Il ritardo
di
Serena Rossi
genere
dominazione
Finalmente stasera avremo la casa libera tutta per noi, era tanto che non ci succedeva, quando lo abbiamo saputo due giorni fa ci siamo guardati negli occhi come due bambini, felici ed eccitati a cui viene fatto un regalo.
Nella mia testa è subita sorto il desiderio di farti una sorpresa. Per questa ragione ho deciso di uscire prima dal lavoro. Giungendo a casa un paio di ore prima di te per prima cosa mi sono fatta una doccia, calda, lunga, rilassante e rigenerante. Una volta asciugata mi sono guardata allo specchio, devo dire che nonostante i miei 48 anni mi piaccio ancora. Mi spalmo la crema sul corpo totalmente liscio e levigato, senza nemmeno l’ombra di un pelo grazie alla seduta dalla estetista appena fatta.
Mi fisso allo specchio mentre mi massaggio, indugio sui capezzoli che si stanno erigendo, incomincio inevitabilmente ad eccitarmi. Mi blocco, non è il momento di fare l’amore con me stessa, ci sarà tempo per godere dopo.
Sono oramai le 17.30, tu rientrerai tra mezz’ora. Svuotando il cassetto della biancheria intima decido per un body nero con aperture sui seni e sul cavallo, abbino un paio di autoreggenti anch’esse nere con un paio di dècolletè rosse tacco 10. Lo specchio mi restituisce una immagine perfetta, la mano sinistra accarezza i capezzoli e la destra il clitoride, mi sento troia quanto basta, sorrido felice incominciando ad immaginare la tua faccia piena di stupore al tuo rientro.
Adesso è il momento di aprire il cassetto dei giochini hot, guardo i plug anali scegliendo quello con il cuore rosso, ovviamente non può mancare l’ovetto, poi è la volta delle manette e per concludere una ball gag….
Mi dirigo in salotto, mancano oramai dieci minuti al tuo arrivo, per cui incomincio inserendo il plug, applico il morso, accendo l’ovetto e non senza qualche fatica chiudo le manette con le braccia dietro la schiena, le chiavi le ho posate sul tavolino.
Mi inginocchio sulla poltrona in attesa di te. Guardo l’orologio alla parete, mancano cinque minuti alle 18, il tempo sembra non passare mai, l’eccitazione e il batticuore sono grandi.
Forse ci siamo, sento dei passi lungo le scale, ancora qualche secondo e ti sentirò entrare. Sei giunto oramai sul pianerottolo, ma che succede, sento la chiave entrare nella porta ma non nella nostra bensì in quella del vicino.
Ok tranquilla mi dico, fra un attimo arriva.
Invece i minuti passano lenti e inesorabili, sono oramai le 18.15 quando sento suonare il mio cellulare, squilla fino alla fine per due volte. Poi è la volta di quello di casa. Devi essere tu per forza ed io non posso risponderti, ma non voglio nemmeno credere che mi stai dando buca, è impossibile, avevamo organizzato tutto, eravamo d’accordo che ti avrei aspettato a casa.
Nonostante mi imponga dei pensieri rassicuranti comincia a farsi largo in me sentimenti di profonda preoccupazione che rischiano di farmi sprofondare in un vero e proprio attacco di panico.
L’ovetto che ho posizionato ad una vibrazione fortunatamente intermedia sta comunque lavorando da oramai più di venti minuti, il foglio illustrativo ricordo benissimo dicesse che può rimanere acceso fino a due ore.
Come posso stata così stupida? Come è possibile che da sola mi sia potuta cacciare in un guaio così?
Sono oramai le 19.30, il telefono è squillato a vuoto ancora diverse volte, sono in uno stato di sfinimento assoluto. L’ovetto come un metronomo continua a fare il suo lavoro, penso che arriverò a disidratarmi da quanto ho colato, almeno avevo avuto l’accortezza di metter un asciugamano sulla poltrona. Il viso incomincia a rigarsi di lacrime calde e copiose.
Alle 20 finalmente sento rallentare l’ovetto fino a fermarsi del tutto. La mia figa però è oramai devastata, due ore di una sollecitazione così pensavo davvero non avrei potuto sopportarle. Mi sento la vescica scoppiare oramai da mezz’ora, capisco di non farcela più, in un accesso misto di ira e rabbia mi lascio andare, urino come non ci fosse un domani.
Ho perso oramai la cognizione del tempo, mi sento stanca, sono sfinita. Quando sento aprirsi la porta capisco di essermi addormentata. Appena entrato allarmato mi chiedi che fine avessi fatto, perché non rispondevo a nessun telefono, poi giunto in salotto sei rimasto senza parole.
Levandomi il morso singhiozzando ti ho raccontato tutto. La situazione in cui mi hai trovata ha scatenato in te l’eccitazione che avrei voluto, tre ore fa però….
Come se tutto questo non fosse passato, invece di levarmi le manette ti sei abbassato i pantaloni, è svettato fuori il tuo cazzo già in semi erezione e lo hai affondato tutto nella mia bocca.
Mentre me la scopavi con foga mi hai raccontato che sei stato trattenuto per una riunione fiume.
Per un attimo ho temuto volessi venire così, tu intuendo i miei pensieri ti sei staccato hai estratto l’ovetto ormai inerte e mi hai presa come avevo sognato per tutto il giorno. Poco prima che tu venissi sono riuscita a raggiungere il mio orgasmo, stavolta davvero pieno e finalmente appagante.
Con i nostri corpi ancora tremanti mi hai detto “amore facciamoci una doccia e poi usciamo a mangiare qualcosa, puliremo tutto sto casino domani.”
Nella mia testa è subita sorto il desiderio di farti una sorpresa. Per questa ragione ho deciso di uscire prima dal lavoro. Giungendo a casa un paio di ore prima di te per prima cosa mi sono fatta una doccia, calda, lunga, rilassante e rigenerante. Una volta asciugata mi sono guardata allo specchio, devo dire che nonostante i miei 48 anni mi piaccio ancora. Mi spalmo la crema sul corpo totalmente liscio e levigato, senza nemmeno l’ombra di un pelo grazie alla seduta dalla estetista appena fatta.
Mi fisso allo specchio mentre mi massaggio, indugio sui capezzoli che si stanno erigendo, incomincio inevitabilmente ad eccitarmi. Mi blocco, non è il momento di fare l’amore con me stessa, ci sarà tempo per godere dopo.
Sono oramai le 17.30, tu rientrerai tra mezz’ora. Svuotando il cassetto della biancheria intima decido per un body nero con aperture sui seni e sul cavallo, abbino un paio di autoreggenti anch’esse nere con un paio di dècolletè rosse tacco 10. Lo specchio mi restituisce una immagine perfetta, la mano sinistra accarezza i capezzoli e la destra il clitoride, mi sento troia quanto basta, sorrido felice incominciando ad immaginare la tua faccia piena di stupore al tuo rientro.
Adesso è il momento di aprire il cassetto dei giochini hot, guardo i plug anali scegliendo quello con il cuore rosso, ovviamente non può mancare l’ovetto, poi è la volta delle manette e per concludere una ball gag….
Mi dirigo in salotto, mancano oramai dieci minuti al tuo arrivo, per cui incomincio inserendo il plug, applico il morso, accendo l’ovetto e non senza qualche fatica chiudo le manette con le braccia dietro la schiena, le chiavi le ho posate sul tavolino.
Mi inginocchio sulla poltrona in attesa di te. Guardo l’orologio alla parete, mancano cinque minuti alle 18, il tempo sembra non passare mai, l’eccitazione e il batticuore sono grandi.
Forse ci siamo, sento dei passi lungo le scale, ancora qualche secondo e ti sentirò entrare. Sei giunto oramai sul pianerottolo, ma che succede, sento la chiave entrare nella porta ma non nella nostra bensì in quella del vicino.
Ok tranquilla mi dico, fra un attimo arriva.
Invece i minuti passano lenti e inesorabili, sono oramai le 18.15 quando sento suonare il mio cellulare, squilla fino alla fine per due volte. Poi è la volta di quello di casa. Devi essere tu per forza ed io non posso risponderti, ma non voglio nemmeno credere che mi stai dando buca, è impossibile, avevamo organizzato tutto, eravamo d’accordo che ti avrei aspettato a casa.
Nonostante mi imponga dei pensieri rassicuranti comincia a farsi largo in me sentimenti di profonda preoccupazione che rischiano di farmi sprofondare in un vero e proprio attacco di panico.
L’ovetto che ho posizionato ad una vibrazione fortunatamente intermedia sta comunque lavorando da oramai più di venti minuti, il foglio illustrativo ricordo benissimo dicesse che può rimanere acceso fino a due ore.
Come posso stata così stupida? Come è possibile che da sola mi sia potuta cacciare in un guaio così?
Sono oramai le 19.30, il telefono è squillato a vuoto ancora diverse volte, sono in uno stato di sfinimento assoluto. L’ovetto come un metronomo continua a fare il suo lavoro, penso che arriverò a disidratarmi da quanto ho colato, almeno avevo avuto l’accortezza di metter un asciugamano sulla poltrona. Il viso incomincia a rigarsi di lacrime calde e copiose.
Alle 20 finalmente sento rallentare l’ovetto fino a fermarsi del tutto. La mia figa però è oramai devastata, due ore di una sollecitazione così pensavo davvero non avrei potuto sopportarle. Mi sento la vescica scoppiare oramai da mezz’ora, capisco di non farcela più, in un accesso misto di ira e rabbia mi lascio andare, urino come non ci fosse un domani.
Ho perso oramai la cognizione del tempo, mi sento stanca, sono sfinita. Quando sento aprirsi la porta capisco di essermi addormentata. Appena entrato allarmato mi chiedi che fine avessi fatto, perché non rispondevo a nessun telefono, poi giunto in salotto sei rimasto senza parole.
Levandomi il morso singhiozzando ti ho raccontato tutto. La situazione in cui mi hai trovata ha scatenato in te l’eccitazione che avrei voluto, tre ore fa però….
Come se tutto questo non fosse passato, invece di levarmi le manette ti sei abbassato i pantaloni, è svettato fuori il tuo cazzo già in semi erezione e lo hai affondato tutto nella mia bocca.
Mentre me la scopavi con foga mi hai raccontato che sei stato trattenuto per una riunione fiume.
Per un attimo ho temuto volessi venire così, tu intuendo i miei pensieri ti sei staccato hai estratto l’ovetto ormai inerte e mi hai presa come avevo sognato per tutto il giorno. Poco prima che tu venissi sono riuscita a raggiungere il mio orgasmo, stavolta davvero pieno e finalmente appagante.
Con i nostri corpi ancora tremanti mi hai detto “amore facciamoci una doccia e poi usciamo a mangiare qualcosa, puliremo tutto sto casino domani.”
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