Avide
di
Lucrezia
genere
saffico
Sento l'odore di questa pelle e mi inebrio delle sue essenze.
Afrore, lecco il collo, scendo più giù fino ai seni, poi la mia lingua scivola sotto l'ascella.
Tu mi guardi, estasiata mi sorridi mentre la punta della mia lingua segue il contorno del tuo bicipite.
Torno indietro veloce, un po' della mia saliva scorre lungo l'avambraccio nel tentativo di perdersi tra le lenzuola madide del nostro sudore.
Seguo l'incavo della tua ascella a ritroso e scendo giù per il tuo fianco.
Hai i brividi, me lo dici, mi fermo ti guardo, uno sguardo famelico, occhi che bruciano, ti voglio, ti sorrido sghemba, torno a fare quel che stavo facendo con il piglio di una fiera belva.
Continuo lungo il fianco, tu ti giri, mi offri il gluteo, non lo voglio, risalgo la schiena lungo la tua colonna vertebrale.
Con la lingua sento ogni tua vertebra, premo leggermente su ognuna con i polpastrelli dei miei pollici, poi inesorabile risalgo, lingua e dita, tu muta non riesci a proferire verbo, solo il tuo respiro esce dalla bocca tua.
Sono sul collo, di nuovo, passo sulla clavicola e lì ti mordo; voglio sentire un tuo grido, non mi basta sentirti respirare, voglio sentire la tua voce irrochita dall'amplesso.
Struscio il mio corpo al tuo, i miei seni sulla tua schiena, le mani cercano le tue, il naso aspira i tuoi odori, ti mordo i capelli.
Poi mi fermo dal raptus amatorio, mi alzo sulle braccia e osservo la tua schiena perfetta, la simmetria delle spalle, il tuo collo e l'attaccatura dei capelli.
Mi piace guardarti.
Torno indietro, mi lascio scivolare tra le tue gambe, afferro le tue natiche e le stringo fino a far diventare bianca la tua pelle, poi lascio e tutto torna normale.
Le afferro ancora, ma per allargarle quel tanto che basta a far passare la mia lingua nel solco che le divide.
Umetto, no bagno, cerco di fare uscire dalla mia bocca famelica quanta più saliva possibile, ti voglio fradicia anche lì dietro.
Umetto e lecco, tu sussulti, respiri e ansimi e gridi ad ogni mio affondo.
Io zitta con la lingua estesa tra le mie labbra, tento di violarti.
Chiudo gli occhi per acuire gli altri sensi, le mie mani hanno lasciato le tue chiappe, ora ad occhi chiusi ti lecco tra quello splendido culo che hai e la tua succosa figa.
Raccolgo i tuoi umori aspri e li mischio alla mia saliva dolce; entro con la lingua nei tuoi buchi e soffro quando per respirare devo allontanarmene un poco.
Non voglio staccarmi da te mai, voglio fondermi in te, entrare in te, premo con tutti e due i pollici sul tuo buchino posteriore, entro quasi facile visto il permanere di saliva e umori, ma quando tento di allargarlo quel tanto dal volerci entrare con la lingua, gridi di dolore.
Lascio stare ma ti punisco, esco da te e con le mani ti sculaccio, una, due, tre, quattro, dieci, venti volte, non lo so, non conto, mi fermo quando vedo il tuo culo arrossato.
Allora prendo un po' dei tuoi umori e li uso come un lenitivo spalmandoli sulla tua pelle rosea, torno sopra di essa con la mia lingua lasciva e le mie labbra avide.
Eppure sono io che mi offro a te dicendoti che sono la tua troia da letto, tu mi guardi e poi mi dici: ma quale letto, tu lo sei ovunque. E quindi il gioco ricomincia, ora sei tu a mangiare di me, continueremo fino all'orgasmo.
Afrore, lecco il collo, scendo più giù fino ai seni, poi la mia lingua scivola sotto l'ascella.
Tu mi guardi, estasiata mi sorridi mentre la punta della mia lingua segue il contorno del tuo bicipite.
Torno indietro veloce, un po' della mia saliva scorre lungo l'avambraccio nel tentativo di perdersi tra le lenzuola madide del nostro sudore.
Seguo l'incavo della tua ascella a ritroso e scendo giù per il tuo fianco.
Hai i brividi, me lo dici, mi fermo ti guardo, uno sguardo famelico, occhi che bruciano, ti voglio, ti sorrido sghemba, torno a fare quel che stavo facendo con il piglio di una fiera belva.
Continuo lungo il fianco, tu ti giri, mi offri il gluteo, non lo voglio, risalgo la schiena lungo la tua colonna vertebrale.
Con la lingua sento ogni tua vertebra, premo leggermente su ognuna con i polpastrelli dei miei pollici, poi inesorabile risalgo, lingua e dita, tu muta non riesci a proferire verbo, solo il tuo respiro esce dalla bocca tua.
Sono sul collo, di nuovo, passo sulla clavicola e lì ti mordo; voglio sentire un tuo grido, non mi basta sentirti respirare, voglio sentire la tua voce irrochita dall'amplesso.
Struscio il mio corpo al tuo, i miei seni sulla tua schiena, le mani cercano le tue, il naso aspira i tuoi odori, ti mordo i capelli.
Poi mi fermo dal raptus amatorio, mi alzo sulle braccia e osservo la tua schiena perfetta, la simmetria delle spalle, il tuo collo e l'attaccatura dei capelli.
Mi piace guardarti.
Torno indietro, mi lascio scivolare tra le tue gambe, afferro le tue natiche e le stringo fino a far diventare bianca la tua pelle, poi lascio e tutto torna normale.
Le afferro ancora, ma per allargarle quel tanto che basta a far passare la mia lingua nel solco che le divide.
Umetto, no bagno, cerco di fare uscire dalla mia bocca famelica quanta più saliva possibile, ti voglio fradicia anche lì dietro.
Umetto e lecco, tu sussulti, respiri e ansimi e gridi ad ogni mio affondo.
Io zitta con la lingua estesa tra le mie labbra, tento di violarti.
Chiudo gli occhi per acuire gli altri sensi, le mie mani hanno lasciato le tue chiappe, ora ad occhi chiusi ti lecco tra quello splendido culo che hai e la tua succosa figa.
Raccolgo i tuoi umori aspri e li mischio alla mia saliva dolce; entro con la lingua nei tuoi buchi e soffro quando per respirare devo allontanarmene un poco.
Non voglio staccarmi da te mai, voglio fondermi in te, entrare in te, premo con tutti e due i pollici sul tuo buchino posteriore, entro quasi facile visto il permanere di saliva e umori, ma quando tento di allargarlo quel tanto dal volerci entrare con la lingua, gridi di dolore.
Lascio stare ma ti punisco, esco da te e con le mani ti sculaccio, una, due, tre, quattro, dieci, venti volte, non lo so, non conto, mi fermo quando vedo il tuo culo arrossato.
Allora prendo un po' dei tuoi umori e li uso come un lenitivo spalmandoli sulla tua pelle rosea, torno sopra di essa con la mia lingua lasciva e le mie labbra avide.
Eppure sono io che mi offro a te dicendoti che sono la tua troia da letto, tu mi guardi e poi mi dici: ma quale letto, tu lo sei ovunque. E quindi il gioco ricomincia, ora sei tu a mangiare di me, continueremo fino all'orgasmo.
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