Vicolo cieco

di
genere
etero

Era un afoso venerdì pomeriggio quando lei scese dal treno.
Lui le aveva appena scritto un messaggio "Ci vediamo a San Trovaso" ; certo, era uno dei posti più frequentati da giovani e studenti ma nessuno li conosceva, qualsiasi posto a Venezia sarebbe stato quello giusto.
Lei s'incamminò seguendo il canale, che alla sua destra correva tranquillo emanando un'odore salmastro e umido nell'aria. Si guardava attorno sentendosi al sicuro dentro la bolla di quella città, quando si sentì strattonare un braccio e si ritrovò a soffocare un grido nella penombra di un vicolo. Lui le teneva una mano sulla bocca, gli occhi sorridenti, lei si portò una mano al cuore, spaventata ed eccitata allo stesso tempo.
Sentì il piacere salirle lungo le cosce e solleticarle la passera. Lui spinse il suo corpo contro quello di lei, contro il fresco duro delle pietre e tolse la mano dalla sua bocca che fece scendere subito dentro le sue mutande, lei sospirò di piacere bagnandosi copiosamente e lui le infilò la lingua in bocca per farla stare zitta, poi avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò "Non venire subito stavolta" al che lei fu scossa da un brivido di piacere ancora più intenso.
Spostò lo sguardo sopra di sè e vide una telecamera, spinse via il ragazzo indicandola con la testa, lui la prese per mano e uscirono dalla calle degli spiriti ritrovandosi sotto la luce del sole rovente "Non ho potuto aspettare" disse allungando una mano e stringendo forte il sedere fra le sue mani, si baciarono a lungo spingendo i loro membri l'uno contro l'altra come due adolescenti arrapati. La connessione fisica tra loro schizzava alle stelle e si diressero a passo svelto verso l'appartamento che avevano prenotato per una notte.
Una volta giunti lì, la prima cosa che attirò la loro attenzione fu il posto in cui era ubicato: alla fine di un vicolo cieco. Buio, silenzioso, vuoto. Il luogo perfetto per dare libero sfogo alle loro fantasie. Lui gettò lo zaino a terra e l'afferrò, tirandole su la maglietta e stringendo con foga i suoi seni, baciandoli e leccandoli, lei con un gesto veloce prese in mano il suo uccello facendolo gemere, era durissimo e non vedeva l'ora di sentirlo dentro di sè, non poteva aspettare, l'aveva già fatto troppo a lungo.
"Devo sciaquarmi prima.." mormorò lui, lei lo guardò severa "Seriamente?" lui rise "No." disse buttandola sul letto, in un attimo lei gli fu sopra e la voce di entrambi si perse in un gemito sordo sapendo che sarebbero giunti all'apice subito, insieme. E così fu. Lui la riempì di sborra calda e nello stesso momento lei esplose e il suo orgasmo gocciolò lungo le sue cosce. Senza curarsi di ripulirlo, lei prese in bocca il suo pene per farlo diventare ancora duro, non ci mise molto e le piaceva talmente tanto tenerlo in bocca che quasi lui venne di nuovo ma le spinse via la testa, delicatamente. "Prima lo sai cosa voglio..." lei con lo sguardo illuminato si alzò e dopo essersi tolta le mutande fradicie, si mise carponi davanti a lui iniziando a toccarsi la passera e bagnandosi l'orifizio anale con le dita, lui la guardava eccitato toccandosi a sua volta, le vene del suo membro si gonfiarono a tal punto che sembravano esplodere. Si mise in ginocchio dietro di lei, la prese per i capelli avvicinando il viso al suo, le baciò il collo mormorando "sei pronta?" lei non riusciva nemmeno a parlare tanto era eccitata e non si accorse presa dal momento che lui l'aveva penetrata con facilità, dandole degli schiaffetti sul clitoride e facendola venire continuamente. Dopo due, tre, quattro colpi lui esalà un ultimo grido di piacere, annegandola e bagnando completamente il lenzuolo sotto di loro. Lei stremata venne per l'ultima volta piangendo di soddisfazione.
Quando ebbero ripreso a respirare normalmente, lui disse "Ora devo sciaquarmi davvero", e una volta che si furono tolti gli umori e il sudore di dosso uscirono per andare a cena, pregustando una lunga notte di piacere.
scritto il
2021-06-21
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