Casse automatiche
di
Yuko
genere
masturbazione
La voce semisintetica guida e agevola la procedura.
“Selezionare la lingua!”
Cominciamo bene, molto, ma molto bene!
Non mi aspettavo che a Prato fossimo così spudorati ed espliciti.
“Posso... qualunque lingua? Cioè, non ci sono limiti?”
“......”
“Giapponese!”
Tentar non nuoce. Alla peggio mando in tilt il sistema.
“Scusi, deve selezionarla sul display....” l'aiuto di una paziente inserviente.
La cerco, ma non la trovo.
“Mi perdoni, ma non c'è la lingua giapponese?”
“Mi spieghi... come mai lei vorrebbe la lingua giapponese?”
“Devo dirglielo qui, davanti a tutti? Sono un po' imbarazzata. È una cosa un po' privata, sa...”
L'inserviente sbuffa. Poverina, non si può fargliene una colpa. A fine turno ti capita questa perticona che chiede cose assurde. Però, bei capelli rossi!
“Eh, guardi, ci stiamo attrezzando con la lingua giapponese, ma per ora... abbia pazienza”, uno sguardo di implorazione, “abbiamo solo la lingua italiana, inglese, francese e tedesca.”
Un'espressione che elemosina pietà.
“Abbiamo anche la lingua di manzo e di vitello, però!” si illumina, lanciandosi nella delicata allusione per sdrammatizzare.
Ma la rossa non coglie.
“Va be', proviamo la lingua italiana!”
In fondo mi ha detto che è in Italia da una vita.
“Passare il prodotto sul lettore di codice a barre!”
Che prodotto? Si chiama così, ora? E il lettore di codice a barre? Ma che razza di messaggi in codice, non si poteva essere un po' meno allusivi? Visto l'inizio pensavo ad una comunicazione più... esplicita!
La donna si guarda in giro, ma nessuno le bada.
Solleva la gonna, sposta le mutandine e, con qualche contorsionismo, passa una strisciata di passera sulla piastra di vetro del lettore laser.
“Due... euro... sessantanove... centesimi!”
“Ma come si permette questa macchina idiota!”
“Deporre il prodotto nel cestello di fianco alla cassa!”
La giovane si guarda in giro e richiama l'inserviente, occupata con una vecchietta che sta discutendo animatamente, ma unilateralmente, con un'analoga strumentazione che non vuole capire le sue strutturate argomentazioni.
“Scusi la macchina non funziona!”
Rapida corsa, veloce analisi delle componenti.
“Certo, ha ragione, mi scusi. La piastra del lettore laser è tutta bagnata di questo liquido vischioso. Forse una confezione rotta... Sistemo subito!”
Un dubbio, un lampo.
“Ecco, riprovi!”
“No, mi perdoni, forse ho capito male. Sono stata sviata dal primo messaggio... Posso andare alle casse col personale?”
“Ma certo, cara signora. Guardi la terza cassa è libera. Vada pure e vedrà che troverà il personale che saprà venirle incontro per ogni sua esigenza. Lucrezia! Puoi dare una mano a questa signorina?”
“Selezionare la lingua!”
Cominciamo bene, molto, ma molto bene!
Non mi aspettavo che a Prato fossimo così spudorati ed espliciti.
“Posso... qualunque lingua? Cioè, non ci sono limiti?”
“......”
“Giapponese!”
Tentar non nuoce. Alla peggio mando in tilt il sistema.
“Scusi, deve selezionarla sul display....” l'aiuto di una paziente inserviente.
La cerco, ma non la trovo.
“Mi perdoni, ma non c'è la lingua giapponese?”
“Mi spieghi... come mai lei vorrebbe la lingua giapponese?”
“Devo dirglielo qui, davanti a tutti? Sono un po' imbarazzata. È una cosa un po' privata, sa...”
L'inserviente sbuffa. Poverina, non si può fargliene una colpa. A fine turno ti capita questa perticona che chiede cose assurde. Però, bei capelli rossi!
“Eh, guardi, ci stiamo attrezzando con la lingua giapponese, ma per ora... abbia pazienza”, uno sguardo di implorazione, “abbiamo solo la lingua italiana, inglese, francese e tedesca.”
Un'espressione che elemosina pietà.
“Abbiamo anche la lingua di manzo e di vitello, però!” si illumina, lanciandosi nella delicata allusione per sdrammatizzare.
Ma la rossa non coglie.
“Va be', proviamo la lingua italiana!”
In fondo mi ha detto che è in Italia da una vita.
“Passare il prodotto sul lettore di codice a barre!”
Che prodotto? Si chiama così, ora? E il lettore di codice a barre? Ma che razza di messaggi in codice, non si poteva essere un po' meno allusivi? Visto l'inizio pensavo ad una comunicazione più... esplicita!
La donna si guarda in giro, ma nessuno le bada.
Solleva la gonna, sposta le mutandine e, con qualche contorsionismo, passa una strisciata di passera sulla piastra di vetro del lettore laser.
“Due... euro... sessantanove... centesimi!”
“Ma come si permette questa macchina idiota!”
“Deporre il prodotto nel cestello di fianco alla cassa!”
La giovane si guarda in giro e richiama l'inserviente, occupata con una vecchietta che sta discutendo animatamente, ma unilateralmente, con un'analoga strumentazione che non vuole capire le sue strutturate argomentazioni.
“Scusi la macchina non funziona!”
Rapida corsa, veloce analisi delle componenti.
“Certo, ha ragione, mi scusi. La piastra del lettore laser è tutta bagnata di questo liquido vischioso. Forse una confezione rotta... Sistemo subito!”
Un dubbio, un lampo.
“Ecco, riprovi!”
“No, mi perdoni, forse ho capito male. Sono stata sviata dal primo messaggio... Posso andare alle casse col personale?”
“Ma certo, cara signora. Guardi la terza cassa è libera. Vada pure e vedrà che troverà il personale che saprà venirle incontro per ogni sua esigenza. Lucrezia! Puoi dare una mano a questa signorina?”
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