Due sorelle in competizione - Capitolo 6

di
genere
dominazione

Dopo qualche minuto comparve Sonia, si avvicinò a Paolo e si voltò di spalle, chinandosi a novanta gradi e aprendosi le natiche con le mani.
“Forza! spingi fuori, zoccola!! Non fare aspettare la nostra ospite!”
La scena che seguì fu oscenamente incredibile: lo sfintere anale di Sonia era notevolmente dilatato e da esso fuoriuscivano per qualche centimetro tre grosse carote. Paolo ne sfilò una e me la porse.
“Vai pure Sonia, trova qualcos’altro da infilarti nel culo al posto della carota… allora, Valentina, annusa questa carota!”
La presi in mano e la portai al naso.
“Non sa di niente, non avverto odori particolari!”
“Bene, ora mangiala, tutta!”
L’idea di mangiare qualcosa che stava nel sedere di Sonia mi faceva venire il voltastomaco, tuttavia, effettivamente non aveva cattivi odori e si presentava pulita nel suo colore arancio. La addentai non pensando più a nulla e mangiai fino alla fine.
“SONIA! Vieni qui!”
Sonia arrivò velocemente e un po’ goffa, con quei seni che ballonzolavano dentro e fuori il grembiule:
“Levati le carote e quant’altro hai ficcato nel tuo culone”
Nel momento in cui Sonia si chinò, Paolo diede una forte manata sulla sua natica lasciando l’impronta rossa delle cinque dita; Sonia non batté ciglio e subito dopo estrasse le altre due carote e un mattarello in legno di piccole dimensioni.
Paolo prese le due carote e me le porse:
“Desideri ancora qualche carota, Valentina?”
“No, grazie”.
“Bene, ora te le infili tutte e due nel culo…mi raccomando completamente, il buco del culo deve richiudersi, non voglio vedere sporgere nulla, Gioia ti aiuterà per constatare che il lavoro sia fatto bene”
Il tono di Paolo era stato perentorio, riuscii solo a strabuzzare gli occhi, ma non dissi nulla ad eccezione di un “va bene” alquanto incerto.
Mi sollevai dalla sedia e mi chinai in avanti iniziando a mettere in pratica quanto ordinato. Il canale era ancora ben oliato per cui non feci fatica ad infilare la prima carota, tuttavia non c’era verso di far entrare anche la seconda. Vista la difficoltà che incontravo, Gioia si fece vicino per aiutarmi:
“Toglila e infilale insieme. Hai ancora un culetto vergine, ma vedrai che con un po’ di pratica lo allargherai per bene. Hai visto quella vacca di Sonia? È sfondata! Pensa che riesco a penetrarla con una mano intera…”
Mentre Gioia parlava, sentivo le sue dita che rovistavano nel mio orifizio massaggiandolo internamente; di tanto in tanto sputava dentro per renderlo più viscido. Poi prese a spingere le carote avanti e indietro facendole roteare, e praticamente scopando il culo con esse. Avevo una strana eccitazione mista tra fastidio e vergogna. Infine, le spinse in fondo fino a farle sparire, tanto che sentivo le sue dita che uscivano e il buchetto che si richiudeva.
Successivamente mi fecero sedere e finimmo di cenare; inutile dire che passai il resto della serata cambiando continuamente posizione da una natica all’altra tormentata dalla presenza di quei corpi estranei…
Durante la serata Sonia ritardò nella consegna di una portata così Paolo la punì davanti a me: la fece chinare fino ad appoggiare i seni sul tavolo, quindi prese un pezzo di pompa identico a quelli che si impiegano per l’acqua nei giardini e la batté una decina di volte facendola urlare sempre più forte.
“Sicuramente avrai un po’ di fame, troia!... Valentina levati le carote dal culo, è arrivato il momento di restituire il favore a Sonia!”
Gioia, che si mostrava visibilmente eccitata, si sollevò dalla sedia, indossò un guanto in nitrile e si avvicino a me aiutandomi a sollevarmi dalla sedia. Mi fecero chinare a novanta gradi e la stessa Gioia mi aiutò nell’estrazione:
“Forza spingi. Apri bene quel culo da zoccola…mi sa che dovrai sudare un botto per allargarlo!”
Afferrate le due carote, già fuori di un quarto, Gioia le strappò in modo deciso procurandomi un forte dolore che man mano si attenuava contrastato dal piacere di avermelo liberato. Mentre Paolo sorrideva in preda ad una totale depravazione, Gioia si avvicinò a Sonia e mise le carote sotto il suo naso:
“Allora Sonia, che odore ha il culo di Valentina?”
“Un buon odore, Signora!”
Paolo intervenne avvicinandosi agli ortaggi e annusandoli:
“Un odore di merda, direi! Valentina non è abituata alla pulizia profonda a cui ti sottoponi tu tre volte al giorno, ma rimedieremo anche a questo…Per oggi voglio essere magnanimo e non te le farò mangiare…”
Gioia umiliò ancora una volta la schiava:
“Ora rimani in piedi con le gambe divaricate e le mani sulla nuca, mentre io farò un bel pompino al tuo uomo! Anche tu Valentina, mettiti nella stessa posizione e guarda come si succhia un cazzo…”
Gioia iniziò un lavoro di bocca che obiettivamente era spettacolare: quanto avrei voluto essere al suo posto! Dopo neanche dieci minuti Paolo che era rimasto seduto nella sedia ebbe un orgasmo esplosivo; Gioia, che fino a quel momento era rimasta in ginocchio, si allontanò al momento giusto direzionando il getto di sperma lungo il pavimento. Paolo era rimasto estasiato dal pompino di Gioia.
“Uhh cazzo! quanto sei porca Gioia!!!”
Ma l’umiliazione di Sonia non era terminata, perché Gioia non aveva ancora finito di manifestare la propria superiorità:
“Pulisci il pavimento con la lingua! Lecca tutto e ingoia! questo cazzo di pavimento deve diventare lucido.”
Sonia faceva tutto con grande cura e dedizione, che quasi mi faceva rabbrividire a guardarla; era l’ennesima prova di quanto fosse sottomessa e di come le piacesse trovarsi in quella degradante situazione.
La cena era ormai conclusa, Sonia stava lavando i piatti, e mentre Gioia si stava fumando una sigaretta nella veranda di fronte al mare, Paolo si avvicinò da me:
“Ti ho vista particolarmente coinvolta ed eccitata per tutta la serata? Ti è piaciuta essere dominata e vedere lo stato di sottomissione di Sonia?”
“Si, tutto è stato molto strano…non ho mai vissuto esperienze così estreme…e sono rimasta molto eccitata!”
“Qual è stato il massimo momento di imbarazzo che hai provato?”
“Difficile dirlo, perché era un continuo di situazioni una più imbarazzante dell’altra! Inizialmente quando mi sono dovuta denudare di fronte a Gioia, ma parecchio anche dopo, quando mi ha infilato le carote…”
“…e durante il pompino di Gioia, ti sei bagnata?”
Mi resi conto di arrossire e Paolo se ne accorse subito:
“Ma certo Valentina, non c’è bisogno di rispondere, la tua eccitazione era pari al desiderio di volermelo succhiare al posto di quella puttana di Gioia…”
Aveva fatto centro, ma non ci voleva molto a capirlo…
“Allora Valentina, ti va di passare la notte e anche il weekend qui da me e quindi di continuare il gioco…? ...ma devi essere decisa nella scelta!”
L’eccitazione di quanto vissuto nelle ultime ore mi stava ancora scuotendo e non avevo alcun dubbio su quale dovesse essere la risposta.
“Si, Paolo!”
“Bene! Il tuo cammino è appena all’inizio, come salire una scala e tu parti dal gradino più basso! per cui da questo momento sarai la sgualdrina di Sonia e quindi sarai la schiava della mia schiava.”
Oh merda! La cosa mi preoccupava perché avevo la sensazione che Sonia potesse avercela con me; potenzialmente per lei rappresentavo una minaccia perché potevo farmi Paolo e se ero arrivata fino a quel punto il motivo era evidente, lo desideravo. In ogni caso, adesso poteva avere qualcuna con cui sfogarsi e vendicarsi specialmente dopo che Gioia aveva svuotato le palle al suo uomo.
“SONIA!!!” Vieni qui!”
Subito dopo arrivò Sonia, con ancora il grembiule addosso.
“Hai finito le faccende in cucina?”
“Si, Paolo!”
“Bene allora levati di dosso quel grembiule!”
Sonia si tolse il grembiule e rimase completamente nuda: solo ora potevo ammirare quanto fosse bella. Aveva un ventre piatto, un gran bel culetto tondo e sporgente e il seno era effettivamente sproporzionato.
“Sonia, a partire da ora, la nostra ospite Valentina è nelle tue mani, a tua disposizione come fosse il tuo straccio personale, per cui divertiti come credi e se vuoi, fai divertire anche lei. Questo è il mio regalo per il weekend, per premiare la tua dedizione e il tuo essere maiala fino all’estremo per compiacere me e i miei amici.”
“Grazie Paolo!”
“Ora vado a fumarmi una sigaretta e non è detto che più tardi io e Gioia potremo venire a trovarvi…”
Sonia si girò verso di me con uno sguardo astioso e un mezzo sorrisetto che nulla avevano a che fare con la sua sbandierata dolcezza.
“Hai sentito …puttana! Sei mia! Levati quel tubino di merda e seguimi!”
Sonia mi portò nella cantina: c’era freddo ed io, a parte il reggipetto, ero completamente nuda!
“Sei un viscido verme…e così volevi fottermi l’uomo? Mettiti in ginocchio e leccami i piedi…passerai la notte a servirmi…”
Leccai prima un piede e poi l’altro, ovunque Sonia lo desiderasse: nel dorso, nella pianta e tra le dita che ho dovuto succhiare una per una. Sonia si stava rivelando perfida e maniacale.
“Basta! Me li hai insalivati abbastanza. Ora mi è venuta una gran voglia di rendere incandescenti le tue chiappone, così ti ricorderai a lungo che non si desidera l’uomo altrui. Mani contro la parete, piegati quanto basta per offrirmi il culo, brutta troia!”
In che cazzo di situazione mi ero cacciata…stavo cominciando a pentirmi di avere accettato la proposta di Paolo, tuttavia avevo la forte sensazione che questo sacrificio mi avrebbe portato grandi soddisfazioni.
“Dapprima ti batterò a mani nude, il contatto con la pelle mi fa impazzire, poi userò il pezzo di pompa che Paolo ha usato con me e li, credimi, ti farò piangere dal dolore!”
“Ti prego Sonia, abbi pietà! Non ho fatto nulla per sottrarti Paolo…”
“Non prendermi per il culo puttana! Ho visto il tuo sguardo voglioso quando lo guardavi, e poi lo so che ti ha già scopato! ...e comunque, solo una malata di mente si sarebbe presentata con quella cosa nel culo per non ottenere o volere niente in cambio…! E adesso rimettiti in posizione e non farmi perdere altro tempo, abbiamo diverse cose da fare”.
Mi rimisi in posizione, quasi a novanta gradi, sollevando il sedere come Sonia aveva ordinato.
“Conta ogni colpo ad alta voce e ripeti la frase sono una zoccola ruba-cazzi”. Hai capito troia!”
“Si! ho capito!”
In quel momento desideravo solo che tutto fosse già finito e soprattutto che Sonia non avesse la mano pesante. Ed ecco arrivare il primo schiaffone.
“UNO! SONO UNA ZOCCOLA RUBA-CAZZI!”
Sonia continuò con una cadenza regolare e con dei colpi che non sembravano troppo forti, fino a che la sequenza sembrò non terminare più……
… “…SETTANTADUEEE!! SONO UNA ZOCCOLA RUBA-CAZZI!”
Cazzooo!!! Sentivo il sedere prendere fuoco, e Sonia continuava instancabile!”
Arrivata a cento colpi si fermò! Stavo cedendo e non ero sicura che avrei potuto continuare a sopportare quel supplizio. Ma non era finita, perché Sonia dopo avermi concesso pochi minuti di pausa, mi fece inginocchiare per terra, sempre con il sedere sollevato al cielo. Aveva la pompa in mano!
“Adesso viene il bello, zoccola! Riprenderai a contare da capo, ma questa volta voglio sentirti urlare Ti prego dammene un altro, grazie. È chiaro?”
“Oddio…si, è chiaro!”
Era la prima volta che avevo una reale paura di non sopportare troppa sofferenza…
Continua…
(Per eventuali commenti o suggerimenti dukeduke1069@yahoo.com)
di
scritto il
2021-05-07
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