Schiavizzato dal suo capo, seconda parte

di
genere
dominazione



Da quella volta, quasi ogni giorno verso la fine dell’orario di lavoro il capo lo chiamava nel suo ufficio. “Allora, quanto hai desiderato i miei piedi?”. “Molto signore” diceva sempre avvampando di timidezza, quasi non fosse lui a parlare, ma le parole gli uscivano di bocca. “Bene, ma dovrai superare ancora un po’ di prove perché ti prenda al mio servizio. Perché tu lo vuoi questo, cagnolino, vero?”. “Sì signore lo desidero tantissimo”. A quel punto gli diceva di togliersi giacca e cravatta e di strisciare ai suoi piedi. “Lecca le scarpe, ogni millimetro, ogni granello di polvere cane”. Disteso per terra, leccava a fondo con grandi lappate ogni lato delle scarpe davanti sopra e dietro. La leccatura durava anche mezz’ora senza sosta. Le scarpe ricoperte dell sua saliva. Ogni tanto il capo sputava sulle scarpe per permettergli di avere un po’ saliva in bocca e per umiliarlo, cosa che faceva prontamente leccare e ingoiare la sua saliva. Si sentiva un verme, tutta la sua dignità scomparsa e questi pensieri glielo facevano indurire. Dopo una settimana circa in questo modo il capo gli disse: “Passiamo a una prova superiore, vediamo se sei in grado di soddisfarmi abbastanza. passiamo alla leccatura delle mie suole lerce, verme”. Ebbe un fremito, questo pensava doveva essere il massimo. Il capo allungò la gamba destra, lui prese in mano per sostenerlo il piede, vide le suole sporche e piene di macchie, di lercio, di sputi calpestati. Passò la prima leccata. sentì min bocca il sapore di polvere, terra, schifezze varie. Il suo cazzo si indurì subito. Poi una leccata dopo l’altra sempre più profonde e veloci, ripassò tutta la suola e anche il tacco. Il capo guardò la suola, gli diede un forte schiaffo: “Merda di cane non è lucida abbastanza continua!”. E continuò a leccare e leccare, per almeno un’ora. Il capo riguardò la suola, si disse soddisfatto e gli porse la scarpa sinistra. Riprese a leccare con gusto, senza staccare la lingua dalla suola, ingoiando ogni schifezza come fosse un pregio, desiderando solo di potersi masturbare. Intanto il capo gli metteva l’altra scarpa sulla testa. La leccatura delle suole andò avanti per più di una settimana, ogni volta scarpe diverse. Poi venne la terza prova. “Non so se supererai anche questa adesso facciamo sul serio” gli disse il capo. “Vuoi ancora diventare mio schiavo?”. “Sì lo desiderio vi imploro”. IL capo allungò la scarpa destra. aveva eleganti scarpe di pelle come sempre ma particolarmente a punta. “Apri la bocca” gli intimò. Quindi infilò la punta della scarpa nella sua bocca. Succhiò abbondantemente la punta ma il suo capo la affondava sempre più dentro. Sentì i primi conati di vomito salirgli mentre il capo rideva di gusto. Agitava la scarpa avanti e indietro sopra e sotto sempre più a fondo fino a quando non riuscì a trattenere il vomito. Come una fontana sempre con la scarpa in bocca, vomitò abbondantemente. Il capo rideva e si toccava il cazzo stava godendo. continuò a vomitare, fino a quando gli tolse la scarpa di bocca e gli ordinò di leccare tutto lo schifo per terra e soprattutto leccare il vomito dalla sua scarpa. Poi infilò l’altra scarpa e lui vomitò ancora tantissimo. Andarono avanti così per una settimana. quando tornava a casa si masturbava moltissimo, si sentiva in paradiso, era la vita che desiderava. intanto il capo si godeva le sue fighe, ragazzine giovani, escort che pagava a qualunque cifra, se le scopava ogni sera. e pensava divertito a quel verme che si stava riducendo come una merda per soddisfare i suoi capricci.

scritto il
2021-05-28
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