Una sera come le altre
di
Alice Ayres
genere
etero
Entrò nel bar, era una sera come le altre.
Si allacciò il grembiule e iniziò il suo turno dietro al bancone.
A metà serata, quando il locale si era già riempito e i minuti scorrevano veloci, la vide.
Fin da subito non la riconobbe ma mentre si avvicinava le immagini della loro unica scopata riaffiorarono nella sua mente. Si erano conosciuti ai tempi dell'università, 10 anni prima, fuori da un concerto che non piaceva a nessuno dei due, avevano passato la notte in giro per la città e alle prime luci del mattino si erano chiusi nella camera di lei a dar sfogo ad ogni istinto sessuale. Lei era con delle amiche in vacanza, stavano chiacchierando quando si accorse del suo sguardo, sorrise sorpresa.
"Ciao" disse lui con il fiato sospeso dall'eccitazione che lo aveva travolto al ricordo dei loro corpi sudati.
Cosa ci fai qua, non ricordavo abitassi qui, cosa fai adesso, sei tornata al paese d'origine? In pochi minuti si raccontarono le loro vite. Bastò un attimo, la scintilla si riaccese.
"Cosa bevi?" chiese lui con il bicchiere in mano "Il tuo drink migliore". Lei sedeva su uno sgabello mentre lo osservava darsi da fare con le sue mani grandi, immaginò le sue dita entrare senza ritegno dentro di lei. "Dov'è il bagno?" chiese improvvisamente con uno sguardo che lasciava intendere tutto. "Vieni, ti accompagno" rispose lui rispondendo all'invito. Invece di andare in bagno però la portò in una stanza buia, illuminata solo dalla luce della luna che s'intravedeva dalla finestrella. Era la stanza di prova che usavano i gruppi che suonavano nel pub, perfettamente insonorizzata. Lui chiuse la porta a chiave due volte per essere sicuro che non fossero disturbati. La spinse contro la porta e da dietro le infilò dentro due dita che diventarono tre, lei si bagnò immediatamente, godeva e a lui diventava duro, la girò con la schiena sulla porta e le tolse le mutande, baciò le sue cosce e iniziò a leccarla, era fradicia di umori che gli sporcarono tutta la barba. Lei venne subito e lui resistette alla tentazione di toccarsi, allora fu lei a sbatterlo contro la porta, si inginocchiò e glielo prese in bocca, succhiò e leccò affamata, bramava il suo pisello, lo sentiva gonfiarsi dentro la sua bocca fino ad esplodere, dentro la sua bocca. Lei ingoiò soddisfatta, ma l'eccitazione non si assopì, anzi arrivò più forte di prima. I due fecero giusto in tempo a riprendere fiato, poi lui le infilò il membro tornato duro dentro la figa, contro il muro fatto di gomma. Una, due, tre spinte, lei gridava il suo nome, godeva come nemmeno quella volta, nessuno poteva sentirli. "Vieni con me" riuscì a dire lui tirandole i capelli prima di crollare sul suo corpo mezzo nudo, pieno di sborra, i vestiti abbassati, le tette fuori. Ma lei non era ancora venuta, era all'apice e d'istintò iniziò a masturbarsi ma lui le tolse la mano e, guardandola negli occhi, le infilò un dito nel culo e allora lei, urlando, venne nella sua mano.
Si sistemarono e uscirono dalla stanza "Alla prossima" si dissero,
e ognuno tornò alla sua serata.
Si allacciò il grembiule e iniziò il suo turno dietro al bancone.
A metà serata, quando il locale si era già riempito e i minuti scorrevano veloci, la vide.
Fin da subito non la riconobbe ma mentre si avvicinava le immagini della loro unica scopata riaffiorarono nella sua mente. Si erano conosciuti ai tempi dell'università, 10 anni prima, fuori da un concerto che non piaceva a nessuno dei due, avevano passato la notte in giro per la città e alle prime luci del mattino si erano chiusi nella camera di lei a dar sfogo ad ogni istinto sessuale. Lei era con delle amiche in vacanza, stavano chiacchierando quando si accorse del suo sguardo, sorrise sorpresa.
"Ciao" disse lui con il fiato sospeso dall'eccitazione che lo aveva travolto al ricordo dei loro corpi sudati.
Cosa ci fai qua, non ricordavo abitassi qui, cosa fai adesso, sei tornata al paese d'origine? In pochi minuti si raccontarono le loro vite. Bastò un attimo, la scintilla si riaccese.
"Cosa bevi?" chiese lui con il bicchiere in mano "Il tuo drink migliore". Lei sedeva su uno sgabello mentre lo osservava darsi da fare con le sue mani grandi, immaginò le sue dita entrare senza ritegno dentro di lei. "Dov'è il bagno?" chiese improvvisamente con uno sguardo che lasciava intendere tutto. "Vieni, ti accompagno" rispose lui rispondendo all'invito. Invece di andare in bagno però la portò in una stanza buia, illuminata solo dalla luce della luna che s'intravedeva dalla finestrella. Era la stanza di prova che usavano i gruppi che suonavano nel pub, perfettamente insonorizzata. Lui chiuse la porta a chiave due volte per essere sicuro che non fossero disturbati. La spinse contro la porta e da dietro le infilò dentro due dita che diventarono tre, lei si bagnò immediatamente, godeva e a lui diventava duro, la girò con la schiena sulla porta e le tolse le mutande, baciò le sue cosce e iniziò a leccarla, era fradicia di umori che gli sporcarono tutta la barba. Lei venne subito e lui resistette alla tentazione di toccarsi, allora fu lei a sbatterlo contro la porta, si inginocchiò e glielo prese in bocca, succhiò e leccò affamata, bramava il suo pisello, lo sentiva gonfiarsi dentro la sua bocca fino ad esplodere, dentro la sua bocca. Lei ingoiò soddisfatta, ma l'eccitazione non si assopì, anzi arrivò più forte di prima. I due fecero giusto in tempo a riprendere fiato, poi lui le infilò il membro tornato duro dentro la figa, contro il muro fatto di gomma. Una, due, tre spinte, lei gridava il suo nome, godeva come nemmeno quella volta, nessuno poteva sentirli. "Vieni con me" riuscì a dire lui tirandole i capelli prima di crollare sul suo corpo mezzo nudo, pieno di sborra, i vestiti abbassati, le tette fuori. Ma lei non era ancora venuta, era all'apice e d'istintò iniziò a masturbarsi ma lui le tolse la mano e, guardandola negli occhi, le infilò un dito nel culo e allora lei, urlando, venne nella sua mano.
Si sistemarono e uscirono dalla stanza "Alla prossima" si dissero,
e ognuno tornò alla sua serata.
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