso a tutto io.”
La ringraziai ancora. Concordai il periodo, e nel giro di una settimana da quel messaggio, tempo di sistemare le mie cose, salutare genitori e amici, preparare i bagagli, mi ritrovai a Milano aeroporto di Linate. Rosalba, bellissima e sexy più che mai, era li ad aspettarmi: “Quanto sono felice di rivederti e che tu abbia accettato la mia offerta, non lo puoi capire...andiamo a casa”
Casa sua era bellissima. Arredata con gran gusto e raffinatezza. Un attico con terrazza panoramica sulla città, ricca di piante e arredi esterni. Rimasi estasiato ed incredulo per quanta bellezza, ma soprattutto per quanta fortuna mi stava capitando. Mentre giravo casa meravigliato come un bambino al luna park, Rosalba diede disposizioni alla coppia di domestici peruviani di sistemare le mie cose nella stanza che mi aveva fatto preparare. Bellissima, luminosa con uscita sul terrazzo, con letto ad una piazza e mezza, armadio grande, una postazione con PC e in un angolo vidi pure una batteria muta completa, quelle da appartamento con cui ci si può allenare senza fare rumore. Guardai Rosalba sorridendole incredulo per la sorpresa. Lei a sua volta mi guardava soddisfatta, e mi disse: “Ho preso informazioni su cosa potesse servire ad un aspirante Tullio De Piscopo e mi hanno consigliato questa, così potrai fare i tuoi esercizi in tranquillità”
Mi avvicinai a lei, la baciai su una guancia (faceva un odore sul collo che mi si rizzò immediatamente) e la ringraziai.
Dopo cena, Rosalba congedò i domestici e rimanemmo soli sul divano nel grande salone. Mamma mia quant'era figa quella sera. Indossava un vestitino bianco scollato intero che sembrava una camicia da notte, corto al ginocchio. Capelli sciolti sulle spalle. Infradito dorati a quei piedi stupendi, che si sfilò dolcemente per accovacciarsi sensualmente sul divano accanto a me che stavo fumando per quanto ero cotto di lei. Mi porse un flute di prosecco con la quale brindammo alla mia nuova vita. Un sorso e mi fa: “...appurato quale sia il tuo sogno professionale, adesso vorrei sapere dell'altro, quello del tipo di donna che farebbe per te e per i tuoi gusti...”
Io imbarazzatissimo ma conscio che il discorso stava diventando molto interessante: “Ecco Rosalba...come ti dicevo a Catania, a me le relazioni cosiddette classiche mi annoiano...ci ho provato in tutte le maniere...ma non ci riesco...io...io...ecco...non sento il legame, ma ho necessità di emozioni forti...”
Rosalba: “Forti...in che senso?”
Io, recependo il messaggio chiaro e forte che mi emanava dal suo sguardo e dal suo corpo, ed eccitato come un bufalo della savana, mi lasciai andare: “Per esempio essere lo schiavo sessuale di una donna matura come te...Rosalba...tu lo hai capito che sono pazzo di te...che mi fai impazzire...che mi hai fatto impazzire fin dalla prima volta che ti ho visto entrare in quella chiesa, poi quando ti ho portato in giro per Catania e ora qui...Rosalba sogno di sottomettermi totalmente a te di essere umiliato sotto i tuoi bellissimi piedi...e soddisfare tutte le tue voglie”
Rosalba a quel punto, si chinò lentamente verso di me. Arrivata col viso a pochi millimetri dal mio, accarezzandomi col suo alito caldo, mi fa: “ ..ma certo che l'ho capito e la cosa è reciproca...il pensierino già mi era venuto sotto casa di mia madre, ricordi?....per questo stasera sei qui a casa mia...e quindi vuoi essere il mio schiavo? Umiliato sotto i miei piedi?..uuh...oh si...mi piacciono i tuoi gusti...”
Rimasi schiacciato alla spalliera del divano, con Rosalba sempre più addosso. La sua bocca carnosa era quasi appiccicata alla mia, tanto che iniziò a mordicchiarmi le labbra. Io tentai a quel punto di baciarla con la lingua. Rosalba rispose positivamente al mio tentativo così ci scambiammo un lungo e appassionato bacio con le lingue. Poi staccandosi lentamente, con quel suo sorriso sornione, si sedette voluttuosamente di fronte a me appoggiando la schiena al bracciolo del divano. Stese le gambe e coi suoi bellissimi piedi iniziò a massaggiarmi dolcemente il rigonfiamento provocato dal cazzo duro sotto i jeans. “Ti piacciono i miei piedi, quindi?” mi disse mentre me ne metteva uno in faccia e con l'altro continuava il massaggio al pacco.
Io, prima lasciai che me lo strofinasse per tutto il viso, poi appena me lo posizionò sulla bocca iniziai a leccarne la pianta, per poi passare agli interstizi della dita. Poi lo presi tutto in bocca e ne succhiai le dita, l'alluce in particolare. Ero eccitato a mille. Totalmente inebriato da lei.
Mentre mi godevo il piede in faccia, mi sbottonai e mi calai jeans e mutande. Avevo il cazzo duro e dritto come un palo di cemento armato, scappellato e pronto ad esplodere. Rosalba, prima fece un'espressione di stupore per le dimensioni, poi me lo accarezzò con un piede, poi con entrambi fra le piante a masturbarlo e dopo un po' li tolse e piegandosi in avanti, me lo prese in bocca
Partii con un pompino in crescendo, alternando lingua e labbra, facendomi provare una goduria devastante. Così irresistibile che le sborrai quasi subito in bocca a spruzzi poderosi fino in gola.
Io: “Oddio Rosalba...Rosalba...sei fantastica...sei una dea...la mia dea...”
A quelle parole, si ridistese con le spalle al bracciolo e mi tirò tra le sue cosce aperte. Era senza slip e aveva la fica bagnata. Gliela leccai a lungo, mentre mugolava di piacere. Le feci avere un orgasmo clitorideo sottolineato da una serie di grida.
Rosalba: “wow...cazzo...anche tu sei fantastico, Mirko...”. Poi si alzò. Mi prese per mano e mi portò veloce nella sua camera da letto. Si spogliò completamente nuda. Io feci uguale. Si sedette sul bordo del letto, mi tirò fra le sue gambe e riprese a spompinarmi il cazzo che comunque era già ritornato duro e dritto mentre le leccavo la fica.
Mi fece stendere sul letto e con un espressione arrapante mi fa: “Adesso fai godere ancora la tua padrona...”. Così mi si sedette sopra, ingoiando con la fica il cazzo e cominciò a cavalcarmi, mentre io le premevo quelle tette stupende. Aumentando il ritmo della cavalcata mi fece sborrare dentro la fica, mentre anche lei raggiungeva urlando l'orgasmo. Esausta si avvinghiò a me. Restammo per un po' abbracciati in quella posizione. Rosalba mi riempiva di bacetti sul collo e mi diceva che ero stato stupendo e che c'era da qualche parte un Dio fantastico che aveva fatto in modo di farci conoscere. Le sorrisi e concordai. Poi, lentamente, scese dal mio corpo, si distese sul letto e ci addormentammo sfiniti, ma felici.
Quando riaprii gli occhi, una timida luce entrava dalle fessure della persiana del balcone, era ancora l'alba. Mi girai lento e quella meravigliosa creatura di Rosalba, ancora nuda, mi dormiva accanto in posizione supina, gambe distese e quei piedi stupendi accavallati. Io impazzisco quando le donne distendono le gambe e accavallano i piedi, soprattutto se sono piedi belli e ben curati.
Dunque mi eccitai da impazzire a quella visione. Il cazzo era di nuovo teso e di pietra. Piano piano mi posizionai con la faccia proprio sotto le piante dei suoi piedi. Ne ammirai, così, da vicinissimo lo spettacolo dell'accavallamento che mi consentiva pure di sentirne l'odore buonissimo, questo mi fece aumentare il volume dell'erezione.
Quindi iniziai a leccare con dolcezza la pianta del piede accavallato e ad inebriarmi dell'odore, così da far svegliare lentamente Rosalba che appena si accorse di quel che stavo facendo, sorridendo mi fa con la voce ancora impostata di sonno: “Ah ma se lì?...aspe' che ti faccio la festa...”
Così iniziò a sfregarmi in faccia i piedi con una dolcezza sensuale che vidi le stelle dalla goduria. Bellissimo essere umiliato in quella maniera alla mercé dei suo piedi. Essere usato come un cuscino. Tanto che per l'immensa goduria stavo per sborrare senza nemmeno toccarmi. Ma prima che potesse succedere, Rosalba, che aveva capito tutto, mi fece mettere in posizione tale che, mantenendo i piedi sulla mia faccia, poteva farmi una sega. Inutile dirvi che sborrata pazzesca mi procurò nel giro di pochi secondi la sua mano che mi segava il cazzo, mentre mi umiliava in quella maniera. Ma mica finì li! Sentii il bisogno di ripagarla per quanta goduria mi aveva donato, così mi posizionai fra le sue belle cosce aperte e le leccai la fica fino a fargliela sbrodolare di umori e fino a quando il cazzo non mi ritornò duro. Così la penetrai nel classico missionario e la scopai in crescendo fino a godere all'unisono.
Insomma, quella mattina fu il risveglio più bello della mia giovane vita. Quello che nelle mie fantasie erotiche avevo sempre sognato. Ma la volli fare completa. Così, facendomi aiutare dai domestici, le preparai la sua colazione preferita e gliela portai a letto.
Rosalba che non se lo aspettava, ne fu entusiasta, mi baciò sulla bocca e mi disse: “Ma sei fantastico...non solo mi hai fatto godere da pazzi di notte e di giorno...pure la colazione servita al letto...”
Io: “...è il minimo per quello che hai fatto per me...per come tu hai fatto godere anche me...per quanto sei bella e per quanto sei bona! E poi scusa...sono o no uno schiavo?....e lo schiavo deve servire la padrona, no?”
Rosalba: “Già...il mio schiavo...da ora in poi...ma restando sempre liberi, sia io che tu, senza quei noiosi abitudinari legami, e gelosie, delle coppiette classiche...liberi di entrare e uscire...di incontrare e frequentare chiunque...di continuare a fare le nostre carriere, tu nella musica io nei miei saloni di bellezza, senza intralci e scazzi vari...per poi quando ci prende, ritagliarci i nostri momenti di sesso assieme come questi...”
Io: “Assolutamente si...la vita che ho sempre sognato, Rosalba...dirti che ti adoro è sempre troppo poco...”
Rosalba: “...idem, Mirko...adesso sai che facciamo? Una doccia...magari da bravo schiavetto mi lavi la schiena (ride)...
Io interrompendola: “oh si...non solo la schiena...ti faccio il bidet con la lingua e tutte le sere il pediluvio, prima con la lingua e poi con l'acqua e i sali...”
Rosalba: “..ecco si fantastico...bravo, lavami tutta...dicevo dopo la doccia usciamo, ti faccio vedere dov'è l'accademia, poi andiamo dal mio commercialista per il contratto...e si comincia una vita fantastica, Mirko!”
Io: “Non vedo l'ora, Rosalba!”
Mi voltai subito. Era lei. L'avevo già inquadrata in chiesa, dove non riuscivo a smettere di guardarla. Bellissima e sexy da impazzire. Non una ragazza, ma una donna sulla cinquantina circa. Un femminone di quelle che fin da ragazzino popolano le mie più ardite fantasie erotiche, quando spiavo le colleghe di lavoro di mia madre che invitava in casa, per poi segarmi in bagno. Niente a che vedere con certe ventenni scialbe e acerbe.
Formosa e in carne, indossava un tubino rosso corto al ginocchio che ne esaltava le forme. Tette da quarta misura circa. Culo e gambe su cui perdersi e morire. Per non parlare dei piedi, la mia passione, bellissimi e curatissimi. Esaltati da un sandalo alla schiava tacco 12. Smalto rosso fuoco come i suoi capelli sciolti che sembravano la criniera di un leone capobranco. Con quegli occhi verdi espressivi più di mille parole e la sigaretta tra quelle labbra rosse e carnose, mi puntava sorniona e sicura aspettando l'accendino.
Io, dopo un attimo di smarrimento perchè non mi pareva vero che fosse proprio lei: “...oh, si certo...” . Le accesi la sigaretta. Qualche boccata di fumo e poi mi fa: “Sono Rosalba, una delle zie della sposa...tu?”
Io: “Oh si, sono Mirko...lo sposo è mio cugino...piacere...”. Le tesi la mano che lei mi strinse con vigore, accompagnandola con uno splendido sorriso.
Quindi trascorremmo la pausa sigaretta conversando del più e del meno. Mentre mi parlava malcelavo l'estasi che provavo nell'averla così vicina. Il profumo che emanava il suo corpo e il suo alito, nonostante il fumo, mi procurarono un'erezione. Mi immaginavo già morire fra i suoi coscioni, in mezzo alla sua fica e fra le sue tette, soffocato dai suoi piedi in bocca.
Poi avvenne quell'episodio di quando il fato gioca a tuo favore. Così nel momento in cui mi raccontava che viveva fuori e che si trovava qui a Catania solo per il matrimonio, dove si sarebbe fermata solo un altro paio di giorni. Mi disse che prima di ripartire per il nord le sarebbe piaciuto fare un giretto per ritrovare i posti della sua giovinezza e, soprattutto, fare una colazione alla catanese, con granita e brioche, che le mancava tanto. Fu così che colsi la palla in balzo e mi proposi di farle da accompagnatore.
Rosalba: “...ma davvero faresti questo per me?...fantastico, Mirko...per me oltre che un piacere, sarebbe un onore ed un vanto andare in giro con un figaccione come te...”
Quindi fissato l'appuntamento, Rosalba, soddisfatta, mi salutò sfoderando un altro sorriso folgorante. Spense il mozzicone schiacciandolo con il piede, con una sensualità tale che invidiai da morire il mozzicone, e tornò al tavolo. Io attesi qualche altro minuto fuori, perchè stentavo a realizzare quello che avevo conquistato, e poi feci uguale.
L'indomani ci ritrovammo seduti al tavolino di un noto bar di Catania sul lungomare con le nostre granite e brioches. Rosalba anche vestita casual, jeans attillati, camicetta scollata e infradito con zeppa che le esaltavano i piedi sempre curatissimi, era arrapante da morire. La sensualità naturale con cui sedeva, accavallava le gambe e come faceva penzolare dal piede sollevato l'infradito, mi davano agitazione e un'erezione imbarazzante che riuscivo a contenere solo perchè nascosta dalla tovaglia da tavola.
Iniziammo a parlare delle nostre vite. Mi confermò che era una cinquantina, 51 anni per la precisione, che viveva a Milano da 15, che era una piccola imprenditrice, single. E alla parola single inevitabile arrivò puntuale un classico delle conversazioni uomo donna: la vita sentimentale.
Rosalba: “...ma se posso...mi chiedo...come mai un bel ragazzo come te non ha una ragazza?”
Io: “ Oh si che puoi...puoi tutto (a bassa voce completamente inebriato dalla sua carica erotica)...ecco...”
Rosalba, che aveva sentito lo stesso, m'interruppe col sorriso sornione di chi aveva capito l'effetto che mi faceva: “...ah ecco...bene...quindi posso tutto?...”
Io ridendo: “...certo...ma a parte lo scherzo...ma anche no (a bassa voce) ...no, non ho una ragazza, almeno no una fissa...non sono il tipo da fare il fidanzatino, mano nella mano, in giro per centri commerciali, no...no poi io ho gusti particolari in fatto di donne...ma soprattutto sto inseguendo un obiettivo che con una ragazza non potrei inseguire...”
Rosalba m'interruppe ironicamente: “Quale? Sul tipo di donna o su altro?”
Io ridendo: “No no...vedi, è che io sono un musicista, suono la batteria e il mio obiettivo è quello di vivere suonando...per questo studio tanto, ho un insegnante che mi segue...suono in alcuni gruppi qui a livello amatoriale...ma io ambisco al professionismo e una ragazza fissa al momento sarebbe un ostacolo...non potrei muovermi come sarebbe necessario, perchè dovrei darle conto...già mi pesa il lavoro, peraltro precario, che ho, ma devo pur vivere e non essere di peso ai miei genitori, figuriamoci una fidanzata a cui dare conto di quello che faccio, se esco, se torno, con chi vado...per carità...”
Nel frattempo finita la colazione ci trovammo a passeggiare al centro storico. Seduti sui gradini di una delle chiese barocche di Catania continuammo la discussione dove Rosalba mi raccontò della sua scelta di essere single, causata da un matrimonio con un uomo sbagliato e avvenuto quando lei era troppo giovane. Alla mia età, vent'anni. Un età in cui bisogna vivere la vita e fare esperienze. Non fossilizzarsi col primo uomo che conosci. Proprio come stavo facendo io. Quindi del suo trasferimento a Milano dopo il divorzio, dove nel giro di qualche anno coronò il sogno di un'attività tutta sua, un centro estetico, che talmente è andato bene da avergli dato la possibilità di aprirne altri due.
Che comunque alle storie sentimentali non aveva rinunciato, solo che dopo il divorzio ed il successo imprenditoriale, si era rafforzato in lei lo spirito di libertà, di quanto fosse bello non dover dare conto più a nessuno ed essere padroni assoluti della propria vita, per questo finivano presto.
Io, che l'ascoltavo in adorazione, le dissi che era stata brava, che la capivo e che eravamo molto simili. Poi a proposito di Milano, le confessai che anche a me sarebbe piaciuto trasferirmi nella metropoli meneghina in quanto un noto batterista professionista di fama europea li ha aperto un'accademia per aspiranti batteristi e il mio sogno era frequentarla per crescere tecnicamente e professionalmente, magari poi con gli agganci giusti, in una città che si sa è la capitale della musica, avviarmi a farlo di professione.
Ma come si fa? Le dissi. Ci vogliono tanti soldi, fra iscrizione, retta mensile, l'affitto anche di una stanza, un lavoro che mi consenta di vivere in una città carissima come Milano. Figuriamoci se poi ai problemi del cercare come mantenermi, dovrei pure aggiungere il pensiero di lasciare una ragazza qui a Catania.
E fu il racconto di questa mia aspirazione che fece avvenire una cosa che mai mi sarei aspettato potesse succedere, ma nemmeno nei miei sogni più arditi. Avvenne che finito di girare per la città, ci ritrovammo in macchina posteggiati sotto casa della madre che la ospitava per questi giorni in città. Premetto che starle accanto con la macchina spenta, aumentò in me la voglia di saltarle addosso. Era di un sexy pazzesco ed emanava un profumo di femmina che non mi faceva capire nulla. Pur nondimeno, riuscii a stare al mio posto. Non tentai nessun approccio, anche se la voglia era a mille. Rosalba aveva capito tutto, fin dai primi momenti al bar. Poi aggiungo che i bermuda che indossavo quella mattina facevano vedere inequivocabilmente quanto ce lo avevo duro e teso il cazzo. Quindi mentre mi apprestavo a salutarla con un bacio sulla guancia, rassegnato alla solita sega consolatoria, Rosalba mi mise improvvisamente una mano sulla coscia (e li non vi dico che sensazione!!), mi puntò addosso quegli occhi verdi e grandi bellissimi, con quel sorriso sornione e tremendamente sexy, mi fece: “Stavo pensando ad una cosa...è tutto il tragitto fino a qui che ci rifletto e mi sono convinta che è una buona idea...ho una proposta che vorrei farti per questo tuo sogno di frequentare quest'accademia a Milano...”
Io: “..ah, si...quale?”
Rosalba: “Che potresti venire a stare a casa mia...per tutto il tempo che vuoi...”
Io la interruppi: “Grazie Rosalba...grazie...ma non potrei mai approfittare di una cosa del genere...dai...a casa tua, così ad invadere la tua privacy, le tue cose...e poi non pensare che l'accademia duri qualche giorno...li si parla di frequentarla per almeno tre anni se si vuole diventare professionisti seriamente...e che sto a sbafo a casa tua per tre anni?...no non potrei mai...sei carinissima e gentilissima, ma non posso accettare...”
Rosalba senza scomporsi più di tanto: “Hai finito?...posso continuare?...ecco...intanto è una cosa che ti sto proponendo io e per farlo vuol dire che mi fa piacere averti in casa, anche se si, ci tengo alla mia privacy di single, ma non sto mica mettendomi a casa un fidanzato al quale devo dare conto delle mie azioni, no?...io continuerei a fare la mia vita, a uscire con chi voglio o stare in casa se mi va...tu lo stesso, la casa è grande avresti la tua stanza...poi ok, è una questione di anni? Che problema c'è? Ti peserebbe farti mantenere da me?...ti capisco, ma anche qui...che problema c'è?...potrei assumerti come dipendente di uno dei miei centri estetici, avresti un lavoro sicuro...sicuramente più sicuro che il tuo lavoretto qui da precario...il tuo buon stipendio...così se ti va puoi contribuire in casa...che ne dici?”
Io: “...ma dici davvero Rosalba?...faresti questo per me?...mamma mia, sto sognando o è vero?...ma certo, se è con questa modalità potrei sicuramente accettare...ci penso seriamente e ti faccio sapere devo solo convincere i miei...sistemare alcune cosette qui,...lasciami il numero che ti chiamo, posso?”
Rosalba sempre con quella espressione sorniona che manderebbe in tilt gli ormoni di un cadavere, mi da il numero, si registra il mio e mi fa: “Devi!!”.
Poi prima di scendere dalla macchina, inaspettatamente dalla mano sulla coscia passa ad un breve e tenero bacetto sulla bocca e mi avverte: “Vedi che parto domani mattina...facciamo così...non appeno sono a casa a Milano ti mando un messaggio e mi dici che hai deciso...ok?”
Io, ancora in estasi per quel bacetto: “...si...si...Rosalba...si certo...”
Rosalba, chiuse lo sportello. Mentre si avviava verso il portone, e io la guardavo estasiato e incredulo per quanto stava succedendo, improvvisamente tornò indietro. Mi fece cenno di abbassare il vetro. Io eseguii e lei sempre con quell'espressione arrapante mi fa: “Se non ci fosse stato nessuno a casa di mia madre...ti avrei fatto salire molto volentieri, sei stato troppo carino oggi, avresti meritato un bel premio...ma sono sicura che più in la avremo tempo per rilassarci e bere qualcosa insieme soli soletti...ora vai a casa e mi raccomando (indicando con gli occhi il rigonfiamento della patta) fai il bravo pensandomi (ride di gusto) che quelle cose li fanno perdere la vista...poi come fai a suonare?”
Così si allontanò fino a sparire dietro il portone che si chiudeva e io inebetito, per quest'ultimo inaspettato esplicito messaggio, rimasi ancora qualche minuto sotto casa, immaginando chi lo sa, che magari sarebbe ridiscesa e, chi sa, magari mi chiedeva di rilassarci soli soletti da qualche parte che conoscevo io. Invece nulla. Misi in moto e rientrai felicissimo a casa, dove inutile dirvi che non feci il buono per nulla. Mi chiusi in bagno e sotto la doccia mi feci una sega pazzesca, rivedendo ad occhi chiusi la giornata trascorsa assieme, le sue movenze, quegli infradito che a turno penzolavano dai suoi splendidi piedi, le sue parole e immaginandola nuda sotto l'acqua li con me.
Due giorni dopo, avevo appena finito la mia solita lezione pomeridiana alla batteria, sentii la vibrazione del cellulare. Era lei. L'aspettavo con ansia: “E allora?” trovai scritto.
Le risposi subito: “Ok si accetto volentieri. Non vedo l'ora”. Lei: “Ottimo. Non vedo l'ora pure io. Dimmi che periodo hai intenzione di salire che ti faccio il biglietto aereo. Penso a tutto io.”
La ringraziai ancora. Concordai il periodo, e nel giro di una settimana da quel messaggio, tempo di sistemare le mie cose, salutare genitori e amici, preparare i bagagli, mi ritrovai a Milano aeroporto di Linate. Rosalba, bellissima e sexy più che mai, era li ad aspettarmi: “Quanto sono felice di rivederti e che tu abbia accettato la mia offerta, non lo puoi capire...andiamo a casa”
Casa sua era bellissima. Arredata con gran gusto e raffinatezza. Un attico con terrazza panoramica sulla città, ricca di piante e arredi esterni. Rimasi estasiato ed incredulo per quanta bellezza, ma soprattutto per quanta fortuna mi stava capitando. Mentre giravo casa meravigliato come un bambino al luna park, Rosalba diede disposizioni alla coppia di domestici peruviani di sistemare le mie cose nella stanza che mi aveva fatto preparare. Bellissima, luminosa con uscita sul terrazzo, con letto ad una piazza e mezza, armadio grande, una postazione con PC e in un angolo vidi pure una batteria muta completa, quelle da appartamento con cui ci si può allenare senza fare rumore. Guardai Rosalba sorridendole incredulo per la sorpresa. Lei a sua volta mi guardava soddisfatta, e mi disse: “Ho preso informazioni su cosa potesse servire ad un aspirante Tullio De Piscopo e mi hanno consigliato questa, così potrai fare i tuoi esercizi in tranquillità”
Mi avvicinai a lei, la baciai su una guancia (faceva un odore sul collo che mi si rizzò immediatamente) e la ringraziai.
Dopo cena, Rosalba congedò i domestici e rimanemmo soli sul divano nel grande salone. Mamma mia quant'era figa quella sera. Indossava un vestitino bianco scollato intero che sembrava una camicia da notte, corto al ginocchio. Capelli sciolti sulle spalle. Infradito dorati a quei piedi stupendi, che si sfilò dolcemente per accovacciarsi sensualmente sul divano accanto a me che stavo fumando per quanto ero cotto di lei. Mi porse un flute di prosecco con la quale brindammo alla mia nuova vita. Un sorso e mi fa: “...appurato quale sia il tuo sogno professionale, adesso vorrei sapere dell'altro, quello del tipo di donna che farebbe per te e per i tuoi gusti...”
Io imbarazzatissimo ma conscio che il discorso stava diventando molto interessante: “Ecco Rosalba...come ti dicevo a Catania, a me le relazioni cosiddette classiche mi annoiano...ci ho provato in tutte le maniere...ma non ci riesco...io...io...ecco...non sento il legame, ma ho necessità di emozioni forti...”
Rosalba: “Forti...in che senso?”
Io, recependo il messaggio chiaro e forte che mi emanava dal suo sguardo e dal suo corpo, ed eccitato come un bufalo della savana, mi lasciai andare: “Per esempio essere lo schiavo sessuale di una donna matura come te...Rosalba...tu lo hai capito che sono pazzo di te...che mi fai impazzire...che mi hai fatto impazzire fin dalla prima volta che ti ho visto entrare in quella chiesa, poi quando ti ho portato in giro per Catania e ora qui...Rosalba sogno di sottomettermi totalmente a te di essere umiliato sotto i tuoi bellissimi piedi...e soddisfare tutte le tue voglie”
Rosalba a quel punto, si chinò lentamente verso di me. Arrivata col viso a pochi millimetri dal mio, accarezzandomi col suo alito caldo, mi fa: “ ..ma certo che l'ho capito e la cosa è reciproca...il pensierino già mi era venuto sotto casa di mia madre, ricordi?....per questo stasera sei qui a casa mia...e quindi vuoi essere il mio schiavo? Umiliato sotto i miei piedi?..uuh...oh si...mi piacciono i tuoi gusti...”
Rimasi schiacciato alla spalliera del divano, con Rosalba sempre più addosso. La sua bocca carnosa era quasi appiccicata alla mia, tanto che iniziò a mordicchiarmi le labbra. Io tentai a quel punto di baciarla con la lingua. Rosalba rispose positivamente al mio tentativo così ci scambiammo un lungo e appassionato bacio con le lingue. Poi staccandosi lentamente, con quel suo sorriso sornione, si sedette voluttuosamente di fronte a me appoggiando la schiena al bracciolo del divano. Stese le gambe e coi suoi bellissimi piedi iniziò a massaggiarmi dolcemente il rigonfiamento provocato dal cazzo duro sotto i jeans. “Ti piacciono i miei piedi, quindi?” mi disse mentre me ne metteva uno in faccia e con l'altro continuava il massaggio al pacco.
Io, prima lasciai che me lo strofinasse per tutto il viso, poi appena me lo posizionò sulla bocca iniziai a leccarne la pianta, per poi passare agli interstizi della dita. Poi lo presi tutto in bocca e ne succhiai le dita, l'alluce in particolare. Ero eccitato a mille. Totalmente inebriato da lei.
Mentre mi godevo il piede in faccia, mi sbottonai e mi calai jeans e mutande. Avevo il cazzo duro e dritto come un palo di cemento armato, scappellato e pronto ad esplodere. Rosalba, prima fece un'espressione di stupore per le dimensioni, poi me lo accarezzò con un piede, poi con entrambi fra le piante a masturbarlo e dopo un po' li tolse e piegandosi in avanti, me lo prese in bocca
Partii con un pompino in crescendo, alternando lingua e labbra, facendomi provare una goduria devastante. Così irresistibile che le sborrai quasi subito in bocca a spruzzi poderosi fino in gola.
Io: “Oddio Rosalba...Rosalba...sei fantastica...sei una dea...la mia dea...”
A quelle parole, si ridistese con le spalle al bracciolo e mi tirò tra le sue cosce aperte. Era senza slip e aveva la fica bagnata. Gliela leccai a lungo, mentre mugolava di piacere. Le feci avere un orgasmo clitorideo sottolineato da una serie di grida.
Rosalba: “wow...cazzo...anche tu sei fantastico, Mirko...”. Poi si alzò. Mi prese per mano e mi portò veloce nella sua camera da letto. Si spogliò completamente nuda. Io feci uguale. Si sedette sul bordo del letto, mi tirò fra le sue gambe e riprese a spompinarmi il cazzo che comunque era già ritornato duro e dritto mentre le leccavo la fica.
Mi fece stendere sul letto e con un espressione arrapante mi fa: “Adesso fai godere ancora la tua padrona...”. Così mi si sedette sopra, ingoiando con la fica il cazzo e cominciò a cavalcarmi, mentre io le premevo quelle tette stupende. Aumentando il ritmo della cavalcata mi fece sborrare dentro la fica, mentre anche lei raggiungeva urlando l'orgasmo. Esausta si avvinghiò a me. Restammo per un po' abbracciati in quella posizione. Rosalba mi riempiva di bacetti sul collo e mi diceva che ero stato stupendo e che c'era da qualche parte un Dio fantastico che aveva fatto in modo di farci conoscere. Le sorrisi e concordai. Poi, lentamente, scese dal mio corpo, si distese sul letto e ci addormentammo sfiniti, ma felici.
Quando riaprii gli occhi, una timida luce entrava dalle fessure della persiana del balcone, era ancora l'alba. Mi girai lento e quella meravigliosa creatura di Rosalba, ancora nuda, mi dormiva accanto in posizione supina, gambe distese e quei piedi stupendi accavallati. Io impazzisco quando le donne distendono le gambe e accavallano i piedi, soprattutto se sono piedi belli e ben curati.
Dunque mi eccitai da impazzire a quella visione. Il cazzo era di nuovo teso e di pietra. Piano piano mi posizionai con la faccia proprio sotto le piante dei suoi piedi. Ne ammirai, così, da vicinissimo lo spettacolo dell'accavallamento che mi consentiva pure di sentirne l'odore buonissimo, questo mi fece aumentare il volume dell'erezione.
Quindi iniziai a leccare con dolcezza la pianta del piede accavallato e ad inebriarmi dell'odore, così da far svegliare lentamente Rosalba che appena si accorse di quel che stavo facendo, sorridendo mi fa con la voce ancora impostata di sonno: “Ah ma se lì?...aspe' che ti faccio la festa...”
Così iniziò a sfregarmi in faccia i piedi con una dolcezza sensuale che vidi le stelle dalla goduria. Bellissimo essere umiliato in quella maniera alla mercé dei suo piedi. Essere usato come un cuscino. Tanto che per l'immensa goduria stavo per sborrare senza nemmeno toccarmi. Ma prima che potesse succedere, Rosalba, che aveva capito tutto, mi fece mettere in posizione tale che, mantenendo i piedi sulla mia faccia, poteva farmi una sega. Inutile dirvi che sborrata pazzesca mi procurò nel giro di pochi secondi la sua mano che mi segava il cazzo, mentre mi umiliava in quella maniera. Ma mica finì li! Sentii il bisogno di ripagarla per quanta goduria mi aveva donato, così mi posizionai fra le sue belle cosce aperte e le leccai la fica fino a fargliela sbrodolare di umori e fino a quando il cazzo non mi ritornò duro. Così la penetrai nel classico missionario e la scopai in crescendo fino a godere all'unisono.
Insomma, quella mattina fu il risveglio più bello della mia giovane vita. Quello che nelle mie fantasie erotiche avevo sempre sognato. Ma la volli fare completa. Così, facendomi aiutare dai domestici, le preparai la sua colazione preferita e gliela portai a letto.
Rosalba che non se lo aspettava, ne fu entusiasta, mi baciò sulla bocca e mi disse: “Ma sei fantastico...non solo mi hai fatto godere da pazzi di notte e di giorno...pure la colazione servita al letto...”
Io: “...è il minimo per quello che hai fatto per me...per come tu hai fatto godere anche me...per quanto sei bella e per quanto sei bona! E poi scusa...sono o no uno schiavo?....e lo schiavo deve servire la padrona, no?”
Rosalba: “Già...il mio schiavo...da ora in poi...ma restando sempre liberi, sia io che tu, senza quei noiosi abitudinari legami, e gelosie, delle coppiette classiche...liberi di entrare e uscire...di incontrare e frequentare chiunque...di continuare a fare le nostre carriere, tu nella musica io nei miei saloni di bellezza, senza intralci e scazzi vari...per poi quando ci prende, ritagliarci i nostri momenti di sesso assieme come questi...”
Io: “Assolutamente si...la vita che ho sempre sognato, Rosalba...dirti che ti adoro è sempre troppo poco...”
Rosalba: “...idem, Mirko...adesso sai che facciamo? Una doccia...magari da bravo schiavetto mi lavi la schiena (ride)...
Io interrompendola: “oh si...non solo la schiena...ti faccio il bidet con la lingua e tutte le sere il pediluvio, prima con la lingua e poi con l'acqua e i sali...”
Rosalba: “..ecco si fantastico...bravo, lavami tutta...dicevo dopo la doccia usciamo, ti faccio vedere dov'è l'accademia, poi andiamo dal mio commercialista per il contratto...e si comincia una vita fantastica, Mirko!”
Io: “Non vedo l'ora, Rosalba!”
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