Una storia messicana - parte1
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Un blindato si ferma davanti una villa sfarzosa di stile hollywoodiano. Dal posto guida e da quello passeggero, scendono velocemente due persone armate. Aprono il portellone nel retro e fanno scendere strattonandoli quattro uomini bendati e ammanettati dietro la schiena. Tre di loro vengono presi in consegna da altre due persone armate che li portano via con un grosso fuoristrada nero. Il quarto, il più giovane non più di vent'anni biondino capelli lunghi e fisico asciutto, viene portato all'interno della villa. Una giovane cameriera orientale apre loro la porta e li accompagna nel salone sfarzosamente arredato. Uno dei due armati fa una telefonata: “Siamo dentro! (segue qualche secondo si silenzio) ok subito!”.
Il ragazzo viene portato al piano di sopra. Lo fanno entrare in un bagno. Gli liberano le mani e lo sbendano. Gli ordinano di spogliarsi e di farsi una doccia. Finito di lavarsi, gli fanno indossare solo un paio di boxer. Lo riammanettano dietro la schiena, lo ribendano e lo portano all'ultimo piano della villa. Lì c'è una stanza. Lo fanno inginocchiare di fronte una poltrona, mentre ridacchiano tra loro, e gli tolgono la benda, ma rimane ammanettato dietro la schiena. Gli intimano, puntandogli una pistola, di non muoversi per nessun motivo. Gli rivolgono un sarcastico: “Buon divertimento troietta!” ridono e vanno via.
Il ragazzo rimasto solo, in ginocchio, si guarda intorno. La stanza è in penombra, si sente solo lo scroscio di una doccia da una porta accanto, che evidentemente deve essere un bagno, e qualcuno che canticchia.. Dalle tavole a vista del tetto si trova in una mansarda. Pochi mobili. La poltrona di fronte, un divano poco vicino, un tavolinetto sul quale c'è un vassoio con bicchieri e bottiglia di rum ed alle spalle un mobiletto con la tv. Lo scroscio finisce. Dopo un po' sulla soglia di quella porta si presenta un uomo. Alto, grasso al limite con l'obesità, peloso. Barba e capelli lunghi. E' nudo. Ha solo un asciugamano legato in vita. Guarda il ragazzo con aria di soddisfazione. Il ragazzo a sua volta lo guarda e strabuzza gli occhi per il terrore. Lo ha riconosciuto. E' Luis Miguel Mendoza. Il capo del potente cartello dei narcos di Città del Messico. Un uomo ricchissimo, potente, spietato e particolarmente depravato. Infatti è noto che non tutti i rivali che vengono catturati dai suoi uomini finiscano ammazzati. Di alcuni, uomini o donne che siano purchè molto giovani, si diverte ad abusarli sessualmente. Se poi sono maschi eterosessuali ancora meglio, perchè il loro ribrezzo nei suoi confronti lo eccita ancora di più.
Mendoza lega i capelli a codino e lentamente si avvicina al ragazzo che nel frattempo ha abbassato lo sguardo. Gli mette due dita sotto al mento. Delicatamente gli alza la testa per guardarlo in faccia e in tono sarcastico gli fa: “Carlos...Quintero?”. Il ragazzo annuisce. Lui riprende:” Benvenuto in casa mia Carlos...ma com'è? Adesso non fai più lo spavaldo come quando entri nelle mie bische e minacci e schiaffeggi i miei croupier perchè ti paghino anche quando perdi...e perdi pure pesante...o quando pretendi di fottere gratis con le ragazze dei miei bordelli, altrimenti le picchi e distruggi tutto?...eh, come mai?”
Carlos, biascicando:”Signor Mendoza...io...io...non sapevo appartenessero a voi...giuro!”
Mendoza: “Ah non lo sapevi?...eppure è risaputo che qui tutto appartiene a me...tutto!...ma in ogni caso qualcuno, la cagna di tua madre per esempio, si è dimenticato di darti l'educazione di come ci si comporta in casa d'altri...ma per fortuna la tua strada ha incrociato la mia...e a te ci peno io adesso”. Ride di gusto e poi riprende: “Ai giovani va sempre data un'opportunità di riscatto...e io, al contrario di quel che si pensa di me, sono un buono e te la voglio dare...decidi tu...vuoi fare la fine che spetta ai tre che erano con te nel mio blindato (sgozzati e sciolti nell'acido) oppure (gli accarezza una guancia) mi fai da puttana tutto il pomeriggio e poi te ne torni bravo bravo a casa?”
Carlos,tremante, ci sta un pò per rispondere. L'idea di essere la puttana di quel grassone depravato non gli piace per niente. Gli fa schifo. Gli hanno raccontato come sarebbe forse meglio morire che diventare lo schiavo sessuale di quel porco. Mendoza lo incalza: “E allora? Guarda che non mi piace aspettare troppo (gli lascia la testa e prende il telefonino sul tavolino)...ci sto un attimo a chiamare Ramon e Pedro per farti ricongiungere a quegli altri tre pezzi di merda...quindi!?
Carlos lancia un no di terrore. Di morire non se la sente proprio. Così abbassa la testa e rassegnato risponde: “abbiate pietà signor Mendoza...pietà...la...la...la puttana, signor Mendoza...faccio la puttana...abbiate pietà”
Mendoza: “Bene...bene...lo sentivo che infondo eri un bravo ragazzo. Non a caso ti tengo d'occhio da un pezzo (gli rimette le dita sotto al mento e gli alza la testa per guardarlo)....mi dicevo tra me e me, ma guarda che bel giovane...è un po scapestrato ma con le giuste maniere lo porto sulla buona strada” Risata grassa e riprende, sempre guardandolo negli occhi: “Vedrai che oggi pomeriggio ci divertiremo parecchio io e tu...beh, forse un po' di più io che tu...ma chi lo sa? Magari scoprirai che piace anche te e mi ringrazierai pure (ride) ...non chiudiamo mai le porte alla provvidenza...dai”
Mendoza gli lascia il viso ridacchiando. Si avvicina alla poltrona. Si toglie l'asciugamano in vita e si siede lasciandosi cadere. E' completamente nudo seduto di fonte al ragazzo. Degli uomini grassi si dice che ce l'abbiano piccolo e floscio. Se questa fosse una regola, Luis Miguel Mendoza sarebbe un'eccezione. Infatti davanti agli occhi di Carlos, sotto un'enorme pancia pelosa, spunta un cazzo grosso e lungo almeno una ventina i centimetri con una cappella enorme violacea. Già in partenza per diventare duro ed eretto. Mendoza se lo masturba un attimo per farlo diventare definitivamente duro ed eretto. Ordina al ragazzo di venirgli ancora più vicino. Carlos, strisciando sulle ginocchia, obbedisce. Adesso è pochi millimetri da quell'enorme cazzo. Mendoza gli strofina la cappella per tutto il viso e poi gli fa: “Adesso apri la bocca ed esci la lingua al massimo possibile...sbrigati!”
Carlos è schifato, ma esegue e l'uomo, sulla lingua stesa al massimo, gli poggia il cazzo. Poi gli fa: “Che non ti venga per idea di succhiarmelo adesso, subito...capisco che no lo vuoi ammettere che ho un bel cazzo perchè segretamente ne hai una gran voglia (ride di gusto)...ma non ti azzardare a muoverti di così...per un po' mi fai da reggicazzo, che faccio una cosa per rendere più frizzante la situazione”
Dal tavolino accanto prende un telecomando. Accende la tv. Armeggia un po' sull'arnese e poi lo posa. Appoggia le spalle alla spalliera rilassato. Mendoza sta guardando la tv. Carlos, sempre con la lingua a reggere il cazzo dell'uomo, capisce dai suoni alle sue spalle che ha messo su un film pornografico. L'eccitazione di Mendoza cresce. Ecco che glielo toglie dalla lingua e glielo torna a sfregare in faccia mentre se lo sega dolcemente. Con una mano lo afferra per la nuca e con l'altra reggendo il cazzo, glielo mette in bocca profondamente. Costringe Carlos a fargli un pompino tenendolo per i capelli. Gli muove la testa su e giù per aumentarsi la goduria umiliandolo ancora di più. Dopo un bel po di pompate, glielo esce dalla bocca per non venire subito. Vuole resistere ancora. Ora col cazzo diventato durissimo ed eretto al massimo, lo schiaffeggia sulle guance, sugli occhi, sul naso e di nuovo glielo mette in bocca. Il ragazzo è costretto a riprendere la pompa. Mendoza glielo spinge senza pietà sempre più infondo e sempre più selvaggiamente. A Carlos vengono i conati di volmito. Mendoza lo grazia solo il tempo di fargli riprendere il respiro e poi di nuovo, il cazzo giù in bocca a pompare. Il film porno, intanto,va avanti e Mendoza è infoiato al massimo, anche perchè sta umiliando Carlos come piace a lui.
Ormai ci siamo. Mendoza geme e ansima. Sta per esplodere con la sborrata. Si pompa il cazzo ancora un altro pò con la testa del ragazzo. Poi gli esplode tutto in bocca tenendogli la testa affinchè Carlos sia costretto ad ingoiare la sborra. Il ragazzo, dopo qualche secondo che l'uomo si è svuotato le palle, si allontana quel tanto che basta per vomitare a terra e non sulle cosce di Mendoza. L'uomo, a quel punto, si abbandona in una grassa risata e gli fa: “Cos'è? Non ti piace il mio latte? Eppure sei ancora un moccioso...ne avresti bisogno tanto per crescere (torna a ridere)...avanti, torna qui che beviamo qualcos'altro assieme...qualcosa da uomo...voglio considerati ancora tale, dai”.
Mendoza si allunga verso la bottiglia di rum e lo versa in due bicchieri. Uno lo beve tutto di un fiato lui e l'altro glielo da a bere piano piano al ragazzo ancora frastornato dal vomito, perchè ha sempre i polsi ammanettati dietro la schiena.
Quando finisce di farlo bere, gli fa:”Come si dice a chi ti ha dato da bere?”
Carlos: “Grazie...grazie...signor Mendoza”
Mendoza: “E brava la mia puttanella...sta imparando le buone maniere...dai che il bello deve ancora venire”.
Il ragazzo viene portato al piano di sopra. Lo fanno entrare in un bagno. Gli liberano le mani e lo sbendano. Gli ordinano di spogliarsi e di farsi una doccia. Finito di lavarsi, gli fanno indossare solo un paio di boxer. Lo riammanettano dietro la schiena, lo ribendano e lo portano all'ultimo piano della villa. Lì c'è una stanza. Lo fanno inginocchiare di fronte una poltrona, mentre ridacchiano tra loro, e gli tolgono la benda, ma rimane ammanettato dietro la schiena. Gli intimano, puntandogli una pistola, di non muoversi per nessun motivo. Gli rivolgono un sarcastico: “Buon divertimento troietta!” ridono e vanno via.
Il ragazzo rimasto solo, in ginocchio, si guarda intorno. La stanza è in penombra, si sente solo lo scroscio di una doccia da una porta accanto, che evidentemente deve essere un bagno, e qualcuno che canticchia.. Dalle tavole a vista del tetto si trova in una mansarda. Pochi mobili. La poltrona di fronte, un divano poco vicino, un tavolinetto sul quale c'è un vassoio con bicchieri e bottiglia di rum ed alle spalle un mobiletto con la tv. Lo scroscio finisce. Dopo un po' sulla soglia di quella porta si presenta un uomo. Alto, grasso al limite con l'obesità, peloso. Barba e capelli lunghi. E' nudo. Ha solo un asciugamano legato in vita. Guarda il ragazzo con aria di soddisfazione. Il ragazzo a sua volta lo guarda e strabuzza gli occhi per il terrore. Lo ha riconosciuto. E' Luis Miguel Mendoza. Il capo del potente cartello dei narcos di Città del Messico. Un uomo ricchissimo, potente, spietato e particolarmente depravato. Infatti è noto che non tutti i rivali che vengono catturati dai suoi uomini finiscano ammazzati. Di alcuni, uomini o donne che siano purchè molto giovani, si diverte ad abusarli sessualmente. Se poi sono maschi eterosessuali ancora meglio, perchè il loro ribrezzo nei suoi confronti lo eccita ancora di più.
Mendoza lega i capelli a codino e lentamente si avvicina al ragazzo che nel frattempo ha abbassato lo sguardo. Gli mette due dita sotto al mento. Delicatamente gli alza la testa per guardarlo in faccia e in tono sarcastico gli fa: “Carlos...Quintero?”. Il ragazzo annuisce. Lui riprende:” Benvenuto in casa mia Carlos...ma com'è? Adesso non fai più lo spavaldo come quando entri nelle mie bische e minacci e schiaffeggi i miei croupier perchè ti paghino anche quando perdi...e perdi pure pesante...o quando pretendi di fottere gratis con le ragazze dei miei bordelli, altrimenti le picchi e distruggi tutto?...eh, come mai?”
Carlos, biascicando:”Signor Mendoza...io...io...non sapevo appartenessero a voi...giuro!”
Mendoza: “Ah non lo sapevi?...eppure è risaputo che qui tutto appartiene a me...tutto!...ma in ogni caso qualcuno, la cagna di tua madre per esempio, si è dimenticato di darti l'educazione di come ci si comporta in casa d'altri...ma per fortuna la tua strada ha incrociato la mia...e a te ci peno io adesso”. Ride di gusto e poi riprende: “Ai giovani va sempre data un'opportunità di riscatto...e io, al contrario di quel che si pensa di me, sono un buono e te la voglio dare...decidi tu...vuoi fare la fine che spetta ai tre che erano con te nel mio blindato (sgozzati e sciolti nell'acido) oppure (gli accarezza una guancia) mi fai da puttana tutto il pomeriggio e poi te ne torni bravo bravo a casa?”
Carlos,tremante, ci sta un pò per rispondere. L'idea di essere la puttana di quel grassone depravato non gli piace per niente. Gli fa schifo. Gli hanno raccontato come sarebbe forse meglio morire che diventare lo schiavo sessuale di quel porco. Mendoza lo incalza: “E allora? Guarda che non mi piace aspettare troppo (gli lascia la testa e prende il telefonino sul tavolino)...ci sto un attimo a chiamare Ramon e Pedro per farti ricongiungere a quegli altri tre pezzi di merda...quindi!?
Carlos lancia un no di terrore. Di morire non se la sente proprio. Così abbassa la testa e rassegnato risponde: “abbiate pietà signor Mendoza...pietà...la...la...la puttana, signor Mendoza...faccio la puttana...abbiate pietà”
Mendoza: “Bene...bene...lo sentivo che infondo eri un bravo ragazzo. Non a caso ti tengo d'occhio da un pezzo (gli rimette le dita sotto al mento e gli alza la testa per guardarlo)....mi dicevo tra me e me, ma guarda che bel giovane...è un po scapestrato ma con le giuste maniere lo porto sulla buona strada” Risata grassa e riprende, sempre guardandolo negli occhi: “Vedrai che oggi pomeriggio ci divertiremo parecchio io e tu...beh, forse un po' di più io che tu...ma chi lo sa? Magari scoprirai che piace anche te e mi ringrazierai pure (ride) ...non chiudiamo mai le porte alla provvidenza...dai”
Mendoza gli lascia il viso ridacchiando. Si avvicina alla poltrona. Si toglie l'asciugamano in vita e si siede lasciandosi cadere. E' completamente nudo seduto di fonte al ragazzo. Degli uomini grassi si dice che ce l'abbiano piccolo e floscio. Se questa fosse una regola, Luis Miguel Mendoza sarebbe un'eccezione. Infatti davanti agli occhi di Carlos, sotto un'enorme pancia pelosa, spunta un cazzo grosso e lungo almeno una ventina i centimetri con una cappella enorme violacea. Già in partenza per diventare duro ed eretto. Mendoza se lo masturba un attimo per farlo diventare definitivamente duro ed eretto. Ordina al ragazzo di venirgli ancora più vicino. Carlos, strisciando sulle ginocchia, obbedisce. Adesso è pochi millimetri da quell'enorme cazzo. Mendoza gli strofina la cappella per tutto il viso e poi gli fa: “Adesso apri la bocca ed esci la lingua al massimo possibile...sbrigati!”
Carlos è schifato, ma esegue e l'uomo, sulla lingua stesa al massimo, gli poggia il cazzo. Poi gli fa: “Che non ti venga per idea di succhiarmelo adesso, subito...capisco che no lo vuoi ammettere che ho un bel cazzo perchè segretamente ne hai una gran voglia (ride di gusto)...ma non ti azzardare a muoverti di così...per un po' mi fai da reggicazzo, che faccio una cosa per rendere più frizzante la situazione”
Dal tavolino accanto prende un telecomando. Accende la tv. Armeggia un po' sull'arnese e poi lo posa. Appoggia le spalle alla spalliera rilassato. Mendoza sta guardando la tv. Carlos, sempre con la lingua a reggere il cazzo dell'uomo, capisce dai suoni alle sue spalle che ha messo su un film pornografico. L'eccitazione di Mendoza cresce. Ecco che glielo toglie dalla lingua e glielo torna a sfregare in faccia mentre se lo sega dolcemente. Con una mano lo afferra per la nuca e con l'altra reggendo il cazzo, glielo mette in bocca profondamente. Costringe Carlos a fargli un pompino tenendolo per i capelli. Gli muove la testa su e giù per aumentarsi la goduria umiliandolo ancora di più. Dopo un bel po di pompate, glielo esce dalla bocca per non venire subito. Vuole resistere ancora. Ora col cazzo diventato durissimo ed eretto al massimo, lo schiaffeggia sulle guance, sugli occhi, sul naso e di nuovo glielo mette in bocca. Il ragazzo è costretto a riprendere la pompa. Mendoza glielo spinge senza pietà sempre più infondo e sempre più selvaggiamente. A Carlos vengono i conati di volmito. Mendoza lo grazia solo il tempo di fargli riprendere il respiro e poi di nuovo, il cazzo giù in bocca a pompare. Il film porno, intanto,va avanti e Mendoza è infoiato al massimo, anche perchè sta umiliando Carlos come piace a lui.
Ormai ci siamo. Mendoza geme e ansima. Sta per esplodere con la sborrata. Si pompa il cazzo ancora un altro pò con la testa del ragazzo. Poi gli esplode tutto in bocca tenendogli la testa affinchè Carlos sia costretto ad ingoiare la sborra. Il ragazzo, dopo qualche secondo che l'uomo si è svuotato le palle, si allontana quel tanto che basta per vomitare a terra e non sulle cosce di Mendoza. L'uomo, a quel punto, si abbandona in una grassa risata e gli fa: “Cos'è? Non ti piace il mio latte? Eppure sei ancora un moccioso...ne avresti bisogno tanto per crescere (torna a ridere)...avanti, torna qui che beviamo qualcos'altro assieme...qualcosa da uomo...voglio considerati ancora tale, dai”.
Mendoza si allunga verso la bottiglia di rum e lo versa in due bicchieri. Uno lo beve tutto di un fiato lui e l'altro glielo da a bere piano piano al ragazzo ancora frastornato dal vomito, perchè ha sempre i polsi ammanettati dietro la schiena.
Quando finisce di farlo bere, gli fa:”Come si dice a chi ti ha dato da bere?”
Carlos: “Grazie...grazie...signor Mendoza”
Mendoza: “E brava la mia puttanella...sta imparando le buone maniere...dai che il bello deve ancora venire”.
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